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Ecoquartieri in Italia

Dal 09.06.2011 al 08.07.2011

Lunedì 6 giugno 2011 si è tenuto presso Assimpredil un incontro dal tema “Ecoquartieri in Italia: un patto per la rigenerazione urbana". Riportiamo i tratti salienti emersi dal dibattito

Se le parole “eco” e “sostenibilità” assumono in Paesi come la Francia e la Svizzera - per citarne solo alcuni - una valenza determinante nella costruzione di nuove parti di città, la condizione italiana è invece arretrata e piuttosto sommaria. L’incontro tenutosi lunedì 6 giugno 2011 presso Assimpredil sul tema “Ecoquartieri in Italia: un patto per la rigenerazione urbana”, si è posto l’obiettivo di presentare un documento in grado di supportare diversi operatori e associazioni, per creare un piano strategico mirato alla costruzione di eco-quartieri. Un primo passo per andare oltre le singole applicazioni energetiche e sostenibili circoscritte ai manufatti isolati e riflettere invece sul problema ambientale alla scala micro-urbana.
Preside l’incontro Donatella Bollani, Responsabile Redazione Architettura Businessmedia Gruppo 24Ore, sottolineando fin da subito l’importanza di un pensiero strategico e condiviso sulla sostenibilità: “La rigenerazione urbana deve essere un tema per le nostre città, una strategia progettuale ed economica”. Gli aspetti economici sono infatti fondamentali, visto che in Italia il mercato edilizio oscilla tra il 10% al 20% del P.I.L.; è lo stesso Mario Draghi a sottolinearne il bisogno di crescita in Italia.

Mario Zoccatelli, Presidente di Green Building Council Italia, introduce il dibattito presentando il documento di confronto “Ecoquartieri”, stilato e proposto dalla stessa GBC, da AUDIS e da Legambiente, rappresentando una prima stesura di una sorta di Costituzione generale, determinante per gli sviluppi futuri. Zoccatelli sottolinea quanto sia essenziale definire il concetto di eco-quartiere, come lo si costruisce e quali sono i vincoli. Il primo obiettivo è costruire quindi una carta condivisa, tenendo conto della sostenibilità certificata, strumento chiave per comunicare con un linguaggio internazionale. Zoccatelli ricorda inoltre l’importante pacchetto Europa 2020 sul rilancio degli stati membri, nel quale la “crescita sostenibile” rappresenta una delle priorità.  
La condizione arretrata dell’Italia non permette di ridiscutere o reinventare le certificazioni peraltro già ampiamente discusse e assodate da tempo in molti Paesi; è piuttosto necessaria modestia e creazione di un network con l’estero.
Marina Dragotto, Coordinatrice presso AUDIS - Associazione delle Aree Urbane Dismesse - crede in un ripensamento del modo di costruire le città, partendo dal tema ambientale: è quanto mai necessaria una nuova stagione per il rilancio urbano.
In questa direzione, il documento si prefigge alcune priorità:
- riqualificazione dei centri urbani, riportando nella città le funzioni della città diffusa
- bloccare lo spreco di suolo
- migliorare la qualità ambientale
- governare i mutamenti in corso (è accaduto con l’abbandono delle aree dismesse, ora con i quartieri degli anni ’50)
- integrare le discipline
- rendere trasparenti e verificabili i progetti
Fondamentali sono inoltre le caratteristiche che deve possedere un eco-quartiere per definirsi tale:
- rigenerare aree già urbanizzate, degradate o dismesse e valorizzarne le risorse ambientali
- trasformare i tessuti urbani e gli edifici obsoleti
- combinare attività miste (mixed-use) contro le mono-funzioni
- offrire spazi di incontro e di relazione, spazi pubblici
- migliorare e favorire le connessioni urbane; non creare interventi centripeti ma rivolti all’esterno
- costruire progetti mutevoli per ragioni di cambiamento perché la flessibilità è un valore
- strutturare a priori la gestione di tutto il processo, gestendo i cantieri dall’inizio fino alla sua rigenerazione
- ridurre i consumi energetici, anzi produrli
- raccogliere e riciclare le acque
- adattare alle realtà particolari tutti i principi generali
- lavorare sulla progettazione partecipata, coinvolgendo i cittadini
- sottoporsi a continui processi di verifica e certificazioni
I punti chiave espressi da Marina Dragotto sono chiari e riscontrabili in molti quartieri sostenibili europei; dal caso Vauban a Friburgo a Kronsberg ad Hannover fino ad Hammarby Sjostad a Stoccolma, si può riconoscere un palinsesto di esempi capaci di rigenerare interi pezzi di città. Da una parte un’intelligente risposta ai problemi ambientali e dall’altro un sapiente dialogo con la città esistente.
Maria Berrini, Presidente dell'Istituto di Ricerche Ambiente Italia (inoltre Consigliere del nostro Ordine) evidenzia le premesse da accettare, per sviluppare una linea strategica. Gli strumenti esistenti in Italia sono da valorizzare e le esperienze europee e quelle piccole di casa nostra devono venire diffuse. Nel nostro Paese, sostiene Berrini, è necessario proseguire con gli incentivi, dalle rinnovabili alle detrazioni. Il salto da fare è permettere a questi strumenti di accompagnare le attività di diagnosi e di fattibilità; non sono necessarie nuove certificazioni, bisogna integrare le esistenti ai capitolati d’appalto, assumendole come valori nelle gare.
Le stesse imprese devono considerare il green come un mercato strategico; le tante e piccole attività imprenditoriali devono comunicare e integrarsi tra loro. Il primo obiettivo è guardare all’Europa 2020, al pacchetto clima e quindi ai sistemi di regole ma anche di obiettivi, ai progetti urbani, alla carta di Lipsia sulle città Europee sostenibili e o allo strumento JESSICA realizzato dalla Commissione Europea per lo sviluppo e il rinnovamento urbano sostenibile.
L’altra linea da perseguire è ritrovare il ruolo del governo nazionale: oggi sono le Regioni che devono indirizzare e promuovere i progetti pilota con nuove start-up. Vienna in questo senso è un esempio importante con i recenti quartieri costruiti senza auto, oltre ai complessi Bike city che stanno riscuotendo molto successo.

Definiti i principi, numerosi rappresentanti di gruppi e associazioni evidenziano i punti forti e i dubbi sulla prima versione del documento, suggerendo possibili strade da percorrere. Coordina la tavola rotonda Andrea Poggio, Vicedirettore di Legambiente.
Claudio Fantoni, Assessore alla Casa al Comune di Firenze e Delegato ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani - sottolinea che il regolamento edilizio fiorentino stabilisce già che le future costruzioni debbano essere sostenibili. Il problema della crisi potrebbe essere risolto partendo proprio dal rilancio dell’economia edilizia attraverso la riqualificazione sostenibile. Vien da pensare, con le dovute differenze, al Piano Fanfani nel dopoguerra, che rispose alla richiesta di nuove costruzioni e permise un aumento della manodopera.
Roberto Diacetti, Amministratore Delegato RPR, cita l’esempio della città capitolina con il progetto di riqualificazione di Tor Bella Monaca come ottimo riferimento in cui si è ristrutturato un quartiere esistente offrendo 40.000 alloggi.
Se i presupposti di partenza sono questi è forse meglio cambiare strada dato che il progetto è stato affidato a Leon Krier, architetto e urbanista esponente di una visione vernacolare e passatista della città, oltre che di un’architettura “in stile”. In merito all’intervento è utile ricordare le parole di Angelo Bonelli, Presidente Nazionale dei Verdi, secondo il quale il masterplan favorisce un’altra volta la lobby del cemento. Se gli svizzeri e i tedeschi sentissero!

Nel corso della tavola rotonda, Leopoldo Freyre, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, riconosce l’importanza del documento, intendendo mobilitare in tempi brevi la sua sottoscrizione, permettendo inoltre alle università e ai centri di ricerca di lavorare in questa direzione.
Alessandro Maggioni, Presidente di Federabitazione-Confcooperative Lombardia, insiste giustamente sul concetto di sostenibilità: “le certificazioni sono importanti ma non devono rappresentare l’unico strumento di valutazione. E’ fondamentale tener presente che esso deve abbracciare aspetti economici, ambientali ed estetici”. Citando il progetto di via Fratelli Zoia a Milano, Maggioni sottolinea che il costo di costruzione al mq non deve rappresentare un elemento discriminante come lo può essere invece la rendita fondiaria.

In contrasto e in disaccordo con la maggior parte degli interventi si pone invece Federico Filippo Oriana, Vicepresidente Federimmobiliare, che seppur ne condivide gli obiettivi, non ne accetta le strumentalizzazioni: “Il costo di trasformazione degli edifici esistenti non è pari al costo di mercato dello stesso immobile”, scatenando evidentemente uno scarso appetito da parte degli immobiliaristi. Secondo Oriana buoni esempi di approcci sostenibili sono individuabili nel progetto milanese Garibaldi-Repubblica.
E’ uno scherzo? All’affermazione segue rumore in sala; siamo propri sicuri che il progetto sulle aree Varesine rappresenti un buon esempio? Forse la targa di sostenibilità va piuttosto attribuita ai quartieri già citati sparsi tra Ginevra, Amburgo, Stoccolma e Vienna.
Verso le conclusioni, Maria Luisa Parmigiani, Responsabile Sostenibilità del Gruppo Finanziario Unipol, mostra interesse verso il progetto, spiegando in sostanza che nel campo assicurativo spesso si investe nell’immobiliare e il progetto degli eco-quartieri porta con sé elementi interessanti.

L’atteggiamento che forse bisogna assumere è quello che sottolineava Mario Zoccatelli nell’introdurre il dibattito, cioè l’assunzione di modestia e lo sguardo verso l’Europa: studiare e imparare da quei Paesi che hanno realmente rigenerato intere parti di città. E’ noto a tutti che la situazione italiana non è al passo con altri stati membri ed è quindi necessaria cooperazione e scambio. Il concetto di sostenibilità attraversa moltissime discipline e certamente non può rimanere circoscritto nel perimetro delle certificazioni. Ciò che è emerso dalle intenzioni dell’incontro è creare un terreno comune di principi che si rifanno ai migliori casi europei in cui la sostenibilità è un concetto molto ampio, che va dalla mobilità pubblica alla qualità degli spazi urbani, dal riciclo delle acque al mixed-use. Buone premesse. Appuntamento quindi per il prossimo incontro con la revisione del documento.

Manuele Salvetti

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