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Anno: 1958 - 1966
Località: Area metropolitana di Milano, Comune di Trezzano sul Naviglio
Indirizzo: Piazza San Lorenzo
Destinazione d'uso: Residenziale, Artigianale, Terziario, Servizi
Progettista: Franco Negri, Carlo Biaggi
Il quartiere Zingone di Trezzano sul Naviglio è uno straordinario, anche se poco noto, episodio dell’imprenditoria immobiliare degli anni ’60 e della repentina trasformazione del territorio a sud di Milano. Il tracciamento nei primi anni ’60 della nuova strada Vigevanese apre alla possibilità di sviluppo di un nuovo settore urbano a nord del Naviglio Grande. Nel 1958 un imprenditore, Renzo Zingone, proprietario della Banca Generale di Credito di Milano acquista la tenuta agricola di Cascina Loirano Maggiore, di 1.300.000 mq. Rade al suolo la cascina e progetta un nuovo quartiere autonomo: il quartiere Zingone, in mezzo alla campagna, dotato di fabbriche, uffici, residenze, servizi. Come spesso capita in quegli anni, l’iniziativa privata si impone sull’amministrazione pubblica, debole nei piccoli comuni agricoli del sud Milano, e porta le amministrazioni ad accettare convenzioni di edificazione o a redigere piani di fabbricazione che assecondano le volontà edificatorie private in cambio dell’ingresso nella “modernità”. Il nuovo quartiere viene progettato dagli architetti Franco Negri, che è autore anche del progetto urbanistico, e Carlo Biaggi, che ha lavorato con Maurizio Mazzocchi in Brasile. Il progetto prevede un interessante mix di funzioni e tipi edilizi, con una particolare attenzione agli spazi per la produzione, con l’applicazione di tipologie costruttive prefabbricate sviluppate dallo stesso Zingone, edifici residenziali alti, fra cui un grattacielo, edifici terziari e a servizi (una chiesa e un cinema oggi demolito). Gran parte del progetto viene realizzato diversamente dal progetto originale, nella distribuzione degli edifici e dei servizi. Nelle aree destinate alle attività industriali, ad opere ultimate, avrebbero dovuto essere realizzati 400 stabilimenti; nelle zone residenziali 52 stabili, per un totale di 1.483 alloggi e 6.500 vani, 127 negozi e 340 boxes. Il progetto di Zingone prevedeva complessivamente 15.000 abitanti a conclusione del progetto nel 1966, ma ne ospiterà circa la metà. Negli anni successivi parte delle aree vengono cedute ad altri operatori, che modificano il progetto e che sviluppano un’edilizia a bassa densità ripetitiva e architettonicamente meno rilevante, fatta eccezione per alcuni puntuali interventi di Carlo Biaggi, come l’edificio a ponte sul Naviglio Grande, di grande qualità architettonica, ma anche di grande impatto paesaggistico. Pochi anni dopo, Renzo Zingone e i suoi architetti di fiducia applicano quanto sperimentato a Trezzano alla più nota città di fondazione Zingonia, nella Bassa Bergamasca. Quello che, oggi, rimane percepibile del quartiere Zingone, immerso e in parte celato da una edilizia seriale e di minore qualità architettonica, è sicuramente, oltre ad un impianto urbano pianificato, una serie di edifici che si distinguono per qualità e per linguaggio architettonico. Il ricorso frequente a strutture in cemento armato a vista, a brise-soleil, ad un sapiente accostamento di materiali e di colori, ma anche all’uso del bianco, che alludono, fatte le debite proporzioni, alle architetture di Oscar Niemeyer e di Le Corbusier, sono gli elementi oggi ancora riconoscibili, nonostante le superfetazioni, le demolizioni e i camuffamenti intervenuti anche di recente, ad esempio sul grattacielo. In particolare si distinguono l’edificio multifunzionale sulla Nuova Vigevanese, con la sua facciata bianca a brise-soleil con motivi esagonali, e i pilastri in cemento armato con due soli appoggi, ma anche con un interessante muro di cinta retrostante in ciottoli e cemento armato, l’edificio residenziale su piazza San Lorenzo con la sua rigorosa controfacciata, la fontana nei giardini di via Volta, con le sue forme plastiche in cemento armato e l’uso di colori primari, le strutture artigianali seriali a schiera, il quartiere di villette a schiera in mattoni e cemento a vista del Quartiere delle Betulle, di sapore anglosassone, l’edificio a ponte sul Naviglio Grande con la sua imponenza e con la sua facciata lineare e astratta.
Christian Novak