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Brandolino Architetti - Con Daniele Brandolino alla Richard di Milano

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sono andato a visitare un intervento di recupero in via di completamento per circa 2.500 mq all’interno dell’ area della ex Richard Ginori, alle porte della città lungo il naviglio Grande, con il suo progettista, Daniele Brandolino.

Devo premettere che conosco da anni l’arch. Brandolino.  Pur non potendo essere per questa ragione imparziale, non per questo mi sento condizionato nel giudizio di quanto mi accingo a vedere. Anzi, la nostra consuetudine ci permetterà di approfondire alcune questioni con maggior disinvoltura.

La collocazione, arrivando da via Richard, dove c’è per intenderci il cavalcavia della circonvallazione esterna sopra il naviglio grande,  non è delle più fortunate, in confronto alle diverse palazzine che compongono l’ex fabbrica.   Si trova infatti all’ombra delle torri vero anni ’80, vero Ligresti,  verso cui è purtroppo è orientato l’affaccio principale di sud-ovest.
Si tratta di un capannone non particolarmente nobile, costruito in  Cls negli anni ’50, di circa 1.200 mq in pianta per circa 13m di altezza al colmo. Il progetto  si è occupato del recupero dell’involucro, del suo frazionamento -una viennetta tagliata a fette, come mi dice l’architetto- e di alcuni interni. Per questo suo carattere anonimo e dimesso, stupisce che il primo progetto proposto, come visibile nell’allegato, che prevedeva l’addizione di un ballatoio di distribuzione e una scala di testata, la completa colorazione rossa in continuità con anche la copertura, a cercare di dare carattere all’involucro, sia stato bocciato dalla commissione edilizia con la motivazione di mancata coerenza con la tradizione (?!) milanese.
Al suo interno, in virtù della sostituzione della fatiscente copertura a botte esistente, lo spazio in quota viene completamente svuotato, consentendo così il massimo grado di libertà nella composizione della sezione. 
La precedente struttura, tradizionalmente scandita da fitte capriate e relative catene, è infatti sostituita con un ‘guscio’ rigido costituito da uno scheletro trasversale in profili calandrati a supporto del  solaio gettato su lamiere grecate, a sua volta integrato da una importante correa di perimetro a mo’ di cerchiatura della struttura esistente. In tale copertura sono inseriti lucernari e alcuni tagli a definizione di patii interni.
La distribuzione generale è costituita da tre blocchi scale che servono fino a complessivi 4 comparti per piano, a seconda del taglio del ‘laboratori’ voluti dalla committenza, permettendo in questo modo il frazionamento fino a 24 comparti.  Alcuni di essi sono stati progettati dall’arch. Brandolino, altri direttamente dai diversi proprietari. Visitiamo quindi 2 laboratori da lui progettati, uno di taglio medio e uno piccolo che, come è deducibile dalle foto, è già in uso.

Il primo stupisce subito per la libertà delle masse nello spazio. Va bene che essendo ancora in cantiere tutto appare più svincolato ed essenziale, ma un solaio che a colpo d'occhio vola –si capisce poi che è appeso, come in altre soluzioni che vedremo, al solaio di copertura-  in quota rispetto ad altri due fra loro sfalsati ma che tuttavia appartengono al medesimo spazio, il tutto collegato da una scala aerea in carpenteria metallica attorno a cui questi sembrano avvitarsi, comunque ha il suo effetto. La  luce entra attraverso un taglio nella copertura che costituirà, una volta chiuso da serramenti, una serra a tutt’altezza. Osservo il corrimano e le balaustre dei diversi solai, definite da un profilo a sezione cilindrica piuttosto che piatta, come invece nel vano scala, e immagino sia una forzatura probabilmente voluta dalla proprietà. Daniele invece si è impuntato per averlo, volendo con questo dettaglio stemperare la nettezza dei piani in giustapposizione… sarà,  ma lo spazio è ‘zing’ anche senza questo appiglio.

Nel secondo interno, già completato ed in uso, appare ancora più evidente il gusto del materiale, ricco ma mai prezioso. Trattandosi di un ambiente molto più piccolo, poco più di 100 mq, è ancora più forte il lavoro compiuto sullo spazio, in fondo analogo al precedente, secondo il principio di ‘avvitamento’ dei diversi livelli attorno alla scala.
Anche se alla fine l'organizzazione interna è leggibile secondo una suddivisione tradizionale -ingresso soggiorno cucina saladapranzo bagno lavanderia  studio zona notte… in realtà le parti sono scomposte secondo un procedimento di astrazione, o meglio di distillazione, fluendo in un unico spazio, impossibile da fotografare o da disegnare bidimensionalmente. Esse sono definite attraverso sfalsamenti in quota tra i diversi solai che in questo modo scandiscono sia gli spazi sottostanti –l’ingresso, appunto, ribassato e poi il soggiorno a tutt’altezza, la cucina che si abbassa e subito la sala a tutt’altezza- sia i locali al piano superiore, fino al terrazzo a tasca inserito come una lanterna a coronamento del soggiorno, anch'esso magicamente volante, sotto il quale lo studiolo domina i diversi scorci della casa.

Si, ammetto che sono uscito piuttosto orgoglioso di essere amico del progettista. È uno dei pochi che conosco per cui parlare di stile abbia un qualche senso, avendo io per altro sempre avuto una certa diffidenza verso chi lo considera un valore.

Francesco de Agostini


Recupero struttura industriale ed. n. 16  Area ex Richard Ginori,  Milano 2005/7
Restauro e frazionamento edificio industriale
via Morimondo 27, via Lodovico il Moro 31, Milano

Progetto architettonico:  Daniele Brandolino
Collaboratori: Barbara Ligari
Progetto strutture: ing. Stefano Secchi – studio RS Padova
Committente: Privato

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