Caricamento...

Ora come allora

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

L'Arch. D. Volpi, presidente dell’Ordine Architetti di Milano racconta a Repubblica la posizione dell'Ordine milanese in merito all'assegnazione degli incarichi pubblici.

 (di seguito la lettera)

In allegato l'articolo di repubblica del 28 marzo 08.

Il dibattito in corso sul progetto City Life che sarà realizzato nell’area dell’ex Fiera ci costringe a intervenire di nuovo affinché siano osservate le norme che regolano l’assegnazione degli incarichi per la costruzione di opere pubbliche.
Lo stesso avvenne tra il 1996 e il 2000 in occasione della vicenda del Teatro Arcimboldi alla Bicocca, ma non sembra che l’attuale Amministrazione voglia distinguersi dalla precedente o per lo meno tener presente ciò che accadde allora. Ricordiamolo quindi noi.
La progettazione del Teatro Arcimboldi era stata affidata all’architetto Gregotti, senza tener conto che l’opera era finanziata con denaro pubblico, cioè a scomputo degli oneri di urbanizzazione che il committente doveva versare al Comune. In quanto opera finanziata con denaro pubblico, l’incarico per la progettazione avrebbe dovuto essere assegnato con un concorso o con una gara. Le direttive europee in vigore vietano infatti di assegnare la progettazione di opere pubbliche di valore superiore alla soglia di rilevanza comunitaria senza attivare una procedura di gara.
L’Ordine degli Architetti di Milano, cui spetta il compito di far osservare le norme che regolano il mercato e la professione, si oppose e fece ricorso alla Corte Europea.
Il Sindaco ci accusò allora di perseguire chissà quali “reconditi interessi corporativi” e di voler “ingessare la città, privandola di quelle caratteristiche moderne ed europee in nome delle quali l’Amministrazione da lui presieduta stava faticosamente operando”.
Ma dopo una lunga e complessa battaglia legale, nel luglio 2001 la Corte di Giustizia Europea confermò che le procedure applicate dall’Amministrazione Comunale per la costruzione dell’Arcimboldi avevano violato le direttive comunitarie.
Il Consiglio dell’Ordine si trovò nella condizione di poter legittimamente decidere di procedere per via giudiziaria chiedendo la chiusura del cantiere e la demolizione delle opere. Ma obiettivo dell’Ordine, contrariamente a quanto affermato, non era quello di impedire la costruzione di un teatro o, peggio, di far demolire un’opera già iniziata creando un notevole danno economico, bensì quello di fare chiarezza su un tema di rilevante importanza e di difendere sia l’applicazione delle leggi comunitarie, sia l’osservanza delle norme che, attraverso il concorso pubblico, offrono l’occasione di promuovere e far conoscere nuove idee e progetti permettendo a tutti i professionisti di accedere con pari opportunità a lavori di interesse collettivo.
Il Consiglio dell’Ordine deliberò quindi di non proseguire nell’iniziativa intrapresa e di permettere il completamento del Teatro, accontentandosi della vittoria sul piano morale e giuridico, e confidando che, dal momento che ogni sentenza emessa costituisce giurisprudenza, questa della Corte Europea sarebbe stata un importante riferimento per altri casi analoghi e non solo milanesi.
Il Comune di Milano comunicò infatti alla Commissione Europea che, immediatamente dopo la sentenza, si era adeguato ai principi in essa espressi e che da quel momento in poi il rilascio di concessioni edilizie per opere pubbliche sarebbe stato subordinato a procedure di evidenza pubblica e che mai più in futuro si sarebbero verificate situazioni di contrasto con la normativa comunitaria.
Pia illusione.
Le ultime vicende del progetto “Museo d’Arte Contemporanea” sembrano ricalcare esattamente la storia del Teatro Arcimboldi. E quindi vogliamo chiarire il nostro pensiero prima che l’attuale Amministrazione, o chi per essa, rinnovi nei confronti dell’Ordine degli Architetti le solite accuse di voler paralizzare l’esecuzione di una grande opera pubblica di interesse culturale, di danneggiare la città e i suoi cittadini, o peggio di avere un atteggiamento ostile preconcetto nei confronti della Giunta in carica, del progettista incaricato o della stessa iniziativa museale.
Niente di tutto questo. La questione è un’altra e investe non solo aspetti normativi e procedurali, ma il modo stesso in cui l’Amministrazione Comunale affronta un’altra volta la realizzazione di una così importante opera pubblica (si parla infatti di un investimento di 40 milioni di euro), senza una preventiva analisi di congruità della sua collocazione in rapporto al sistema dell’area metropolitana (vedi il progetto di Renzo Piano a Sesto), e assegnando nuovamente l’incarico di progettazione secondo procedure che ignorano e violano le direttive europee in vigore.
Abbiamo chiesto al Comune copia della convenzione stipulata con City Life e con Fondazione Fiera e speriamo di poter verificare al più presto che le nostre preoccupazioni sono prive di fondamento perché anche noi, come tutti i cittadini, vorremmo che Milano si dotasse, come è avvenuto per molte altre città europee, di nuove strutture pubbliche di alta qualità, riducendo così il deficit in questo settore, dovuto non certo all’Ordine degli Architetti, ma alle documentate carenze delle azioni del governo della Città.
Ci domandiamo comunque per quali motivi l'Amministrazione invece di mobilitare, con modalità corrette, le grandi potenzialità culturali e professionali, insiste nell’adottare procedure confuse, contrastanti con le prescrizioni normative e legislative proprio di quell’Europa alla quale il Sindaco vuole fare riferimento.

Potrebbe interessarti

18.07.2024 Ordine

Chiusura estiva uffici 2024

Durante il periodo estivo gli uffici dell'Ordine e della Fondazione saranno chiusi da lunedì 5 a venerdì 23 agosto compresi.

Scopri di più
18.07.2024 Dibattito Aperto

Stop al "Salva Milano": l'Ordine esprime sconcerto e chiede conferma sui tempi di discussione

In seguito alla battuta d’arresto del cosiddetto “Salva Milano”, che la città di Milano attendeva da mesi, protestano gli architetti milanesi che chiedevano chiarezza sulle vicende legate all'urbanistica dopo le inchieste della Procura. Dopo lo stop in Commissione Ambiente alla Camera e il ritiro degli emendamenti, il sottosegretario Alessandro Morelli ha garantito che il “Salva Milano” rientrerà nel decreto legge infrastrutture. E’ seguita una nota da parte dell’Ordine di Milano sul tema.

Scopri di più
15.07.2024 Dibattito Aperto

Dal confronto sul Salva Casa, una nuova richiesta di chiarezza delle procedure e delle norme: l’Ordine di Milano scrive al CNAPPC

Semplificazione, responsabilità della pubblica amministrazione, ruolo dei professionisti nella rigenerazione urbana, queste le parole chiave dell’incontro organizzato l’11 luglio 2024 dall’Ordine degli Architetti di Milano riguardo il nuovo provvedimento del Governo sulle questioni della semplificazione edilizia e urbanistica, il cosiddetto “Salva casa”. Sul tavolo la questione legata ai cambiamenti mirati ad alleggerire i processi di riqualificazione e quella volta alla valorizzazione economica degli immobili e delle unità immobiliari. Tanti gli ospiti della politica e delle professioni che hanno approfondito il testo e gli emendamenti in discussione, con un accento specifico sulla situazione milanese.

Scopri di più