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Settimana del 16 marzo 2009

Dal 23.03.2009 al 26.03.2009

Ecco la settimanale rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali

La Repubblica

16-03-09, pagina 1 sezione AFFARI FINANZA    

Mattone selvaggio anche i costruttori lanciano l'allarme

ADRIANO BONAFEDE


Anche questo è un piccolo 'miracolo' di Berlusconi. Non si era mai vista un' associazione di categoria mettere addirittura un freno ai progetti di liberalizzazione selvaggia del governo. Di solito le lobby imprenditoriali chiedono meno regole e più libertà. E di solito i governi fanno di volta in volta quello che possono, mantenendo però una certa fermezza sul rispetto delle regole e sui controlli. Stavolta, invece, è accaduto il contrario: il governo ha proposto di far saltare quasi tutti i lacci sull' edilizia, lasciando piena libertà di movimento ai costruttori. Così l' Ance, l' associazione nazionale dei costruttori edili presieduta da Paolo Buzzetti, ha potuto permettersi di fare la parte di chi ha a cuore anche il rispetto dell' ambiente, delle norme urbanistiche e dell' autonomia delle regioni e dei comuni, che sarebbero in buona parte bypassate dal provvedimento che l' esecutivo ha annunciato. Tutto ciò è potuto accadere perché il governo ha prospettato una liberalizzazione così drastica che mai nessun costruttore ci avrebbe scommesso un euro: fine della licenza di costruzione, sostituita da una certificazione del progettista; possibilità di aumentare del 20 o del 30 per cento (a seconda dei casi) la superficie e la cubatura di un edificio; possibilità di abbattere e ricostruire un immobile edificato prima del 1989; più tante altre piccole cose che facilitano i 'palazzinari' . Un Far West delle costruzioni, insomma, tanto che subito molti urbanisti e architetti sono insorti (sul sito di Repubblica.it è addirittura in atto una raccolta di firme per dire di no a questa riforma, che sarà all' esame del prossimo consiglio dei ministri questa settimana). Massimiliano Fuksas l' ha definita la "resa dello Stato". Uno Stato che viene giudicato da questo governo totalmente incapace di funzionare e perciò 'disattivato' a monte. Troppo persino per gli imprenditori, che non si aspettavano tanta abbondanza e temono anche un po' che nel far West possano farsi strada troppi 'furbetti del mattoncino' . Grazie, hanno detto in sostanza gli imprenditori dell' Ance, noi ci accontentiamo anche di qualcosa meno. E venerdì scorso hanno vergato insieme a Legambiente (un connubio davvero inedito) una nota in cui si auspica un «percorso che premi la qualità degli interventi e la professionalità degli operatori, definendo certezze più che deregolazioni generalizzate». Ma al di là della magnanimità e signorilità mostrate dall' Ance, in realtà i costruttori si stanno fregando le mani dalla contentezza. Di fronte a loro si è improvvisamente spalancata una sconfinata prateria di guadagni: l' istituto di ricerca Cresme ha calcolato che se la norma sull' aumento di superfici e cubature si applicasse anche soltanto al 10 per cento delle villette (escludendo quindi i condominii), che comunque raggruppano il 40 per cento delle abitazioni e l' 80 per cento degli edifici, si attiverebbero investimenti per 60 miliardi di euro. Gli immobili potenzialmente interessati sarebbero 9,5 milioni con 490 milioni di metri cubi aggiuntivi. Si tratta di cifre in grado di cambiare le carte in tavola, visto che in un anno il totale investimenti in nuove costruzioni è di circa 40 miliardi. Di fronte a questa opportunità, che stuzzica gli animal spirits non solo dei costruttori ma inutile negarlo anche dei piccoli proprietari, desiderosi di farsi «una o due stanze e un bagno in più», come ha detto Berlusconi, non è facile dire di no. Anche perché il bello di tutto questo è che non costerebbe nulla allo Stato e darebbe una spinta a un settore che negli ultimi due anni è entrato in crisi. Il più lungo boom immobiliare del dopoguerra dopo quello del miracolo economico degli anni Cinquanta è infatti da due anni alle nostre spalle. Iniziato nel 1998 ha toccato il picco nel 20062007 e poi si è fermato. Gli investimenti nel residenziale sono quelli che più di altri subcomparti sono crollati: meno 9,2 per cento nel 2008 stima il Cresme e nel 2009 ci si attende un ulteriore calo del 12,9 per cento (contro una media di tutto il settore del meno 5 per cento). In tutta la penisola gli imprenditori edili sono preoccupati per il forte aumento dell' invenduto, mentre le rate dei mutui attivati nella costruzione continuano ad accumularsi. «Le norme prospettate dal governo Berlusconi dice Lorenzo Bellicini, amministratore delegato del Censis non risolverebbero il problema dell' invenduto ma sicuramente darebbero una forte spinta alle piccole e medie imprese, oggi in crisi (le grandi sono impegnate soprattutto nelle opere pubbliche). Questa la valutazione strettamente economica. Ci sono naturalmente anche altre valutazioni, urbanistiche e paesaggistiche da una parte, e sociali dall' altra (la liberalizzazione del governo è rivolta soprattutto a chi la casa ce l' ha già e la vuole migliorare)». Da Assoimmobiliare, l' associazione che riunisce tutta l' industria di questo comparto e che aderisce a Confindustria, un' apertura alle norme (per ora solo annunciate) del governo: «Si apre una discussione molto utile dice il presidente Gualtiero Tamburini sulla riforma complessiva di una materia che ne ha davvero bisogno. Porremo una grande attenzione al processo legislativo da cui scaturirà la normativa quadro. Ma va ricordato che la Costituzione riserva alle Regioni la normativa urbanistica, mentre ai Comuni è demandato il Piano regolatore». Alla fine, dunque, quel che potrebbe emergere dal piano di Berlusconi è un 'federalismo del mattone' dove alcune regioni (di centro destra) avviano una liberalizzazione selvaggia dell' edilizia e altre (di centro sinistra) lasciano più o meno le cose come stanno.


La Repubblica

17-03-09, pagina 17 sezione MILANO    

L' architettura di Gardella da Alessandria alla Bovisa


Maestro dell' architettura del ' 900 capace di coniugare la lezione del razionalismo con una personalissima eleganza (come nel Pac di via Palestro, il suo capolavoro), Ignazio Gardella (1905-1999) viene ricordato nel decimo anniversario della morte con una mostra alla facoltà di Architettura della Bovisa che si concentra sulla sua attività ad Alessandria, dove realizzò, tra gli anni ' 30 e ' 50, alcuni dei suoi edifici più noti: Il Dispensario antitubercolare, il Laboratorio di Igiene, le case per impiegati Borsalino. In mostra anche progetti del padre Arnaldo, nel cui studio il giovane Ignazio si formò. Il 25, convegno su "Gardella: l' architettura, la città". Campus Bovisa via Durando 10, vernice oggi ore 12, lun-ven 9-19, fino al 9 aprile


Da "IL SOLE 24 ORE" di mercoledì 18 marzo 2009

Valeria Uva ROMA Resta la licenza edilizia.


Nel piano casa il Comune mantiene il potere di controllare direttamente l`intervento di ampliamento oppure di demolizione e ricostruzione con un premio di cubatura. L`ipotesi di inserire nel decreto legge che contiene le misure di sostegno all`edilizia anche la semplificazione degli interventi, e dunque almeno l`abolizione del per messo di costruire, sembra essere definitivamente tramontata.

Pesano sulla bozza del decreto le osservazioni del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha ricordato al Governo come sulla materia dell`edilizia e dell`urbanistica le Regioni mantengano un proprio potere legislativo.

E come dunque sia necessario trovare un equilibrio tra la necessità di intervenire al più presto con uno strumento anti crisi e il rispetto delle com- petenze regionali.

Politici e tecnici sono quindi da ieri sera di nuovo al lavoro sulla bozza per trovare un punto di incontro con le Autonomie.

Ed è per questo che il testo sta diventando via via più snello. Ma allo stesso tempo, prende sempre più corpo l`ipotesi dì un rinvio alla settimana prossima del Consiglio dei ministri che varerà il piano casa.

Anche per ottenere appunto un maggiore sostegno dalle Regioni.

Fino a ieri sera, infatti, la conferenza straordìnarìa Stato.-Regioni che dovrebbe esaminare il decreto non era ancora stata fissata. Mentre sembra tramontata l`ipotesi ché una bozza venga portata senza preavviso nella riunione ordinaria, fissata per domani, c`è ancora in piedi l`idea di un primo incontro con i presidenti delle Regioni nella mattinata di venerdì, a poche ore dal Consiglio dei ministri. Se però, come sembra, le Regioni chiederanno più tempo per esaminare un testo che entra direttamente nelle proprie competenze, allora la strada del rinvio del varo alla prossima settimana diventa molto concreta. Senza contare che il premier è anche impegnato a Bruxelles venerdì.

La bozza sulla quale si è basato il confronto con il Capo dello Stato è abbastanza snella e si compone solo di sei articoli.

Due sono le misure di sostegno all`edilizia e che vengono incontro anche alle esigenze dei proprietari di case: da un lato l`ampliamento fino a un massimo del 20% degli edifici, sia residenziali che produttivi (qui il limite del 2o% si calcola sulla parte coperta) e dall`altro la demolizione degli edifici anteriori al 1989 con la possibilità di ricostruire ampliando fino al 30% la volumetria.

Gli ampliamenti devono essere Patti in aderenza con l`edificio esistente: sono previste solo alcune eccezioni se questo non è materialmente o giuridicamente possibile.

Vanno richiesti con un permesso dì costruire. L`unica differenza - che si sta ancora valutando però - è la possibilìtà dì trasformare l`attuale silenzo-diniego che si forma sul permesso di costruire in un silenzio assenso.I Comuni possono escludere sia gli ampliamenti che le ricostruzioni in alcune aree del territorio, ma avrebbero solo 6o giorni di tempo per farlo. Altre limitazioni che i propietari devono rispettare riguardano le distanze legali (imposte dal Codice civile) e i vincoli posti «a tutela dei beni culturali e paesaggistici» si legge all`articolo 4 della bozza. Allo stesso modo un altro, importante, paletto da tenere presente è che gli ampliamenti o le ricostruzioni con il bonus sono possibili laddove esistono opere diurbanizzazione primaria e solo se sono parametrate per sopportare il maggior carico urbanistico. Nessun intervento è invece ammisso per i fabbricati abusivi.

Molte delle semplificazioni sull`attività edilizia, così come le possibili modifiche al Codice dei beni culturali, sempre per gli interventi edilizi in zone vincolate, sono destinate a un successivo Ddl.

Intanto ieri si sono registrate altre reazioni da parte del momdo delle costruzioni al piano casa.

Secondo il responsabile delle Infrastrutture, Cesare Trevisani, «Il piano può sicuramente svolgere una funzione di sostegno al settore ma soprattutto può contribuire a riqualificare in termini di efficienza energetica il patrimonio.edilìzio». Per Confindustria è importante che rimanga fino all`ultima la norma che consente di evitare il consumo di suolo e manovre speculative:

quella che impone il vincolo di inedificabilità sull`area dell`edificio demolito se il Comune concede la ricostruzione con il bonus in un`altra area. La presidente di Finco, l`associazione che riassume tutta la filiera delle costruzioni, Rossella Rodelli Giavarini, ha sottolineato la necessità di un`applicazione uniforme del pacchetto. «Il rischio è quello che si creino delle disparità tra cittadini italiani e tra imprese italiane di Regioni diverse» ha spiegato.


Schiavi Giangiacomo

Pagina 9 (20 marzo 2009) - Corriere della Sera

Corriere della Sera

Via Solferino 28 dalla parte del cittadino Il caso

IL SINDACO IN METROPOLITANA SALVA IL DESIGN DI BOB NOORDA


Caro Schiavi, le mando un suggerimento e una proposta a proposto del restyling della metropolitana. Il suggerimento è quello di chiedere una supervisione a Bob Noorda, il grafico che ha ideato le scritte; la proposta è quella di chiedere ai suoi lettori di scattare tante foto di quel che vedono in metropolitana, il bello e io brutto. Io dico che, a volte, a Milano si esagera nel criticare sempre tutto: la linea 3, a mio avviso, è un gioiello, ma qualcosa per la linea 1 e 2 andava proprio fatto.

Marco Lodigiani


Caro Lodigiani, questa è una giornata in cui è successo qualcosa che ci stupisce e al tempo stesso ci riempie di soddisfazione, perché il suo consiglio e quello di altri autorevoli lettori è stato raccolto proprio da chi di guida questa città ed è anche il garante del decoro: il sindaco. Ecco la sua dichiarazione in presa diretta, alla conferenza stampa per l' inaugurazione del nuovo treno della metropolitana «Meneghino»: «È importantissimo che Atm, nel restyling delle stazioni della metropolitana, recuperi i disegni di Noorda. Con il progetto della linea rossa Bob Noorda nel 1964 vinse il Compasso d' oro e le metropolitane di New York e di San Paolo si ispirarono a quella di Milano. Ho già concordato con il presidente Catania che per il restyling delle metropolitane siano ripresi quei disegni originali». Catania è il presidente di Atm: credo che la partita sia chiusa, a questo punto. Il sindaco Moratti è stato chiaro e definivo. Grazie. Ho sentito il grande Bob Noorda, che ha subito mandato un messaggio al portavoce del sindaco Moratti: «Le esprimo tutta la mia soddisfazione nell' apprendere che il sindaco ha annunciato che per il restyling delle stazioni della Metropolitana si conserveranno i design originali da me progettati». Non c' è molto da aggiungere. Ci sono situazioni che si complicano e si avvitano quando manca la buona volontà da parte di qualcuno. Per una volta tanto sospendiamo i brontolii e i rimbrotti: più tempestivo di così a una nostra sollecitazione, il Comune non poteva essere. Quanto alle foto dei lettori, ben vengano: ci sarà sicuramente del materiale interessante. gschiavi@rcs.it * * * Via Solferino 28 dalla parte del cittadino Ci scrivono SEMPIONE Dissuasori anti-auto Le auto la fanno da padrone in corso Sempione, specie dopo l' introduzione dell' Ecopass ogni possibile spazio è occupato da auto selvaggiamente parcheggiate, soprattutto sulle aiuole verdi alberate nel centro della via che non permettono il passaggio a passeggini, ciclisti e pedoni; e pensare che per ridurre questo sfacelo basterebbero alcuni dissuasori agli ingressi delle aiuole. Questa semplice e poco costosa operazione forse non viene effettuata, perché potrebbe danneggiare gli interessi dei locali della zona allontanando i clienti che animano la movida serale? Gianfranco Fiorotto SEGRATE L' altra faccia del super Grande tristezza per l' articolo del 18 marzo sul nuovo centro commerciale di Segrate, già inviato dalla amministrazione a tutti i cittadini. Tutto senza che venisse riportata, ovviamente, una singola obiezione al progetto, se non citare una generica opposizione ambientalista che è, invece, una opposizione assolutamente trasversale, sia nella politica che nella cittadinanza segratese. E rafforzato da ricattatori riferimenti al degrado attuale dell' area e senza citare il degrado di segno opposto che coinvolgerà la cittadinanza: traffico (si parla addirittura di spostare una intera frazione), inquinamento degli aerei e del centro intermodale, distruzione del tessuto sociale con la morte del commercio locale. Marco Silvagni MEZZI PUBBLICI / 1 Regole e buone maniere Intorno alle ore 11 di ieri, 19 marzo, alla fermata del tram di Quinto Alpini, una mamma aiutata da volonterosi passeggeri stava salendo con un bambino in carrozzina su una vettura della linea 19. Senonché il tranviere dalla sua cabina di guida ha gridato in malo modo che la mamma doveva tenere il bambino in braccio o scendere. Non è la prima volta che noto carrozzine con bambini sui tram. E la reprimenda del tranviere mi ha stupito. Può darsi che il tranviere abbia attuato il regolamento alla lettera. Ma bastava rivolgersi alle signore presenti e chiedere se una di loro poteva tenere in braccio il bambino oppure occuparsi della carrozzina, e tutto si sarebbe risolto civilmente, senza obbligare la mamma a tenere bambino e passeggino. Non avendolo fatto, la mamma è ridiscesa dal tram in lacrime, protestando che se ne sarebbe andata a piedi. Oltre ai regolamenti, esistono le buone maniere. Bruno Mardegan MEZZI PUBBLICI / 2 L' Atm paghi i ritardi Vorrei sapere chi dell' Atm mi rimborserà le mezze ore perse tutte le mattine (non pagate, ovviamente) a causa dei reiterati ritardi del servizio. Anche stamattina, come al solito, ho dovuto lasciare passare il primo metrò causa sovraffollamento (partenza da piazzale Lotto) e attendere per ben oltre 10 minuti la 61 da piazza San Babila. Lettera firmata VIA CORREGGIO Ingannati dai cartelli Un grande cartello prometteva per il 28 febbraio il ripristino della viabilità in via Correggio. Il cartello non c' è più, ma la strada è sempre a senso unico. Come in piazza Piemonte, del resto. Claudio Sacchi TRENITALIA Scrocconi e impuniti Vorrei segnalare un episodio sconcertante accaduto sul treno regionale Milano-Mortara: il controllore si è avvicinato per il controllo dei biglietti ma, quando ha visto 4 uomini romeni che erano evidentemente senza biglietto, si è fermato e, alla mia richiesta di spiegazioni, ha risposto che «tanto è inutile, perché non hanno documenti. E scappano». Vorrei far notare che a me, tempo fa, è stata fatta una multa di 5 euro per non aver timbrato un biglietto settimanale nonostante fosse stato debitamente compilato con indicazione di settimana, tratta, nome e cognome. Roberta PASS Stanare i finti invalidi Sempre più spesso vedo gente sanissima e sola che scende da automobili con il pass invalidi, utilizzando parcheggi riservati e corsie preferenziali. Ho anche sentito una persona vantarsi di averlo ottenuto per un banale infortunio alla caviglia ormai risolto da molto tempo. Patrizia Bassi VIA PALEOCAPA Pericolo sulle strisce Scrivo per segnalare una situazione di grosso pericolo per i pedoni. Abito in via Paleocapa (piazzale Cadorna), davanti al mio palazzo, c' è un attraversamento sulle strisce che non viene mai rispettato. Tale attraversamento è molto usato per andare da via Paleocapa o dal Parco Sempione verso le Ferrovie Nord, il metrò fermata Cadorna o per prendere vari tram e viceversa dalla piazza per raggiungere fermate di autobus, pullman e il parco stesso. Le macchine non si fermano, sfrecciano, forse perché poco più in là c' è un semaforo, quindi gli automobilisti non prestano attenzione alle strisce, provocando incidenti ai pedoni anche gravi. Sarebbe utile un semaforo lampeggiante all' altezza delle strisce. Bruna Alcaro


Un piano casa con il fai-da-te

Lo schema di dl venerdì prossimo in consiglio dei ministri. Incrementi massimi di 300 metri cubi

Italia Oggi del 21-03-2009

Cristina Bartelli e Francesco Cerisano


Piano casa fai-da-te. Basterà infatti la Denuncia di inizio attività (Dia) al comune, firmata dal progettista e corredata da tutta la documentazione necessaria (titolo di legittimazione, elaborati progettuali, conformità alle norme igienico-sanitarie) per aumentare del 20% il volume delle abitazioni. Ma anche per demolire, e ricostruire più grandi del 35% e secondo tecniche costruttive ecocompatibili, i vecchi edifici. Nella prima bozza del decreto legge sul rilancio dell'edilizia, che il governo porterà in consiglio dei ministri venerdì prossimo dopo un passaggio in conferenza stato-regioni il 25 marzo, trovano conferma le indiscrezioni (si veda ItaliaOggi del 14/3/2009) sui contenuti del piano casa circolate nei giorni scorsi. E che avevano suscitato più di un malumore tra le associazioni ambientaliste, preoccupate che un uso «spregiudicato» della Dia possa dar vita a una cementificazione selvaggia delle città. Oltre al decreto legge (che piace a Confedilizia anche se, secondo il presidente Corrado Sforza Fogliani bisognerebbe prima rilanciare gli affitti) il governo dovrebbe portare sul tavolo di palazzo Chigi un ddl delega per la redazione di un Testo unico sui «principi fondamentali in materia di attività edilizia, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle regioni».

(...)


Mannheimer Renato

Pagina 14 (22 marzo 2009) - Corriere della Sera

Corriere della Sera

L' Osservatorio - Sì al «piano casa» da un elettore su due

La coincidenza Per una singolare coincidenza, la percentuale di favorevoli è uguale alla somma dei voti attribuiti a Pdl e Lega


Tra i provvedimenti governativi volti a fronteggiare la crisi economica, quello sul «piano casa» ha suscitato un dibattito di particolare intensità. Secondo Berlusconi, l' iniziativa costituirebbe un utilissimo volano per l' economia, particolarmente necessario nella fase attuale. L' opposizione obietta che, in questo modo, si finirebbe col provocare una ulteriore deturpazione del paesaggio. Il quale rappresenta, si sottolinea, una delle risorse principali del nostro paese. Che ne pensano gli italiani? La maggioranza relativa - quasi il 50% - esprime un parere favorevole al provvedimento, definito «un valido strumento per incentivare l' economia e fronteggiare la crisi». Ma una porzione quasi altrettanto consistente (40%) manifesta un parere avverso, evidenziando, come ha detto un intervistato, che «così si rischia di favorire la cementificazione e lo scempio del territorio». Ancora una volta, il paese appare spaccato grossomodo a metà, con una significativa accentuazione di pareri favorevoli tra le persone di età centrale (45-55 anni), i residenti nei comuni di medie dimensioni, gli abitanti del meridione. Ma, più che dai caratteri socio-economici, la distribuzione delle opinioni è determinata dall' orientamento politico generale di ciascuno e, nell' insieme, dal fatto che il centrodestra raccoglie, ormai da tempo, la maggioranza dei consensi nel paese. Tanto che, per una singolare coincidenza, la percentuale di favorevoli al provvedimento è esattamente eguale alla somma dei voti attribuiti oggi al Pdl e alla Lega. Ma si tratta, come si è detto, di un caso. Anche tra gli elettori dei partiti di maggioranza si registra infatti una quota di dissenzienti - talvolta assai «radicali» - nei riguardi della proposta del governo. Così come, nell' ambito dei votanti per le forze di opposizione vi è chi si dichiara, invece, favorevole. Ad esempio, la gran parte (79%) degli elettori del Pdl esprime approvazione per il «piano casa». Ma ad essa si oppone poco più di un decimo (12%) di contrari. Maggiore - anche se, beninteso, sempre minoritario - è il dissenso tra i votanti per la Lega Nord, ove poco più di un quinto (21%) si dichiara contrario al provvedimento. Sul fronte opposto, il 77% dei votanti per il Pd segue le indicazioni del suo partito, mentre il 17% vede, viceversa, con favore la proposta del governo. In definitiva, si riscontra per il piano casa un atteggiamento della pubblica opinione simile a quanto già emerso in passato per altri provvedimenti. Vale a dire, una difformità di giudizi all' interno di entrambi i poli, ciò che suggerisce l' esistenza di una componente di fluidità nell' insieme dell' elettorato. In questo quadro, il governo vede confermata la maggioranza di consensi a suo favore, minata però da qualche area di dissenso, specie nella componente della Lega.


Pagina 6 (22 marzo 2009) - Corriere della Sera

Sacchi Annachiara

Il dibattito Il preside di Architettura

Torricelli: il patto tra cultura e impresa va ripensato Più cura dei simboli


Il dibattito «Sì al Manifesto, la crisi diventi opportunità di rilancio»

Torricelli: va ripensato il patto cultura-impresa Più cura dei simboli

Il preside di Architettura: si torni a unire bello e utile Il docente del Politecnico: dobbiamo ascoltare di più i giovani e investire sulle loro proposte, sono loro il nostro futuro Milano è una metropoli dai confini mobili. E per questo va pensata, esplorata


La linea uno della metropolitana, la Torre Velasca, il grattacielo Pirelli, la lampada «Arco» dei fratelli Castiglioni. Progetti, palazzi, oggetti. Diversi, ma con un unico denominatore: la perfetta sintesi tra utile e bello, tra funzionalità e cultura, tra quotidiano e straordinario. «Ecco il meglio di Milano. Quello che ora dobbiamo cercare di riproporre», dice Angelo Torricelli, preside della facoltà di Architettura civile al Politecnico. Architetto, aggiunge le sua firma al Manifesto della cultura? «Certo. Aderisco a questa comune presa di coscienza sui problemi della città. Il momento storico lo richiede». Parla della crisi? «Sì, ma nel senso etimologico del termine. Crisi vuol dire scelta, decisione. Bè, mi sembra che sia arrivato il momento di scegliere». Scegliere cosa e come? «Scegliere di fare qualcosa per il bene della città. E farlo mettendo a confronto le intelligenze. Pensando al futuro ma, contemporaneamente, recuperando il nostro passato più nobile». E cioè quale? «Quello dell' incontro tra impresa e cultura». Periodo? «Sicuramente l' età dell' oro del design. Ma penso anche agli anni di Gio Ponti, dei BBPR, di Albini e Noorda, i progettisti della metropolitana rossa, esempio lampante di utilità e bellezza che purtroppo stiamo perdendo». Prego? «Proprio così. La linea 1 era perfetta: dava un' immagine unitaria della città, centro e periferia, sullo stesso treno. Ma negli anni questo gioiello è stato snaturato, anche le stazioni sono diverse da quelle originarie. È terribile che un simbolo così importante sia stato smantellato». Sciatteria? «Più che sciatteria direi difficoltà ad apprezzare quello che di profondo e radicato vi è in un progetto. Mi pare che sia proprio questo lo scoglio da superare». Serve una nuova visione della città? «Sì, ma anche una vecchia. Milano è una metropoli dai confini mobili. È tutta centro e tutta periferia, diceva Giovanni Battista Filippo Basile. E per questo va pensata, approfondita, esplorata. Gadda la chiamava la "bruta e mal combinada", eppure Milano ha sempre avuto il mito delle sue origini». Ma le ha sempre nascoste. «Vero, ma c' è tutta una città che aspetta di essere "recuperata"». Qualche esempio? «Il centro con le sue "archeologie", gli scali ferroviari, la Bovisa, dove c' è la mia facoltà e dove, con la Triennale, stiamo pensando a un museo dell' architettura». Che ruolo hanno le università in questo processo di rinnovamento? «Dovrebbero essere i luoghi del dibattito, della politica "alta". Nel caso del Politecnico, i progetti dei ragazzi - vere e proprie opere - potrebbero essere di grande interesse per tutti». Appello alle istituzioni? «Il dialogo con il resto della città è auspicabile. Ma a patto che sia un confronto vero, non un saggio di fine anno». Milano è una città per vecchi? «No, perché è piena di giovani. Il problema, piuttosto, è la mancanza di residenze universitarie: non c' è un progetto per accogliere davvero i ragazzi. Tutta la città ne risente: una volta era molto più vivace». Nel Manifesto della cultura c' è spazio per i giovani? «Ci deve essere. È fondamentale coinvolgerli». Altrimenti? «Altrimenti questa stanchezza culturale che ha colpito Milano e che in tanti stiamo notando diventerà cronica». Annachiara Sacchi Sono intervenuti Davide Rampello, presidente della Triennale; Salvatore Carrubba, ex assessore alla Cultura; Alberto Abruzzese, sociologo; Paola Calvetti, scrittrice; Fabio Novembre, designer; Giovanni Reale, filosofo (foto 1); Francesco Casetti, semiologo; Antonio Scurati, scrittore; Rosellina Archinto, editrice; Francesco Micheli, finanziere e presidente del Festival MiTo; Dario Fo, premio Nobel; Gianfranco Ravasi, arcivescovo (foto 2); Nicolò Cardi, gallerista; Andrée Ruth Shammah, regista; Roberto Abbado, direttore d' orchestra; Arnaldo Pomodoro, scultore (foto 3); Severino Salvemini, docente di economia; Giulio Giorello, filosofo; Grazia Neri, esperta di fotografia; Ermanno Olmi, regista; Massimo De Carlo, gallerista; Silvio Garattini, direttore «Mario Negri» (foto 4); Alberto Artioli, soprintendente; Stefano Mauri, editore; Giancarlo Majorino, poeta; Massimo Vitta Zelman, editore; Lorenzo Ornaghi, rettore Cattolica; Luigi Brioschi, editore; Aldo Bonomi, sociologo; don Virginio Colmegna, presidente Casa della Carità; Flavio Caroli, storico dell' arte; Lionello Cerri, produttore


Sensini Mario

Pagina 6 (22 marzo 2009) - Corriere della Sera

L' Antitrust contro i professionisti-casta

Il rapporto sugli Ordini: resistono alle liberalizzazioni, non hanno abolito le tariffe minime Nel mirino anche la mancata possibilità di farsi pubblicità. Il Garante chiede che la legge Bersani sia rivista


ROMA - Fatta la legge, trovato l' inghippo. E in due anni notai, commercialisti, psicologi, medici, odontoiatri, giornalisti, avvocati, ingegneri, architetti, di garbugli ne hanno trovati parecchi. Perché, a loro, la liberalizzazione delle professioni, la «lenzuolata» di Pierluigi Bersani del 2006, non ha fatto un baffo. Parola dell' Antitrust, che dopo 26 mesi di indagine è arrivata ad una sconcertante conclusione: la liberalizzazione resta un sogno, e la legge Bersani va rifatta. Da capo. Quasi nessuno dei meccanismi inventati per portare un po' di concorrenza nei servizi professionali, ha funzionato. Colpa di una legge annacquata in fase di conversione, ma soprattutto dell' epica resistenza delle categorie. Insensibili ai dettami della legge, e pure sorde alle insistenze ripetute, ma informali, dell' Antitrust. Un esempio? Le tariffe minime. La legge ha sancito solo la loro «non obbligatorietà». Però sono rimaste, tutte. C' è chi le ha lasciate pari pari, facendo orecchie da mercante, chi ha previsto di far ricorso «obbligatoriamente» al «decoro» professionale nella determinazione dei compensi e chi ha liberalizzato tutto sulla carta, ma poi giudica deontologicamente scorretti, e sanzionabili, i colleghi che fanno prezzi troppo bassi. Stesso discorso per la pubblicità. Il decreto Bersani concedeva ai professionisti la possibilità di promuovere i propri servizi, anche comparativamente. Risultato? Nessuno lo fa. Anche perché in alcuni casi, come per chi fa gli sconti, c' è il rischio di denuncia al proprio Ordine per comportamento scorretto. Morale: secondo l' Antitrust la legge Bersani va cambiata, altrimenti nessuna concorrenza scalfirà mai i placidi affari dei professionisti. Stop, dunque, alla tariffa minima e al potere di verifica della pubblicità affidato agli Ordini. Via libera, poi, ai corsi di laurea abilitanti alle professioni, al tirocinio durante il corso di studio e alla presenza di soggetti «terzi» negli organi di governo degli Ordini. Poi si può essere anche «soddisfatti» di queste conclusioni, come si sono detti ieri farmacisti e commercialisti. O pensarla come i Giovani Avvocati, che chiedono tout court di «abolire gli Ordini», «tanto è evidente - dicono - come le gerarchie ordinistiche si siano ormai rintanate nel loro fortino corporativo». Mario Sensini I tredici finiti sotto la lente L' Antitrust ha terminato l' indagine conoscitiva avviata nel gennaio 2007 su 13 Ordini professionali, concludendo che la maggior parte fa resistenza ai principi di liberalizzazione introdotti dalla legge Bersani. Ecco i 13 Ordini finiti sotto la lente dell' Antitrust * * * Un' indagine durata 26 mesi L' Antitrust, guidata da Antonio Catricalà (nella foto) ha indagato per 26 mesi per capire se e come gli Ordini professionali si sono adeguati alla riforma Bersani del 2006. La conclusione è che la liberalizzazione resta un sogno e che sarebbe necessario intervenire con nuovi provvedimenti


La Repubblica DOMENICA, 22 MARZO 2009

Pagina 21 - Economia

Chiusa l´indagine conoscitiva dell´Authority, 13 categorie nel mirino: "Non vogliono liberalizzare"

"Privilegi da casta e concorrenza zero" Antitrust contro gli ordini professionali

Una casta a concorrenza zero" Antitrust contro i professionisti


MILANO - Categorie professionali con privilegi ingiustificati, vere e proprie "caste" arroccate intorno ai loro diritti e chiuse in modo inaccettabile alle spinte della concorrenza e all´innovazione. E´ questo il verdetto cui è arrivata l´Antitrust, alla conclusione di un´indagine conoscitiva su 13 ordini professionali avviata nel 2007. L´Authority ha esaminato i codici deontologici di architetti, avvocati, consulenti del lavoro, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, ingegneri, medici e odontoiatri, notai, periti industriali, psicologi, dottori commercialisti ed esperti contabili. Ebbene, anche se con sfumature e diversità al loro interno, a giudizio dell´Antitrust tutte le categorie si sono dimostrate restie ad accogliere «quelle necessarie innovazioni per aumentare la spinta competitiva all´interno dei singoli comparti», scrive l´Authority. Nonostante le «positive eccezioni», la liberalizzazione della pattuizione del compenso, la possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari sono state colte «come un ostacolo allo svolgimento della professione» invece che come opportunità di crescita e di liberalizzazione.

Per questo, continua l´Antitrust, bisogna correre ai ripari; anche per via esterna, attraverso interventi legislativi. Per esempio, con l´istituzione di corsi universitari che consentano l´abilitazione alla professione, limitando al minimo indispensabile il periodo di tirocinio (meglio se eseguito all´interno dello stesso corso di studio). Ma non basta: l´Authority consigliare la presenza di una sorta di rappresentanti "indipendenti" all´interno degli organi direttivi dei singoli ordini, per aprirsi alle istanze di soggetti terzi. In questo modo, infatti, si agevolerebbe il confronto tra professionisti e utenti dei servizi.

Scendendo ancora più nello specifico, l´Authority consiglia che venga emendata la legge Bersani, prevedendo l´abolizione delle tariffe minimi o fisse («l´idea del decoro della professione nella determinazione della parcella» viene profondamente contestata dall´Antitrust); sempre agendo sulla Bersani, chiede anche «l´abrogazione del potere di verifica della trasparenza e veridicità della pubblicità da parte degli ordini».

Basterà per liberalizzare davvero? Secondo l´Aduc, associazione di difesa dei consumatori, la cosa migliore sarebbe abolirli e basta: la presa di posizione dell´Antitrust è positiva, dicono ma «crediamo si tratterà di parole al vento»; scetticismo del resto condiviso anche dalla Cgil: riformare gli ordini «è un´impresa difficile, a causa delle lobby che pressano per mantenere lo status quo», ha dichiarato Susanna Camusso, segretario confederale Cgil.

(vi.p.)


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