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Settimana del 17 dicembre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

La Repubblica

17-12-07, pagina 2, sezione MILANO

'No ai nuovi palazzi in via De Amicis'

Il cantiere contestato sull' antico anfiteatro

Accuse a Comune e Sovrintendenza 'Non è stato tutelato il parco archeologico' Ricorso di 26 inquilini della zona, il Tar deciderà mercoledì


DAVIDE CARLUCCI


due palazzi contro tre palazzi. Il confronto avviene nel cuore della Milano antica, tra Conca del Naviglio e via De Amicis, dove la città è cresciuta sopra le vestigia della Mediolanum romana e dove ora i residenti temono che altro cemento sottragga loro un pezzetto di cielo e un po' del fascino del quartiere. Ventisei inquilini di due stabili hanno presentato sabato un ricorso al Tar contro il Comune. La contestazione riguarda il verbale della conferenza di servizi e una delibera di approvazione di una variante al Pir (piano integrato di recupero) che stanno consentendo alla società immobiliare Lagare Spa la realizzazione di tre palazzi di sette, otto e nove piani. «Un pugno nell' occhio, un impatto ambientale micidiale a ridosso del parco archeologico dell' anfiteatro romano - tuona Giuseppe Narcisi, primo firmatario del ricorso - e tutto si concentra in un' area ristretta che è stata già deturpata da altre brutture architettoniche». I nuovi immobili, destinati a ospitare appartamenti e uffici, avranno l' antisonante nome di "residenze dell' anfiteatro" e sorgeranno nell' area per anni occupata dalla Ca' d' oro, azienda che produce e disegna mobili. Secondo Narcisi, farebbero ombra anche a un vecchio ex convento ristrutturato dopo essere stato a lungo sede del circolo socialista De Amicis e al cui interno c' è un chiostro con un porticato del XV secolo. A molti residenti, inoltre, sarebbe negata la visuale sull' arena romana e su Santa Maria della Vittoria, oggi chiesa ortodossa, considerata monumento nazionale. Mercoledì il tribunale amministrativo regionale si pronuncerà sull' azione legale presentata dai residenti dei due palazzi - assistiti dall' avvocato Claudio Linzola - rivolta contro il Comune ma anche contro la Sovrintendenza archeologica della Lombardia che non avrebbe, a parer loro, tutelato abbastanza l' area, consentendo la realizzazione di parcheggi interrati profondi più di 15 metri. «Il problema, inoltre, è la distanza troppo ravvicinata dei palazzi tra loro e con i nostri - sostiene l' ingegner Angelo Selis, uno dei firmatari del ricorso - non si è tenuto conto di una legge che prescrive il rispetto di determinate misure». Già in passato i proprietari degli appartamenti avevano inoltrato su questo punto una diffida al comune. «Da un giorno all' altro ci viene negata la luce», dice invece Narcisi. I comitati contro il cemento stanno aprendo fronti un po' ovunque. In un' altra zona della città, per esempio, sull' area Garibaldi-Repubblica-Isola-Varesine, oggi il consiglio di zona (a maggioranza di centrosinistra) vota il progetto di "parco possibile", alternativo a quello presentato dal Comune, dopo i sette ricorsi al Tar presentati dai residenti, uno dei quali è stato accolto ed è in discussione davanti al consiglio di Stato. Se i ricorsi venissero approvati le volumetrie sarebbero fortemente ridotte ed i lavori avviati subirebbero uno stop.

 

Sezione: professioni - Pagina: 047

(21 dicembre, 2007) - Corriere della Sera

Creatività e gestione

Architetti, la carriera fa tappa in azienda


Di solito, alla voce architetto associamo le professioni di design, arredatore, progettista d' interni e urbanista. E nell' accezione più ampia vediamo in lui il professionista che cura la progettazione di immobili. Ma da qualche tempo il mercato sta cambiando. Richiede laureati in architettura che rivelino spiccate competenze manageriali. Aprendo così nuovi sbocchi professionali all' architetto come project manager in azienda. Opportunità fino a oggi offerte agli ingegneri civili. Come nel caso della milanese Intertecno, un' azienda presente nel settore delle costruzioni, che annovera tra i suoi ranghi diversi architetti nel ruolo di project manager. Che si occupano in questo momento di grandi opere, come il nuovo centro commerciale di Milanofiori. Ma quali competenze vengono richieste? «Un approccio rigoroso agli studi universitari per consolidare la preparazione di base. Seguito da una concreta esperienza nella stesura di progetti esecutivi e gestione dei team di cantiere». Ecco il doppio binario per entrare a testa alta nel mondo degli architetti manager. A spiegarlo è Agostino Gamba: 37 anni, cremonese di nascita, milanese di adozione. In tasca una laurea in architettura con indirizzo in «progettazione civile» al Politecnico di Milano. Dal 2006 alla Ikea in qualità di engeneering manager per l' Italia. Di fatto il responsabile dei grandi progetti dell' azienda svedese nel nostro Paese, come il nuovo punto vendita di Corsico. Dunque un cambio di marcia per una figura pensata più come creativo e specialista in design. «Penso all' architettura vista negli aspetti umanistici, che considera progettazione ed esecuzione come opere della ragione - spiega Gamba - due aspetti nel loro insieme inscindibili. L' architetto deve possedere una valida professionalità come progettista, ma anche buone dosi di creatività. Che però non sia avulsa dalla realtà che lo circonda». E i corsi universitari? Sono necessari, ma non sufficienti per entrare a pieno titolo in azienda. Come suggerisce l' architetto Francescomaria Bonanotte, 42enne barese, amministratore delegato di Ishimoto Europe, coordinatore del progetto per il Nuovo Politecnico della Bovisa a Milano: «Nel mio caso ho consolidato gli studi prima con un anno di specializzazione a Londra e poi con una lunga permanenza a Tokyo». Dunque una concreta esperienza sul campo. Da compiere se possibile nell' ultimo periodo degli studi. Per prendere coscienza delle problematiche della professione, non presenti nella preparazione accademica. Attenzione però, l' esperienza di praticantato va vista come «addendum», non una scusante per andare fuoricorso. Si tratta di un sacrificio, per abituarsi alla fatica di poi. E nel percorso formativo dell' architetto Gamba non sono presenti Mba né corsi postlaurea specialistici: «Dopo la laurea ho preferito accettare il contratto di una società di costruzioni greca. Operativo sul campo, nella progettazione civile con specifiche mansioni di gestione del cantiere. Considero questo un valido compimento del ciclo di studi». Per imparare a programmare gli interventi esecutivi, mantenere i tempi stabiliti, le giuste sequenze operative, i costi e la qualità finale dell' intera opera.


Torelli Umberto


Corriere della Sera - MILANO -

sezione: Cronaca di Milano - data: 2007-12-22 num: - pag: 7

categoria: REDAZIONALE

Il piano Intesa tra Pirelli, Regione e Palazzo Marino. Alloggi per studenti e centri per bambini. «L'Hangar nel sistema dei musei»

Parchi, negozi, università: nasce la Bicocca bis

Il Comune: case ad affitti agevolati. Sì al trasferimento del Besta nel polo della salute


L'assessore Masseroli: buona intesa tra pubblico e privato. Bresciani: il polo della salute è un progetto ambizioso

È la fase due, a diciott'anni dal primo concorso. Sono maturi i tempi per il completamento della Grande Bicocca. Non arriverà più l'istituto neurologico Besta, terzo vertice della Cittadella della Salute nel quartiere Vialba. Nello spazio «liberato » dall'ospedale e sull'ex Ansaldo sono previsti 90mila metri quadri di case (per metà a prezzo convenzionato: 2.500 euro al metro quadro), alloggi per studenti, 60mila metri quadri di verde (parchi per bambini e centro sportivo universitario). E, ancora, aule e laboratori per l'ateneo (20mila metri quadri) e un'infilata di negozi come «risposta ai bisogni del quartiere». Ieri è stato firmato il protocollo d'intesa tra Comune, Regione e Pirelli RE. Dice l'amministratore delegato Carlo Puri Negri: «L'accordo pubblico- privato è l'unico modo per fare urbanistica moderna». È la Bicocca bis, prevista già nel concorso del 1989, anno simbolo (anche) per la Milano operaia. Ma è servita un'altra firma, ieri, per sbloccare l'impasse. Piccola storia di una nuova periferia: il protocollo del 2003 con il ministero della Salute individuava qui il nuovo Besta, dopo il trasloco da via Celoria.

Poi, la Regione ha pianificato la Cittadella sanitaria attorno al Sacco. Il rischio era: dopo due musei d'arte contemporanea, pure due istituti neurologici. Pirelli ha svincolato l'istituto, s'è evitato l'imbarazzo.

Di giorno, la Bicocca è una città di 40mila abitanti, un'altra Rozzano. Di notte, persi 30mila studenti e impiegati di Deutsche Bank, Siemens, Rusconi e Johnson & Johnson, restano circa mille famiglie. I due d'un quartiere in cantiere. A fine novembre sono iniziati i lavori d'ampliamento del quartier generale Pirelli. Architetture bio e una scultura di Fausto Melotti nel giardino degli Arcimboldi. La vecchia mensa Ansaldo diventerà invece un palazzo per uffici. L'Hangar Bicocca sarà affidato alla Fondazione Spazio per l'Arte Contemporanea: così, osserva l'assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli, «entrerà a far parte del sistema dei musei di Milano, integrato dal nuovo spazio espositivo a Citylife».

Terra incolta e vecchi reparti. In tutto, 127mila metri quadri ribaltati, edificati, rinverditi. Entro aprile sarà firmato l'accordo di programma per la Grande Bicocca. Poi, le gare e il via ai lavori, nel 2008. La linea di Pirelli RE è: «Affideremo i principali edifici ad architetti italiani, attraverso concorsi e inviti». L'asilo, richiesto dal comitato di zona, spunterà a bonifica conclusa in piazza dei Daini, mentre la necessità di nuove scuole, chiosa Masseroli, sarà verificata «nel nuovo piano dei servizi» di Palazzo Marino.

Trovata collocazione, il Besta s'insedierà nel quartiere di Vialba, accanto all'ospedale Sacco e al nuovo Istituto Nazionale dei Tumori. «Un progetto ambizioso », sottolinea l'assessore lombardo alla Salute, Luciano Bresciani. In numeri: 180mila metri quadri, 1.300 posti letto e un investimento da circa 500 milioni di euro. Fine lavori: anno 2012. I tempi matureranno.

Armando Stella


Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 007

(22 dicembre, 2007) - Corriere della Sera

Sant' Ambrogio

Box, scontro sul progetto «Più alberi»


Prima gli esposti dei cittadini contro il parcheggio sotterraneo in Sant' Ambrogio. Poi una seduta burrascosa del Consiglio di Zona 1 e l' apertura di un' indagine della Procura, sulla base delle denunce e sull' inchiesta di Report. Ora, l' ennesima variante al progetto: la piazza sarà a traffico limitato. Ultime notizie dall' autosilo delle discordia, 470 box su cinque livelli (236 posti a rotazione, 234 per residenti), 17 milioni di euro d' investimento in project financing. La maggioranza del parlamentino s' è spaccata sulla mozione antiscavi. Osserva la presidente Micaela Goren Monti: «I box vanno realizzati, non è stata trovata alcuna necropoli». E poi, si chiede, se il Comitato dei saggi ha dato il via libera, ecco, «che competenze possono avere i consiglieri di zona per fermare il progetto?». L' architetto Cini Boeri, anima della protesta contro l' autosilo, attacca la giunta: «Da una parte istituisce l' Ecopass e cerca di sbarrare il centro alle auto, dall' altra costruisce parcheggi sotterranei che attirano solo più auto. Non solo è assurdo e ridicolo, ma è anche controproducente». Intanto, l' architetto Anna Giorgi, prima firma del piano di riqualificazione, ha iniziato ad «apportare, di concerto con la Soprintendenza, le modifiche indicate dai saggi». In particolare, sarà realizzato un doppio filare di alberi sul lato della basilica. La carreggiata verrà ridotta a una sola corsia e a senso unico di marcia (per chi viene da corso Magenta). Piazza Sant' Ambrogio diventerà zona a traffico limitato per residenti e autobus.


Stella Armando


La Repubblica

23-12-07, pagina 9, sezione MILANO

L' opposizione: una vittoria. L' assessore: una trappola

Lo sgambetto a Masseroli sui progetti Navigli e Inganni

Troppi assenti della Cdl: non passa quella variante tanto cara ai ciellini Il retroscena

MAURIZIO BONO


Contento il sindaco Moratti, che un po' ringhiando un po' blandendo ha portato a casa il sì al bilancio. Contenta l' opposizione, che in forte minoranza ha condizionato la partita con emendamenti strategici (sulla cultura), e ha addirittura segnato nei tempi supplementari, quando restavano solo quattro delibere urgenti sull' urbanistica. «Amareggiato e deluso», invece, l' assessore Masseroli, che di gol ne ha presi due e non se l' aspettava: sono passati l' aumento degli oneri urbanistici e la costruzione di case popolari per gli agenti delle forze dell' ordine a Ponte Lambro (accanto alla lussuosa Santa Giulia), ma sono azzerati i piani di costruire due palazzine in via Autari, sul Naviglio e una casa di nove piani in via Inganni, nei giardini dell' ex Opera Maculan, oggi scuola privata cattolica che così si finanzierebbe in parte. A giochi chiusi, nel day after della lunga maratona del bilancio, il capogruppo del Pd Marilena Adamo è il coach che ha azzeccato la manovra: «Siamo semplicemente usciti dall' aula facendo mancare il numero legale quando la maggioranza si è sfaldata, dimostrando che non è unita e fermando decisioni che non condividiamo, mentre su altre, importanti per la città, con senso di responsabilità abbiamo consentito il voto». Masseroli fuma: «Una vigliaccata, una mazzata mica da ridere, una dimostrazione di irresponsabilità del Pd che si è dimostrato succube della Cosa Rossa». Anche se all' origine della batosta c' è una manciata di fughe dall' aula di consiglieri della maggioranza, proprio sotto lo sguardo severo di Letizia Moratti, presente dall' inizio alla fine. Prima se ne va e stacca il telefono il leghista Salvini, mentre si vota l' inversione dell' ordine dei lavori proposta dall' opposizione: passa al primo posto Ponte Lambro, e viene approvato: se non lo fosse stato si sarebbero persi più di dieci milioni di fondi statali e l' idea di avere un migliaio di poliziotti come vicini di casa dà sicurezza sia ai ricchi di Santa Giulia che agli inquilini Aler della zona accanto. Sugli oneri urbanistici entra Pagliarini, la maggioranza torna a quota 31 e comunque sono tutti d' accordo: approvata. Poi il patatrac. La lottizzazione nel parco della scuola cattolica di via Inganni ha una storia. Nei corridoi chi l' avversa la chiama "variante Lupi" per dire che sta a cuore a Cl, ma nei tre mesi destinati alle "osservazioni" sul progetto non ha avuto contestazioni aperte. Le ha ora: Fanzago (Pd) annuncia che non ci vede nessun interesse pubblico, l' opposizione esce e i consiglieri della maggioranza si ritrovano sotto: a seconda dei testimoni, 24 o 27-28, non basta. Tutto da rifare. Ma restano le interpretazioni. La più facile è che l' opposizione ha rinnovato un segnale: niente sconti. E mette la sordina alle speculazioni su future intese variabili. Una seconda (di parte) è che sconti, a Masseroli, non ne fa neppure la sua parte: se può l' impallina. Una terza (altrettanto di parte) è che l' abbiano impallinato, ma senza farlo apposta: era una trappola. L' unica interpretazione che ha peso sul futuro è però che sul terreno cruciale delle scelte urbanistiche il ventilato dialogo bipartisan sul nuovo Piano di governo del territorio si allontana. Per Natale Masseroli con gli auguri ha mandato in molte copie la prima brochure del Piano, auspicando «una nuova programmazione... a partire dalla nostra tradizione cristiana». Si direbbe che per cominciare a discutere davvero dovrà fare di più.

 


Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 004

(24 dicembre, 2007) - Corriere della Sera

La polemica L' architetto Ferruzzi: lavoro inutile. Piazza Meda: 5 milioni di euro per gli scavi archeologici

Box, ignorato il Comitato dei saggi

Le relazioni non cambiano i parcheggi in Darsena e Sant' Ambrogio *** Il Comune: troppo costoso realizzare il tunnel sotto viale D' Annunzio. Altri tre mesi di scavi archeologici in piazza Sant' Ambrogio


Documentate, zeppe di dati e riferimenti storici, corredate da foto, consegnate otto mesi fa. E archiviate. Carta da pacchi per Natale. Le relazioni della Commissione dei saggi non modificheranno sostanzialmente i parcheggi in Darsena e a Sant' Ambrogio. «Gran parte delle proposte sono irricevibili», spiegano i progettisti. Due esempi. Liberare viale Gabriele D' Annunzio dalle auto con un tunnel sarebbe meraviglioso sì, «ma troppo costoso». Mentre è proprio «inopportuna» la ricostruzione della cortina di edifici ottocenteschi («E perché non del Duecento?») davanti alla basilica e «un errore» lo spostamento della rampa d' accesso ai box fronte Pusterla. «Interventi irrealizzabili» anche per il Comune. Ma i cinque saggi non lo sanno ancora, non sono stati informati. Nella squadra c' è l' architetto Alberto Ferruzzi, ex presidente di Italia Nostra: «Ho scritto al sindaco, ricordandole che il nostro lavoro è concluso da tempo e che vorremmo conoscere i risultati». Risposte? «Zero». Riflessione: «Non vorrei che l' impegno per migliorare i progetti si riveli inutile». Gira una domanda a Palazzo Marino: «E ora come li giustifichiamo ' sti saggi?». La commissione consultiva, indicata da Letizia Moratti, doveva «affrontare le criticità legate alla realizzazione dei parcheggi». Le relazioni ridisegnano le due zone. Strade, giardini, alberi, edifici. Gli architetti dell' autosilo in Sant' Ambrogio hanno discusso le proposte con la Soprintendenza. Alla fine, la zona pedonale non ci sarà: strada a senso unico, accesso garantito a residenti e bus Atm. Unica concessione ai saggi, il doppio filare di tigli sul lato basilica. Ne era previsto uno solo. Dunque, Ferruzzi? «Lasciare il traffico è un errore». E dire che la commissione ha girato l' Europa per studiare e suggerire. Viaggi e incontri con gli amministratori di Lione, Strasburgo, Barcellona. Così Ferruzzi: «Mi auguro, almeno, che le nuove opere non pregiudichino i nostri progetti». L' iter per la costruzione del parcheggio sotto la Darsena è partito nel 2001, le indagini archeologiche sono finite. La società che s' è aggiudicata l' appalto ha presentato al Comune l' ipotesi di riequilibrio dei costi dopo la scoperta della conca cinquecentesca e delle mura spagnole: non più tre, ma due piani, sempre 704 posti auto a rotazione ma su pianta a trapezio, non rettangolare. Problema: i conti all' impresa non tornano. Impasse. Sant' Ambrogio, invece, avanza. Gli archeologi salutano il cantiere a marzo: in aprile inizieranno i lavori per i box su cinque livelli (236 posti a rotazione, 234 per residenti). Altro nodo, piazza Meda. Le indagini archeologiche saranno ultimate a gennaio. L' impresa ha stimato - ma non ancora comunicato ufficialmente - i costi aggiuntivi per i due anni di scavi: 5 milioni di euro. E ha presentato il piano di recupero spese: convenzione più lunga e incremento del costo orario del parcheggio. Palazzo Marino valuta, conta. E aspetta le fatture. * * * 1.174 I posti auto che saranno realizzati nei due autosilo in Darsena e a Sant' Ambrogio. Accanto alla basilica saranno realizzati cinque piani di box


Stella Armando

 

Sezione: varie - Pagina: 001

(29 dicembre, 2007) - Corriere della Sera

La sovrintendente Di Francesco

«Milano? Città snaturata dagli architetti stranieri»


«Milano è la città che ha meno coscienza e rispetto del suo grande passato urbano e monumentale». Carla Di Francesco, 56 anni, lascia la direzione regionale ai Beni culturali per diventare direttore generale del ministero alla Qualità e tutela del paesaggio per l' architettura e l' arte contemporanea. A pochi giorni dal suo trasloco da Milano attacca la politica dei parcheggi che «attirerà traffico e smog» e la scelta di fare crescere la città in altezza con «forme non italiane». «L' autorizzazione su tutte che più ha provocato rammarico è stata quella per la costruzione del parcheggio in Darsena». A PAGINA 5

 

Sezione: edilizia palazzi - Pagina: 005

(29 dicembre, 2007) - Corriere della Sera

i grattacieli di CityLife


I grattacieli di CityLife *** Le torri I grattacieli nell' area dell' ex Fiera sono firmate dagli architetti Libeskind, Isozaki e Hadid. È uno dei progetti contestati da Carla Di Francesco: «Forme non italiane» DARSENA L' autosilo L' ex direttore regionale ai Beni culturali contesta il piano parcheggi del Comune. I box alla Darsena? «Non li avrei autorizzati». E in Sant' Ambrogio «ho il dubbio che siano utili» IN DUOMO Il restauro Il ministero ha progettato e finanziato il restauro della Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. Di Francesco: «Ma c' è diffidenza da parte del Comune»


Sezione: varie - Pagina: 041

(2 gennaio, 2008) - Corriere della Sera

Addii È scomparso uno dei grandi protagonisti del Novecento. L' avventura in Olivetti, i viaggi, la creatività dell' epoca di Memphis

Il mondo di Sottsass genio ed eccesso

Architetto, designer, ceramista: un artista totale "Se qualcosa ci salverà, sarà la bellezza"

Ero appena rientrato a Milano da Trieste, dove, approfittando della sosta natalizia, mi ero recato, anche per visitare la grande mostra antologica di Ettore Sottsass; quando mi è stata comunicata la triste notizia della sua scomparsa. Ho detto «scomparsa», perché con lui scompare non solo un grande artista-architetto, ma una personalità del tutto a sé stante, che ha segnato un modo di concepire l' arte, e soprattutto la vita, secondo una «regola stilistica» inconfondibile. La strana coincidenza tra la mia visita alla mostra e la scomparsa mi ha turbato in maniera inconsueta: anche se la nostra era un' antica amicizia, gli incontri erano molto rari, come accade spesso nelle grandi città. È, quindi, con molta esitazione che scrivo queste righe, che vorrei dedicare al ricordo dell' uomo più che dell' artista, di cui è ben nota la vasta attività creativa. In effetti, Ettore è stato, più che un architetto, un designer, un ceramista, un «artista totale». Ebbi occasione di tracciare - nel 2004 - un suo profilo su queste colonne per la pubblicazione d' una raccolta dei suoi scritti, e già allora avevo sottolineato la qualità inventiva - stilistica e letteraria - di questi suoi appunti; spesso icastici ma sapientemente articolati (forse anche per un «contagio» con la grande dottrina d' una Nanda Pivano). Scrivevo allora: «Si tratta di alcuni articoli "tecnici", di altri scritti "d' occasione" per convegni, viaggi, conferenze, decisamente spontanei, ironici, battaglieri, e tracciati con una precisa modalità letteraria a metà strada tra il tono colloquiale e quello panflettistico». Ecco: l' icasticità credo sia stata la dominante di tutta l' «opera omnia» di Ettore: la volontà di usare un linguaggio dirompente negli scritti, come nelle architetture e nel design. Basterebbe riflettere sull' impatto spesso «eccessivo» di certi suoi mobili (e mi riferisco soprattutto all' epoca di Memphis, una delle sue più contrastate ma anche vitali), o quello di tante sue ceramiche giganteggianti e non artigianalmente compiaciute; oppure ai suoi gioielli: pure questi «eccessivi» per la dimensione e l' incontro di materiali insoliti, certamente indossabili soltanto da donne di straordinario coraggio (e bellezza). Ma è proprio la ricerca di queste «dissonanze» che Ettore perseguiva. Se - figlio d' un noto architetto del vecchio Impero (e non a caso nato a Innsbruck) - Ettore era destinato già «geneticamente» a seguire la professione paterna, tuttavia la sua personalità anticonformista, e nemica d' ogni compromesso, lo spingeva da sempre a evitare la facile carriera d' una professionalità tradizionale. Solo così si può comprendere la sua brillante avventura olivettiana (ancora oggi la sua macchina da scrivere è un «pezzo da museo»), molto presto abbandonata; così i suoi viaggi nelle Americhe e il lungo e «patologico» soggiorno in India; così l' impegno per un lavoro troppo estenuante e, in fondo, lontano dal suo temperamento come la Malpensa. Altri potranno discutere e analizzare l' entità del suo apporto all' architettura e al design, ma lo potranno fare in maniera equa solo se si renderanno conto che non si possono applicare alle sue opere quelle coordinate che valgono per la maggior parte degli architetti e dei designer. Infatti anche Sottsass è stato uno dei primi ad accettare l' avvento del funzionalismo più avanzato, è stato anche quello che ha avuto la «temerarietà» - in piena «epoca Braun» - di rilanciare un decorativismo a quel tempo inimmaginabile. Negli ultimi anni due grandi mostre antologiche - come quella al Mart di Rovereto e ai «Nuovi Incanti» di Trieste - hanno permesso di poter osservare, criticare, valutare a fondo l' opera di Sottsass, suscitando quella ammirazione (e anche quel dissenso) che solo un' opera autentica di solito solleva. Molte sue «invenzioni», come ad esempio quelle di tanti suoi mobili - decisamente antifunzionali e spesso colmi di ornamentazioni insolite - sono stati soggetti a inattesi entusiasmi o a violente ripulse; ma quello che, in un certo senso, giustificava quei prototipi era appunto la loro autonomia e la

loro indipendenza tanto dall' estremo protorazionalista, che dal decorativismo del «postmodern» statunitense. Penso con tristezza alle circostanze di aver visitato - proprio alla viglia della sua scomparsa - l' ultima sua mostra e di non avergli potuto riferire i particolari, della sistemazione e dell' ottimo allestimento, come mi ero proposto di fare al mio rientro a Milano. Ho cercato di farlo con questo mio breve congedo.

 

Sezione: varie - Pagina: 006

(2 gennaio, 2008) - Corriere della Sera

Hanno detto

L' addio dei creativi a Sottsass «Genio del design e artista totale»


La Moratti: un' eredità da custodire. Formigoni: poeta della vita urbana

Sul tavolo della sala, nella casa di via San Tomaso dove si è spento lunedì, ci sono ancora i suoi appunti. «Da anni lavorava a un racconto della sua vita. Lo chiamava "il libro illeggibile"», ricorda l' amico di sempre Michele De Lucchi, suo allievo e compagno di avventura nel movimento «Memphis». Perché Ettore Sottsass era così, «generoso ed esigente, geniale e appassionato». Un genio del Novecento. Con una «incredibile energia creativa» e la capacità di dialogare con tutti. «Soprattutto con i giovani». E quei giovani degli anni Sessanta, quelli che ora sono architetti, designer, critici d' arte, intellettuali, oggi riescono solo a dire: «Ci sentiamo un po' più soli». Nostalgia e ricordi. «Eravamo amici dal 1962 - racconta Mario Bellini -, l' anno in cui iniziai a collaborare con la Olivetti. Ettore aveva una grande umanità. Ho sempre apprezzato la sua straordinaria impronta artistica che andava al di là del lato funzionale degli oggetti da lui progettati. Lascia un grande vuoto nel mondo dell' arte». Sì, perché per quanto si ostinasse a definirsi architetto - «sono fondamentalmente un architetto» - Sottsass era molto di più: un «artista totale». Fotografie, diari, dipinti, gioielli, ceramiche. «Era un diarista raffinatissimo - sostiene Davide Rampello, presidente della Triennale -, altro che Chatwin. Organizzeremo un ciclo di letture dedicato ai suoi scritti e una mostra fotografica». Lo sguardo sempre rivolto al futuro. E ai giovani. «Ci insegnò a credere che disegnando semplicissimi oggetti potessimo rivoluzionare il mondo», continua De Lucchi. «Diede retta anche a un ragazzino come me», sorride Philippe Daverio. «La sua grandezza stava nell' essere naturalmente un maestro». Rimpianto: «Milano, allora, sapeva attirare i talenti migliori». Milano culla del Made in Italy. Che non dimentica uno dei suoi cittadini «acquisiti» (nato a Innsbruck nel 1917, abitava in città da oltre 60 anni) più cari. Lo fa notare il sindaco Letizia Moratti: «Sottsass ha reso evidente il legame tra creatività, arte, design e vita. Con altri grandi nomi della cultura come Biagi e Montanelli, ha dimostrato cosa significa essere milanesi. La città custodirà sempre il patrimonio di arte, forme e colori che ci ha saputo dare». Roberto Formigoni, presidente della Regione, aggiunge: «Ha dato forma a una poesia urbana e domestica fatta di oggetti, inquadrature e forme». Sottsass, protagonista della nuova immagine di Milano. Così lo definisce Carlo Bertelli: «Un genio profondamente malinconico e allo stesso tempo radioso nella creazione, chiuso ma ma capace di grandi affetti». Un uomo schivo. E per questo, oggi alle 9.45, il suo funerale sarà celebrato in forma riservata al cimitero di Lambrate. «Lui - dice la nipote - avrebbe voluto così». L' architetto e designer Ettore Sottsass è morto la mattina del 31 dicembre nella sua casa di via San Tomaso, a causa di uno scompenso cardiaco seguito a un' influenza. Era nato a Innsbruck nel 1917 e aveva compiuto 90 anni il 14 settembre. Laureato in architettura al Politecnico di Torino nel 1939, aprì a Milano il suo primo studio di design, nel 1947. Tra i suoi progetti più famosi, la macchina per scrivere Olivetti Praxis 48 Davide Rampello presidente della Triennale *** È stato il padre dello stile italiano *** Michele De Lucchi Architetto allievo di Sottsass *** Mario Bellini Architetto e firma del Museo del design *** Philippe Daverio Storico dell' arte ed ex assessore alla Cultura *** «Era un diarista molto raffinato. Faremo per lui un ciclo di letture» *** «Era generoso ed esigente, geniale e appassionato» *** «Ho sempre apprezzato la sua straordinaria impronta artistica. Lascia un vuoto» *** «Era un genio che accettava di confrontarsi con chiunque»


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