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Settimana del 27 aprile 2009

Dal 04.05.2009 al 06.05.2009

Settimanale rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali

Il Salone ha chiuso evviva il Salone
Il Salone ha chiuso, viva il Salone del Mobile. Viva il FuoriSalone. Per ritrovare un momento altrettanto corale della città dobbiamo aspettare il prossimo. Moda e design sono le due vere espressioni dell' internazionalità di Milano con una differenza: la moda riguarda pochi, ricchi, tendenzialmente esclusivi e in città mobilita solo la curiosità. Quando c' è la moda i milanesi, se tutto va bene, origliano. Gli "eventi", le sfilate, gli aperitivi e i pranzi della moda hanno sempre un contorno di marcantoni vestiti di nero, con occhiali da sole a notte fonda che scrutano gli invitati con sospetto anche se hanno un invito scritto. Per il Salone no, per il FuoriSalone proprio non se ne parla. Intorno c' è la città, la città dentro e fuori in questa sorta di affascinantee disordinato carosello dove tutti hanno l' ansia di vedere tutto e di mostrarsi a tutti. Il Salone ci fa bene: una delle rare, anzi rarissime occasioni in cui scompare lo scontro generazionale. Il vecchio designer, quello che ha già i suoi pezzi al MoMA Museum, condivide l' atmosfera e l' interesse della gente come i giovani con la loro creatività spinta fin alla performance da teatro di strada. NON tutto quello che si è visto merita attenzione, la qualità è molto disomogenea, gli errori dei giovani sono frequenti ma la creatività fa premio su tutto. Cancella differenze sociali, ideologiche, etniche e travolge i nazionalismi, ricorda nei fatti l' incipit dell' articolo 3 della Costituzione. Mai come in questi giorni si sono visti tanti giovani stranieri a Milano, molto diversi da quelli della moda che son manichini e non attori di un teatro che mescola platea a scena come nel FuoriSalone. Si sono mescolate istituzioni e università, accademie e underground, si sono aperti luoghi deputati della cultura e spazi inusuali. Il FuoriSalone è stata come sempre la vittoria di via Tortona e dintorni, ma anche dell' Isola e di Bovisa. Forse, con la sola eccezione di Bovisa, questi quartieri sono frutto di una crescita disordinata della città. Via Tortona e Via Savona sono state indicate come il fallimento della vecchia urbanistica, dello svicolamento del privato rispetto alle norme - vedi i loft - della tacita compiacenza di chi doveva governare il territorio. Questo disordine urbano, la viabilità caotica di questi giorni, la folla sono le ragioni del successo? Perché i creativi hanno scelto queste vie? Perché la gente dei quartieri non si è ribellata al disagio? Perché sapevano che sarebbe durato solo una settimana? Forse, ma non è tutto. Proprio in questi giorni sembra si sia decretato il definitivo fallimento di Largo Corsia dei Servi mai uscita dal ruolo di retrobottega di Corso Vittorio Emanuele. Eppure poteva essere l' ombelico della città. Chi pensa al futuro urbanistico di Milano, forse, qualche nuova riflessione dovrebbe farla tra la vita della città e la sua forma. Il comportamento sociale della gente è una delle cose più delicate da investigare: rave party, Salone, FuoriSalone, moda, kebab, vita di tutti i giorni, automobili, pendolarismo e nuove povertà sono tutti episodi da collocare nello stesso recinto.
LUCA BELTRAMI GADOLA
La Repubblica
28-04-09, pagina 1 sezione MILANO

 

Crescenzago, 600 firme 'Più scuole e meno case'
Ci sono le case, la popolazione raddoppierà nel giro di poco, ma mancano le strade, la scuola e le fermate dell' autobus. Per questo protestano gli abitanti di Crescenzago, sostenuti nella loro battaglia da don Virginio Colmegna, presidente dalla Casa della Carità di via Brambilla. È stato lui ad organizzare, per conto delle associazioni di quartiere, la consegna delle 600 firme raccolte in quartiere a Manfredi Palmeri e ad Andrea Fanzago, presidente e vicepresidente del consiglio comunale. I cittadini di questo lembo di periferia est non sono più preoccupati per l' arrivo dei nomadi e degli immigrati, ma per l' evoluzione urbanistica del quartiere voluta dal Comune nonostante l' assenza, denunciano gli abitanti, dei servizi essenziali. Nel mirino c' è l' insediamento nascente tra via Adriano e Cascina San Giuseppe, area dell' ex Marelli, dove andranno ad abitare altre cinquemila persone che si aggiungono alle cinquemila che già hanno acquistato casa. «Le richieste dei cittadini sono le nostre - spiega don Colmegna - Il rapporto con il quartiere è ormai strettissimo, abbiamo gli anziani sempre da noi, li porteremo per la prima volta alla Scala. Il Comune deve pensare anche ai servizi oltre che alle case». Nella petizione si chiede «un polo scolastico aperto e integrato e una rete viabilistica e di trasporti capace di allentare la morsa del traffico e dell' inquinamento». Il vicepresidente Fanzago promette: «Porterò alle commissioni comunali i temi che ci hanno sottoposto i cittadini». Fra le altre, anche la richiesta che rimanga destinato alla scuola il centro di formazione Achille Grandi, proprietà della Regione Lombardia. Anche il consiglio di Zona 2 si sta occupando del nuovo quartiere Adriano-Marelli. Ma nessun rappresentante dei diversi assessorati coinvolti ha mai risposto alle richieste di incontro.
ZITA DAZZI
La Repubblica
29-04-09, pagina 5 sezione MILANO

   
Rivolta contro il campus 'Sarà un ecomostro'
«Fermiamo l' ecomostro di via Botticelli». È la chiamata alle armi che il "Comitato di zona 3 per via Botticelli", in zona Città studi, dopo aver già raccolto oltre mille firme sta facendo girare da giorni per arruolare forze da schierare alla commissione urbanistica del consiglio di zona, oggi alle 19. Il bersaglio della protesta è la residenza universitaria, "Progetto Campus", che dovrebbe sorgere al posto dell' ex Istituto Rizzoli per le arti grafiche: 15 piani, più quattro interrati per 170 posti auto, circa 600 unità abitative e negozi. Campus per cui a metà aprile è stato chiesto a Palazzo Marino il via libera per costruire, dopo che la commissione edilizia ha già dato parere positivo. «Un edificio di dimensioni spropositate dall' impatto ambientale devastante - attacca Francesca Maffioletti, esponente del comitato - saranno 600 nuovi "abitanti di passaggio" che congestioneranno la zona». Nulla di preconcetto: «Non siamo contrari per principio - precisa - ma altrove vengono costruiti in periferia, dove c' è più spazio. È speculazione immobiliare privata: una residenza di lusso per studenti che possono permettersi prezzi elevati con solo una piccola quota a canone calmierato». Di location strategica, vicina a Politecnico e Statale, parla il progettista, l' architetto Giancarlo Marzorati: «La carenza di residenze universitarie è fin troppo nota - commenta Marzorati che oggi, per la presentazione del progetto definitivo, sarà all' incontro con la proprietà, la Gf1 Real estate - . I coni d' ombra sono rispettati e l' edificio l' abbiamo già anche abbassato. Ma siamo ancora disponibilia parlarne». Apertura anche sulla quota totale dell' edificio da riservare a prezzi calmierati: «Si deciderà in sede di convenzione con Comune e Politecnico ma l' idea è di aumentare la quota di edilizia convenzionata, ora fissata al 10 per cento».
ILARIA CARRA
La Repubblica
29-04-09, pagina 5 sezione MILANO     


Comune e Provincia, parte la sfida della Grande Milano
Palazzo Marino punta sul supersindaco. Scontro Penati-Podestà sui tempi della città metropolitana

Milano sarà città metropolitana. O, per lo meno, il disegno di legge sul federalismo fiscale approvato l' altro giorno in Senato, prevede la possibilità che Milano si trasformi in città metropolitana. Con la conseguenza, che la Provincia sarà destinata a svanire per lasciare posto al nuovo governo di area vasta. Un iter lungo. Che prevede diversi passaggi. Il primo: ci deve essere un accordo tra Comune e Provincia per dare il via libera all' operazione. Poi si dovrà procedere al referendum confermativo. Solo a quel punto interverrà il Parlamento e nascerà la vera città metropolitana. Ma per una provincia che sparisce, ce n' è un' altra che arriva. Quella di Monza e Brianza dove si voterà il 6 e il 7 giugno. Due sedi di «governo» a distanza di pochi chilometri. Da una parte la semplificazione, dall' altra la complicazione. Ma quasi tutto l' arco politico giustifica l' operazione: la provincia di Monza e Brianza non si tocca. Torna la città metropolitana. E torna la querelle tra i due candidati alla Provincia destinata a sparire. Filippo Penati rilancia la sfida: «Chiedo a Guido Podestà di accettare la scommessa. Se diventerò presidente della Provincia sono pronto a terminare il mandato nel 2011, quando si dovrà procedere a nuove elezioni comunali. È il momento giusto per far nascere la Milano metropolitana». La replica di Podestà è secca: «Non è Penati a dover dettare i tempi. I tempi verranno dettati dal Parlamento. Tra un mese, tra un anno, due, tre. Io sono pronto». Ma i due sfidanti stanno lavorando anche ai contenuti e alle competenze del nuovo governo metropolitano. Podestà si è assicurato la collaborazione dell' ex sindaco, Carlo Tognoli. «Ma sia ben chiaro - spiega Tognoli - che questa non è nè una candidatura, nè la ricerca di un posto in giunta. Semplicemente, mi occupo di città metropolitana da 30 anni». E Tognoli disegna un possibile futuro. Un sindaco e un consiglio della città metropolitana che si dovranno occupare delle politiche di area vasta: ambiente, politica economica degli enti locali, l' urbanistica, i trasporti, le comunicazioni. Restano i sindaci, anche il sindaco di Milano. «Non può sparire il sindaco di Milano come tale. Sarebbe un errore psicologico». Chiaramente i comuni dovranno delegare una serie di competenze al governo metropolitano. «Questo potrebbe provocare delle reazioni. Per cui sarebbe auspicabile un' assemblea dei sindaci come camera di compensazione». Ma Podestà va anche più in là di Tognoli: «Non bisogna mai dimenticare che Milano ha una dimensione e una prospettiva di relazione che va ben oltre la provincia. Milano è una città-regione». Penati, invece, sta lavorando con il suo gruppo. «Le competenze - attacca - sono tutte da inventare. Ma mi auguro che i decreti attuativi non siano uguali per tutte le città metropolitane, perché i bisogni di Napoli non sono gli stessi di Milano». Per Penati le competenze della città metropolitana dovranno riguardare le infrastrutture, il trasporto pubblico, le politiche ambientali, le risorse idriche, i rifiuti, la programmazione del territorio di larga scala e la formazione e il lavoro. «Devono essere poteri veri, non di solo coordinamento. E credo che alcune cose attualmente in mano alla Provincia debbano passare ai sindaci dei comuni interessati all' area metropolitana come la cultura e il welfare». E il Comune di Milano? «Dovrebbe trasformare le proprie zone in municipalità, con tanti sindaci delle municipalità». La strada è ancora lunga. Maurizio Giannattasio
Giannattasio Maurizio
Pagina 3
(1 maggio 2009) - Corriere della Sera


Segretario cittadino Pdl
Casero: Fiera e Expo sono fuori città L' obiettivo è garantire servizi più efficienti
Luigi Casero Rapporto più diretto tra quanto si paga e quanto si riceve

Un' area più ampia di quella dell' attuale città. Con competenze più forti di quelle dell' attuale Provincia. Con a capo una figura nuova, poco somigliante a quella dell' attuale sindaco. L' onorevole Luigi Casero, segretario cittadino del Pdl, prova a tracciare i caratteri della futura città metropolitana. On. Casero, che cosa significa città metropolitana? «In questo momento è una possibilità su cui bisogna lavorare, individuando un' area più ampia dell' attuale con competenze forti su urbanistica, viabilità, ma anche su politiche sociali e ambientali». La Provincia scomparirebbe? E quali sarebbero i nuovi livelli istituzionali? «Sono tutti aspetti da valutare. L' unica cosa certa è che non bisogna né aumentare i livelli né duplicarli». Il sindaco che fine farà? «Non sarà più il primo cittadino che conosciamo oggi, ma magari un sindaco con un territorio più vasto. Potremmo avvicinarci al modello di Parigi o delle principali aree metropolitane del mondo. Del resto, Milano è piccolissima. E i suoi principali servizi non sono sul territorio comunale: pensiamo solo alla Fiera». Come si tradurrà nei fatti il federalismo fiscale? «Ci sarà un rapporto più diretto tra quanto si paga e quanto si riceve e sarà garantita più autonomia nella gestione dei fondi».
Rossella Verga
Pagina 3
(1 maggio 2009) - Corriere della Sera


La Lega
«Piano del territorio Ippodromo salvo, lì non si costruirà»

«La pista d' allenamento dell' ippodromo è salva, è stata stralciata dalle lista delle aree su cui si potrà costruire». A cantar vittoria è il capogruppo leghista in Consiglio comunale Matteo Salvini, proprio alla vigilia del nuovo vertice di maggioranza (ci sarà anche il sindaco, stavolta) con a tema il Pgt, il maxi-documento che dovrà «pensionare» il vecchio piano regolatore. La svolta, secondo Salvini, sarebbe arrivata nel corso dell' ultimo tavolo tecnico che da un po' di settimane lavora alla limatura del Pgt. «Una parte dell' area dell' Ippodromo è stata stralciata perché non solo noi ma anche ampi settori di Forza Italia hanno espresso la loro contrarietà alla trasformazione di quel luogo storico». Dall' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, ancora nessun commento. La sua posizione è nota: «Parlerò solo dopo che sarà raggiunto l' accordo complessivo tra tutti i partiti della maggioranza». I contorni generali del piano li aveva però rivelati lo stesso Salvini: otto milioni di metri quadrati da edificare in una ventina di aree. «Troppi, chiederemo di dimezzare le volumetrie», era insorto il capogruppo lumbard. Domani nuovo vertice di maggioranza, dunque. Ma probabile, molto probabile che a questo punto l' accordo finale venga siglato solo dopo la tornata elettorale di giugno.
Senesi Andrea
Pagina 6
(3 maggio 2009) - Corriere della Sera


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