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Gonçalo Byrne

Dal 03.07.2016 al 03.09.2016

Vi proponiamo una breve nota e il video dell'incontro avvenuto presso la nostra sede il 20 giugno con il noto architetto di Lisbona, in forma di presentazione del libro: "Relazioni. Forma e vita nel progetto di architettura", Marinotti Edizioni

Lunedì 20 giugno 2016, ore 18  in via Solferino si è svolta una bella conferenza di Gonçalo Byrne.
Ha introdotto l'incontro Vittorio Pizzigoni, consigliere dell'Ordine ma per l'occasione invitato a tracciarne il profilo con piglio critico dalla Direttrice della collana Confini - Strumenti e fondamenti dell’architettura di Christian Marinotti Edizioni Ilaria Valente, da cui è da poco uscito
Relazioni. Forma e vita nel progetto di architettura.
Presenti anche le autrici Cassandra Cozza e Chiara Toscani, che hanno avuto l'occasione di sviluppare la lunga intervista che fa da filo conduttore del libro in occasione del biennio da lui svolto al Politecnico per un workshop con studenti da 20 paesi.



Un libro, quello presentato, articolato attraverso 4 diversi progetti moltiplicati per 4 punti -spazio aperto e tessuti urbani; paesaggio; preesistenze; contenitori di vita.  Punti, racconta Gonçalo Byrne, naturalmente trasversali tra loro, di cui  per l'occasione propone un progetto per ognuno.

Il primo, collocato nel pieno e denso centro storico medioevale di Leiria, a rappresentazione del tema spazio aperto e tessuto, è per il suo centro civico (2003-10). Tra il 1980 e il 2000 tale area si è in gran parte svuotata di funzioni e usi, creando numerose situazioni di abbandono. L'ex tipografia sul cui sedime si colloca il progetto, avrebbe potuto essere un vuoto. Questa considerazione si è tradotta nel progetto in una sorta di piazza soprelevata e in pendenza, a collegamento di due volumi posti alle sue estremità.

Il secondo progetto, ad esemplificazione del concetto di paesaggio, è il progetto parzialmente realizzato del 2004 delle residenze Bom Sucesso 313. si tratta di residenze collocate tra le dune in una pineta preesistente, in cui il rapporto tra morfologia e tiplogia si articola attraverso un approccio geografico, quasi organicista.

Per il progetto del Museo Nacional de Machado de Castro di Coimbra, le preesistenze e il patrimonio storico che attraversa 2000 anni di storia sono il fulcro e la ragione dello sviluppo del progetto. Frutto di un concorso svoltosi nel 1999,  il progetto completa la sua realizzazione nel 2010, un lungo periodo nel corso del quale nel cantiere si rinvengono numerose preesistenze che diventano parte del percorso espositivo. Reperti romani, insieme al particolare portico di Filippo Terzi del '500, frammenti di diverse chiese e la formidabile cappella di Reine Saint. Straordinario lo sviluppo in sezione, dove lo spazio a più livelli apre su molteplici visioni.

Infine per il 4° punto dedicato a contenitori di vita, presenta il progetto del Centro de Interpretação da Batalha de Atoleiros a Fronteira, sviluppato in collaborazione con José Laranjeira nel 2007. Un volume quasi completamente cieco, in cui il percorso espositivo si svolge attraverso la proiezione di video e immagini. Il volume parallelepipedo, costruito per strati in cemento colorato e interposte sottili lastre di ardesia, è caratterizzato da un taglio/varco/soglia che vuole evocare in negativo la sagoma di un edificio a falde, che da accesso ad un giardino.

Come ci spiegano le autrici delle interviste e curatrici del volume, gli esempi raccontano, attraverso le regole della sintassi, le relazioni tra gli elementi ma senza dimenticare quelle tra le persone.
La professoressa Ilaria Valente, preside della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico e direttrice della collana, racconta gli obbiettivi del progetto editoriale: una collana 'militante' di scritti sintetici che dia voce a chi ordinariamente non scrive, ma che si esprime con la professione. Una collana che nasce all'interno dell'Università ma che vuole aprire al fare, tra pensiero attivo e incontro tra generazioni.

In conclusione Gonçalo Byrne, rispondendo ad una domanda di Vittorio Pizzigoni in cui lo accosta a Peter Zumthor e al suo concetto di atmosfera, ricorda come tra autore, progetto ed opera sia quest'ultima deputata a rimanere nel tempo, lasciando spazialità -ben distinta dalla visualità e la fotogenia ampiamente diffusa quanto spesso troppo forviante nelle riviste- e trasmettendo il senso della storia come 'continuo divenire' attraverso tatto olfatto luce e, appunto, tempo.

Francesco de Agostini

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