Dal 04.06.2016 al 04.07.2016
Giovedi 5 maggio 2016 una serata moderata da Paolo Mazzoleni con Matteo Robiglio e Paolo Riolzi su alcune esperienze di trasformazione dello spazio privato e appropriazione dello spazio pubblico: una breve nota e il video
L'assunto dell'incontro è legato ad una constatazione dell'attuale condizione, profondamente mutata negli ultimi anni: la filiera dell’abitare passa necessariamente attraverso nuove pratiche del costruire oltre che del vivere quotidiano, e con queste attraverso a sua volta diversi gradi di appropriazione dello spazio, tra pubblico e privato.
Forse per architetti e costruttori questo periodo di transizione deve essere occasione per sperimentare, sia sul mercato che sul progetto dell'abitare. In questo senso alcuni esempi presentati: da Casazera a homers, mentre sullo spazio pubblico casa bassa o i progetti vetrinetta mostrano possibili strategie di prossimità, casi studio che in questo incontro sono stati approfonditi come esemplificazione di questo attuale potenziale.
Matteo Robiglio, professore ordinario del Politecnico di Torino, già Avventura Urbana, professionalmente si è occupato di nuove pratiche dell’abitare, tra modi sociali, normativa e industria delle costruzioni
Paolo Riolzi, Politecnico di Milano, fotografo e videomaker, Lavora con i cittadini nello spazio pubblico per renderli attivi nella costruzione del paesaggio che abitano
ne discutono con:
Paolo Mazzoleni, Consigliere dell'Ordine, tra i fondatori del Master in housing sociale e collaborativo del Politecnico di Milano
Attraverso un rapido sguardo sul suo excursus professionale, Matteo Robiglio mostra quanto -e per alcuni come- negli ultimi 25 anni si sia trasformato il modo di lavorare sul progetto. Da una intensa stagione di pianificazione a cortocircuito tra scelte politiche -la partecipazione e il lavoro nei contratti di quartiere- e professione, si arriva nel 2008 all'eclissi degli interlocutori privati e la necessaria trasformazione dello studio professionale, oltre che della filiera: infatti, dopo 60 anni in cui il mercato è stato fatto dalla offerta, la crisi scardina il principio.
L'architetto deve creare valore sul mercato, da programma/funzione del '900 a situazione/potenziale, le regole sono cambiate. la trasformazione in atto della società non dipende da noi, ma siamo noi che dobbiamo saperla cogliere, verso un riuso adattivo. Torino dimostra come lo spazio della produzione oggi sia 1/10 delle dimensioni del grande boom iunduatriale del dopoguerra.
Anche per l'abitare le cose sono molto cambiate, e la via è attraverso la disintermediazione, la rete di communities in trust, che rende accessibile abitare in luoghi non utilizzati, in cui il valore d'uso ri-prende sopravvento sul valore di scambio, attraverso rapidità di intervento, abiti su misura, un ritorno a comunità che producono economia non di rendita.
E poi la novità degli usi temporanei, dell'azione diretta piuttosto che autocostruzione. dell'albergo globale senza stanze con l'avvrento di airbnb.
Paolo Riolzi invece sembra parlare più in astratto -?- di dispositivi: video, mappe e racconti attraverso invenzioni di uso dello spazio pubblico e di incontro di prossimità.
Creando spazio privato in uno spazio pubblico, per esempio, come e imparando da artisti che lo hanno nelle loro azioni. Cita Erik Gandini, Dan Graham, Pistoletto Cattelan Garutti etc.
Un processo che porta a sostituire il monumento classico identitario di un luogo pubblico da Garibaldi a cavallo alla Vetrinetta, dove 150 cittadini ritrovano/costruiscono identità, fino al caffè a casa stessa, un completo rinsaldamento tra spazio privato e pubblico attraverso questa sorta di performance continua e attiva della cittadinanza.
Paolo Mazzolani si dice avido di parassitare le pratiche di quanto raccontato.
Una percezione del valore sbagliata si supera attraverso la pratica, come avviene quando si fanno acquisti tramite i GAS, in cui si accorcia la filiera e si mangia quel che c'è a costi ridotti.
La riduzione è facile, per Robiglio. Se per i pomodori si ripone fiducia nel contadino, considerato anche il rischio ridotto in denaro, altro è parlare della casa.
I nuovi eroi non son Le corbusier ma John Nash e Alessandro Antonelli, impenditori architetti. Bisogna saper riprendere capacità imprenditoriali.
Per Paolo Riolzi è eloquente la scarsa produzione di testi di urbanistica degli ultimi anni: la città si è trasformata, il progetto risponde alla domanda di futuro.
la perdita di carica visionaria dell'urbanistica, aggiunge Matteo Robiglio, riparte dal social housing modello inizio '900, quello delle cooperative di abitanti, del mutuo soccorso e non della condivisione del rischio come oggi, del crowdfunding. Diciamolo: Aravena e Elemental sono sviluppatori.
Il futuro non è nel compro-vendo e il valore di scambio che riesco a introdurre, ma nei meccanismi legali e nelle opzioni a costo zero che posso sviluppare fino all'accesso dell'abitante, che paga. questo è il processo da studiare oggi: accorciare la catena.
Buon lavoro