Dal 30.11.2015 al 30.12.2015
Restauro e conservazione del moderno: segnaliamo la vicenda delle case unifamiliari di Renzo Piano e Richard Rogers, costruite negli anni '70 a Cusago; senza vincolo, una è a rischio demolizione
All'inizio degli anni '70 Renzo Piano progetta con Richard Rogers quattro case unifamiliari alle porte di Milano, negli stessi anni in cui sul tavolo di lavoro c'è anche il concorso per il parigino Centre Pompidou, la cui vittoria consacrerà internazionalmente i due autori. Poco più che trentenne, l'architetto genovese costruisce a Cusago, comune del sud milanese, quattro piccoli tasselli di quella che sarà una ricerca architettonica che lo porterà negli anni a concepire musei, aereoporti, grattacieli, quarteri e grandi infrastrutture, sparsi in tutto il mondo.
Da qualche anno Senatore a vita e di recente impegnato nella riqualificazione delle periferie italiane - in primis sul milanese Giambellino e, notizia recente, disponibile per risanare Marghera - Piano è uno dei progettisti italiani più apprezzati e conosciuti in tutto il mondo. Tuttavia, proprio quelle opere prime milanesi - Abitazioni a pianta libera, 1970-74 - rischiano di essere definitivamente demolite: una venne già distrutta nel 2006 ed un'altra pochi mesi fa. Delle due costruzioni rimaste una è ancora abitata mentre l'altra risulta essere sotto pignoramento dal 2011 ed in seguito a diverse aste giudiziarie è nelle mani del futuro compratore, che avrà facoltà di conservarla o di demolirla. Non essendo vincolate dalla legislazione (il vincolo è automatico dopo i 70 anni per gli edifici pubblici mentre per quelli privati può essere applicato, di 50 anni, con decreto della soprintendenza) il destino delle case unifamiliari risulta quindi incerto.
Come già accaduto per altri episodi - Casa al Parco, Municipio di Segrate - l'Ordine degli Architetti di Milano intende promuovere il dibattito su questi casi, non per ottenere vincoli a priori ma per ricercare le ragioni tecniche e culturali che ne permettano una loro riflessione nel contemporaneo. In tal senso riportiamo le dichiarazioni dello storico di architettura Fulvio Irace, pubblicate su Repubblica il 29 novembre 2015: "È una casa trasformativa, uno schema libero da modellare a seconda delle esigenze". Fu per Piano un laboratorio aperto. "Direi proprio un banco di prova perché questi concetti sono gli stessi che poco tempo dopo impiegò a Parigi per il Centre Pompidou". Per scongiurare il rischio demolizione, l'unico vero strumento è nelle mani di Piano, che potrebbe far valere il diritto d'autore. Contattato al telefono da Irace, dice di ricordare queste case "come un sogno innocente, antiformalista, di libertà". Però riterrebbe "prepotente qualunque intervento diretto e impositivo". E lancia alla fine un offerta. "La Fondazione Piano fornirà una consulenza gratuita all'eventuale nuovo acquirente per riallestire gli interni secondo le sue esigenze, purché nello spirito tornino più vicini all'intervento originale". Vale una consulenza di Piano per gli arredi, casa inclusa, 500mila euro?
Per un approfondimento ricordiamo che le residenze di Piano e Rogers a Cusago sono state oggetto dell'itinerario di architettura La città sostenibile: i casi milanesi, a cura di Alessandro Trivelli e Chiara Piantini.
Qui l'articolo-intervista a Roberto Lucci, uno dei committenti delle case.
Manuele Salvetti