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Paolo Corona Architetto – con Paolo Corona a Trezzo Tinella

Dal 24.01.2011 al 24.01.2012

Da sempre la buona architettura è sinonimo di ‘ecologica’, ovvero attenta ai luoghi in cui si insedia, agli usi di chi la abita, ed ai materiali di cui si compone. Ci sono novità?

Nel parlare di Architettura provo sempre un certo disagio riguardo l’aggettivazione ‘ecologica’, come spesso è d’uso per descrivere interventi che si avvalgono, secondo modalità più o meno miste, di bio–pio-ambiental–sostenibile-azione.
Da sempre, penso, la buona architettura è sinonimo di ‘ecologica’, ovvero attenta ai luoghi in cui si insedia, agli usi di chi la abita, ed ai materiali di cui si compone.
Tuttavia alcuni aspetti energetici hanno avuto in questi anni una propria evoluzione e codificazione con conseguente grande diffusione.
Mi riferisco ai diversi concetti sviluppati a partire dalla fine degli anni ‘90 soprattutto in Germania ed in particolare dal Passiv Haus Institut di Darmstadt, che ha indagato il concetto di casa passiva e studiato un protocollo di certificazione che ne attestasse caratteristiche e prestazioni energetiche.
In seguito anche in Italia, soprattutto in Alto Adige -grazie ad una normativa di avanguardia rispetto ai canoni italiani-, sono nate nuove procedure di certificazione energetica, non necessariamente limitate alle casa passive, quali l’ormai noto protocollo CasaClima, e a seguire le procedure regionali (Cened per la Regione Lombardia) nate a seguito delle direttive della comunità europea in materia.
Spesso però gli esempi diffusi da questi Istituti pongono qualche difficoltà nel vedervi esempi di Architettura, trattandosi di costruzioni probabilmente troppo concentrate nella ottimizzazione della propria performance energetica per coinvolgere i vari elementi che definiscono una costruzione 'Architettura'.

Dunque, la formazione sempre più diffusa riguardo gli aspetti energetici –frutto come abbiamo visto della convergenza di nuove prescrizioni normative, conseguenti agevolazioni fiscali, che hanno innestato un lento aggiornamento del  pur sempre inerziale mercato delle costruzioni italiano- ha incominciato a rendere più disinvolta l’applicazione di specifici criteri e l’utilizzo di determinati materiali da parte degli architetti, che si sono appropriati  viepiù di questo ambito di sperimentazione, finalmente non più, o non solo, esclusivo appannaggio di specialisti.

Paolo Corona  mi racconta essersi abilitato nel 2007 al corso di certificazione energetica Sacert/Anit e di aver seguito anche i corsi CasaClima.
Li definisce un buon punto di partenza pratico che avvicina alla tecnologia dei materiali, in particolare alla risoluzione dei ponti termici e all’impiantistica varia, orientati alla progettazione di edifici energeticamente efficienti.

La Classificazione energetica degli edifici va dalla più bassa Classe G –con consumi da 175kwh/mq/anno in giù-, su su fino alla Classe A –consumi minori di 30kwh/mq/anno- e A+, che definisce appunto la ‘Casa Passiva’, con consumi minori di 15kwh/mq/anno.
Se poi il progetto raggiunge un consumo inferiore ai 3kwh/mq/anno ed è anche supportato da un sistema di autoproduzione di Energia che supera tale valore, ci troviamo di fronte ad un virtuosismo, che chiameremo ‘Casa Attiva’, ovvero un edificio che produce più energia di quella che consuma.
Vedremo poi come.

L’edificio che ha progettato Paolo è posto in sommità di un colle e circondato dalle vigne di Langa, nel Cuneese, e gode di un esteso panorama sulla pianura sottostante e su su fino alle Alpi. In lontananza, verso nord, si scorge pure il Monte Rosa.
Le opere, per complessivi 380 mq circa, sono compiute in regime di ‘Ristrutturazione senza vincolo di sagoma’, pur all'interno di un area di tutela paesaggistica, con le conseguenti prescrizioni sui materiali di finitura –l’area è patrimonio Unesco, direi più in virtù della divina perfezione del Barolo qui prodotto, piuttosto che del paesaggio vero e proprio.
Rispettando giacitura e profili del corpo originario, il volume principale è definito da un corpo a doppia altezza, in muratura e intonaco, con copertura a falde con struttura di legno a vista.
Lungo il fronte nord, si succedono secondo una composizione controllata e ben modulata gli elementi che fanno riconoscere l’intervento sensibile alla composizione architettonica. Ad esso è infatti parzialmente incastrato un parallelepipedo a sviluppo verticale ostentatamente cieco e rivestito in doghe di legno, che contiene la scala di distribuzione interna, cui è a sua volta accostato un terzo volume orizzontale, sviluppato su un solo livello, il cui carattere monolitico è accentuato dal rivestimento in pietra. La copertura a tetto-giardino è accessibile dal piano superiore. Questo volume, slittato rispetto al corpo principale, proseguendo verso ovest, conquista un affaccio a sud, completamente vetrato cosi come verso ovest, a formare appunto il cosiddetto ‘padiglione bioclimatico’, che a sua volta definisce una piccola corte appartata e raccolta, rivolta a sud.

Questi 3 volumi sono contraddistinti, oltre che dai diversi materiali di finitura descritti, da diverse tecniche costruttive, come apprezzabile anche dai disegni.
Il principale, come si è detto, mantiene tecnologie costruttive tradizionali e struttura in c.a.. 
La doppia muratura è caratterizzata da paramento interno in blocchetti di Poroton da 25, paramento esterno in forati da 12 e isolamento interposto di 20 cm, per uno spessore complessivo di 61cm, e un valore di trasmittanza termica di 0.10 W/mqK. Il volume è caratterizzato lungo il fronte sud da una scansione regolare di porte finestre su entrambi i livelli e concluso da un grande serramento d’angolo affacciato sui lati Sud e Ovest, che caratterizza lo spazio a doppia altezza del soggiorno, su cui aggetta anche il soppalco della zona giorno del piano superiore. 
La sua copertura, ventilata, ha un triplo strato di coibente pari a 30cm di spessore, per un totale di 42 cm e trasmittanza termica di 0.09 W/mqK.
Negli altri due volumi invece si sono sperimentate tecnologie costruttive più innovative.
Il volume scale ha struttura portante in ferro e tamponamento ‘a secco’ in lastre di fibrocemento, con interposto un triplo strato isolante in poliuretano, ed è rivestito  esternamente  da una facciata ventilata in legno (inizialmente voleva essere in Rheinzink, bocciato dal vincolo Paesaggistico).
Lo spessore di questa  parete è di soli 40 cm, a fronte di un valore di trasmittanza termica addirittura ridotta a 0.08 W/mqK. La scala, in ferro, è sviluppata su un unico cosciale centrale cui appoggia un piatto/pedata in ferro, di supporto a sua volta alla finitura in legno.
Infine il volume del Padiglione Bioclimatico, su cui insiste anche l’ingresso, è caratterizzato naturalmente dalla ‘serra’ di accumulo del calore esposta a sud e ovest, ma anche da una grande finestra che guarda a nord ad incorniciare la miglior vista su valle e  montagne circostanti:  anche se in apparente contraddizione con la rigida disciplina delle passiv-haus, Paolo la definisce giustamente un  irrinunciabile elemento architettonico.
Anche questo volume è caratterizzato da una costruzione ‘a secco’, ma con struttura verticale e orizzontale di copertura in lamellare , pannelli di tamponamento in legno e un doppio strato di isolamento sempre in poliuretano. Rivestimento esterno, come abbiamo visto, in pietra locale.
Lo spessore della parete è di 30 cm + rivestimento, il valore di trasmittanza termica di 0.09 W/mqK.
La sua copertura è accessibile dal primo piano, configurata come abbiamo detto a tetto-giardino, che tra coibente, vasche di rilascio dell’acqua e terreno di coltivo, raggiunge lo spessore di 55 cm per un K di 0.09 W/mqW.

Ai fini della certificazione, che sarà effettuata secondo lo standard PHPP, ovvero il protocollo eleborato dal Passiv Haus Institut di Darmstadt, Paolo mi spiega che l’edificio sarà sottoposto ad un ‘Blower Door Test’: un esame che permette di verificare se esistano dispersioni d’aria dell’involucro edilizio mediante la formazione di un differenziale di pressione fra interno e esterno. Il che significa necessariamente serramenti a tenuta stagna e soprattutto -per questo- posa ineccepibile.
Serramenti che comunque sono a trasmittanza minore di 0,8 W/mqK, grazie a vetro triplo e al telaio in legno/alluminio: una bella differenza rispetto agli standard di certificazione  diffusa, che si aggirano in genere attorno a 1,2 W/mqK.

Appare evidente che rispetto ai tradizionali standard costruttivi ci troviamo di fronte a dimensionamenti estremamente alti, di cui però riconosciuta la logica, se ne apprezza ampiamente il valore, come mi spiega Paolo: se investo nell’isolamento, il costo finale  aumenta di poco, ma allo stesso tempo risparmio in impianti e nel loro dimensionamento, oltre che in costi di gestione -costi di molto maggiori rispetto al coibente aggiunto. Per cui si parte sempre dall’involucro, stagno ad ogni dispersione di calore.

E’ proprio in questa logica che si compie il ‘miracolo’ che fa di questa Casa Passiva una Casa ‘Attiva’: un edificio che non disperde ha bisogno solo di un controllato ricambio di aria trattata: è il principio primo della casa passiva.
Questo avviene mediante un sistema di ventilazione meccanica controllata a doppio flusso, che in qualunque stagione dell’anno espelle e reimmette aria a  temperatura controllata, attraverso uno scambiatore di calore.
Il sistema è completato da una pompa di calore elettrica e da un sistema geotermico orizzontale collocato nel giardino a 3 metri di profondità, dove la temperatura si aggira per tutto l’anno attorno ai 10 gradi. Si garantisce in questo modo sia il caldo invernale che il fresco estivo senza significativi apporti di energia.
Il tutto naturalmente alimentato da pannelli fotovoltaici integrati nel manto di copertura, oltre che da una stazione eolica che sfrutta le brezze costanti esistenti da queste parti.
Il miracolo dunque è tutto qui, e scusate se non è poco.

Francesco de Agostini


Edificio Residenziale zero energy 
Intervento di ristrutturazione in demolizione e ricostruzione
Trezzo Tinella (Cn)
Realizzazione 2009– 2010

Progetto Architettonico e D.L. : Arch. Paolo Corona - Milano .
Progetto strutture e D.L.: Ing. Giovanni Battista Scolari – Curno (Bg).
Progetto impianti e D.L. :  Advanced Engineering s.r.l. – Milano   
Committente: Dott. Giovanni Cagnoli
Impresa Costruttrice: Edilio s.r.l. di Dott. Giovanni Cagnoli – Osio Sotto (Bg).



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