Dal 24.09.2016 al 03.10.2016
Il 20 settembre si è spenta a Milano Giuliana Gramigna, dal 1961 impegnata a fianco di Sergio Mazza tra interni e design, oltre che in una preziosa attività di divulgazione tra libri e su Ottagono. Un ricordo di Matteo Vercelloni
Si è spenta a Milano il 20 settembre Giuliana Gramigna. Nata a Milano nel 1929, impegnata dal 1961 a fianco di Sergio Mazza soprattutto nell'architettura di interni e design. Quatrifolio, Olivari, Lualdi tra le tante aziende che hanno apprezzato il suo lavoro. di seguito un ricordo di Matteo Vercelloni
Non ho mai incontrato Giuliana Gramigna di persona e la sua conoscenza è avvenuta per me sui suoi libri, primo tra tutti il preziosissimo e ormai quasi introvabile “Repertorio 1950-1980” edito da Mondadori nel 1985, segnalato al Compasso d’Oro, e dedicato al design italiano così come recita il sottotitolo “Immagini e contributi per una storia dell’arredo italiano” (aggiornato in seguito al 2000 per Allemandi Editore in un’edizione di due volumi in cofanetto).
Si tratta di un modello, quello del repertorio, che rimane nel lavoro di Giuliana Gramigna e che possiamo trovare come un filo rosso che lega tutta la sua produzione storico-critica dedicata al mondo del progetto in senso lato, dal design all’architettura. Il modello del repertorio diventa una sorta di ‘sistema aperto’ in grado di ‘mettere in ordine le cose’ e di fornire ai lettori degli strumenti di lavoro validi nel tempo, che ancora oggi tutti noi, interessati alle storie del design e dell’architettura, ancora consultiamo.
Un repertorio è anche il libro scritto con Sergio Mazza dedicato a “Milano, un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca” (Ulrico Hoepli, 2001), ma in fondo possiamo assumere anche gran parte della produzione editoriale della rivista Ottagono, che Giuliana Gramigna fondò con Sergio Mazza nel 1966, rimanendo nel tempo la ‘colonna’ portante della redazione, come una sorta di ‘repertorio tematico’, dedicato a vari argomenti in forma di regesto monografico.
Ottagono è stata una rivista sostenuta in modo diretto ed esplicito da otto aziende leader dell’Italian Design (Arflex, Artemide, Bernini, Boffi, Cassina, Flos, ICF, Tecno) che presentava, tra due sezioni pubblicitarie, una serie di contributi teorici e divulgativi in genere legati ad un tema portante del numero della rivista. Un modello di periodico anomalo e innovativo in cui una serie di aziende del mobile chiedeva al direttore e alla redazione di sviluppare liberamente e in modo filologico temi di architettura e di design presentati come contributi storici, critici e divulgativi a disposizione dei lettori.
Come la stessa Gramigna scrive (ne “Le riviste e l’editoria tra gli anni Settanta e Ottanta”, in Andrea Branzi, “ll Design Italiano 1964-2000”, Electa Editore 1996, p.272) le riviste di settore dedicate alla casa e in modo diretto al furniture design, “educavano un vasto pubblico alla nuova cultura dell’arredo di serie. Per anni il mobile di serie era stato osteggiato come avvilente e sinonimo di povertà. La maggior parte dei possibili acquirenti non voleva circondarsi di arredi e di oggetti simili a quelli del vicino di casa. Fu veramente una svolta storica, perché, sfatando il concetto dell’inaccessibilità all’oggetto di buon design da parte del vasto pubblico, questa stampa, contribuì contemporaneamente alla straordinaria educazione estetica dei suoi stessi lettori”.
Il lavoro di Giuliana Gramigna nel campo dell’editoria di settore, negli studi dedicati soprattutto al design italiano, e il suo modo di ‘sistematizzare’ i materiali storici e iconografici resi così disponibili a tutti come strumenti operativi, rimane prezioso e di questo la ringraziamo.
Matteo Vercelloni