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il passato è passato solo nel presente

Dal 23.06.2009 al 23.07.2009

Presentato il 17 giugno 09 presso il nostro Ordine il libro "Architettura & Territorio. Una ricerca attraverso il Progetto" di Cesare Macchi Cassia e Ugo Ischia

La serata del 17 giugno, in occasione della presentazione del libro “Architettura e Territorio. Una ricerca attraverso il progetto” di Cesare Macchi Cassia e Ugo Ischia (Forum Edizioni), si inserisce nei periodici incontri con la varie sfaccettature del mestiere dell’architetto che si tengono presso la sede dell’Ordine di via Solferino.
Nella contemporaneità che, come dice Franco Raggi introducendo la serata, esalta i grandi acuti dei singoli tenori planetari con scarsa attenzione al contesto, il libro rappresenta invece tanti anni di gestione della progettazione attraverso un metodo coerente in tutte le scale di intervento.
Silvano Tintori, vicepresidente dell’Ordine, legato da profonda amicizia con Macchi Cassia si concentra su due elementi che emergono dalla lettura del libro: l’importanza che ha sempre dato Macchi Cassia alla forma, e il nuovo approccio al progetto urbano che fonda le sue radici storiche nel piano per Philadelphia. Con la crisi della modernità e la deindustrializzazione che porta l’urbanistica a sostituire gli elementi urbani per analogia, Macchi Cassia pone il progetto urbano come risposta alla necessità di riconquistare all’Architettura un ruolo nella costruzione della città contemporanea. L’architettura, per Macchi Cassia dev’essere in stretto rapporto con il luogo e la sua cultura. D’accordo con questa osservazione, Matteo Bolocan Goldstein, prendendo la parola, dichiara subito un certo imbarazzo culturale di fronte al tema del progetto che l’ha indotto a rivedere anche i precedenti dossier relativi al lavoro di Macchi Cassia. Due sono gli elementi che Matteo Bolocan ha sintetizzato: i temi ricorrenti nel lavoro del professore, che riguardano un’architettura molto radicata nel territorio con l’approccio, classico e storico dell’evoluzione della città e Milano come territorio urbano dominato dalla linearità e dal multicentrismo contrapposto al monocentrismo.
Il lungo intervento di Antonio Monestriroli, mentre in sala scorrono le immagini tratte dal libro presentato, coglie altri dettagli del lavoro dello studio Macchi Cassia: la forte coerenza formale senza retorica e l’importanza della ricerca che andava di pari passo con la professione, ponendo ancora una volta l'innovazione al centro della ricerca, tentando di immaginare e anticipare i bisogni della società.
Quattro sono invece i temi che Macchi Cassia e Ischia hanno raggruppato nel libro e che Monestiroli ripercorre: la flessibilità, la forma, la storia e il paesaggio. Monestiroli si chiede innanzitutto perché sia stata considerata prima la flessibilità e poi la forma; domanda a cui darà risposta Macchi Cassia in chiusura di serata: la forma ci serve per dare voce ai desideri di flessibilità. A proposito della flessibilità, Monestiroli la considera, al contrario di Macchi Cassia, una specie di malattia del paesaggio d’oggi, frutto della frammentazione. Proseguendo la ricognizione del libro: la storia è figlia della contemporaneità in quanto, citando Ernesto Rogers, maestro di Macchi Cassia: “il passato è passato solo nel presente”.
Infine il paesaggio: per Macchi Cassia bisogna trovare nuovi strumenti per il vecchio tema di dare forma al paesaggio.
C’è poi, fa notare Monestiroli, un quinto elemento, lo stile, a cui non è stato dedicato un capitolo specifico nel libro ma che rappresenta il fil rouge del libro stesso; questo avviene per volontà di Macchi Cassia per il quale, attraverso il riconoscimento della forma, si condivide uno stile.
Secondo Bernardo Secchi il libro apre tantissime riflessioni: innanzitutto la necessità di dare un disegno alla forma del paesaggio, nonché alla città diffusa che, secondo Secchi esiste ed è abitata dal 40% della popolazione italiana. Nessuno ha pensato che anche la forma della città diffusa va progettata e soprattutto questo discorso è valido per Milano dove il nuovo Piano di Governo del territorio si limita ad essere una raccolta di piccoli aneddoti locali. Bisogna dare a Milano una forma ricca di significato. Conclude Bernardo Secchi affermando che il libro, sicuramente originale e coinvolgente, avrebbe voluto averlo scritto lui.
In chiusura di serata Franco Raggi invita Macchi Cassia, presente tra il pubblico in sala, ad intervenire. Il professore ringrazia i colleghi che sono intervenuti per aver colto il significato dei contenuti del saggio e mette l’accento sull’aspetto didattico del testo. Per lui è molto importante che la professione, la ricerca e la didattica non si perdano mai di vista. Ha scritto il libro per insegnare ai giovani che ricerchino, attraverso la professione futura, di dare ancora una forma al paesaggio.


Laura Truzzi

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