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Celentano divide Milano «Ha ragione». «No, città viva»

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Il Molleggiato critica progetti e politici. «Pensi alla musica» Per il cantante Milano ha dimenticato la sua storia: le risposte di intellettuali, magistrati e politici


C'è chi non lo vuole nemmeno sentir nominare. E chi ne loda l'intuito d'artista. Anche quando si parla di arte e architettura. Ancora una volta Celentano divide Milano. Sul Corriere

di ieri il Molleggiato ha risposto a Formigoni e Moratti. Rivendicando fino in fondo i suoi cavalli di battaglia: la Milano degli architetti è brutta, omologata, priva di identità. E a comandare davvero — anche sulla politica — sarebbero i grandi Interessi.

«Di Celentano ascolto la musica, il resto non mi interessa», taglia corto il filosofo Paolo Del Debbio. Di parere diverso l'assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi: «Le uniche architetture recenti degne di nota sono la sede di Dolce e Gabbana di via Broggi e il Sole 24 Ore di Renzo Piano». Sulla stessa scia il docente di estetica ed ex assessore Stefano Zecchi. «Il prestigio degli architetti che costruiranno la Fiera non è in discussione, ma resta il fatto che al posto dei grattacieli ci sarebbe stato bene un parco. E poi questi edifici di milanese hanno poco, potrebbero trovarsi anche a Shanghai », continua Zecchi. E la Bocconi? «Orribile. Se proprio si vuol costruire, bisogna andare in periferia. Abbattere alcuni quartieri osceni e costruirne altri di vivibili per la povera gente ». Secondo Zecchi non è tutto perduto: «L'amministrazione ha un'occasione con San Vittore. Lasci solo l'ottagono e il resto diventi parco».

Celentano riscatta la stagione Formentini. E l'ex assessore alla Cultura, Philippe Daverio, se ne compiace: «Abbiamo cercato di far lavorare architetti italiani ma non siamo stati capiti — ricorda Daverio —. Apparteniamo a una comunità che rigetta la propria architettura e si fa stimolare solo da quella importata. Il risultato è un progressivo sbiadirsi della nostra identità. Proprio quando il resto del mondo va in direzione opposta». Un ringraziamento a Celentano viene da Empio Malara, presidente dell'associazione Amici dei Navigli: «Ora che si lavora per ridurre il traffico in centro la riapertura dei Navigli è possibile. Almeno in alcuni punti. Celentano ci sostenga».

E il rischio che la politica si faccia schiacciare dai grandi interessi? «Resiste solo chi ha progetti di governo chiari e convincenti », fa notare il senatore del Pd Gerardo D'Ambrosio. L'ex procuratore del pool Mani Pulite conclude con un invito a vigilare: «I progetti e i cantieri in ballo a Milano sono molti. La politica non subisca il fascino dell'arricchimento facile. Per il bene della città».

Nuova Regione

Il progetto Garibaldi-Repubblica dove è prevista la realizzazione del nuovo grattacielo della Regione contestato da Celentano Rita Querzé

L'ex sindaco Formentini

«C'è poco verde La Moratti può tenere a bada i poteri forti»


«Celentano? Gli sono grato. Gli artisti sono ispirati da Dio, mi fa piacere avere la sua simpatia».

L'ex sindaco leghista Marco Formentini (oggi passato alla Margherita) incassa con soddisfazione gli elogi del Molleggiato. E ricambia: «È un artista che stimo anche per il suo impegno civile». Ma Celentano ha accusato anche le amministrazioni che governano e hanno governato Milano di essere sotto scacco da parte dei poteri forti. «Il problema esiste e non va sottovalutato. Per quanto mi riguarda, sono rimasto in carica quattro anni di cui la seconda parte del mandato senza la maggioranza in consiglio. In queste condizioni realizzare qualunque progetto era difficilissimo. Tant'è che alla fine non siamo riusciti a riaprire il tratto dei Navigli». E Moratti?

«Moratti è politicamente molto forte. Può permettersi di governare tenendo a bada le lobby». Nonostante ciò Celentano critica senza appello i progetti messi in cantiere prima da Albertini poi dalla stessa Moratti. «Lo showman non ha tutti i torti— condivide Formentini —. Sui grandi progetti noto che ogni volta che vengono aggiornati sparisce un po' di verde». Più in generale, l'ex sindaco accusa l' amministrazione di scarsa sensibilità ambientale.

«Prendiamo i sottotetti: sono centinaia e centinaia di metri cubi di cemento. Un intervento che si sarebbe potuto evitare».

Corriere della Sera - MILANO -
sezione: Cronaca di Milano - data: 2007-12-14 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE

«Formigoni, i tuoi architetti non sono come Leonardo»
La lettera «Finirà che i partiti adotteranno il simbolo dell'euro»

Celentano: cambiare Milano, ma senza distruggerla Il «molleggiato» risponde all'intervista del presidente della Regione e insiste nel suo attacco a «quelli che chiamate i migliori architetti del mondo»

Posso immaginare quali progetti avranno in mente i genitori di Frankenstein. Per cui il vero choc lo avranno i milanesi più che io. Tu, Formigoni — e la Moratti — non fate altro che nascondervi dietro quella che ritenete la geniale idea per avere riunito attorno alla vostra fucina, la crema dell'architettura mondiale.
Questo però non basta a giustificare le vostre «orribili gravidanze » come la mostruosa creatura della nuova Bocconi. Non metto in dubbio che questi architetti possano essere i migliori del mondo e tuttavia anche ai migliori bisogna raccontargli la storia di Milano, prima di affidare alle loro grinfie i sentimenti che i milanesi nascondono anche nel più piccolo pezzo di terra. Perché i migliori, come li chiamate voi, sono abituati a fare le cose del mondo: alte, quadrate e sbilenche, senza alcun riferimento storico anzi, appena intravedono qualcosa di storico lo distruggono per sempre come faranno con gli scavi trovati nella Darsena o a Sant'Ambrogio, affinché non rimanga traccia di alcun tipo di bellezza che possa mettere in evidenza il nulla che le loro piccole menti partoriscono.
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quando in qua per entrare in un qualsiasi ambiente, uno dev'essere prima spaventato dalla bruttezza del suo ingresso? Se il di dentro della Bocconi è bello come dicono, ma io dubito, ragione di più per fare un ingresso invitante ad entrare, in modo che già dal di fuori si possa dire: chissà dentro come è bello! Ma voi, ipocriti che non siete altro, avete come unico scudo la parola funzionalità: è brutto ma è funzionale dite. Forse sarà funzionale per quelli che riescono a superare l'orrore di quell'ingresso. Ma a quelli che ci passano davanti chi ci pensa? Perché uno deve avere l'impressione di passare davanti a un palazzo delle torture? E rimembrare, sia pure per un breve attimo, condizioni angoscianti come la guerra, i campi di concentramento dei nazisti? E questo lo si prova non soltanto passando davanti alla Bocconi, ma davanti allo sfacelo che c'è ormai in tutte le città d'Italia. Ma Celentano è un passatista dici: uno legato al passato che non tiene conto dell'evoluzione e delle cose che cambiano. È proprio qui la vostra disgrazia. Cambiare non vuole dire distruggere come fate voi, vuol dire migliorare, perfezionare quel fare attraverso il quale si migliorano anche i sentimenti dei cittadini.
Pure l'uomo cambia. Cambia da quando nasce fino ai suoi ultimi giorni di vita. Ma la sua identità rimane. Cosa rimarrà invece di Milano? Quella Milano segnata dalla generosità dell'ambiziosissimo Ludovico il Moro che per la passione di volerla abbellire chiamò nientemeno che Leonardo da Vinci e Bramante, oltre a tutti i migliori artisti lombardi che fecero di Milano una delle più belle capitali del tempo. I sobborghi si erano talmente estesi da richiedere nuove fortificazioni, le chiese, forse più di 250, ridotte ad oggi solo una cinquantina, erano le più belle d'Europa. A differenza degli aborti concepiti da quelli che tu e la Moratti chiamate i migliori architetti del mondo, Bramante, se pur modificava, lo faceva senza stravolgere lo stile lombardo del Primo Rinascimento. Pochissime città italiane e non solo italiane possono vantare un patrimonio d'arte religiosa simile a quello di Milano. Ancora oggi dopo le insolenti demolizioni di Santa Maria a Brera, di San Francesco (più vasta di Santa Croce a Firenze, autentico museo d'arte!) e di tante altre, senza contare poi la strage dei chiostri monumenta-li, che però nonostante tutto, sono ancora più numerosi che a Roma. Pane per le vostre ruspe, quindi, che dovranno fare spazio all'Expo 2015. Giusto. Ma cosa cancellerete? E come sarà la struttura che ospiterà questo evento? Sarà senz'altro un qualcosa che ci ricorderà il mondo, ed è giusto per quanto riguarda i paesi che verranno a esporre le loro cose.
Ma sarebbe forse troppo intelligente per voi che odiate l'arte, approfittare di tale evento per fare uno scambio tra Milano e il mondo? Il pianeta ci mostra i suoi oggetti e noi gli mostriamo la cultura milanese attraverso una struttura creata ad hoc per il mondo che ospitiamo. Che simboleggi le caratteristiche di costruzione secondo lo stile, non americano, cinese, tedesco, francese o russo, ma lombardo.
Lo stile di Leonardo da Vinci, delle «cinque giornate di Milano », dove persino gli austriaci, pur non trascurando l'odio per i milanesi e presi da più logiche ambizioni, non poterono fare a meno di lasciare un segno della loro arte in alcuni edifici milanesi. Ma tu, la Moratti e giustamente quelli che ti hanno preceduto, come il vaneggiante Albertini, non potete capire perché siete offuscati dal potere del consumismo.
L'unico sindaco che dimostrò una visione artistica proprio perché capì il grande valore conservato nelle radici di Milano, fu Formentini, che appena insediato a Palazzo Marino disse che si sarebbe battuto per riaprire i navigli. Evidentemente non glielo permisero. Gli aprirono invece la strada per cambiare schieramento e andare a sinistra.


P ensando

a Formentini mi sorge spontanea una domanda: se lui non fosse stato della Lega, ma fosse stato di sinistra, avrebbero preso in considerazione la sua proposta? No. Perché gli intrecci e gli interessi prodotti da una città come Milano, sono così trasversali che qualunque colore di partito viene letteralmente sbiancato dalla corruzione. A cosa serve quindi affannarsi per simboli come falce e martello, l'arcobaleno, il rosso del Pd, oppure i colori di Forza Italia, Udc, Udeur eccetera? Colori ormai sbiaditi a causa di un mal comportamento che ha inceppato l'ingranaggio dell'intero sistema. Se mancherà la forza di creare una vera e propria spaccatura tra politica e interessi — politica e potere e non solo, ma anche fra i cittadini e i comitati che si fanno comprare dai costruttori per farsi rilasciare il permesso di costruire davanti alla propria finestra un albero di trenta piani — beh, allora non rimane altro che arrendersi al
bianco di una bandiera buona per tutti i partiti. Con un unico simbolo, dove la diversità fra un partito e l'altro sarà contraddistinta non più da un colore, ma dal valore della cifra scritta sul bianco della propria bandiera: e allora se è vero che Forza Italia è il primo partito del Paese, sul bianco della sua bandiera avrà la scritta con la cifra più alta: 500 mila euro. E se al secondo posto ci sarà il nuovo partito democratico di Veltroni, sul bianco della sua bandiera impererà la scritta di 480 mila euro, e così via fino all'ultimo dei partiti dove spiccherà la misera cifra di 1 euro.

Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Cronache - data: 2007-12-13 num: - pag: 31
autore: di ADRIANO CELENTANO categoria: REDAZIONALE


 

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