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Beatles '68. Allestimento di un mito

Dal 07.07.2008 al 07.07.2009

Recensione della mostra promossa dalla Provincia di Milano a cura di Umberto Buttafava ed Enzo Gentile, fino al 14 settembre presso lo spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2 a Milano.



Affrontare uno dei maggiori miti dei nostri tempi, quello dei "fab(ulous) four" di Liverpool, i Beatles, senza cadere nel tranello della celebrazione trionfalistica o peggio del luogo comune già visto ed infinitamente rivisitato. Addirittura collocarlo in una finestra temporale ben precisa, quella del 1968, con un'operazione ancora più complessa che guarda non ad un anno qualsiasi, ma all'"anno", stagione fuori dall'ordinario ed irripetibile, condensatore micidiale di svolte storiche, di affermazioni sociali, di nuovi desideri civili e, con parole oggi probabilmente desuete, di eccezionali speranze. Con un ulteriore, dunque, e più consistente, rischio di scivolare nella retorica di facile consumo, o peggio, nel nozionismo spicciolo.
Beatles '68 esce felicemente indenne da queste incroci pericolosi ed allo Spazio Oberdan di Milano, propone una mostra chiara, che fa della semplicità arguta e ragionata il proprio stile narrativo, affidando alla caleidoscopica bellezza colorata e po' nostalgica dei moltissimi oggetti in mostra (copertine, vinili e manifesti soprattutto, ma anche fotografie, locandine di films, oggettistica tra la più svariata e naturalmente musica, ben diffusa ad accarezzare e sostenere il percorso di visita), il compito di attraversare il tempo secondo due traiettorie fondamentali.
La prima è quella storica più stretta, che delinea il profilo dell'"anno più lungo", come scrive Enzo Gentile attraverso il fenomeno, questo sì globale (quando ancora l'aggettivo non valeva per tutto, come ai giorni nostri) della musica dei Beatles, dalle tranquillizzanti ritmiche beat e dalle liriche spesso semplici, ma sempre genuinamente poetiche e soprattutto immediate ed in ciò capaci di alimentare una identificazione pressoché assoluta nel mondo giovanile di allora (che costruirà il trionfo di una band in grado, nel solo 1964, nella sola Inghilterra, di produrre un fatturato da cinquanta milioni di sterline). Si ritrova così, un'angolatura privilegiata per raccontare la storia dell'intero periodo che verte attorno al 1968 ed allora, ai volti perennemente scanzonati dei quattro, si alternano quelli più ufficiali di John F. Kennedy o più intensi di Martin L. King o più malinconici di Marilyn Monroe, perché "accomuna le due vicende, dei Beatles e del '68, forse a prima vista lontane, l'affacciarsi alla storia di un'intera generazione", osservano i progettisti dell'allestimento, "i ragazzi, che qualche anno prima, appena adolescenti, hanno tributato un trionfo planetario ai Beatles (...) appena cresciuti, testimoniano sulle strade e nelle università, a volte anche duramente, il loro sogno di un mondo migliore."
L'altra linea temporale è quella più ampia che riporta a noi, all'oggi. Quella che guarda, tra il meravigliato e l'invidioso, gli introvabili pezzi esposti, ben collocati in un apparato espositivo lineare, presente, ma mai prevaricante, che ordina intere pareti di copertine e manifesti, lasciando ai colori troppo contrastati delle vecchie stampe o ai disegni genuinamente pop, il compito di avvolgere e coinvolgere, come in un piccolo frammento di quei viaggi caleidoscopici che le musiche e le immagini di allora promettevano. Ogni visitatore, come un piccolo sottomarino giallo, incrocia la propria con la rotta di quello vero, del mitico film d'animazione e si abbandona ad una contagiante curiosità collezionistica, sorpreso dall'anonima copertina di un provino, dove si legge la quotidianità di alcune annotazioni sul mixaggio; impressionato nel contare l'eccezionale numero di paesi da cui provengono le copertine (ma dai, "The Magical Mystery Tour" messicano!); distratto dalla bionda bellezza di "Candy", mentre intravede tra i volti di un cast formidabile per un film, non proprio da Oscar - Brando, Coburn, Matthau, Burton -, un improbabile Ringo Starr.
Un racconto allestititvo che attraversa il tempo con ritmi differenti, offrendo spazio libero per muoversi alla ricerca delle molteplici relazioni visive che nascono spontanee tra le moltissime immagini esposte o convergendo verso vetrine colme di oggetti, come quando da ragazzi, si esponevano, per il nostro stesso piacere, i giocattoli più belli, lasciando che sia la storia, ordinata secondo quattro grandi temi del percorso artistico dei Beatles - il White Album, il viaggio in India, il cinema, i progetti individuali - a raccontare intrecci, nel lento consumarsi della parabola che vede proprio nel '68 l'inizio della fine del mito sorridente e trasognato dei quattro favolosi ragazzi, così come quello dei loro coetanei, che, lanciatisi contro al Potere per sovvertirlo se ne vedranno inevitabilmente schiacciati e poi, la maggior parte, omologati.


beatles '68 è una mostra promossa dalla Provincia di Milano a cura di Umberto Buttafava ed Enzo Gentile e rimarrà aperta fino al 14 settembre presso lo spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2 a Milano.
L'allestimento della mostra è di Nicola Marras e Federico Vidari con Paolo Giacomazzi e Simone Benocci (audio); il progetto grafico è di Zetalab; il catalogo è edito da Mazzotta.

Marco Borsotti

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