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Dinastie professionali

Dal 06.07.2011 al 05.08.2011

Pubblichiamo il resoconto del workshop sulla liberalizzazione degli Ordini professionali che si è tenuto il 4 luglio presso l'Università Bocconi, organizzato dalla Fondazione R. De Benedetti

Il workshop tenuto lunedì 4 luglio presso l'Università Bocconi dedicato alla liberalizzazione degli Ordini professionali, di cui di seguito diamo un breve riassunto, è stato introdotto sulle pagine di Repubblica da uno scambio di opinioni tra il prof. Tito Boeri, organizzatore del seminario - nell'articolo "Le liberalizzazioni perdute"  del 23 giugno 2011 - e Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, del 25 giugno.

In Italia le professioni ad essere regolamentate sono 27, coprendo in sostanza il 5,8% della forza lavoro. Le vie che portano all’abilitazione variano molto in base a dove si è nati ed in parte, anche dal cognome che si porta. E’ su queste basi che è stata presentata la ricerca della Fondazione Rodolfo De Benedetti – condotta da Michele Pellizzari, Gaetano Basso, Andrea Catania, Giovanna Labartino, Davide Malacrino e Paola Monti – che ha introdotto il workshop “Dinastie professionali tenuto lunedì 4 luglio presso l’Università Bocconi, moderato dal professor Tito Boeri. Al primo rapporto ha avuto seguito lo studio “Liberalizzare i servizi professionali: evidenza empirica sugli avvocati italiani”, condotto da Michele Pellizzari e Giovanni Pica. Gli interventi hanno offerto le basi di discussione per la tavola rotonda con Mario Monti, Presidente dell’Università Bocconi, l’Onorevole Pierluigi Bersani e l’Onorevole Luigi Casero (in supplenza dell’Onorevole Alfano).

Il primo rapporto, “Legami familiari ed accesso alle professioni in Italia”, presentato da Pellizzari, ha inteso approfondire quali sono i punti deboli e le potenzialità degli Ordini professionali, con focus sulla modalità di accesso alla professione ed ai legami familiari.
Lo studio ha rivelato sin da subito alcune asimmetrie informative. La prima, relativa al consumatore, ha indicato che esso non è nelle condizioni adeguate per valutare la qualità del servizio offerto ed inoltre può essere soggetto ad operatori di bassa qualità. Da ciò deriverebbe l’azzardo morale, vale a dire l'abbassamento dei costi con una scarsa offerta dei servizi. L’Ordine, secondo il rapporto, dovrebbe potenzialmente risolvere questi problemi proponendo barriere all’ingresso.

La questione dei legami familiari implica invece due aspetti contrastanti: da una parte permetterebbe una sorta di trasmissione di qualità e d’esperienza, ma dall’altra ridurrebbe le barriere d’ingresso alla professione.
Quali sono quindi gli operatori che superano le barriere più elevate e viceversa? I migliori o i peggiori? A seconda della professione specifica, la normativa prevede un periodo di praticantato e/o l’esame di abilitazione.
Ecco alcuni dati: la percentuale tra promossi e iscritti nelle varie professioni varia da un 6% per i notai, un 49% per gli architetti e un 98% per i medici. In cosa si diversificano le promozioni? Lo studio ha paragonato le percentuali dei promossi in relazione ad aree geografiche con maggiore senso civico (nella disciplina economica un fattore spesso utilizzato è la percentuale di donatori di sangue). Da ciò è emerso che nelle province con maggiore popolazione donatrice, e quindi con maggiore senso civico, la possibilità di superamento dell’esame di abilitazione è minore.

La ricerca si è in particolare focalizzata sulla ripetizione dei cognomi e non sui legami familiari diretti, non riscontrabili negli albi. I cognomi, infatti, sono un preciso indicatore dei legami dato che le norme di trasmissione permettono una distribuzione dispersa ed oltre il 70% delle persone possiede un cognome che compare meno di quattro volte nella stessa provincia. Quindi, due individui con lo stesso cognome nel medesimo albo, molto probabilmente saranno parenti.
Gli albi ad essere considerati sono stati 11, quelli degli architetti, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, farmacisti, giornalisti, geologi, medici, notai, ostetriche, psicologi. I ricercatori non sono riusciti a reperire informazioni complete da tutti: da un massimo di 104 albi su 105 per gli architetti ad un minimo di 39/106 per i medici, categoria che ha posto molta resistenza nella condivisione dei dati, nonostante ci sia l’obbligo di pubblicità.

Le professioni con maggiore percentuale di familismo sono risultate quelle dei medici, degli avvocati e dei farmacisti. In base all’area geografica, la maggiore percentuale è stata riscontrata al sud-est, al sud-ovest e in misura simile al nord-est.
Lo studio ha dimostrato infine che le riforme politiche possono incidere parecchio. Le correzioni random dei compiti degli esami d’abilitazione per gli avvocati per esempio - quello svolto in un luogo x viene corretto in un posto y - hanno permesso una riduzione dell’importanza del cognome nell’accesso alla professione. In particolare è stata la riforma Bersani del 2006 che ha dimostrato effetti positivi sul mercato professionale dei giovani.

Nel corso della tavola rotonda, Boeri propone alcuni temi di discussione. Primo fra tutti, si chiede quale sia il ruolo degli Ordini nel controllare l’ingresso alla professione, e soprattutto come garantisca la correttezza professionale e di qualità. “Sono così alti i costi politici delle liberalizzazioni?”, “Che ruolo può avere l’Europa?”, “Come condurre gli Ordini a svolgere il ruolo primario di competenza?”.

L’Onorevole Pierluigi Bersani interviene precisando che la riforma che porta il suo nome parlava innanzitutto di consumatori: “il concetto di base è che gli Ordini devono rivolgersi agli interessi di terzi, non essere solo rappresentanza, ma tutela delle funzioni principali”. Il segretario del Partito Democratico insiste inoltre sulla necessità di tutela dei professionisti, che in questo periodo di crisi “se la vedono male”.

L’OnorevoleLuigi Casero, interrogato circa il futuro della proposta di legge in discussione, sostiene che gli Ordini funzionino ma devono mantenere e proseguire un certo livello di standard. Il sottosegretario all’Economia e alle Finanze invita inoltre alcune categorie ad intendere la concorrenza come un fatto positivo e non solo come un ostacolo.

Mario Monti, Presidente dell’Università Bocconi, si dimostra molto fiero del workshop perchè è riuscito a mettere a sistema ricerca, dibattito e politica. Monti etichetta ironicamente gli onorevoli Bersani e Casero come personalità “eccentriche” in relazione alle parti politiche che rappresentano. “La sinistra non ha nel suo dna l’angoscia, in positivo, delle liberalizzazioni ma Bersani ha inciso in questo senso: ha messo “lenzuolate” senza farle divenire sudari”.
Dall’altro lato, anche l’Onorevole Casero si profila come un "eccentrico" poiché “in molti paesi la destra è d'accordo con la concorrenza mentre in Italia mostra un atteggiamento oscillante nei confronti del mercato...il Ministro Tremonti lo ha inoltre criticato ma non ha fatto passi tali da poterlo giudicare”.

Nella platea sono presenti molti rappresentanti di vari Ordini; le osservazioni non possono che essere numerose. Il primo ad intervenire è Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, il quale osserva che la ricerca presentata è molto generalista perchè non distingue tra le professioni tecniche e quelle legali, fra loro molto diverse. “La categoria degli architetti è una delle più giovani con il 40% degli iscritti che è under40”, spiega Freyrie, inoltre “c’è un difetto ideologico nei confronti delle professioni”.
Il secondo tema che pone è in merito alle società: “Vogliamo le società professionali di architetti, ma non quelle anonime; la deontologia separata è essenziale, non è corretto giudicare i colleghi”. La più grande preoccupazione di Freyrie evidenzia una mancanza di visione generale sulle libere professioni, dimostrando inoltre perplessità alla concorrenza tout court.

Al Presidente del CNAPPC segue l’intervento del rappresentante del Consiglio Nazionale del Notariato, discostandosi dalla concorrenza puramente economica e sottolineando che l’iper-liberalizzazione non sempre è a favore di terzi. 

L’intervento dell’arch. Andrea Bonessa si pone invece in contrasto rispetto a quello di Freyrie. Convinto nelle liberalizzazioni, sottolinea che le cariche elette non sono rappresentanti di tutti perché l’iscrizione è obbligatoria.

Spetta all'Onorevole Pierluigi Bersani la chiusura ad effetto dell'incontro, ponendo prima di tutto chiarezza riguardo la diatriba ordini-politica: "Non credo affatto che la politica sia entrata negli Ordini; credo che gli Ordini entrino nella politica e impediscano qualsiasi movimento".
Sull'eccentricità attribuitagli dal prof.Monti risponde: "Io non mi sento eccentrico, ma semmai un pò maieutico...Maieutico perchè la sinistra che conosco io, quella dell'Emilia Romagna, è nata nelle amministrazioni, poi ha preso altri valori d'importazione ma è la destra che è stata statalista in questo paese, la sinistra ha dovuto arrangiarsi fuori dallo Stato".
A riguardo non poteva mancare la battuta finale: "Al mio paese i socialisti andavano all'Enel, i democristiani all'Agip e i comunisti facevano i muratori.. era un paese di montagna!". 

Manuele Salvetti 






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