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EXPO, occasione (quasi) perduta?

Dal 05.11.2009 al 05.11.2010

Dibattito acceso sul Corriere, con l'articolo in prima di Giangiacomo Schiavi il 4 novembre e la risposta di Lucio Stanca del 5, oltre agli artcoli di Elisabetta Soglio e Armando Stella

Da "Il Corriere della Sera" di mercoledì 4 novembre 2009, pag.1

«EXPO, L’occasione (quasi) perduta»

Tra liti, immobilismo e buchi di bilancio

Nell’Italia che ha altro a cui pensare, parlare di Expo e di Milano sembra quasi fuori luogo, ma il sinistro scricchiolio che arriva dal capoluogo del Nord (opere pubbliche in ritardo, finanziamenti tagliati, risse istituzionali, conti pubblici in rosso) è un brutto segnale per tutti. Se uno dei motori possibili della ripresa è già in avaria vuol dire che c’è un allarme da non sottovalutare che va oltre il silenzio del ministro del Tesoro, il disinteresse della Lega e il gelo del premier: vuol dire che Milano rischia di perdersi ancora una volta nei ritardi e nelle nebbie della bassa politica, rinunciando a quel ruolo tante volte invocato di guida, di traino dell’intero Paese.

C’è sicuramente un malessere generale, il peso di una crisi che avvolge un po’ tutti, ma se dopo il rullio di tamburi per l’Expo il risultato percepito è solo un balletto di potere, una inutile guerra tra Roma e Milano, allora vuol dire che non interessa la partecipazione, la potenzialità civica della città, il progetto di rilancio capace di dare una prospettiva al futuro di tanti giovani. Milano in questi giorni sta facendo da sola la sua parte, e male. Undici milioni di deficit all’inizio della gestione non sono una buona partenza. L’Expo 2015, nonostante il masterplan e l’orto globale dedicato ai valori della sostenibilità, dell’ambiente e della ricerca contro la fame nel mondo, resta un’incompiuta che non decolla. Doveva dare alla città più metropolitane e meno traffico, più decoro e meno degrado, un sistema di infrastrutture da capitale europea e una Grande Brera da offrire ai visitatori di tutto il mondo. Ma tra accuse, dimenticanze romane e buchi di bilancio, il grande evento sta diventando il pretesto per un regolamento di conti, una litania di occasioni perdute.

Colpiscono l’inerzia, l’immobilismo, il gioco delle parti: la Provincia senza fondi, la Regione già in campagna elettorale, il sindaco Moratti schiacciato in un angolo dai dubbi nella maggioranza sulla sua ricandidatura. Ma sorprende di più l’incapacità di coinvolgere le forze positive di Milano in un progetto importante, da presentare al mondo: la città dei talenti, dei creativi, dell’imprenditoria diffusa, delle università e della ricerca si aspettava (e meritava) molto di più.

E così si perde il senso di un’opportunità, di un futuro che con l’Expo si potrebbe inventare, come nel lontano 1881, quando Milano odorava ancora di fieno e acque stagnanti ma era una città in divenire e faceva decollare, insieme alle fabbriche, la «vitalità del sentimento » nelle arti e nella scienza. Servirebbe qualche segnale diverso da parte di chi governa questo evento, da Milano e anche da Roma, un’assunzione di responsabilità sui finanziamenti dovuti, un maggior gioco di squadra. Oggi l’Expo sembra diventata una clava per colpire l’avversario, un simbolo che mostra più inefficienze che potenzialità. Forse si può ancora rimediare, correggere la rotta, restituire a Milano l’orgoglio di fare e fare bene. L’Expo non è più una partita immobiliare, è l’occasione per mostrare le buone pratiche di un Paese e di una città. Il nuovo disegno architettonico è un’idea che va sfruttata meglio, mobilitando energie che creano consenso. Anche nell’austerità ci può essere entusiasmo. I privati pronti a dare una mano non mancano, ma oggi chiedono dove si andrà con l’Expo 2015: verso il mondo o in un ingorgo di traffico, come a una sagra di paese?

Giangiacomo Schiavi

 

Lettera al Direttore, da "Il Corriere della Sera" di giovedì 5 novembre 2009, sezione "Idee e Opinioni", pag.19

«L’Expo (senza risse) è un bene per il Paese»

Caro Direttore, ho letto con interesse l’articolo di Giangiacomo Schiavi che apriva il Corriere della Sera di ieri, intitolato «Expo, l’occasione (quasi) perduta». L’ho trovato ricco di spunti interessanti e di osservazioni. Su molti punti sono d’accordo. A cominciare dal ruolo della politica. D’altra parte, appena una settimana fa ho lanciato l’allarme con un’intervista in cui sostenevo che non è giusto che una certa politica — e ribadisco: una certa — abbia usato e continui a usare l’Expo come strumento di lotta. Non ci si rende conto che con queste polemiche si crea un danno gravissimo all’immagine dell’Expo.

Io sono convinto che l’Expo sia un bene comune, che appartiene anzitutto ai cittadini e come tale va tutelato. Tutti si devono impegnare a sostegno dell’Expo, compresi i politici e i media. Purtroppo questo non sempre accade e dunque si sentono quei «sinistri scricchiolii » che Schiavi lamenta nel suo articolo. Lì stanno le responsabilità, ma lì sta anche, a mio avviso, la possibilità di una svolta positiva. È una questione di mentalità e anche di cultura: non possiamo dimenticarci che stiamo parlando dell’evento più importante che l’Italia ha in programma sulla scena internazionale. Si parla di «buchi di bilancio». Io chiedo al Corriere , ma anche a tanti altri che in questi giorni si cimentano con questo capitolo, di avere la cortesia di andare a vedere il Dossier di candidatura di Expo 2015 (pag. 462). Vadano a leggere quel che c’era scritto in quel documento. Così come sarebbe interessante che si andasse a leggere quel che è successo per manifestazioni simili. Per eventi come Expo o le Olimpiadi è una caratteristica strutturale che all’inizio ci siano delle perdite. Soltanto nel 2015 potremo parlare di ricavi, che Expo otterrà dai biglietti, dalle sponsorizzazioni, dal merchandising e via dicendo. Fino a quella data, lo ripeto, sono previste spese, non ricavi. Dimenticare queste caratteristiche strutturali di una start up come Expo 2015, significa creare un caso dal niente.

Per quanto ci riguarda, siamo responsabilmente sereni. Anche perché le notizie positive non mancano. Il Bie (Bureau International des Expositions, l’organismo internazionale che assegna le Expo e ne verifica il percorso di fattibilità), per esempio, anche nel recente incontro ci ha confortato con il suo giudizio positivo sia sul rispetto dei tempi, sia sulla nostra attività. Nelle spese, trattandosi di soldi pubblici, siamo più che oculati. Per le assunzioni non abbiamo scelto amici o amici degli amici, ma ci siamo affidati al mercato, badando al valore e alla professionalità dei candidati.

Quanto ai finanziamenti alla società di cui sono responsabile, pur comprendendo le difficoltà che il Paese sta attraversando, mi attengo ai fatti. Il governo, con la Finanziaria 2008, ha stanziato i soldi previsti, e i soci locali in più occasioni hanno ribadito l’impegno a fare la propria parte.

Ma le ragioni di maggior soddisfazione vengono anche da altro. Per esempio da quella che Schiavi chiama «la città dei talenti, dei creativi, dell’imprenditoria diffusa, delle università e della ricerca». Proprio da qui vengono— e li siamo andati a scegliere ben oltre i confini di Milano — i cinque architetti che hanno elaborato l’idea generale per Expo 2015. Da qui (dal Politecnico, per la precisione) i quindici neolaureati che abbiamo assunto per trasformare in progetti concreti le linee guida di quel Masterplan. Expo S.p.A. sta già investendo sulle nuove generazioni, attingendo dalle eccellenze della Milano universitaria. Non è, questo, già da solo un segnale che indurrebbe qualche ragione di fiducia in più?

O vogliamo parlare del rapporto con Confindustria e Camera di commercio, che hanno già messo al lavoro tavoli tematici?
O del nostro Gruppo cultura, del Comitato scientifico dove ci sono scienziati italiani o stranieri di caratura mondiale?

Certo, potevamo scegliere una strada più semplice. Ma oggi possiamo dire che Expo 2015 non sarà una Fiera di oggetti in mostra. Sarà una straordinaria occasione anche culturale, in cui l’innovazione giocherà una funzione molto importante nello sviluppo del tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Ora si tratta di elaborare un piano di attrazione e funzionalità all’altezza del progetto.

Lucio Stanca, Amministratore delegato Expo 2015 S.p.A. 

 

Da "Il Corriere della Sera" di giovedì 5 novembre 2009, sezione "Cronaca di Milano", pag.1

«Pronti 5 miliardi per l’Expo»

Casero: il governo manterrà gli impegni. Ora tocca agli enti locali
Il viceministro Castelli: venerdì lo stanziamento per Pedemontana e linee 4 e 5 del metrò

La rassicurazione, dopo rinvii, dubbi e tormenti, arriva direttamente dal viceministro Roberto Castelli: «Il Cipe darà il via libera ai fondi per la M4, la M5, la Pedemontana e per la convenzione Cal-Tem». È il sottosegretario Luigi Casero a commentare dunque che «lo Stato ha fatto la sua parte. Ora tocca agli enti locali far decollare il progetto». Se dunque non ci dovrebbero essere sorprese dal Cipe, che si riunisce domani a Roma, il governo starebbe anche definendo il decreto legge che consente al Comune di sforare il patto di stabilità per le infrastrutture di Expo: ossigeno per il bilancio a rischio del Comune. E il presidente di Assimpredil, Claudio De Albertis: «Pronti a un project financing per il sito espositivo».

 

Da "Il Corriere" di giovedì 5 novembre 2009, sezione "Cronaca di Milano", pag.2

«Venerdì il Cipe stanzierà i fondi per Pedemontana e linee 4 e 5 del metrò»

Verso il 2015 Il sottosegretario Casero: mantenuti gli impegni, ora tocca agli enti locali. Assimpredil: creare un grande evento
Il governo: Expo, Milano faccia la sua parte

I soldi di Expo ci sono. Almeno quelli del Governo che si appresta, domani durante la seduta del Cipe, a dare via libera e fondi alle opere inserite nel piano delle infrastrutture per il 2015. La garanzia, dopo molti rinvii e una gran patema d’animo dei vertici istituzionali, arriva direttamente dal viceministro Roberto Castelli: «A fine settimana il Cipe approverà i progetti definitivi di Pedemontana, M4 e M5 per un totale di 5,582 miliardi e la convenzione Cal-Tem».

Allo stesso tempo, il Governo ha garantito l’impegno a definire un decreto ad hoc che consenta al Comune di sforare il patto di stabilità per quanto riguarda le opere di Expo: un passaggio necessario per evitare al Comune di dover di fatto bloccare i propri investimenti. Questa mattina saranno in missione a Roma gli assessori al Bilancio e alle Infrastrutture, Giacomo Beretta ed Edoardo Croci, che con i dirigenti dei loro uffici verificheranno la percorribilità di questa strada.

Nell’intera vicenda ha giocato un ruolo fondamentale il sottosegretario alle Finanze, Luigi Casero, che si è speso anche per la vicenda Expo e rilancia: «Il Governo sta mantenendo tutti gli impegni presi. Adesso ci aspettiamo che le istituzioni locali facciano la loro parte, creando un evento davvero attrattivo. Bisogna far decollare il progetto». Se domani si chiuderà la partita dei finanziamenti governativi, in effetti, il cerino torna nelle mani dei vertici milanesi.

Sempre domani, il sindaco Letizia Moratti, il presidente della Regione Roberto Formigoni e il presidente della Provincia Guido Podestà dovrebbero incontrarsi con l’amministratore delegato Lucio Stanca. I nodi aperti sono i soliti: anzitutto, la partita dei contributi, che le tre istituzioni hanno confermato di voler garantire entro fine anno (per coprire le spese di gestione dell’avviamento, arrivate a 11,6 milioni di euro). Manca ancora la declinazione di queste spese e un prospetto di quelle future, precisazioni che sono state sollecitate dagli stessi soci.

Nei giorni scorsi, è stato Formigoni a spiegare che, dopo la registrazione dell’evento da parte del Bie (prevista per il 30 aprile) «i privati potranno dare il loro contributo ». Ma che anche il mondo imprenditoriale milanese sdia pronto a muoversi e solleciti una svolta è un dato di fatto: «Forse c’è stata finora poca partecipazione della città alla costruzione dell’evento, che rimane ancora impalpabile », ammette il presidente di Assimpredil, Claudio De Albertis. E prosegue: «Se vogliamo portare 20 o 30 milioni di turisti a vedere Expo, dobbiamo creare davvero un evento unico e attrattivo, un grande orto botanico che assomigli a un parco di divertimenti e di grande richiamo turistico». Su questo, i costruttori sono pronti a fare la loro parte: «Stiamo lavorando per capire se possiamo fare una sorta di project financing per il sito espositivo, così si limiterebbe l’uso di risorse pubbliche per questa voce». Anche la Camera di Commercio, per altro socio di Expo, è al lavoro per capire come garantire un contributo dei privati al progetto e come 'vendere' l’evento fuori dai nostri confini.

E stanno lavorando anche architetti e ingegneri dell’ufficio di piano, che stanno traducendo in un masterplan il concept plan presentato ad inizio settembre dagli architetti coordinati da Stefano Boeri. Perché non è proprio detto che tutto debba rimanere come era stato pensato.

Elisabetta Soglio 

 

«Via libera al pacchetto-Expo»

Sbloccati i fondi per Pedemontana, Tangenziale esterna e linee 4 e 5 del metrò

Una talpa sotto Linate: lo scavo della linea 4 del metrò partirà dall’aeroporto e, nella migliore delle ipotesi, i cantieri apriranno nella primavera 2010. Il secondo lotto della M5, invece, dovrebbe prendere forma già entro l’anno con espropri e opere preliminari. Il pre-Cipe di ieri ha approvato i due progetti e il Cipe di oggi dovrebbe confermare i fondi: il governo finanzia il pacchetto di opere Expo con 5,8 miliardi di euro (di cui 1,2 miliardi per i metrò). Nell’elenco figurano anche Pedemontana (via a gennaio), Tem, il collegamento Lecco-Bergamo e il metrò di Brescia.

Eliminata la M6, Milano avrà due nuove linee sotterranee entro il 2015. I cantieri del primo tratto M5, nove fermate da Garibaldi a Bignami, sono già in fase avanzata. Ieri, il pre-Cipe ha promosso anche il secondo troncone, dal cimitero Monumentale allo stadio di San Siro: 6,7 chilometri e 10 stazioni per un investimento di 657 milioni (il 40 per cento dei fondi dallo Stato, il resto dagli enti locali).

La linea 4 avrà 21 stazioni su 15,2 chilometri di tracciato. La prima tratta, da San Cristoforo al Policlinico (13 fermate, 7 chilometri: 790 milioni) collegherà il sud-ovest al centro con 13 stazioni. Ieri, il pre-Cipe ha approvato la seconda tratta, 8 stazioni da San Babila a Linate, 7,7 chilometri interrati: sarà un metrò «leggero» senza conducente per 60 mila passeggeri l’ora. Il costo del secondo lotto di M4 è di 910 milioni di euro e lo Stato dovrebbe coprire il 60 per cento dei costi, oltre 400 milioni che sarebbero stornati dal fu progetto M6 (che costava 870 milioni): sarà necessario un decreto ad hoc della presidenza del consiglio dei ministri per il cambio di destinazione d’uso. Non solo. La presidenza del consiglio dovrà firmare un secondo decreto per consentire al Comune di sforare il patto di stabilità: Palazzo Marino deve aprire un mutuo da circa 550 milioni per la prima tratta della M4.

«Dopo una riunione difficile, si è trovata una soluzione. Abbiamo tenuto botta su tutto», commenta soddisfatto l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo. Alla riunione di oggi arriveranno, «si spera, conferme e certezze». E i tempi? «Gli scavi archeologici per la M4 sono già stati completati, assegneremo insieme primo e secondo lotto. Nel primo semestre 2010 avvieremo i cantieri», assicura l’assessore comunale Edoardo Croci: «Quanto alla M5, daremo continuità alle opere in corso». Una talpa via l’altra. Ma si farà in tempo per l’Expo? «Dobbiamo farcela».

Armando Stella 

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