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Conversazione con Cino Zucchi

Dal 29.03.2010 al 29.04.2010

Resoconto della serata del ciclo "è il progetto", una conversazione tra l'architetto Cino Zucchi e Maurizio Favalli, Direttore della rivista Costruire il 25 marzo 2010

Secondo incontro promosso dalle riviste COSTRUIRE ed ABITARE presso la sede dell’Ordine sul tema del progetto e materia.

Il saluto agli ospiti viene da Maurizio Favalli, direttore della rivista COSTRUIRE, che presenta brevemente lo scopo di tali incontri: indagare sul come i progettisti si rapportino ai materiali con cui lavorano.

Dopo l’incontro con Cibich stasera è CINO ZUCCHI che illustra il suo rapporto con la progettazione e i materiali in essa impiegati.

La parola passa prima a Nicola De Carlo, titolare della ditta omonima che produce serramenti, prevalentemente in legno lamellare, investendo parecchio nella ricerca costante di nuove tecnologie e cercando il dialogo con gli architetti per venire incontro alle loro esigenze estetiche. De Carlo sostiene infatti che, se fosse la produzione industriale a comandare il mercato, l’azienda sarebbe finita. Da quando nel 1990, Nicola De Carlo è subentrato, insieme al fratello, al padre nella conduzione dell’azienda il loro obbiettivo è diventato il progresso delle tecnologie prodotte per venire incontro alle sempre crescenti esigenze estetiche dei progettisti, alla maggior durabilità nel tempo del prodotto ed alle qualità di performance richieste da normative in continua evoluzione.

L’impiego del legno nacque da un scelta pressoché casuale all’epoca dell’origine dell’azienda mentre ora viene condivisa pienamente anche per motivi di sensibilità ecologica: il legno è infatti contenitore di CO2.

Riagganciandosi al discorso della qualità che dura nel tempo Cino Zucchi, prendendo la parola, cita Cartier che, a proposito dei suoi collier e gioielli disse: “la qualità rimane anche molto tempo dopo che il prezzo pagato è stato dimenticato”. Effettivamente è vero ma, si chiede Zucchi, quanti di noi sono disposti a pagare di più per una cosa bella che dura nel tempo?

Lo viviamo quotidianamente in cantiere dove l’architetto spesso è visto solo come colui che vuol far spendere soldi al committente. L’architetto per il committente è prezioso quando mette un timbro sui disegni e lo rimane finché non arriva l’autorizzazione edilizia, dopodiché viene visto (fortunatamente non sempre) come colui attento a dettagli forse inutili e cara qualità estetica.

Prosegue Zucchi con un’excursus molto breve dal passato dove la dicotomia tra forma del materiale e forma dell’architettura ha creato la storia dell’architettura stessa e differenza dell’arte dove il materiale è un mezzo di espressione. In architettura c’è sempre stato un conflitto tra la voglia di scolpire e la resistenza del materiale.

Il Moderno hai poi complicato le cose in tema di materiale e architettura; e qui Zucchi ricorre nuovamente alle citazioni: Walter Banjamin si chiedeva quando gli oggetti ci mostreranno nuovamente ciò che in essi appartiene alla natura mentre Paul Valery in “L’homme e la coquille” confrontando la perfezione della conchiglia con la produzione umana esalta la possibilità dell’uomo di scegliere la materia e la libertà di sbagliare.

Il mondo moderno tenta di dare forme nuove ai nuovi materiali: troviamo Mies che tenta di fare in cemento armato i suoi famosi pilastri a croce in ferro,mentre Nervi progetta architetture più organiche, dalle forme quasi animalesche. Adolf Loos infine dichiara che il legno si può dipingere di qualunque colore tranne che color legno come le calze delle ballerine che possono essere di qualunque colore tranne che color carne.

Arrivando alla nostra contemporaneità, Cino Zucchi, sostiene che siamo ancora degli assemblatori di elementi costruttivi che a volte facciamo addirittura fatica ad assemblare per poter essere fedeli sia al committente che al paesaggio che accoglie le nostre opere.

L’architettura contemporanea utilizza i rivestimenti che rappresentano la pelle dell’edificio; una pelle divenuta molto leggera rispetto al passato, mentre la forma (citando questa volta il pittore tedesco Fűssli) si trova per caso ma si tiene per scelta e la naturalezza richiede molto mestiere.

Infine una domanda sulla durabilità dell’architettura e della materia: teniamo presente, dice Zucchi, che madre natura prima o poi si riprende tutto.

Parentesi dolce-amara della serata quando dal pubblico arriva una domanda esplicita a Zucchi, sulle difficoltà della professione che sono solo in parte filtrate dalla bella chiacchierata: Cino Zucchi, senza abbandonare la sua consueta ironia, spiega che gli architetti sono quotidianamente in trincea, con le mani legate dal tempo, dai soldi e dalle certificazioni. Oramai gli architetti devono solo assemblare usando, purtroppo, soltanto margini di libertà. Il marketing e l’ecologia stanno iniziando a diventare un problema; solo un esempio su tutti: i materiali utilizzati per i rivestimenti a cappotto prima o poi andranno anche smaltiti e più un edificio è isolato più si isola anche dall’ambiente che lo accoglie.

Laura Truzzi

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