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Studio Latis - con Betta e Francesco Latis in via Russoli a Milano

Dal 01.12.2008 al 01.12.2009

Via Russoli è dietro il rilevato ferroviario della stazione Romolo, a un passo dalla sede in continua evoluzione dello IULM. Ad attendermi trovo oltre che Betta e Francesco Latis...

Via Russoli è dietro il rilevato ferroviario della stazione Romolo, a un passo dalla sede in continua evoluzione dello IULM.
Ad attendermi per il nostro ventesimo (!) sopralluogo di questa rubrica trovo oltre che Betta e Francesco Latis, i progettisti dell’intervento di cui parliamo oggi, anche l’ing. Angelo Ferraresi che ha soprinteso per  i nostri, e per lo stesso operatore -una importante impresa milanese- gli aspetti urbanistici oltre che gestionali  sia dell’edificio di cui parleremo che e soprattutto dell’attiguo e più esteso complesso “Romolo”,  frutto di un faticoso ma fruttuoso confronto con la Commissione Edilizia e l’Ufficio Urbanistica del Comune.  

In quel caso, sviluppatosi nella seconda metà degli anni '90, incombeva infatti un Piano Attuativo  non esteso da loro, retaggio della difficile parentesi di mani pulite, cui era necessario modificare radicalmente l’assetto.
Riguardo tale  intervento,  rimando all’efficace  sintesi contenuta nell’ articolo del buon Giacomo Borella, apparso sul Corriere nella  ahimè non dimenticata  rubrica ‘Sopralluoghi Metropolitani’ dell’11 gennaio 2004 , e  che ringraziamo per averci concesso di allegare qui.

In questa nuova occasione invece l’efficace rapporto dei nostri progettisti con la Commissione Edilizia si è dipanato piuttosto rapidamente, a partire dalla  richiesta di 2 alternative opposte nella loro concezione,  tra concentrazione ed estensione, ovvero giocate tra un sistema a torre e un sistema a patii a sviluppo orizzontale. Da questo primo confronto è emerso subito l’orientamento della Commissione per un elemento in analogia con l’intervento attiguo, ovvero a torre, tuttavia  meno intensa rispetto alla prima, data la significativamente  ridotta superficie su cui insiste (ottenendo circa 4.000mq di slp contro i 10.000 del primo intervento).
Inoltre vengono prescritti, oltre che il tipo,  l’utilizzo degli stessi materiali di costruzione, cosa che verrà ampliata dai progettisti  al suo sistema costruttivo,  introducendo  il principio della facciata a doppia pelle verso sud.

Ci troviamo di fronte ad un edificio sicuramente più controllato rispetto al suo antesignano, il cui  rapporto con il sito è molto probabilmente più consolidato e facile, dato l’alternarsi dei diversi fronti su un sistema viario e pedonale oramai colonizzato grazie alle infrastrutture operative che in occasione del primo intervento non erano ancora, e che anzi il primo ha in gran parte realizzato.
Forse anche per questo l’articolazione è per giustapposizione piuttosto che per aggregazione come invece nella prima esperienza, dove il volume del corpo di fabbrica, legato al centro da un nocciolo distributivo importante anche se non immediatamente percepibile, veniva costruito sul rapporto del piede con il suo intorno, oltre che dall’addizione di  elementi in aggetto a diverse altezze a seconda dell’affaccio. 
Altro tema è l’uso dei materiali, analoghi tra i diversi interventi ma più ricchi nel dettaglio in quest’ultimo cimento-vedi la scheda allegata dai progettisti.

Saliamo subito all’ultimo piano.
L’organizzazione della pianta appare estremamente chiara: alla scelta del piano libero si affianca un sistema di distribuzione  impiantistica estremamente flessibile, grazie al controsoffitto attrezzato con travi fredde  abbinato al pavimento galleggiante posto in depressione per le riprese. Ciò  sostanzialmente permette la ripartizione con sistemi di pareti mobili  a blocchi, senza per questo dover modificare radicalmente l’assetto  esistente.
Ora tuttavia, non essendo ancora stato abitato pur avendo già sostenuto ben tre passaggi di proprietà, ciò è intuibile nel racconto dei progettisti,  anche se attraversando l’edificio appare poi piuttosto evidente.

 I serramenti a tutta altezza sono puliti e rigorosi. La facciata a sud, appunto completata con il sistema a doppia pelle, appare estremamente  trasparente, pur oscurata dalla giornata ‘bigio milano’ che ci accompagna durante il nostro sopralluogo e che traspare dalle sempre pessime foto del sottoscritto.

All’esterno i materiali sono netti: vetro, cotto impruneta quasi clinker,  pietra;  i serramenti sono meno presenti come strumento della composizione in confronto al precedente intervento, fino a neutralizzarsi  sul fronte a doppia pelle con l’utilizzo del vetro strutturale attraverso il sistema a ragno.
Insomma, niente rivestimenti carter o grigliati in alluminio come precedentemente esperiti a favore di un maggior controllo della composizione complessiva, con un rigore e agilità sulla materia sicuramente più disinvolta.

Mentre scrivo, mi viene in mente la chiosa di Giacomo che definisce l’edificio ci piazza Nuvolari ‘non un immortale capolavoro sinfonico ma una buona canzone con un ritmo gagliardo’:  oggi mi sembra che quest’ultimo cimento cerchi e trovi maggior immortalità, ottenuta forse rinunciando a quell’aspetto ‘gagliardo’ che spesso le opere giovanili hanno.
Senza per questo dire che i nostri siano delle carampane… anzi.

Francesco de Agostini

 

Edificio per Uffici di nuova costruzione
Via Russoli 5, Milano 2007

Progetto architettonico:  Elisabetta e Francesco Latis
Collaboratore: Stefano Soro
Project manager e Direzione lavori: ing. Angelo Ferraresi
Progetto strutture: Lombardi-Reico
Progetto impianti : ing. G.Del Giudice, R.Livio
Impresa di costruzione: Mangiavacchi  Pedercini spa
Committente: Pedercini spa


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