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Linee d'acqua. I monumenti del nuoto che celebrano l´architettura

Dal 03.06.2008 al 03.06.2009

«Architetture d´acqua: le piscine milanesi nel Novecento» è il primo degli itinerari del 2008 proposto dall´Ordine degli Architetti. la Repubblica di Milano 1 giugno 08

Quando, nel 1930, fu inaugurato il Lido di Milano con il motto «Chi vuol esser lieto sia», i grandi specchi d´acqua erano percorsi da imbarcazioni e in mezzo alla vasca c´era un isolotto fiorito. Finti scogli e sabbia vera creavano un´atmosfera marina, mentre lampioni in ferro in stile veneziano e pali di attracco a strisce orizzontali riportavano alla mente la laguna, con tanto di onde alimentate da un´attrezzatura meccanica.

L´architettura contemporanea milanese può essere vista anche dal bordo di una piscina. È piena di spunti interessanti la proposta della Fondazione dell´Ordine degli architetti che organizza un tour in alcuni impianti della città (dalla piscina Cozzi, nata nel 1935, la più grande vasca coperta d´Europa all´epoca assieme a quella realizzata a Berlino, alla Scarioni, 1958; dalle Solari e Mincio, opere degli anni Sessanta, fino a quella di Metanopoli, datata 1987) per spiegare le caratteristiche costruttive, estetiche e sociali che hanno caratterizzato nel ‘900 queste strutture in gran parte disegnate da progettisti poco conosciuti, che lavoravano nell´ufficio tecnico comunale. Fanno parte del paesaggio e del patrimonio della città e l´Ordine degli architetti vuole farle conoscere attraverso una nuova puntata degli «Itinerari di architettura», in collaborazione con la Triennale, che hanno già toccato chiese, piazze, quartieri, case popolari, condomini con il marchio della modernità, mostrando i lavori dei grandi maestri: Somaini, Zanuso, Gardella, Albini, per esempio. «Itinerari che diventeranno, anche in vista dell´Expo, pubblicazioni curate dal docente del Politecnico Paolo Brambilla» spiega l´architetto della Fondazione, Alessandro Sartori.

Pochi lo sanno, mentre nuotano beati nell´acqua, ma questi monumenti allo sport e allo svago hanno una storia che nasce da una conquista sociale del 1923: la riduzione dell´orario di lavoro a otto ore. E l´avvento del tempo libero, incanalato dal regime fascista soprattutto nell´attività sportiva. «Fu così che sul finire degli anni Venti si moltiplicarono stadi, palestre, piscine - racconta Paolo Brambilla - con strutture architettoniche aggiornate secondo le più innovative tendenze europee e l´uso di tecnologie decisamente all´avanguardia, considerata l´arretratezza del settore edilizio». Nascono San Siro (1925), il Trotter, il velodromo Vigorelli (1935) e un buon numero di piscine. La prima della città fu l´Argelati, pubblica, battezzata nel 1914 e rifatta nel 1958. «Rimase la sola per una quindicina d´anni fino a quando l´ufficio tecnico comunale diretto da Luigi Lorenzo Secchi, ricordato soprattutto per la ricostruzione della Scala dopo i bombardamenti del 1943, non diede il via a un piano per la diffusione degli sport acquatici». A lui si deve la Romano, 1929, e la Caimi, del 1939. Così come la Cozzi, 1933: volumi semplici ma aspetto monumentale, mattoni rossi e marmo chiaro, cemento armato e acciaio per le arcate di copertura e le piattaforme per i tuffi, ma anche marmo di Siena ai lati della vasca, rivestita di ceramica verde. Altro esempio della perizia dei progettisti comunali in anni diversi è l´elegante padiglione della Solari, costruita nel 1963 all´interno del parco che prese il posto dello scalo merci della stazione di porta Genova già negli anni Quaranta. Raccolto, armonico, pensato per lo svago e non per l´agonismo, è firmato dal capo dell´ufficio tecnico Arrigo Arrighetti, che lo caratterizza con una originale forma ad archi inclinati «per ottenere un minimo di volume con il massimo soleggiamento». Quando, nel 1930, fu inaugurato il Lido di Milano con il motto «Chi vuol esser lieto sia», i grandi specchi d´acqua erano percorsi da imbarcazioni e in mezzo alla vasca c´era un isolotto fiorito. Finti scogli e sabbia vera creavano un´atmosfera marina, mentre lampioni in ferro in stile veneziano e pali di attracco a strisce orizzontali riportavano alla mente la laguna, con tanto di onde alimentate da un´attrezzatura meccanica.

L´architettura contemporanea milanese può essere vista anche dal bordo di una piscina. È piena di spunti interessanti la proposta della Fondazione dell´Ordine degli architetti che organizza un tour in alcuni impianti della città (dalla piscina Cozzi, nata nel 1935, la più grande vasca coperta d´Europa all´epoca assieme a quella realizzata a Berlino, alla Scarioni, 1958; dalle Solari e Mincio, opere degli anni Sessanta, fino a quella di Metanopoli, datata 1987) per spiegare le caratteristiche costruttive, estetiche e sociali che hanno caratterizzato nel ‘900 queste strutture in gran parte disegnate da progettisti poco conosciuti, che lavoravano nell´ufficio tecnico comunale. Fanno parte del paesaggio e del patrimonio della città e l´Ordine degli architetti vuole farle conoscere attraverso una nuova puntata degli «Itinerari di architettura», in collaborazione con la Triennale, che hanno già toccato chiese, piazze, quartieri, case popolari, condomini con il marchio della modernità, mostrando i lavori dei grandi maestri: Somaini, Zanuso, Gardella, Albini, per esempio. «Itinerari che diventeranno, anche in vista dell´Expo, pubblicazioni curate dal docente del Politecnico Paolo Brambilla» spiega l´architetto della Fondazione, Alessandro Sartori.


ANNA CIRILLO

Repubblica di Milano 1 giugno 08

 

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