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Gigi Ghò : progetti e architetture 1950/1995

Dal 24.07.2009 al 24.07.2010

La biblioteca dell'Ordine recensisce uno dei suoi pezzi rari, la monografia di Gigi Ghò, architetto milanese attivo negli anni della ricostruzione

La biblioteca dell'Ordine recensisce uno dei suoi pezzi rari, la monografia di Gigi Ghò, architetto milanese attivo negli anni del dopoguerra: si tratta dei un librio autoprodotto, a cura di Jolanda Ventura, che contiene una sintesi di cinquant'anni di attività progettuale da parte di un professionista che ha contribuito silenziosamente alla definizione dell'immagine moderna di Milano.

Poco più che trentenne, Gigi Ghò apre il proprio studio a Milano nel 1946, durante il pieno fervore della ricostruzione. Dopo un primo anno di collaborazione con Gio Ponti, che affiancherà più tardi nella costruzione del Blocco per abitazioni al Quartiere Harar-Dessiè (1951) avvia la propria attività ottenendo diverse commesse per edifici entro la cerchia dei bastioni milanesi.

Ghò appartiene a quella categoria di architetti milanesi che ha lavorato in maniera significativa a Milano ma che, per scelta, per carattere o per l'intensa attività professionale, ha partecipato solo marginalmente al dibattito che infiammava gli ambienti culturali milanesi legati all'Università e alle principali riviste di architettura. Eppure il suo linguaggio, elegante e misurato, lascia trasparire un costante aggiornamento alle più avanzate problematiche del dibattito sul moderno: guardando oggi alla Torre per abitazioni in Piazza della Repubblica n.12 (1955) (oggetto di un recente restauro) oppure all'Edificio per uffici in Via Solferino n.49 (1949) entrambi costruiti più di cinquant’anni fa, si rimane sorpresi dalla loro straordinaria modernità, frutto non solo di un uso disinvolto del vocabolario razionalista ma anche di notevoli invenzioni costruttive ed espressive.

Nel caso dei Condomini in via Legnano 6-8 (1956) e in via San Zaccaria (1951) ritroviamo inoltre, evidentissime, le ricerche sulla fusione tra arti figurative e architettura auspicate da Ico Parisi, confluite sulle pagine di Casabella grazie a Marco Zanuso e poi perseguite per tutti gli anni Cinquanta da architetti come Vito e Gustavo Latis, Carlo Perogalli e Giandomenico Belotti.

Uscendo dall'ambito milanese, nella Sede della Società Elettrica Sarda a Cagliari (1957) si sintetizzano sapiente invenzione costruttiva (i pilastri a V) capacità plastica nell'uso dei materiali (la grande copertura a “origami” in cemento armato) e ariosità nel disegno di facciata (la rigida verticalità degli elementi strutturali è mitigata dalla presenza dei frangisole che, ora chiusi, ora aperti, variano il prospetto).

Siamo di fronte ad un professionista colto, un “muratore che ha imparato – e molto bene - il latino” in grado non solo di costruire con grande affidabilità, ma anche di declinare correttamente gli elementi figurativi dell'architettura e di raggiungere un linguaggio di grande raffinatezza, non privo di sorprendente inventiva.

Gigi Ghò, dunque, come diversi personaggi a lui assimilabili nell'ambito milanese verso i quali la critica sta cercando di rendere il giusto omaggio dopo anni di silenzio, pur comparendo con diverse sue opere nelle riviste e sui testi dedicati all'architettura moderna di Milano, non ha mai avuto un'attenzione specifica verso la sua figura.

Questo libro, oltre a racogliere moltissimo materiale inedito proveniente dallo Studio di Gigi Ghò, colma questo vuoto anche se lascia in sospeso, inevitabilmente trattandosi di un libro autoprodotto, un giudizio critico esaustivo sull'operato del professionista. Forse questo è un destino inevitabile per chi, con l'orgoglio della modestia a cui si riferiva Giuseppe Pagano, ha cercato di costruire, per dirla con le parole di Gio Ponti, “non l'opera in margine o d'eccezione, ma un'edilizia moderna, intelligente e bella”.

Alessandro Sartori

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