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Milano: opera incompiuta

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Il 28 febbraio 2008, presso la Fondazione è stato presentato il volume, " Milano incompiuta - com'è cambiata la città negli ultimi 15 anni".

Giovedì 28 febbraio 2008, presso le sale della Fondazione è stato presentato il volume, a cura di Matteo Bolocan e di Bertrando Bonfantini, dal titolo: " Milano incompiuta - com'è cambiata la città negli ultimi 15 anni".

Nelle premesse del consigliere Engel, questa presentazione doveva collocarsi ad apertura di un ciclo dedicato all’approfondimento dei grandi progetti in corso di profonda trasformazione della città, essendo oggetto delle schede di analisi contenute nel volume. Tali fenomeni infatti, da lui inquadrati nella visione più complessiva delle dinamiche in corso nelle principali città del primo mondo, in cui ‘fantastiche architetture segnano il nuovo profilo della città’, poco corrispondono alla lettura che successivamente gli autori hanno compiuto a riguardo della nostra città. L’aria che tirava a conclusione dell’incontro era decisamente meno fresca…

Bonfantini a scanso di equivoci ha subito collocato il volume nella voluta prospettiva: non si tratta infatti della tradizionale analisi degli strumenti urbanistici operanti a Milano (del resto ci si potrebbe chiedere quali) , quanto una sorta di fotografia lunga 15 anni che integra processi, fenomeni e progetti, sottoforma di ‘reticolato del mutamento’. Trattandosi quindi di uno sforzo volto alla ricognizione dei fatti non accede ad un livello interpretativo compiuto, che per altro ci auguriamo abbia luogo in un prossimo non troppo venturo volume: i nostri ‘giovani’ relatori sembra infatti abbiano idee precise a riguardo.

Lo sforzo editoriale, come poi Bolocan ha successivamente approfondito, è stato prima di tutto conoscitivo, relativo ad un ciclo edilizio poco sistematizzato e viceversa estremamente ricco di eventi – mani pulite, ’93 elezione diretta del sindaco; ciclo politico locale a dominanza centro-destra; riforma quadro normativa edilizia, aggiungiamo noi. Di questi 15 anni, oltre che la mancanza di quadri elaborati, vi è anche una grande difficoltà di reperimento dei dati. Il che è emblematico.

Manca un bilancio relativo gli strumenti attuativi (PII, PRU, etc), ovvero lo ‘spazio condiviso del processo’, cioè una comunicazione adeguata riguardo la necessaria istruttoria a qualunque scelta Amministrativa realmente plurale. Ammesso naturalmente, questo il quesito emergente, vi sia mai stata volontà a riguardo. Significa insomma che il confronto di fatto è stato un’esasperazione orientata dall’offerta. Sono cioè gli operatori, per altro esposti nei confronti del sistema economico molto più di quanto non mostrino a bilancio, che hanno stabilito i programmi, restituendo molto poco della rendita di fatto, avendo buon gioco a collocare in un ruolo gregario l’Amministrazione, che a sua volta non ha espresso orientamenti netti riguardo le politiche di uso del suolo.

Se la schiuma dell’onda raffigurante questo ciclo sono stati i conflitti emersi dai media, per altro in realtà mai corrispondenti in efficacia a quanto apparsi, che pur avendo vivacizzato la sfera culturale portano di fatto a casa ben poco, la sostanza del ciclo è una cubatura complessiva che fa di Milano, in questo si, prima città d’Europa per premio edificatorio, rischiando a riguardo di fatto il proprio futuro civile proprio nella mancanza di un quadro complessivo.

Di fatto, conclude Bolocan, la cosiddetta diffusione urbana non è in nessun modo contrastata da politiche di densificazione: e per quanto mostrare che a Milano esistono grattacieli, come recentemente la propaganda afferma, non significa certo corrispondere a questa domanda.

Bene fa il consigliere Acuto alla fine, pur tuttavia con un linguaggio faticosamente autoreferenziale, a formulare il paradosso dei sistemi di mobilità.

Facendo un dovuto passo indietro interviene Guidarini, del Politecnico di Milano, ma forse non casualmente unico ‘operante’ al tavolo, che subito chiede come l’architetto , da sempre considerato il ‘male necessario’ per queste operazioni di ricucitura, sia assurto a emblema nel cosiddetto ‘star system’ al battage in voga tra le Amministrazioni. Che significa anche se esista una istituzione in grado di far ordine, riferendosi –onomatopeicamente- al ruolo in alcune occasioni mancato della nostra istituzione. Efficace in tal senso la citazione di una mostra dell’ 86, sindaco Pillitteri, dall’emblematico titolo ‘le decisioni prese’ : 30 progetti, nessuno realizzato.

Sono successivamente intervenuti come invitati sia il dott. Sacchi, direttore PIM ed economista regionale, che ci spiega come il territorio da elemento senza profondità sociale sia divenuto oggi soggetto della regolazione del sociale.

Successivamente il dott. Biondi, che in qualità di responsabile studi Assolombarda, oltre che aver dato man forte alla ricerca presentata, ha ulteriormente insistito sulla latitanza delle questioni sia infrastrutturali che di incoerenza locale delle funzioni produttive.

Tornando agli interventi finali, Acuto ha voluto richiamare De Finetti riguardo la mancata rappresentazione fisica dei mutamenti all’interno del libro e ancora De Carlo, suscitando qualche perplessità, riguardo ‘il corpo galattico della città’.

Infine, a chiusura, Bolocan ha citato, a mo’ di epitaffio della difficile riunione, quanto ahimè affermato in occasione della presentazione della mostra presso l’Urban Center del Comune sul tema delle torri a Milano: ci troviamo di fronte ad un passaggio importante, da una Urbanistica Partecipata ad una Urbanistica Condivisa… trattandosi di temi così estremamente sostanziali, dovremmo invece parlare più propriamente di imminente bisogno di regolazione pluralistica del dibattito.

Francesco de Agostini

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