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Committenza e progetto: Fondazione Prada

Dal 07.03.2016 al 07.04.2016

Progettisti, costruttori e rappresentanti della Fondazione a confronto in occasione della presentazione del progetto che a breve inaugurerà una ulteriore sezione. il Video e una sintesi dell'incontro svoltosi in sede

Giovedì 3 marzo 2016 in via Solferino si è svolto l'incontro:
Nuove Architetture per la cultura: poetica del riuso per una nuova idea di città
Con Valeria Bottelli e Franco Raggi, presidente e vicepresidente del Consiglio dell'Ordine degli Architetti PPC di Milano, ne hanno parlato Federico Pompignoli, Senior architect, OMA - Rem Koolhaas; Gianluca Arconi, Capo cantiere, Colombo Costruzioni; Alessia Salerno, responsabile architettura e produzione mostre, Fondazione Prada; sollecitati dalle osservazioni e domande di Luca Astorri, architetto AouMM.
Un incontro in cui l’approfondimento delle strategie progettuali sottese all'intervento -dalla scelta dell’area e di agire su un manufatto esistente, alla scelta del progettista e del programma funzionale e costruttivo- si confrontano con le dinamiche urbane che queste generano al suo intorno.



Se si mettono a confronto le principali fondazioni di marchi della moda presenti nella nostra città, appare piuttosto chiaro il loro diverso approccio con il territorio. Come racconta Luca Astorri, fondazione Trussardi ha scelto ogni volta una diversa location sconosciuta ai più per le performance create in situ dai suoi artisti, mentre Armani ha riattato spazi esistenti in una zona già connotata dalla presenza del mondo della moda (Tortona) con istanze completamente autoreferenziali. La fondazione Prada invece guarda ad un museo classico, di funzione pubblica pur essendo privato.
In effetti, come spiega Alessia Salerno, la fondazione Prada, nata nel 1993, raggruppa più spazi per funzioni diverse: spazi per convegni, cinema, mostre sia permanenti che di occasione, insieme a magazzini e uffici.
La storia è intricata. inizialmente la ex distilleria venne utilizzata come show room, poi come magazzini e logistica anche per Luna Rossa. Un puzzle di spazi e volumi molto diversi tra loro dove il confronto tra vecchio e nuovo, grande e piccolo, alto e basso è continuo.
Il luogo anche se è di presenze emergenti -Smemoranda o il dormitorio Jannacci, solo per dirne due- non vede grande coordinamento tra loro.

Federico Pompignoli è schietto: il progetto è frutto dell'incontro tra personalità forti, animate dalla necessità di evitare cliscè e soprattutto con una storia solida alle spalle da rappresentare. Sul finire degli anni '90 infatti il gruppo Prada esplode, diventando da realtà importante ma locale a enterprise mondiale, con conseguente rebranding sia nella comunicazione che nella definizione della propria immagine.
Per OMA/AMO è il momento di allargare la visione al fatto sociale. Crea negozi destrutturati che assomigliano a galleria d'arte o a discoteca, come a NY, fino alle azioni 'antibrand' tali da integrazione anche la copia. Rimettendo in discussione infine anche i fashon show e rinunciando anche alle vetrine, come a Los Angeles, a favore di bubbles da cavernicoli a pavimento.

Nel 2008 iniziano a lavorare sull'area di Milano. E' un momento di forte contrazione di OMA, in cui si inizia a parlare di preservation. Non certo in termini di nostalgia quanto di memoria.
Nella villa di Bourdoux, Rem Koolhaas si trova a fare i conti con un vincolo posto dalla soprintendenza alla sua stessa opera, che gli impedisce di metter mano al programma particolare che l'aveva generata, con il proprietario vivo però.

A Milano il carattere neorealista dell'area, in cui la ferrovia abbandonata appare come ostacolo alla integrazione con il centro della città, come limite alla gentrification, è valore, per Koolhaas.
Questa stessa eterogeneità che si ritrova nella Fondazione, di incongruità nella varietà di luce e forme così come di parti nuove e antiche.
OMA lavora sul programma, relativamente semplice -1/3 esibizione, 1/3 magazzini, 1/3 uffici e commerciale- attraverso ferree analisi: il tipo di museo -inizialmente pensato come un magazzino aperto tipo Ikea-, i diversi modelli della storia di riferimento, le dimensioni.
L'accostamento di parti nuove e esistenti non pone differenza nell'approccio, fino a permettersi di concepire anche il falso, ovvero la ricostruzione com'era dov'era del volume del cinema perchè andava bene com'era, ma la cui struttura nel frattempo era collassata.
Al suo fianco, e con la possibilità di collegamento e apertura reciproca, il Podium è uno spazio totalmente aperto e privo di elementi strutturali, con tre lati trasparenti e il quarto accostato senza particolare attenzione contro la ca' d'oro. al piano superiore viceversa il Podium è completamente cieco, cosa che lo rende ottimale sotto l'aspetto tecnologico per ospitare opere preziose.

A riguardo Alessia Salerno ricorda quanto sia stato spesso necessario richiamare l'attenzione dei progettisti alle caratteristiche performanti degli spazi, per l'accessibilità delle opere così come per i flussi, che a confronto con quanto inizialmente studiato si stanno rimettendo a regime attraverso la pratica.

Infine la nuovaTorre, in fase di costruzione, composta da 8 livelli più terrazza di copertura completamente diversi in altezza e superficie, con esposizione alternata a est e nord. Torre che aggettando sulla strada perimetrale necessita di essere stabilizzata mediante l'inserimento di un tirante. Un volume volutamente fuori scala che funge da calibro per gli edifici esistenti, la cui complessità è rappresentata efficacemente dal geom. Gianluca Arconi: 3 metri di spessore di platea su pali ø 1.000 e 12km di cavi di acciaio, il tutto in cemento bianco a vista gettato in casserature su disegno ogni volta diverse.

Un cantiere che a breve sarà possibile visitare grazie ad un accordo tra il nostro Ordine e la Fondazione Prada e della cui opportunità vi daremo comunicazione al più presto.
Francesco de Agostini

 

 

 

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