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Classifica Guamari, le società di architettura e il “metodo Milano”. Fair work, dialogo aperto sull’evoluzione della professione e del mercato

La sintesi dell'incontro dello scorso 14 dicembre volto a esplorare le sfide e le prospettive del fare l'architetto oggi, tra trasformazione del mercato, domanda e opportunità con la committenza pubblica e privata, e crisi internazionali.

A partire dalla prima presentazione pubblica del “Report 2022 on the italian architecture, engineering and construction industry”, l’appuntamento ha approfondito gli scenari e i temi più rilevanti che interessano la professione, con uno sguardo che parte dagli studi milanesi - con diverse dimensioni e modalità di organizzazione del lavoro - con un focus sul procurement, l’approccio alla città che cambia, l’interdisciplinarietà delle competenze nelle nuove sfide della rigenerazione urbana e le aperture internazionali. Di seguito i principali spunti e temi emersi durante il dibattito:


Entrano il direttore generale e il responsabile delle risorse umane: le società di progettazione si strutturano con nuove competenze tenendo insieme capacità creativa, tecnica e sostenibilità economica. Ed escono le archistar. La firma rimane la cifra, ma per le società di architettura contemporanee, “organizzarsi in modo imprenditoriale, non nuoce alla qualità”. 

Non solo edifici, ma rigenerazione urbana. «Le strutture di riferimento nel mercato della progettazione hanno come epicentro del business la città di Milano e il suo territorio». Ancora, «la professione di architetto in Italia, in forma organizzata, non ha più nulla da invidiare alle realtà internazionali; sono state stimolo per una visione diversa, ma il mercato italiano oggi è sempre più dominato dai nostri gruppi, dalle nostre società». Così Aldo Norsa, già professore dell’Università Iuav di Venezia, in occasione della prima presentazione pubblica del “Report 2022 on the italian architecture, engineering and construction industry” nella sede istituzionale dell’Ordine degli Architetti di Milano, curato dallo stesso professore e dalla società Guamari.


«È di particolare interesse per la nostra categoria comprendere in maniera critica i dati riportati nel "Report 2022 on the italian architecture, engineering and construction industry” che abbiamo presentato in anteprima nella sede dell’Ordine degli Architetti di Milano la scorsa settimana. Gli stessi, confrontati con le dimensioni degli studi e la loro organizzazione, le capacità produttive, la gestione delle risorse, il tutto per capire quali prospettive si immaginano per il futuro della professione, dove è evidente un grande cambiamento» questo il commento di Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Milano e provincia. «Come Ordine - ha aggiunto - stiamo entrando nel merito di questi temi nell’ambito di un lavoro sul Fair Work, dove stiamo affrontando argomenti sull’organizzazione degli studi e più in particolare sui rapporti tra studi e giovani professionisti».


Dai dati delle classifiche Guamari, le società che “funzionano” meglio sono realtà che coprono tutto il processo. Scelta strategica per stare nel mercato, “sempre più volatile e non prevedibile” anche considerando la crisi geopolitica con ricadute dirette su energia, aumento prezzi e scarsità di materiali. Ancora, gli studi con maggior successo hanno capacità di investimento (e lo fanno in ricerca e sviluppo, partecipando ai concorsi, avviando progetti di contaminazione di discipline), sono credibili nei confronti dei committenti e giocano alla pari con il mondo dei consulenti e delle ingegnerie. Un identikit che privilegia gli incarichi privati, soprattutto nella fase di posizionamento potendo contare su percorsi con meno imprevisti. Con diversi modelli economici possibili.


Procurement e concorsi. Dagli architetti coinvolti nel dibattito organizzato nella sede dell’Ordine il 14 dicembre, apprezzamento per Concorrimi, la piattaforma dell’Ordine degli Architetti di Milano nata per i concorsi di progettazione che si distingue per le continue sperimentazioni col fine di adottare lo strumento alle esigenze puntuali della committenza. “Il concorso rappresenta una straordinaria occasione di crescita - la voce dei professionisti - anche per lo sviluppo di una qualificata comunità di professionisti e per la realizzazione di architetture di pregio e innovazione”, confrontabili con lo scenario internazionale, capaci di portare cultura del progetto tra i cittadini e la collettività.


Nel racconto dei progettisti ospiti nella sede di via Solferino, durante l’incontro di riflessione volto a esplorare le sfide e le prospettive della professione, sul tavolo le esperienze contemporanee. «La mia storia è fatta di flessibilità, ce lo chiedono i nostri clienti: parto con un cliente e finisco con un altro, inizio con una residenza e concludiamo con un hotel. I committenti, il mondo della finanza ha creduto in questo modello e da quel momento in poi non ci siamo più fermati, crescendo in modo esponenziale in pochi anni», racconta Paolo Asti (con il suo studio al quindicesimo posto della classifica). «In 22 anni mai un progetto fuori Milano. Un centinaio di progetti. Qui il fulcro della visione urbanistica, gli investitori e il “saper fare”».

E se per qualcuno l’elasticità, “un uomo solo al comando” com’è la ricetta di Asti Architetti, è un modello di business, per altri il lavoro in team è l’humus che lo struttura. Michele Rossi di Park Associati racconta che «l’idea che li ha guidati da sempre è stata quella che il lavoro dell’architetto è quello che si realizza come gruppo. Anche per questo abbiamo deciso di non chiamare lo studio con i nostri nomi propri, perché il nostro luogo di lavoro è la casa di tanti architetti che progettano insieme per uno sviluppo di un linguaggio comune. Anche pensando alla vita dello studio dopo di noi».


La gavetta e l’esperienza nel mondo privato, poi il ritorno ai concorsi per fare sperimentazione, mettersi in confronto con i colleghi, lasciare un segno nelle opere pubbliche, vale per Park Associati ma anche per ACPV Antonio Citterio Patricia Viel. «La qualità è il nostro orientamento – aggiunge Sara Busnelli di ACPV Architects – l’architettura è contesto, è rigenerazione dei luoghi e degli spazi. Ed è anche per questo che i concorsi sono diventati una nostra attività che ci porta ad esplorare ambiti diversi e a fare esperienze nuove».


L’organizzazione degli studi e l’evoluzione del mercato della professione sono il tema sottotraccia dell’incontro che ha visto la presentazione delle classifiche come occasione per un dibattito aperto. «Strategie con competenze trasversali - racconta Andrea Dallavalle di Progetto Cmr - in house abbiamo una serie di skills, professionalità che operano insieme nelle diverse fasi della progettazione per dare un prodotto completo e coerente con le richieste del cliente, la parte architettonica rimane predominante ed è elemento di crescita del team». Anche da Dallavalle la conferma che il mondo dell’iniziativa privata sia vincente e abbia connotato l’esperienza professionale di molti studi e società nel capoluogo lombardo, «ma non esiste un modello-Milano. Ogni città ha il suo mondo, i suoi meccanismi, ogni volta, con la buona architettura la città cresce e si sviluppa». Eppure, senza l’urbanistica all’avanguardia della pubblica amministrazione milanese non ci sarebbe stata l’iniziativa potente degli investitori. Una città con un’idea e con le sue infrastrutture che è riuscita a far correre i privati.


In equilibrio tra professione e cultura, «l’ecosistema-città è sempre stato al vaglio dell’istituzione ordinistica a Milano che ha saputo accompagnare e promuovere la cultura progetto, per arrivare a disegnare il “metodo” Milano» conclude Busnelli.

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