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CARA CASA. Il Festival itinerante sull’abitare tra Milano, Venezia, Bologna, Genova
Il Festival itinerante sull’abitare tra Milano, Venezia, Bologna, Genova
IL PROGETTO
CARA CASA. Il Festival itinerante sull’abitare tra Milano, Venezia, Bologna, Genova ha l’obiettivo di indagare come sono cambiati i modi abitare delle persone, coinvolgendo i cittadini in quanto protagonisti di questi cambiamenti, per aprire una riflessione ampia sulle forme dell’abitare per definire una visione condivisa e plurale, declinata su temi specifici in ogni territorio dove si svilupperà il programma.
[L’abitare e le città] Tutte le città, in Italia e nel mondo, si sono trovate negli ultimi decenni a dover affrontare mutamenti e dinamiche con implicazioni dirette sulle modalità abitative, anche se con situazioni differenti fra loro, che richiedono valutazioni specifiche a seconda delle dinamiche in atto. Ci sono città costrette a confrontarsi con il tema dello spopolamento, nonostante i costi delle case siano contenuti, il che ne mina la vitalità e la sopravvivenza stessa; altre città in cui la domanda abitativa è costantemente in crescita, ma il costo delle case sta escludendo porzioni sempre più ampie di popolazione, o ancora città in cui la questione urgente è quella del riposizionamento rispetto a trend dettati dalla domanda abitativa temporanea di turisti, studenti, nomadi digitali, city users che ha colonizzato centri storici e tessuti urbani modificandone l’identità stessa. In alcuni casi queste differenti dinamiche si sovrappongono o interessano porzioni discrete di tessuto urbano definendo aree con pesi e valori variabili. Le città promotrici del Festival dell’abitare (Milano, Genova, Venezia, Bologna) rappresentano ognuna uno di questi fenomeni.
[Le forme dell’abitare] Gli eventi recenti hanno accelerato alcuni fenomeni già in essere nella società; le continue emergenze stanno costringendo la collettività ad attivare processi e sperimentazioni che, diversamente, avrebbero probabilmente impiegato alcuni anni a emergere. Negli ultimi decenni la casa è diventata sempre più il luogo in cui svolgere attività, private e pubbliche, che in precedenza si svolgevano al di fuori dell’abitazione quali lavorare, trascorrere il tempo libero e accogliere virtualmente la città globale. Se possiamo dire molto su come è cambiato il modo di abitare, esprimendosi in modo più aperto e dinamico, ibrido, più difficilmente riusciamo a ricondurre le importanti trasformazioni e la profonda evoluzione dell’abitare e dei modi di vita a spazi che rappresentino quel cambiamento. Lo spazio casa ha forme che sono rimaste sostanzialmente immutate, rispetto al cambiamento dei nostri modi di vivere: come se lo spazio dell’abitare e i modi dell’abitare viaggiassero su due linee del tempo differenti e si trovassero ora in fasi evolutive non allineate. Ma sappiamo come realmente sono vissute le case di oggi? Possiamo fare una fotografia di come questi spazi tradizionali sono stati adattati per accogliere nuovi bisogni e pratiche? Sono almeno due i punti di vista che si possono adottare nel valutare le possibili evoluzioni degli spazi della casa: la trasformazione degli spazi interni dell’abitazione e la loro composizione, anche in relazione all’edifico che li contiene, e l’articolazione delle nuove modalità abitative possibili, oltre l’appartamento tradizionale mononucleare.
[L’abitare e lo spazio pubblico] Se è interessante indagare come l’abitare abbia modificato l’uso dello spazio tradizionale (compresi pianerottoli, atri, tetti, balconi, giardini) è anche vero che l’abitare si è negli ultimi anni dilatato per cercare nuovi luoghi in cui esprimersi, ibridando spazi nati per altre funzioni o usando lo spazio pubblico delle città per esprimere le articolazioni del vivere che lo “spazio casa” non era più in grado di accogliere. Lo spazio pubblico pensato come un’estensione della casa implica che esso sia progettato e disegnato per essere accogliente e fruibile. Soprattutto nelle periferie, la mancanza di disegno e di pensiero progettuale ha fatto sì che quello spazio sia spesso solo luogo di transizione diventando luogo di segregazione e non di coesione e condivisione. Il PNRR offre un’occasione per ripensare radicalmente alcuni dei grandi quartieri residenziali esistenti, ma come la residenza disegna l’espansione della città, trasformando queste problematiche parti di territorio?
Il Festival si propone di indagare quindi la casa come questione complessa, dinamica e multidimensionale e con implicazioni sociali, economiche, progettuali e ambientali.
Il Festival avrà luogo nel mese di aprile 2023 nelle varie città italiane coinvolte mediante una serie di iniziative culturali e divulgative di varia natura, e dopo l’estate si svilupperà un seguito delle attività in alcune città europee.
Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico “Festival Architettura – II edizione” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
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LE ATTIVITÀ
A partire dai grandi interventi di nuova pianificazione, passando per i macro-eventi internazionali, Milano si ritrova in una condizione inedita e al contempo rischiosa: nella sua nuova veste, il costo della vita e delle case è cresciuto significativamente, i flussi delle persone sono aumentati esponenzialmente, i servizi offerti hanno mutato forma, costi e contenuti. Oggi più che mai Milano ha davanti a sé molteplici opportunità e sfide a livello urbanistico, ambientale e sociale, ma è importante affrontarle in modo da mitigare le disuguaglianze economico/spaziali, per evitare così una crescente polarizzazione con conseguenti rischi di segregazione di gruppi e ceti sociali svantaggiati e sviluppi fortemente diseguali.
Per affrontare questi temi, si organizzeranno le seguenti iniziative:
Bologna è un luogo esemplare per l’osservazione generalista nell’ambito dell’abitare. I numeri, la varietà di situazioni presenti sul territorio metropolitano, le previsioni demografiche, la crescente immigrazione, la trainante economia, lasciano intravedere interessanti scenari abitativi, sulla cui complessità già da tempo si indaga. Il caso della difficile relazione tra studenti universitari e penuria di alloggi non è che l’esempio ultimo e più lampante. La posizione geografica strategica della città la rende appetibile da parte di individui provenienti da molti paesi e dalle più disparate situazioni sociali. Al tempo stesso, l’attenzione ai temi sociali rende Bologna il luogo ideale per questa indagine.
Il programma proposto a Bologna ipotizza eventi convergenti verso forme diverse di comunicazione dell’argomento, riconducibili a due categorie:
In Italia oltre 4 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta e oltre 10 milioni in grave deprivazione materiale. I dati dimostrano come la città sia parte di questa Italia impoverita. L’indice di disagio sociale raggiunge un valore molto alto nella val Polcevera. Tra i grandi capoluoghi del centro-nord, con 9.500 alloggi Genova conta la più scarna edilizia residenziale pubblica in rapporto alla popolazione. In parallelo registra un forte aumento di investimenti immobiliari nel settore degli alloggi di lusso, l’unico in evidente espansione. La questione della qualità dell’abitare e del ruolo che la progettazione riveste in questo delicato processo appaiono in questo contesto centrali. Fatti recenti come la demolizione delle “dighe” di Begato (complesso popolare degradato), da poco terminata, a cui si lega una fase di “rigenerazione” del quartiere attraverso la progettazione di nuovi alloggi, lasciano diverse questioni aperte a cui si cercherà di rispondere con una serie di iniziative che avranno luogo nel Palazzo Ducale di Genova con conferenze nel Salone del Maggior Consiglio ed esposizioni nel Cortile Maggiore e nell’atrio monumentale.
Venezia e Mestre sono parti essenziali di una città a modello “bipolare”, in cui agire a livello di pianificazione e interventi puntuali per ricongiungere realtà urbane diverse in un organico sistema urbano, mettendo in campo una serie di azioni, come la ridistribuzione delle funzioni, l'incremento della qualità urbana e il miglioramento dell'accessibilità delle parti marginali del territorio comunale. Mestre, cresciuta tra il 1960 e il 1980, da luogo prettamente abitativo ambisce oggi a divenire una città funzionale, testa di ponte della mobilità, dinamica e anche più bella, con spazi pubblici accoglienti e sicuri. Il processo in atto è evidenziato da alcuni capisaldi di intervento e il progetto prevede pertanto il riconoscimento di queste aree come generatrici di una nuova idea di città. La condivisione dei risultati di più letture effettuate da esperti prevede:
Capofila:
Fondazione dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano
Partners:
Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Genova
Università degli Studi di Genova
Fondazione Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Venezia
Ordine degli Architetti P.P.C. di Bologna
Fondazione Housing Sociale
APS AmbienteAcqua Onlus
Partner internazionali:
Urbamonde
European Federation for Living