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Il clinker nell'architettura milanese

Dal 30.03.2009 al 30.04.2010

Dopo vetro e acciaio, presentiamo l'itinerario sul clinker che a Milano ha avuto una larga diffusione nel secondo dopoguerra come materiale di rivestimento per le facciate.

Si chiude il trittico dedicato ai materiali nell’architettura milanese con un itinerario sul clinker, un  tipo di laterizio ottenuto mediante cottura a temperature molto elevate, fino ad incipiente vetrificazione. Tale trattamento conferisce al prodotto il tipico aspetto lucido e brillante e ne incrementa le capacità meccaniche.

Assai diffuso nell’edilizia dal secondo dopoguerra, il clinker ha contribuito a caratterizzare l’immagine di Milano, rideclinando la tradizione del cotto in chiave moderna. Rispetto al mattone faccia-vista, autoportante, il clinker viene prodotto solitamente in piastrelle di vario formato, incollate direttamente alla superficie muraria: si tratta di una pelle, un involucro esterno che può assumere le forme più svariate. E’ un materiale molto resistente, sul quale tuttavia è difficile intervenire con parziali sostituzioni senza compromettere l’uniformità delle fughe, come dimostra il recente intervento sul condominio di Caccia Dominioni in Via Nievo al civico 10. L’aggiunta di pigmenti in fase di lavorazione, inoltre, permette di ottenere una vasta gamma di colori che, a contatto con la luce, assumono aspetti cangianti.

A Milano il clinker viene utilizzato per la prima volta nel Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio del 1933, dove nella definizione delle parti dell’edificio, viene accostato al granito rosa di Baveno: il primo concorre a caratterizzare i prospetti in corrispondenza delle zone espositive e il secondo viene utilizzato aulicamente per identificare gli ingressi verso la città, secondo uno schema concettuale tipico dell’autore.

E’ tuttavia a partire dagli anni cinquanta che questo materiale viene sperimentato in tutte le sue potenzialità: assume cromie azzurro-mare (Caccia Dominioni in via Nievo 28/a) viola-brunite (Latis in via Rossetti) viene assemblato con giochi geometrici (Mariani e Perogalli in via Beatrice d’Este) oppure viene prodotto nelle forme più svariate, un esagono o una canna di bambù (Caccia Dominioni in via Massena e via Tiziano), un quadrato (Castelli Ferrieri, Menghi e Gardella in via Marchiondi). A definire il carattere di quest’ultima opera, le piastrelle di clinker sono in grado di esprimere, secondo lo stesso Gardella, un’idea di durezza materica ed allo stesso tempo di ‘necessaria imprecisione’: una sorta di richiamo alla terra e al luogo del progetto.

Per visitare la sezione "Itinerari" del sito, clicca qui.

ALESSANDRO SARTORI
STEFANO SURIANO

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All'interno del programma di iniziative culturali promosso dall’Ordine degli Architetti, gli itinerari assumono un ruolo chiave nella valorizzazione dell'architettura contemporanea e nella comprensione della città e del territorio. La città di Milano presenta nelle realizzazioni dell'ultimo secolo una linea progettuale che rimanda, se pur in modo parziale e discontinuo, al significato profondo delle forme della città. Il progetto itinerari vuole costituire uno strumento per la promozione della conoscenza dell'architettura milanese, intesa non solo come possibilità di indagare teorie e soluzioni progettuali, ma anche come il consolidamento di un ambito culturale condiviso. Tale approccio intende proporre una molteplicità di sguardi sulla città come traino alle nuove ed imminenti trasformazioni urbane, riconsegnando ai cittadini l'idea di una città come fatto collettivo.

Itinerari di architettura moderna: l'architettura moderna come descrizione della città
Progetto a cura della Fondazione dell'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano

Coordinatore scientifico:
Maurizio Carones

Redazione:
Alessandro Sartori
Stefano Suriano

Curatori:
Marco Borsotti
Paolo Brambilla
Maria Vittoria Capitanucci
Maurizio Carones
Graziella Leyla Ciagà
Marco Lucchini
Laura Montedoro

Coordinamento attività:
Giulia Pellegrino

Ufficio Stampa:
Susanna Conte

Info: itinerari@ordinearchitetti.mi.it

 

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