Ieri è mancato Emilio Battisti, Consigliere del nostro Ordine, figura di spicco del panorama architettonico milanese, intellettuale, professionista e docente emerito del Politecnico di Milano.
Il suo instancabile impegno accademico e professionale ha lasciato un'impronta significativa nella cultura architettonica milanese. Come professionista e docente del Politecnico di Milano, ha formato generazioni di architetti, trasmettendo loro non solo competenze tecniche ma anche una profonda e appassionata visione del ruolo sociale e civile dell'architettura. Il suo esempio continuerà a ispirare le nuove generazioni di architetti nell'affrontare le sfide della progettazione contemporanea con sguardo critico e appassionato.
L'Ordine degli Architetti di Milano esprime il suo cordoglio e ricorda con affetto e gratitudine il suo impegno per la professione e il suo contributo al dibattito architettonico sulla città.
Il Consiglio evidenzia la sua costante e attenta partecipazione alla discussione con contributi sempre originali ed indipendenti, orientati alla valorizzazione del progetto di architettura e alla affermazione delle sue qualità.
Questo spazio è a disposizione di chi vorrà inviare un ricordo personale e professionale di Emilio.
L’ape e l’Architetto
Con Emilio Battisti ho bisticciato a scuola oltre trent’anni fa, e ci ho litigato ancora fino a l’altro ieri.
In Emilio colpiva la sua ostinazione ad andare al cuore dei problemi, senza temere polemiche o discussioni, guidato da una necessità istintiva, da curiosità inesauribile, con un’urgenza che lo portava sovente a conclusioni che non appartenevano più alle premesse dichiarate, già come più avanti rispetto all ragionamento iniziale. Un ricercatore nel suo significato più profondo, una ricerca inquieta.
Era un professore, forse un barone, ma sapeva essere alla mano. Ansioso di arrivare al punto, raramente assumeva in via conclusiva un pensiero, aperto com’era a nuove suggestioni, al futuro. Magari con ausilio di tempo, ma mai fermo. Teneva insieme con inesauribile energia gli estremi del problema, procedendo al contempo con istintiva curiosità e metodo. Doveva poter spiegare i fenomeni che attraversava, per questo era un buon professore, anche se duro, insofferente a lentezza timidezza o esitazione.
Costruì sicuramente meno di quanto avrebbe voluto. I suoi disegni tecnici erano rigorosi, metodici, quasi didascalici, consapevole del loro significato nei riguardi della costruzione e della sua necessaria precisione.
I suoi disegni ultimi invece, i ritratti, erano piuttosto materici, empirici, fisici, tratti nervosi che dicevano l’ansia di chi cerca realtà ultime, tratti irrequieti, di nuovo.
Arcigno ma disponibile, ha vissuto in comunità -accademica, politica, civica- con tante persone, col piacere e anche la necessità di circondarsi di intelligenza, pur praticando, anche con arroganza, il suo individualismo. Ha attraversato la storia sapendone cogliere i valori, combattendo sempre per essi con passione. Era un uomo libero.
Per tutto questo a Emilio Battisti va riconosciuta la volontà di aver tenuto viva in tempi di segno opposto la dimensione sociale dell’architettura e la necessità di essere cittadini per fare della città un luogo abitabile.
Grazie Emilio
Francesco de Agostini