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Settimana del 19 novembre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sezione: varie - Pagina: 011
(19 novembre, 2007) - Corriere della Sera
LIBRO
L' architettura sposa il vino


Sempre più produttori di vino affidano la costruzione della propria azienda ad architetti di fama. Le cantine d' autore sono raccolte nel volume «Architettura e vino» (Electa), curato da Francesca Chiorino. Lo presentano alla Mondadori Davide Rampello, Isidoro Trovato, Luca Maroni. Mondadori, piazza Duomo 1, ore 19

La Repubblica
20-11-07, pagina 7, sezione MILANO
'La legge regionale è un pericolo'
Un blog con firme illustri in difesa dei parchi
In quattrocento aderiscono all' appello: 'Le istituzioni accodate a chi considera il verde un ostacolo' Anche la Provincia contro il Pirellone: 'C' è rischio speculazione edilizia'

ANDREA MONTANARI


Cresce la mobilitazione contro il pericolo che la speculazione edilizia faccia scempio dei parchi lombardi. Con il titolo provocatorio "La Lombardia può fare a meno dei parchi?" quattrocento personalità del mondo della cultura, dell' urbanistica, della comunicazione e della politica hanno lanciato un appello sul sito Internet eddyburg.it contro l' emendamento alla legge urbanistica regionale proposto dall' assessore lombardo leghista al Territorio Davide Boni, il quale prevede che la Regione abbia l' ultima parola per decidere insediamenti nei parchi. La discussione riprenderà domani in commissione Territorio. Tra i firmatari dell' appello, Alberto Asor rosa, Dario Fo, Franca Rame, Vittorio Emiliani, Luca Mercalli, Guido Martinotti, Eva Cantarella, Alessandro Cecchi Paone, l' assessore provinciale al Territorio Pietro Mezzi, i consiglieri regionali Carlo Monguzzi, Marcello Saponaro e Mario Agostinelli, la consigliere comunale Milly Moratti, oltre a Roberto Camagni, Maria Cristina Gibelli, Maria Berrini, Damiano Di Simine, Paolo Hutter, Vezio De Lucia, Francesco Indovina, Lodovico Mereghetti, Antonio Monestiroli, Edoardo Salzano, Sauro Turroni, Elio Veltri, Attilio Dadda, Jacopo Gardella e Federico Oliva. «L' Italia - si legge nell' appello - aveva a Milano un' esperienza di parco di cintura metropolitano sul modello delle greenbelt affermate da quasi un secolo a livello internazionale. Ora anche la pubblica amministrazione sembra essersi accodata agli interessi di chi da lustri continua a considerare la presenza del verde metropolitano come un ostacolo alle proprie manovre». Sullo sfondo il rischio che la realizzazione del progetto del nuovo Cerba (Centro europeo di ricerca biomedica avanzata) sostenuto dal professor Umberto Veronesi dentro il Parco sud possa essere strumentalizzato per dare il via a nuove colate di cemento in Lombardia. «Mi auguro che i partiti del centrosinistra sappiano contrastare questo disegno raccogliendo il nostro appello» spiega l' assessore provinciale verde Pietro Mezzi. L' Ulivo lombardo risponde promettendo battaglia domani in Commissione. L' assessore regionale al Territorio Davide Boni respinge le accuse. «I parchi come sono stati vissuti finora hanno fatto il loro tempo. Ma questo non vuol dire che saranno tutti urbanizzati. Con mia proposta la Regione si farà garante che non ci sarà alcuno scempio. In questi anni, per la verità, ho visto fare molte operazioni di questo tipo con il benestare di comuni e province. In una lettera mi hanno segnalato un caso in cui sono stati necessari 39 accordi di programma con 39 amministrazioni diverse. Non si può andare avanti cosi». Quanto al progetto Cerba, Boni aggiunge: «Garantisco che questa operazione non favorirà la speculazione. Ci opporremo alle modifiche dei vincoli nel rispetto delle vocazioni del territorio».


La Repubblica
20-11-07, pagina 11, sezione MILANO
ecco perché firmo per salvare i parchi
LUCA MERCALLI


Poco più di un secolo e mezzo fa, nelle «Notizie naturali e civili su la Lombardia» il grande intellettuale milanese Carlo Cattaneo celebrava l' agricoltura lombarda come la più evoluta d' Europa: «Noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani <..& Una parte del piano, per arte che é tutta nostra, verdeggia anche nel verno, quando all' intorno ogni cosa è neve e gelo. Le terre più uliginose sono mutate in risaie». Cattaneo osserva con grande acume come la città sia intimamente unita alla sua periferia rurale. SEGUE A PAGINA XI le cascine, grazie alla geniale e millenaria rete irrigua, producono cibo e materie prime per Milano, che a sua volta provvede capitali e lavoro, inteso anche come intelligenza. è una simbiosi delicata che viene rotta di colpo nel secondo Novecento, quando l' industrializzazione spinta, le dinamiche della finanza, i commerci internazionali e i trasporti schizofrenici, cancellano il rapporto della città con la sua cintura verde. Spavalda, prima la Milano da bere ed ora quella da mangiare, crede di poter fare a meno dei suoi polmoni verdi, cementifica, stupra ogni minima area di terreno agricolo, nel segno di una miracolosa trasformazione dei metri quadri di antica terra in metri cubi di redditizio volume edificato. Ma provate per un momento a staccare la spina del brulicante fiume di merci ed energia che alimenta Milano: petrolio, gas, elettricità, oggetti utili (pochi) e inutili (tanti), cibo. Tutto arriva da lontano, tutto è appeso al filo del petrolio: sarebbe la catastrofe, una città in ginocchio, priva di mezzi di sostentamento, suicida nel giro di pochi giorni. Fuori dalle periferie, negletta e destituita di ogni ruolo primario, la gloriosa agricoltura lombarda vivacchia, non ha diritto a figurare tra moda e finanza, anzi è d' impiccio: se tutti questi prati potessero essere trasformati in centri commerciali, parcheggi, grattacieli e villette, sai che affari? Gorgonzola? Risotto allo zafferano con l' osso buco? Chissenefrega, oggi c' è il sushi che arriva in aereo da Tokio. Ma non può durare per sempre. Una città deve conservare i propri gioielli verdi per l' anima e per lo stomaco. Serviranno per non intristirci al brutto, per donare refrigerio nelle estati del riscaldamento globale, per assorbire anidride carbonica, per nutrire foraggi e cereali quando la Cina non ne esporterà più, per far crescere legna con cui scaldarci quando Putin chiuderà il gas. Il suolo agrario è il nostro paracadute. Ecco perché ho firmato contro l' edificabilità dei parchi regionali.

Sezione: enti locali regioni - Pagina: 010
(21 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Nuova legge Il Pirellone diventerà arbitro nei contrasti con i Comuni
Regione, scontro sui parchi «Stop al cemento selvaggio»
Polemiche sull' emendamento urbanistico lombardo Oggi l' emendamento approda per il voto in Commissione ambiente. L' assessore Boni: non capisco la sollevazione


L' ulivista Franco Mirabelli già lo chiama «l' emendamento della vergogna». Poche righe di correzione alla legge urbanistica per dire che in caso di conflitto tra un parco e un comune, la Regione (previo tentativo di «conciliazione») potrà correggere («sostituirsi») il piano territoriale del parco stesso. L' emendamento dovrebbe approdare giusto oggi in commissione ambiente, dove tutte le opposizioni, per una volta unite, intendono dare battaglia. Ma le perplessità non sono soltanto nel centrosinistra: con molta probabilità, anche la Lega - che pure è il partito dell' assessore al Territorio Davide Boni - chiederà chiarimenti. Ieri mattina la commissione ha anche sentito Federparchi, il soggetto che riunisce gli enti gestori. Per l' associazione, Agostino Agostinelli (Adda nord) ha espresso un parere del tutto negativo: «Per i parchi è una specie di pallottola nel ginocchio. Significa togliere ai parchi la loro funzione di programmatori del territorio. E la cosa peggiore è che l' emendamento riguarda anche i parchi naturali, e cioè le parti di maggior pregio ambientale dei parchi lombardi». Dalle opposizioni, i toni son quasi da sollevazione. Il verde Carlo Monguzzi promette lotta durissima sia in commissione che in aula, mentre dalla sinistra democratica Marco Cipriano e Arturo Squassina parlano di «contrarietà assoluta». L' assessore Boni si stupisce: «Non riesco a capire la sollevazione, la Regione sarà garante di ciò che avviene nei parchi, non vedo perché questo debba essere preso come un via libera alla cementificazione. D' altra parte, son convinto che gli enti parco, così come sono, oggi sono sorpassati. Non dico che i parchi debbano essere urbanizzati. Ma resi vivibili, sì». Il che fa dire all' ulivista Giuseppe Civati che «ci risiamo. Ai parchi si vuole sostituire, una volta di più, la Parca regione, come al solito alla faccia della sussidiarietà». Ma per i parchi è davvero giornata campale: oggi approderà in giunta - ma non è detto che si arrivi subito all' approvazione - anche la legge di riforma degli enti parco. * * * 24 *** I PARCHI REGIONALI compresi nel sistema delle aree protette della Lombardia; 66 quelli di interesse sovracomunale * * * 450 mila *** ETTARI di territorio della Lombardia della «rete» naturale, un patrimonio di ricchezze naturali, storiche e culturali

Cremonesi Marco

La Repubblica
21-11-07, pagina 9, sezione MILANO
'Faremo un esposto ai giudici Expo'
Parchi, contro la legge minaccia ecologista
Fai, Wwf e Italia Nostra compatti: diciamo no al cemento Anche la Lega attacca il suo assessore Boni: vogliamo chiarezza prima di votarla


MASSIMO PISA

Ci si mette anche la Lega contro l' emendamento dell' assessore regionale al Territorio - leghista - Davide Boni per riformare il testo unico sull' urbanistica, progetto che assegnerebbe al Pirellone l' ultima parola sulle costruzioni all' interno dei parchi. «Noi siamo per la tutela del territorio - spiega il capogruppo Stefano Galli - non per la sua distruzione. Vogliamo chiarezza, ci auguriamo che i tecnici ce la forniscano, altrimenti siamo pronti a cambiare posizione». Lega contro Lega? Di certo la commissione Territorio che oggi pomeriggio dovrà discutere il provvedimento si preannuncia spinosa, anche se l' assessore, ieri a Roma, faceva sapere di non saperne nulla: «Per quanto mi riguarda, confermo tutto». Alle proteste dei Verdi e dell' assessore provinciale a Territorio e Parchi Pietro Mezzi, alla raccolta di firme tramite blog, ieri si è aggiunta anche la ferma opposizione al progetto Boni di Federparchi e dei sindaci interessati, ascoltati in Commissione. Il timore, nemmeno troppo velato, è quello della colata di cemento sulla cintura verde intorno a Milano per imposizione dall' alto, senza ascoltare i pareri degli enti locali. «Non ci piace per nulla - sentenzia Agostino Agostinelli, presidente del Parco Adda - perché delegittima quasi assolutamente il ruolo dei parchi». Fai, Wwf e Italia Nostra minacciano un esposto al Bie, l' Ufficio internazionale delle esposizioni che dovrà decidere sulla candidatura di Milano all' Expo 2015. «In Europa - attacca Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai - i paesi più avanzati contano su leggi dello Stato che impongono di utilizzare solo aree già urbanizzate per qualsiasi nuova edificazione. In Lombardia invece espandiamo le città sui parchi». L' intero centrosinistra si prepara alle barricate. «Presenteremo un centinaio di emendamenti - annunciano i Verdi Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro - per bloccare lo sfascio delle aree protette lombarde». «è solo un marchingegno per aprire il territorio verde dei parchi agli appetiti dei costruttori», denuncia Luciano Muhlbauer, Prc. «è un provvedimento - aggiunge Franco Mirabelli, Ulivo - che dà un potere spropositato e discrezionale alla Regione. Come detto anche dagli enti locali, è una legge di cui non si sentiva il bisogno».


La Repubblica
21-11-07, pagina 5, sezione MILANO
Skyline rivoluzionata in dieci anni
Su Milano si allunga l' ombra dei grattacieli e la metropoli si divide
Fra due anni, per un lustro, le inaugurazioni si susseguiranno a ritmo serrato Dai siti Internet ai blog, la guerra delle simulazioni scatena la polemica


MAURIZIO BONO

Ed è giusto che sia così, quando ancora i loro cantieri, partiti dal fondo degli scavi per le fondamenta e i piani sotterranei, non sono neppure in molti casi giunti al livello del suolo. Intanto perché, una volta avviati i lavori, la tabella di marcia è serrata e (salvo ritardi) le inaugurazioni cominceranno a raffica nel 2009, con il completamento del grattacielo della Regione (160 metri), per andare avanti nel quinquennio successivo con una media di due all' anno: la città della moda di Cesar Pelli, il grattacielo-bosco dell' Isola, le torri delle Varesine, i tre grattacieli d' autore di Citylife, la nuova sede del Comune, via via fino all' ultima aggiunta "verticale" alla selva, la torre di 200 metri della sede dell' Expo per cui non c' è neppure ancora il bando di concorso progettuale, ma la cui realizzazione, Bie volendo, dovrà bruciare i tempi. Ma soprattutto, perché la città, per troppo tempo senza voce in capitolo, dovrà comunque fare i conti con se stessa come fra poco sarà diventata: dove che stiano le ragioni e i torti estetici e politici, l' unica cosa che di fronte a centinaia di migliaia di metri cubi di cemento svettanti non ci si può aspettare, è l' indifferenza. Per recuperare il ritardo, conviene partire dall' inizio: vi piacciono o non vi piacciono, i progetti in corso? è la prima domanda del sondaggio che da oggi proponiamo sul sito milano. repubblica. it., sapendo però che non ci si dovrà fermare lì, e che Milano è comunque abbastanza consapevole di sé e dei suoi problemi da non scambiarlo per un frivolo quesito di gusto. Nel frattempo, infatti, la discussione urbanistica procede e si incrocia con altre questioni di vasta portata sul tappeto: è in discussione a Palazzo Marino il nuovo regolamento edilizio, che conterrà anche indicazioni sulla qualità della vita che si punta a ottenere per Milano; già a luglio l' assessore Masseroli ha annunciato il Piano di governo del territorio, che in applicazione delle leggi regionali sostituisce il Piano regolatore (peraltro variato ad hoc per tutti i i grandi cantieri in corso). Dopo aver varato con l' insolita sbrigatività di un atto dovuto la ventina di progetti iniziati, in buona parte, dalla passata amministrazione, la politica comunale sembra infatti aver imboccato una via diversa. Masseroli ha annunciato una road map che passa per confronti con i poteri forti (dalle associazioni dei costruttori alla Compagnia delle opere), ma anche con i sindacati, gli ordini professionali, i consigli di zona, le associazioni dei cittadini. Il coordinamento dei comitati milanesi ha dato credito alle intenzioni con una prima riunione lunedì sera al Quark hotel, dove con i contributi di tre consiglieri di opposizione (Montalbetti, Comotti e Zajczyk) e di tecnici indipendenti è iniziata una discussione della quale il presidente dei comitati Salvatore Crapanzano indica lo spirito così: "Il primo obiettivo è comprendere la portata dei problemi, per non ritrovarsi prigionieri come in passato di rivendicazioni fini a se stesse e caso per caso". L' ombra lunghissima di quella decina di grattacieli in corso di costruzione e dei quasi venti grandi progetti avviati rischiano di restare però un ostacolo a girar pagina davvero, a meno che, pur fuori tempo massimo per cercare il consenso generale intorno a fin troppe scelte già fatte, non lo si costruisca almeno sugli interventi che possono e devono accompagnarli in termini di servizi, viabilità, sostenibilità e progetto di una città a misura dei suoi cittadini. Il dibattito che oggi si apre su Repubblica Milano e sul sito milano. repubblica it può essere l' inizio.


Sezione: edilizia mercato - Pagina: 002
(22 novembre, 2007) - Corriere della Sera
La citta' . come cambia
Milano è troppo cara Più di 15 mila in fuga
«Prezzi delle case più accessibili nell' hinterland» PROVINCIA In crescita le zone di Quinto Stampi e Ponte Sesto. Molto «appetita» anche l' area intorno ad Abbiategrasso


Continua la fuga da Milano. Il network dell' immobiliare Tecnocasa ha rilanciato ieri un dato Istat: nel 2006 in 15 mila hanno lasciato la città della Madonnina. La fuga dalle grandi città è un fenomeno che coinvolge anche gli altri capoluoghi di regione. Ma in misura più contenuta: meno 11 mila abitanti a Napoli, meno 8 mila a Roma. Chi decide per il trasloco di solito sceglie come punto di arrivo un paese dell' hinterland. Ma c' è anche chi si spinge fino a Como, Lecco, Novara. Tra i comuni più gettonati quelli dell' area Sud Milano, dove i prezzi degli immobili sono più accessibili. Qualche esempio. «Ad Assago l' offerta non è sufficiente a coprire la domanda, alimentata in buona parte da giovani coppie alla ricerca della prima casa. Il prezzo medio degli alloggi di maggior pregio è di 3.000-3.300 euro», dice il rapporto Tecnocasa sull' andamento del mercato immobiliare nel primo trimestre 2007. Ad Opera si vende a 2.900-3.000 euro. Prezzi convenienti se si fa il confronto con Milano, ma tutt' altro che trascurabili. Così c' è chi si sposta verso comuni della seconda cintura come Locate Triulzi e Landriano. I milanesi che abitano in Famagosta, Missaglia e Cermenate si spostano verso Rozzano. «In crescita le zone di Quinto Stampi e Ponte Sesto: villette e palazzine si vendono a 2.400-2.500 euro al metro quadrato». Secondo Tecnocasa, un' altra meta dei milanesi in fuga è Abbiategrasso: «I prezzi delle abitazioni usate, in particolare di quelle di qualità, si sono alzati perché trascinati da quelli del nuovo. Qui i prezzi di vendita arrivano a 2.500 euro al metro quadrato». Con tassi d' interesse in crescita e rette dei mutui variabili esposte ai venti del mercato chi compra casa cerca prima di tutto un investimento abbordabile. Di qui la necessità di spostarsi dove i prezzi sono più bassi. Senza contare che il costo della vita in città è più elevato. Secondo Assoedilizia, associazione che rappresenta i proprietari di immobili, i costi legati alla casa (affitti, mutui e spese di gestione) si mangiano un quarto del bilancio delle famiglie. Ma si tratta di un valore medio: molte famiglie che hanno contratto qualche anno fa un mutuo a tasso variabile al limite della sostenibilità oggi vanno anche oltre. Dal canto suo il Comune si rende conto della necessità di intervenire su una tendenza che penalizza la città. «Riportare le famiglie a Milano: questa è la grande sfida - ripete Carlo Masseroli, assessore all' Urbanistica di palazzo Marino -. Per questo stiamo lavorando a un piano di governo del territorio in sintonia con i comuni circostanti. E' necessario andare oltre le differenziazioni politiche. L' importante, infatti, è favorire la residenzialità dove esistono infrastrutture». A questo fine Assimpredil ha voluto dare un contributo. L' associazione dei costruttori di Milano e Lodi ha presentato un progetto di schedatura informatica del territorio in collaborazione con regione Lombardia, provincia e comune di Milano. Obiettivo: rappresentare il presente per programmare il futuro. * * * 4.462 IL COSTO MEDIO al metro quadrato di una casa a Milano *** 2.500 *** IL PREZZO del metro quadrato ad Abbiategrasso *** 90.000 *** LE FAMIGLIE di Milano sotto la soglia di povertà

Querze' Rita

La Repubblica
22-11-07, pagina 6, sezione MILANO
Come dire sì o no ai progetti

Per votare sì o no ai nuovi grattacieli di Milano con un click, l' indirizzo è milano.repubblica.it. Nel sito sono pubblicati anche i rendering dei progetti inseriti sullo sfondo della città com' è oggi, realizzati per il blog Skyscrapercity da Skymino- Roberto Arsuffi e pubblicati anche dalla rivista di architettura Lotus, nella monografia "2007 Milano boom". Nel sito si aggiungerà da oggi anche una mappa aggiornata dei 19 grandi cantieri aperti in città, che tra ristrutturazioni, torri e quartieri nuovi stanno cambiando il volto di Milano.


La Repubblica
22-11-07, pagina 6, sezione MILANO
L' architetto del Bosco verticale
Boeri: 'Con le torri riporteremo a casa chi ha lasciato la città'
Bisogna smetterla con l' espansione incontrollata, vanno tracciati confini sostenibili

MAURIZIO BONO


Stefano Boeri è l' architetto che ha progettato il grattacielo "Bosco verticale" all' Isola e trasformato il precedente progetto, inviso a quasi tutti gli abitanti, in un fascinoso insieme di parco pubblico, verde privato, torri foderate di alberi e centri sociali, capace di conquistare perfino buona parte dei comitati alla causa della "verticalità". Architetto, quante torri sta facendo il suo studio, attualmente? «Mi faccia pensare. La nuova sede di Rcs in via Rizzoli, 85 metri, finita qualche settimana fa. Le due torri a Garibaldi Repubblica, in fase di progettazione. Poi siamo finalisti per una di 35 piani, sede del Cnr a Padova. E da quando abbiamo pubblicato i progetti del "Bosco verticale" molti ci hanno contattato per "clonarlo" altrove». Nel frattempo, a Milano, di torri ne stanno crescendo una dozzina. Moda, ideologia o necessità? «Le do un dato appena pubblicato dall' Harvard Design Magazine: il 40 per cento degli edifici esistenti sopra i 12 piani è stato costruito dal 2000 a oggi. E il trend non riguarda solo le grandi metropoli asiatiche, ma anche gli Usa e le zone più sviluppate nel cuore dell' Europa. Detto questo, di fronte a una tipologia costruttiva di grande successo non è il caso di farsi prendere da una facile enfasi, ma neppure si può continuare la demonizzazione. Il grattacielo è uno strumento che va usato, collocato in un contesto, pesato nei suoi meriti e difetti». Vediamoli. «Un grattacielo densifica il tessuto urbano verso l' alto, risparmiando suolo destinato a verde o a scopi sociali. D' altro canto è uno spaventoso attrattore di traffico urbano, e per questo motivo io penso che le torri vadano costruite solo dove ci sono stazioni di metropolitana negli immediati dintorni». A Milano è così? «A Garibaldi Repubblica sì. E a Milano gli spazi ci sono, e c' è una storia architettonica della città della quale fanno parte case alte e grattacieli. Bisogna smetterla con l' espansione incontrollata della città all' esterno, tracciando di nuovo confini sostenibili e circondandola con il Metrobosco, la fascia di verde e alberi che abbiamo progettato assieme alla Provincia. Per riuscirci, riducendo anche il traffico e lo smog del pendolarismo, è necessario dare densità all' area urbana costruendo in altezza, con il recupero, perlomeno, dei 300mila abitanti che Milano ha perso negli ultimi decenni. E che, continuando a lavorare in città, ne fanno una metropoli sottoabitata di notte e sovra-abitata di giorno». Bastano i grattacieli? «Certamente no, ci vogliono politiche per abbattere i costi degli affitti, case nuove, recupero degli alloggi vuoti di cui anche Repubblica ha recentemente parlato. E anche torri di abitazioni a prezzi contenuti. Ma ciò di cui davvero non si sente il bisogno è l' avversità di chi si scaglia per principio contro i grattacieli. Altre città europee se ne vergognerebbero». Insomma, Milano dai grattacieli non avrà danni? «Se vuole la verità, i danni non li ha dalla spinta verso l' alto, ma da quella verso il basso: i tanti insensati parcheggi in pieno centro storico che la paralizzano da anni a vantaggio esclusivo dei privati».

La Repubblica
22-11-07, pagina 6, sezione MILANO
L' urbanista del Politecnico
Boatti: 'Quei palazzi non crescono dove serve ma dove conviene'
Se volessero attrarre la gente non farebbero queste carissime residenze di lusso


Giuseppe Boatti, professore di progettazione urbanistica al Politecnico, è uno dei padri dell' opposizione cittadina ai grattacieli. I rendering che ha realizzato con gli studenti dei suoi corsi per simulare l' impatto dei giganti di vetro e cemento sul paesaggio urbano dell' ex Fiera sono un manifesto per chi considera i nuovi progetti una iattura. Professore, perché ce l' ha tanto con i palazzi di 200 metri? «Guardi, personalmente a me non piacciono alla follia, i grattacieli, amo poco ciò che di solito si determina al loro piede, cioè un traffico infernale e un danno alla vita sociale nelle vie e nelle piazze circostanti. Ma se parliamo delle torri completamente fuori scala rispetto al paesaggio che l' amministrazione sta disseminando in città, i gusti non c' entrano. Quello che abbiamo di fronte è invece un modello urbanistico sbagliato, costoso e irrazionale, che si basa su una falsità di fondo: che i grattacieli servano a riportare a Milano la popolazione persa negli ultimi decenni, diminuendo il costo sociale e ambientale del pendolarismo. E se permette le smonto questa tesi in poche parole». Si accomodi. «Punto primo: chi sta fuori Milano non lo fa, in genere, perché gli piace la campagna, ma perché non ce la fa a pagare l' affitto o il mutuo ai prezzi della città. Quindi se fosse vero che le nuove costruzioni servono a diminuire i pendolari, non si farebbero costosissimi grattacieli di uffici o per residenza di lusso, ma edilizia a basso costo. Ed evidentemente così non è. Secondo: se davvero i progetti volessero riequilibrare una città squilibrata nel suo rapporto tra case e posti di lavoro e studio, oltre a fare più case bisognerebbe evitare di incrementare i posti di lavoro e di studio che attirano a Milano chi sta fuori città. E invece si stanno costruendo centinaia di migliaia di metri cubi di terziario, servizi, commercio. Il risultato non sarà perciò il riequilibrio, ma il suo contrario: un' intensificazione di tutti i problemi, uno sviluppo distorto, questa città vogliono farla ingrassare e gonfiare». Scusi, ma lei sta teorizzando che i grattacieli fanno male perché fanno crescere Milano? Non crede che sia una tesi un po' impopolare, per chi vede nella crescita del Pil un' opportunità? «No, guardi, io dico proprio che i grattacieli fanno male al Pil. Alla crescita fa bene che le cose funzionino meglio, che ciascuno di noi non debba buttare via ore per spostarsi, o passare le giornate in un ambiente così intensamente popolato, con un inquinamento da riscaldamento e da traffico imbattibile. Fa bene che l' hardware territoriale sia razionale ed efficiente. A Milano invece le torri non nascono dove servono, ma dove fanno comodo, come risultato di un disegno di potere degli amministratori, che hanno affidato ai privati la progettazione della città». Ha in mente un modello alternativo? «Certo, ridurre la densità del centro e ragionare sull' area metropolitana, non puntare sui 2 milioni di abitanti a Milano come sogna l' assessore Masseroli, ma progettare in funzione dei 5 milioni di abitanti in totale tra Milano e i 500 Comuni dell' hinterland che la circondano. A Parigi i grattacieli della Defense, che possono anche non piacere ma non fanno gravi danni, non sono in centro, ma fuori. Perfino Pudong, non è mica nel centro di Shangai...». (m.b.)

La Repubblica
22-11-07, pagina 6, sezione MILANO
Cinquemila voti sul sito di Repubblica Milano
Milano divisa dai grattacieli 47 per cento a favore, 53 contro
Continua anche oggi il sondaggio sul quesito 'Vi piacciono o no i progetti del futuro'

MAURIZIO BONO


Quasi mille voti nelle prime ore della mattina, a giornale appena aperto. Poi, in crescendo fino a sera, per un totale di quasi 5mila lettori, che sul quesito "Vi piacciono o non vi piacciono i nuovi grattacieli di Milano?" si sono espressi con grande equilibrio: alle 22 di ieri (ma il sondaggio continua, come la possibilità, registrandosi con una veloce e semplice operazione, di inviare i vostri commenti sull' argomento), una leggera maggioranza di milanesi, il 52,99 per cento, ha votato no e il 47,01 ha votato sì. I partiti pro e contro i grattacieli si erano inseguiti a vicenda per tutta la giornata, con un discreto vantaggio (anche 60 per cento) dei sì fino a mezzogiorno, e un recupero costante dei no durante il pomeriggio. Insieme al sondaggio su internet, continua la discussione anche in queste pagine, con l' intervista a un esponente "pro grattacieli", l' architetto Stefano Boeri che ne ha firmato uno importante all' Isola, e a un esponente "anti grattacieli", il docente di progettazione urbanistica al Politecnico Giuseppe Boatti.


La Repubblica
22-11-07, pagina 5, sezione MILANO
Il testo sarà modificato. I Verdi: 'Vittoria del centrosinistra'
Cemento nei parchi, legge bloccata
Mirabelli: 'La giunta non ha una linea condivisa sull' urbanistica' La Lega ferma il proprio assessore che voleva dare più potere alla Regione. Formigoni: 'Nessuna speculazione sulle aree tutelate'

ANDREA MONTANARI


Primo successo della mobilitazione a tutela dei parchi e contro la modifica della legge urbanistica proposta dall' assessore al Territorio leghista Davide Boni. L' emendamento che dava l' ultima parola alla Regione sui nuovi progetti edilizi nelle aree protette è stato bloccato e rinviato alla prossima settimana, dopo che ieri in commissione Territorio il relatore Giulio De Capitani della Lega Nord, lo stesso partito dell' assessore Boni, ha annunciato una serie di emendamenti e affermato che «ci sono errori da recuperare». Dopo due ore di dibattito sotto il tiro incrociato dell' opposizione, il presidente della commissione Marcello Raimondi di Forza Italia ha dovuto prendere atto dello stallo e ha ammesso: «Ci saranno modifiche all' emendamento Boni sui comuni situati nei parchi». Il centrosinistra e gli ambientalisti cantano vittoria. «Dopo la commissione di oggi (ieri ndr) - sottolinea Franco Mirabelli del Pd - sorge spontaneo un dubbio: c' è una politica della giunta e di questa maggioranza sull' urbanistica? Sembra di no, e da qui nascono i pasticci, le norme ad hoc, che accentrano sulla Regione le scelte come quella sui parchi». Rincara la dose il verde Carlo Monguzzi: «è stata sicuramente una vittoria. La maggioranza era decisa ad approvare tutto, ma ha dovuto arrendersi all' evidenza. Anche se passasse la prossima settimana, ormai l' emendamento non potrebbe essere più quello di prima». Poi una precisazione per fugare ogni dubbio: «Noi Verdi avremmo preferito che il Cerba fosse costruito da un' altra parte, ma ora che è stato deciso dove farlo non ci sogneremmo mai di dire no alla cittadella della salute». Affermazioni importanti a una settimana dalla giunta provinciale che dovrebbe dare il via libera all' ambizioso progetto che sorgerà dentro il Parco sud. Di diverso avviso Legambiente che denuncia: «Sul cemento Regione e Provincia hanno firmato un patto scellerato. La Lombardia ha bisogno di politiche per tutelare il suolo». L' assessore provinciale al Territorio, Pietro Mezzi, è soddisfatto: «Ora bisogna andare avanti». Mario Agostinelli di Rifondazione comunista pure: «Formigoni ritiri il progetto». L' assessore lombardo all' Urbanistica Davide Boni, però, si difende: «Sono pronto ad accogliere emendamenti migliorativi. Se poi questa modifica non passasse in Consiglio non ne farei una guerra di religione». Il Carroccio vorrebbe far salire da 30 a 60 giorni il limite entro il quale i parchi possono dare le loro risposte ai comuni, oltre alla garanzia del pieno rispetto del piano parchi. Scende in campo anche il governatore Roberto Formigoni: «Siamo orgogliosi dei nostri parchi e vogliamo migliorarne la loro qualità. Chi parla di speculazione è totalmente fuori strada». Ma sulla garanzia che nel Parco sud sorga solo il Cerba aggiunge: «I parchi non sono sotto la nostra amministrazione».


Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 001
(23 novembre, 2007) - Corriere della Sera
ASCOLTARE LA CITTA'
SCANDALO BOX I MILANESI DIMENTICATI


Sono più di 200 le aree di Milano in cui verranno costruiti parcheggi. Di essi 70 sono già stati realizzati, 40 sono in corso con i cantieri ancora aperti, i restanti sono tra le braccia della burocrazia. Sino ad oggi i comitati di vigilanza del Comune hanno sempre giustificato tutto e mai c' è stata una penale, persino alla presenza di fattori prevedibili come acqua, ritrovamenti archeologici et similia. Sappiamo che sta arrivando un giro di vite, la qual cosa forse non risolverà il problema ma almeno non farà trovare sempre e comunque il semaforo verde (come in passato) a lavori discutibili. Del resto, quelli a Sant' Ambrogio e alla Darsena sono malvoluti e praticamente inutili. Ufficialmente ci risulta che i ricorsi al Tar sino ad oggi siano stati 16, ma è altresì vero che i parcheggi contestati dai milanesi sono 9 su 10. Un vero record, al quale vanno aggiunti i malumori di quegli abitanti che non hanno avuto il problema sotto casa e non capiscono perché si debba scavare in luoghi storici quando non si sentiva la necessità di farlo. Certo, occorre aggiungere all' elenco anche gli scontenti interessati, vale a dire coloro che hanno avuto problemi con la struttura, magari perché era più stretto l' ingresso rispetto al progetto o perché c' era una perdita d' acqua o perché i ritardi endemici dei lavori provocano l' aumento dei prezzi. La questione dei parcheggi è una sorta di boccone avvelenato che la giunta precedente ha lasciato in eredità a quella in carica e dimostra, se ce ne fosse bisogno, che il parere dei cittadini per le grandi questioni anche a Milano conta poco se non nulla. Per interventi di questa natura era il caso di verificare le situazioni dei singoli quartieri con attenzione, e non agire con quella risolutezza che in tutte le altre occasioni è sconosciuta. Non ne facciamo una colpa a tizio o caio, ma non dimentichiamo l' arroganza di chi ha ridotto Milano come un formaggio con i buchi. E ci chiediamo se non sia giunto il tempo di ascoltare chi vive ancora in città, è spremuto dalle tasse e, anche se non usufruisce della macchina blu, potrebbe avere delle idee sulle cose da fare. Siamo o no in un Paese democratico?

Torno Armando

La Repubblica
23-11-07, pagina 7, sezione MILANO
Perché non convince lo sviluppo verticale
LUCA BELTRAMI GADOLA


Milano anche questa volta non si è smentita: come succede nel resto d' Italia a un sondaggio del tipo "favorevoli o contrari" le forze in campo tendono ad equilibrarsi. Siamo un paese equilibrato? Forse, ma la lettura giusta è che siamo un paese conservatore. In materia urbanistica questo equilibrio è un dramma per la pubblica amministrazione se vuol basare le sue scelte sul consenso: non arriva mai a una maggioranza significativa. Dunque si cercano opinioni autorevoli. Tra le considerazioni sul tema grattacieli mi sembra sacrosanto quel che ha detto Paolo Hutter su queste pagine: i grattacieli, soprattutto quelli destinati a uffici, sono un divoratore di energia e in tempi di risparmio energetico questo conta. Ma si può andare più lontano su questa strada: il costo del metro quadro utile nei grattacieli è molto più alto rispetto agli edifici di altezze più contenute. SEGUE A PAGINA VII Tutti gli operatori immobiliari sanno che un fabbricato di 25 metri di altezza otto piani è quanto di meglio rispetto ai costi a metro quadro utile, così come scelgono dal punto di vista del consumo energetico pareti spesse e con grande inerzia termica: non pareti vetrate anche se coibentate. Se così non fosse, perché le periferie invase dalla speculazione edilizia sarebbero omologate a questo modello? Allora perché spingersi in altezza? Per utilizzare la rendita di posizione e per ragioni simboliche. Le ragioni simboliche a loro volta appartengono a due grandi categorie: i simboli del potere politico e i simboli del potere economico con la sua deriva verso il marketing e la pubblicità. Sui simboli del potere politico non facciamola lunga: identificare il potere con l' altezza del costruito è cosa vecchia quanto il mondo. è giusto però investire in simboli del potere politico a Milano, visto che la città non ama storicamente queste cose? Alla fine dell' 800 si voleva abbattere il Castello Sforzesco come simbolo incombente del potere signorile sulla città. La storia insegna? Che siano poi simbolo di progresso è un' idiozia bella e buona. Quanto ai simboli del potere economico qui il discorso si fa più articolato: grandi società, tutti coloro che basano il successo sulla pubblicità vogliono svettare verso il cielo, verso la visibilità. Gratis? Se per mettere dietro il vetro della mia automobile il cartellino "vendesi" ci devo appiccicare una marca da bollo, cosa devo far pagare a chi, per farsi pubblicità, mi toglie un pezzo di cielo? Cosa devo dire se poi il carico sui servizi pubblici e sulla viabilità aggrava le spese e gli investimenti del Comune e crea disagio per tutti? Quali vantaggi invece potrebbe trarre la collettività dalla costruzione di grattacieli? Chi li sostiene porta argomenti non trascurabili: si libera spazio per il verde ai piedi e si riduce il pendolarismo. Cose vere e false allo stesso tempo e legate tutte al contesto urbanistico. Se il verde, come nel caso del progetto Citylife, si polverizza in verde condominiale, magari cintato e protetto, le ragioni dei grattacieli cadono da sé. Se il verde è realmente collettivo, di grandi dimensioni e ben soleggiato, allora bene; altrimenti è meglio sostituirlo con lastricati pubblici accoglienti e con verde gestito come in una serra. La riduzione del pendolarismo è argomento più sostenibile: ossia abitare e lavorare senza o quasi dover prendere un mezzo pubblico. è possibile, ma la residenza per attrarre dev' essere economica, perché i pendolari sono prevalentemente nella fascia dei redditi medi bassi. Per il terziario un grattacielo dovrebbe collocarsi, per avere effetti positivi sulla mobilità, al centro dei bacini da cui provengono i pendolari. Ci vorrebbe una insperabile capacità di gestione. Nell' operazione grattacieli a Milano ci sono queste condizioni? Per finire: avete mai visto un film dove dal fondo del canyon, tra grattacieli, nasca una vicenda che non sia di angoscia? L' immaginario collettivo ha un peso e deve far pensare.


Sezione: arte mostre - Pagina: 019
(24 novembre, 2007) - Corriere della Sera
In mostra Allo Spazio Fmg 60 modelli: martedì prossimo alla Triennale l' asta benefica di Sotheby' s
Vorrei un «Botta» alle pareti
Piano o Cibic, Irvine o Zanuso: le opere dei designer per una buona causa


Architetti e designer uniti sotto la bandiera comune della solidarietà e della partecipazione. Fino a questa sera (si chiude alle 20), lo Spazio Fmg, sede espositiva dedicata ai temi e ai problemi dell' architettura promossa da Iris Fabbrica Marmi e Graniti, ospita «Piccoli segni per un grande disegno»: una mostra «a fin di bene», curata da Luca Molinari e Simona Galateo, che raccoglie più di 60 modelli di studio, progetti, prototipi e opere grafiche autografi, omaggio di altrettante celebri firme. Ci sono due minuziose chine di Franco Purini (la «Città in attesa», del 1997, è già stata esposta), c' è la maquette originale della poltrona «Ghost» di Cini Boeri prodotta da Fiam, ci sono due schizzi di Renzo Piano per l' Auditorium Parco della Musica di Roma e uno di Mario Botta per la chiesa di Mogno. Ci sono fogli recentissimi, come l' acquerello «Vista con camera» di Aldo Cibic del 2007, o l' aggressiva «Torre» in rosso e nero di Massimiliano Fuksas, realizzata appositamente per l' occasione. Ma non mancano pezzi storici, vere chicche, tra cui lo studio «Le mele», creato dal maestro del design Enzo Mari per Danese nel 1964, e il bronzetto «Lassù» di Alessandro Mendini, datato 1983. Poi tanti nomi di livello internazionale come Branzi, Chipperfield, Irvine, Isozaki, Maurer, Monestiroli, Thun, Zanuso, Zucchi e molti altri. Tutti questi esemplari unici sono stati donati dagli autori per andare all' incanto alla Triennale di Milano martedì 27, con la collaborazione di Sotheby' s: base d' asta comune 1000 euro. L' intero ricavato delle vendite sarà devoluto all' Associazione Casainsieme per il completamento dell' hospice di Villa Sclopis a Salerano, dintorni di Torino: un nuovo centro di assistenza per il morbo di Alzheimer studiato in particolare per accogliere malati terminali. La ristrutturazione del complesso è stata sviluppata volontariamente dall' architetto Michele De Lucchi (presente in mostra con diversi pezzi tra cui una «Casetta» in legno scolpita personalmente), che insieme a Luca Molinari ha mobilitato amici e colleghi trovando ospitalità per l' iniziativa benefica a Spazio Fmg. Un esempio di come l' architettura possa diventare veicolo di valori sociali positivi. (Chiara Vanzetto) «Piccoli segni per un grande disegno», Spazio Fmg per l' Architettura, via Bergognone 27, oggi ore 15-20, ingr. libero. Asta il 27-11, Triennale, viale Alemagna 6, ore 18.30, pren. al 347.16.82.396 o alla e-mail e.zilli@ottoidee.it

Vanzetto Chiara

La Repubblica
24-11-07, pagina 11, sezione MILANO
Chi conosce la storia non spara sui grattacieli
IVAN BERNI


Erano i primi anni Sessanta e con il babbo stavamo costeggiando, in auto, la nuova stazione Garibaldi. Papà, che era un progressista di sinistra, provava a raccontarmi quello scenario di prati spelacchiati dal cui fondo sbucavano rade sagome di edifici più alti della media. «Vedi quei palazzi alti, sono grattacieli. In Italia ci sono solo a Milano. Qui se ne faranno molti altri. Qui nascerà il centro direzionale, il quartiere degli uffici». Ai tempi avrò avuto otto anni. Quarantacinque anni dopo qualcuno sta finalmente lavorando su quei prati spelacchiati. Per tirar su i grattacieli che il mio babbo progressista voleva farmi immaginare quando ero bambino. Piccola tranche de vie, per dire che non si può discutere di grattacieli sì o grattacieli no - come di qualsiasi altra operazione urbanistica di rilievo - dimenticando storia, contesto, vocazione del territorio dove dovrebbero sorgere. Altrimenti il dibattito rischia di diventare lunare e ideologico. E dunque, prima di dire se le torri dei progetti Garibaldi-Repubblica-Porta Nuova e Citylife ci piacciono o meno dobbiamo ricordare da dove vengono, che contesto ha prodotto quei progetti e che idea di città (ammesso che ci sia~) sottendono. Diciamo allora che quando si parla dell' area Garibaldi-Repubblica si cita la più grande prova di cattiva gestione del territorio data dalle amministrazioni pubbliche dal dopoguerra ad oggi. Amministrazioni incapaci, per mezzo secolo, di svolgere un ruolo di regia, di pianificazione e di sviluppo di una zona nevralgica della città. Risale, infatti, al piano regolatore degli anni Cinquanta la destinazione a centro direzionale di quella zona incastonata fra la stazione Centrale (collegamenti nazionali e internazionali) e la stazione Garibaldi (collegamenti interregionali e linee regionali) e presto servita dalla seconda linea della metropolitana. SEGUE A PAGINA XI Allora si pensava, con buonsenso, che una zona semicentrale come quella, dotata di collegamenti e di reti di trasporto pubblico come nessun' altra, fosse naturalmente destinata ad accogliere funzioni pregiate. E che i grattacieli fossero la risposta razionale e contemporanea a quella previsione. Il Pirelli nasce così. E insieme al Pirelli, alla fine degli anni Cinquanta, nascono così la torre di via Vittor Pisani, le due torri di piazza Repubblica, il building del Comune in via Melchiorre Gioia e più avanti i pochi altri palazzi più alti della media dello skyline milanese. Tutti, o quasi, a corona dell' eterna incompiuta del centro direzionale. Ma se questa, in pillole, è la storia di quell' area, che senso ha presentare il progetto Porta Nuova firmato da Hines Italia come un' aggressione speculativa, come l' imposizione arrogante di un modello, quello della città verticale, che non ci apparterrebbe? A me pare vero il contrario: quel che si sta mettendo in cantiere oggi è il compimento, dovuto anche se tardivo, di una previsione urbanistica sensata e coerente. Per dirla altrimenti: se Milano avesse avuto, trent' anni fa, il suo quartiere direzionale fatto di grattacieli, forse la città non avrebbe subito la terziarizzazione selvaggia che ha trasformato migliaia di appartamenti in uffici. Dando inizio, dalla metà degli anni Settanta, all' espulsione di centinaia di migliaia di residenti. E, forse, l' esistenza di un centro direzionale avrebbe anche contenuto il fenomeno, devastante, degli orribili microcentri direzionali che punteggiano il panorama periurbano: dalle torri di Ripamonti a quelle della Certosa. Quanto a CityLife, sarebbe ora di togliere dall' oblio la vicenda politico-urbanistica che ha generato questo esito progettuale. La previsione di alte torri sull' area dell' ex recinto urbano della Fiera è semplicemente obbligata, perché senza quest' esito non si sarebbe potuta finanziare la realizzazione della nuova Fiera di Rho-Pero. Il progetto CityLife può non piacere, ma non si può mettere in discussione il fatto che in quel sedime si facciano dei grattacieli. Lo sviluppo verso l' alto era l' unica condizione perché la Fiera potesse ricavare dalla vendita dei diritti volumetrici risorse economiche sufficienti a finanziare, in autonomia, il nuovo polo garantendo, al tempo stesso, una superficie sufficiente a terra per la realizzazione di un parco urbano degno di questo nome. Se il parco disegnato da CityLife somiglia a un giardinetto condominiale si contesti questo aspetto. Oppure si contesti - con buoni argomenti, se ci sono - la qualità architettonica degli interventi. Ma contestare la forma grattacielo non ha senso. Soprattutto per chi è o si dichiara ambientalista. La costruzione della nuova Fiera a Rho-Pero, sull' area dell' ex raffineria Agip, è stata una delle poche operazioni urbanistiche ad alto valore ambientale nella storia di Milano. L' accordo di programma che sancì questa scelta venne firmato, nel '94, dal sindaco Formentini e dall' allora presidente della Regione Fiorella Ghilardotti, diessina, alla guida di una giunta rosaverde. Fu una scelta salutata come una conquista del movimento ambientalista. Sarebbe bene ricordarsene, prima di prendersela con i grattacieli.

Sezione: premi - Pagina: 001.006
(25 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Arte e storia Il premio e i designer: troppi vuoti nell' albo d' oro
Ambrogini, architetti dimenticati
La «beffa» dell' Ambrogino story Dimenticati architetti e designer


Che Milano non sia mai stata una città sensibile all' architettura lo sappiamo: il duomo è una versione casalinga del gotico internazionale che il consiglio dell' Opera continuerà a difendere anche contro il suggerimento di Francesco Sforza di assumere il Filarete con il nuovo stile rinascimentale mentre via via il barocco sarà Roma, il neoclassico forse Berlino, l' eclettismo Parigi, l' art nouveau Bruxelles. Questa persistente incertezza è bene specchiata nelle medaglie d' oro del Comune. Negli anni Trenta Giuseppe De Finetti con le sue visioni della città e Giuseppe Pagano, il profeta di un soffio europeo nell' architettura moderna italiana e autore della Bocconi, verranno ignorati. Verranno ignorati a favore dei più casalinghi Piero Portaluppi (1929), di Gino Chierici (1940), di Antonio Cassi Ramelli (1942), di Ferdinando Reggiori (1954) mentre i più trasgressivi Gio Ponti - che pure era l' architetto della grande borghesia industriale - avrà la sua medaglia solo nel 1954 e solo l' anno successivo la otterranno anche Emilio Lancia e Giovanni Muzio (che nel 1923 aveva progettato la Cà Brutta e in seguito la Cattolica e il monumento ai caduti). Gli architetti moderni, più giovani, erano stati invece coinvolti negli studi e nella stesura del piano regolatore avviati fin dal 1945, con un famoso convegno, dall' assessore all' urbanistica Samuele Polistina - anch' egli medaglia d' oro del Comune insieme a Ferruccio Parri - conclusi nel 1953 con un riconoscente attestato per tutti: mentre Cesare Valle, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che a Roma avrebbe dovuto approvarlo (e che effettivamente lo approvò tre anni dopo) ebbe a buon conto una preventiva medaglia d' oro. Nei quindici anni successivi, sugli architetti milanesi che rendevano celebre nel mondo la città, cala un assordante silenzio: fino a quando nel 1969 due medaglie d' oro alla memoria di Marcello Nizzoli (uno dei fondatori del nostro design) e di Ernesto Rogers (ispiratore culturale di un' intera generazione) suggeriranno di riconoscerne il merito ai pochi ancora viventi e nel 1972 - già quasi settantenni - avranno la loro medaglia Luigi Caccia Dominioni e Ignazio Gardella, nel 1976 Franco Albini e nel 1977 Giovanni Romano - gli ultimi tre veri «ragazzi del 1905», la generazione che ha fatto il razionalismo italiano (anche se poi l' Umanitaria di mio padre la lasciano andare in malora), cui verrà affiancato l' anno successivo quel curioso outsider che fu Luciano Baldessari. Altri dieci anni di silenzio fino alla medaglia per Achille Castiglioni - altra icona del design italiano - e nel 1989 il riconoscimento di due giovanotti, Gae Aulenti e Vico Magistretti, mentre Ludovico Belgioioso e Giancarlo De Carlo rimarranno in panchina fino al 1995, quasi a novant' anni il primo e a settantacinque il secondo. Altri dieci anni di silenzio - rotti solo nel 2002 da una medaglia alla memoria di Augusto Morello, fondatore critico con Tomas Maldonado del nostro design, che l' aveva avuta nel 1974 - nei quali spicca l' assenza di Marco Zanuso e l' assordante epilogo nel 1997 in un attestato (!) alla memoria (!) di Aldo Rossi, l' architetto milanese contemporaneo forse più famoso del mondo, lì a dimostrare la secolare ottusità architettonica del nostro Comune che, beninteso, non sembra verrà scalfita il prossimo 7 dicembre.

Romano Marco

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