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La prima volta di Benedetta Tagliabue

Dal 15.04.2014 al 29.04.2014

Venerdì 11 Aprile, in occasione del Fuorisalone2014, l'architetto Benedetta Tagliabue ha raccontato al pubblico presente in sede, la sua prima incursione nel mondo del design, insieme ad altri progetti di architettura

In occasione del Fuorisalone 2014, oltre alla mostra ospitata in sede e il cortile tutto relax, nello spazio reception dell’Ordine è stata visibile in anteprima la prima incursione di Benedetta Tagliabue nel design. Il divano Botan, realizzato e prodotto con Passoni Nature, ha rappresentato per l’architetto milanese-catalana un’esperienza progettuale alla piccola scala, tenendo fede al celebre motto “dal cucchiaio alla città”. Se ne è parlato venerdì 11 Aprile 2014 alle ore 18 nella nostra sala conferenze. Il Vicepresidente dell’Ordine Franco Raggi ha introdotto l’incontro ricordando alcune collaborazioni e tentativi che fece in prima persona con Benedetta Tagliabue: il progetto per i lampioni di New York, così come una lampada disegnata da Enric Miralles per Fontanarte che purtroppo non vide la luce.

La tecnica del collage e del montaggio è un metodo di lavoro che contraddistingue lo studio a 360°: è modo di ragionare sulle cose e allo stesso tempo di rappresentarle. Una prima esperienza che ha permesso di avvicinarla al mondo del design è stato l'allestimento "Capriccio romano" ospitato in San Pietro in Montorio nel 2012. La pavimentazione marmorea venne riportata nel tessuto dei cuscini-sedute sparsi per lo spazio del tempietto, mettendo quindi in relazione spazio, colori e matericità. L'ispirazione principale per il divano Botan deriva dai ciotoli di fiume la cui forma è addolcita dallo scorrere continuo dell’acqua che ne leviga le forme e ne restituisce forme non euclidee, analoghe a quelle su cui lavora da sempre. Tali forme possono venire accostate in molti modi, così come il divano ed i suoi componenti possono essere composti a seconda dello spazio e delle esigenze; il divano ed i pouf creano infatti un sistema mobile, scomponibile, senza un fronte e un retro ma mutevole nel corso del tempo.

“Come siete riuscite a convicerla a lavorare con voi”? chiede Maurizio De Caro a Tommaso Passoni, amministratore delegato di PassoniNature, ricordando i numerosi recenti progetti internazionali che hanno visto protagonista Benedetta Tagliabue. Qualche contatto in comune e la reciproca passione per i materiali hanno costruito un terreno comune tra azienda e progettista. In particolare, sottolinea Passoni, l’uso del legno massello insito nel dna dell’azienda (alla quarta generazione) e l’uso di fibre naturali e olii biologici posizionano i prodotti in una fetta di mercato attenta alla qualità e al benessere della persona. Il legno è un materiale che Benedetta Tagliabue conosce molto bene:per il Parlamento Scozzese a Edimburgo (1998-2004) , lo studio ha disegnato sia il masterplan, che gli edifici fino alle sedute e le maniglie.

In territorio milanese lo studio vedrà una collaborazione all'interno di una parte del Padiglione Italia per Expo - classificato al secondo posto nel concorso, vinto dallo studio Nemesi - con un sistema di cupole che in origine avrebbero dovuto essere realizzate da collettivi di giovani architetti. Un contributo recente per un’altra esposizione internazionale – quella di Shangai del 2010 – ha permesso di lavorare lo studio barcellonese su un materiale naturale e tradizionale come quello dei vimini, il cui lavoro e intreccio è una pratica identica e universale in tutto il mondo. L’involucro/copertura dell’edificio era formato da pezzi di diversa grandezza costruiti da intrecci di vimini: le diverse tonalità di colore cambiavano in relazione ai diversi momenti della giornata, restituendo a una tipologia anonima e provvisoria come quella di un padiglione provvisorio, un’aura vissuta e plasmata nel tempo.

A sua volta il lavoro sugli intrecci è divenuto il tema principale del progetto per l’Accademia di L’Oréal - inaugurato all'inizio del 2014 - costruito nel cuore dell’ensanche barcellonese. La forma dei capelli ed il loro movimento fluido rimanda alla linea curva usata come elemento generatore della forma negli edifici modernisti della città ed elemento simbolico per la multinazionale francese.

Rimaniamo in attesa della prossima incursione nel design!
 

Manuele Salvetti

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