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Settimana del 5 novembre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sezione: varie - Pagina: 012
(6 novembre, 2007) - Corriere della Sera
MOSTRA
Architettura moderna Cinque percorsi ideali

Valorizzare l' architettura moderna, attraverso itinerari tematici in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte. Si inaugura in Triennale Bovisa la mostra «Iter. Architettura del moderno»: pannelli, grafici e foto che suggeriscono i percorsi d' arte ideali nelle cinque regioni, per un turismo culturale eterogeneo e giovane. Via Lambruschini 31, ore 11, tel. 02.72.43.41

La Repubblica
06-11-07, pagina 20, sezione MILANO     
mostre
Un tour alla scoperta dell' architettura del ' 900


Un percorso culturale e turistico alla scoperta dell' architettura moderna e contemporanea. Iter. Architettura del moderno è il titolo del progetto promosso dalle regioni Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria che sfocia in una mostra e in un libro presentati oggi alla Triennale Bovisa. La mostra comprende immagini fotografiche e video e notizie su un centinaio dei 450 edifici censiti dal progetto e consultabili sul sito www.architetturadelmoderno.it. Grafica e comunicazione sono a cura degli studenti dell' Istituto Europeo di Design. Tra i progetti lombardi, la stazione ferroviaria di Lambrate di Ignazio Gardella, il monumento ai caduti nei campi nazisti dei BBPR al Monumentale, lo stadio Sinigaglia di Como, il quartiere milanese San Felice progettato da Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti. Triennale Bovisa, via Lambruschini 31, tel. 02.724341, fino all' 11 novembre

Sezione: quartieri - Pagina: 007
(8 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Le idee
L' obiettivo finale? Dare un centro storico alla nuova periferia


Anzitutto devo subito dire che la costruzione dell' area Bicocca non è la realizzazione di un quartiere di periferia così come si è inteso in generale negli ultimi cinquant' anni, cioè un dormitorio monoclasse e monofunzionale con scarsi servizi, ma ha l' ambizione di costituirsi come una centralità di Milano nord. Centralità come sistema urbano polifunzionale, con un' alta mescolanza di classi sociali e con la presenza di servizi rari, come l' università, il teatro, la sede di importanti imprese che costringono ad una relazione necessaria questa parte con l' insieme della città. Esso è caratterizzato dalla presenza di spazi pubblici tra le architetture altrettanto importanti nella loro morfologia delle stesse cose costruite: piazze, vie, spazi verdi, riconoscibili nella loro relazione come è riconoscibile l' intero insediamento nei suoi caratteri urbani di prossimità tra le cose: un autentico centro storico della periferia, con le proprie fermezze e le proprie porosità disponibili all' uso dell' immaginazione collettiva; ed è nell' uso quotidiano che questo insieme si costruisce ogni giorno da vent' anni, e crescerà sino al suo compimento. La semplicità, l' ordine, l' organicità e la precisione sono le qualità necessarie a questo scopo. Contrariamente all' opinione comune, quanto più preciso, semplice, organico, adatto ed ordinato sarà il risultato, tanto più esso sarà disponibile all' interpretazione d' uso, all' immaginazione sociale e persino alle sue future modificazioni fisiche. Costruire un' architettura civile, semplice, senza la ricerca dell' applauso, è ciò che abbiamo cercato di fare nel progetto della Bicocca. La realizzazione del progetto della grande Bicocca è lontana dall' essere terminata, non tanto per quanto riguarda la sua costruzione edilizia ma per ciò che concerne la crescita della sua vita e le modificazioni che essa indurrà nell' immediato circostante e nell' area metropolitana nel momento in cui quest' ultima ri-conoscerà in pieno l' esistenza di un suo nuovo luogo e delle sue funzioni urbane e territoriali.

Gregotti Vittorio

Sezione: varie - Pagina: 005
(8 novembre, 2007) - Corriere della Sera
VINCOLI AMBIENTALI
Autosilo alla Darsena, ricorso al Tar dei comitati

È stato depositato un ricorso al Tar della Lombardia contro il parcheggio che dovrebbe essere costruito sotto la Darsena. A intraprendere l' azione è il comitato dei Navigli, che da anni è schierato contro i box, sostenuto dalla rete dei «Cittadini propositivi», che raccoglie gruppi di cittadini che per la prima volta si sono uniti contro i parcheggi che presentano problematiche simili in tutta la città, da piazza Gobetti a Sant' Ambrogio, da piazza Leonardo Da Vinci a via Montello, a via Ampère. Il ricorso sarà però attivato soltanto alla partenza dei cantieri. A quel punto, questo è l' obiettivo dei comitati, pur riferendosi alla situazione «paradigmatica» della Darsena, potrebbe però sollevare temi che coinvolgono molte altre zone di Milano. Il reclamo presentato dai cittadini riguarda i vincoli ambientali, la tutela del patrimonio artistico e archeologico della città e le convenzioni in base alle quali i cantieri sono stati affidati ai privati.

Sezione: archeologia ricerche - Pagina: 007
(9 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Gli scavi archeologici termineranno a fine gennaio: poi via ai cantieri
Parcheggi, intesa Comune e Soprintendenza «Via ai lavori in piazza Meda e XXV Aprile»


«Per piazza Meda abbiamo ottenuto che le indagini archeologiche, iniziate nell' ottobre del 2005, vengano ultimate entro fine gennaio. In piazza XXV Aprile siamo invece riusciti a non bloccare del tutto il cantiere e si sta procedendo di pari passo con gli approfondimenti della Soprintendenza». L' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini, annuncia che i lavori in due dei cantieri più lunghi e contestati (per la costruzione di box sotterranei) si sbloccheranno per l' inizio del prossimo anno. Con la promessa che gli scavi archeologici «rappresentano un' importante occasione di cultura e conoscenza per la città», davanti alla riunione congiunta delle commissioni consiliari Lavori Pubblici e Mobilità, Simini ha spiegato di «aver raggiunto un' intesa con la Soprintendenza per stabilire tempi precisi, salvo imprevisti per ritrovamenti di portata eccezionale». Si andrà avanti nonostante qualche settimana fa il capogruppo dei deputati di An alla Camera, Ignazio La Russa, avesse detto che «piazza Meda era un cantiere da abbandonare e chiudere al più presto», e che il sindaco Letizia Moratti avesse giudicato non eccessiva quella posizione. Su piazza XXV Aprile pesa una situazione di grave disagio per i residenti e i commercianti penalizzati dal cantiere: «Per consentire un miglior accesso - spiega Simini - stiamo realizzando un percorso pedonale asfaltato, largo cinque metri sull' asse Monte Grappa-Pasubio. Aumenteremo anche l' illuminazione». Alla fine della riunione interviene però Pino Catapano, tabaccaio, che sulla sua attività ha investito centinaia di migliaia di euro prima dell' avvio dei lavori e che oggi si ritrova sull' orlo del fallimento: «Il cantiere mi ha rovinato, ha distrutto la mia attività e la mia vita. Non chiedo regali, ma solo un aiuto per sopravvivere fino a che il cantiere sarà concluso». Catapano ricorda la serie di appelli inascoltati che ha inviato in Comune. Simini risponde con un «sentimento di imbarazzo, riconoscendo una situazione critica e la necessità di un aiuto per il quale però non esiste ancora una procedura». L' assessore al Commercio, Tiziana Maiolo, ha annunciato «un tavolo di lavoro per abbassare le tasse e aiutare i commercianti in difficoltà per i cantieri». G. San.

Santucci Gianni

 
Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 009
(10 novembre, 2007) - Corriere della Sera
VIA SOLFERINO 28 dalla parte del cittadino IL CASO
Gli scavi in Sant' Ambrogio e i parcheggi della discordia


* * * Una piazza sfregiata, Milano colpita e offesa al cuore, lavori eterni e l' inutilità dello scempio che si sta compiendo. Riassumerei in questi quattro punti la beffa che si sta consumando in piazza Sant' Ambrogio da oltre due anni e che continuerà per altri tre o quattro. Mentre si spendono fiumi di parole e proclami sulla ormai famosa quanto incompiuta «pollution charge» contemporaneamente avallate un progetto, quello del parcheggio sotterraneo in piazza Sant' Ambrogio, che non farà altro che creare ancora più caos e congestione. Invece di chiudere la piazza al traffico, come si è fatto in zone storicamente meno rilevanti e famose nel mondo, si sceglie la solita via del soldo facile. Da comune cittadina residente proprio davanti al cantiere e madre di due figli sotto i tre anni vorrei che ci spiegassero come possiamo vivere per 5 anni o più in un cantiere per lo più fermo, senza più uno spazio vivibile, senza poter uscire dal portone con la paura che i propri bambini vengano travolti. Le macchine invadono l' unico marciapiede (ridotto di larghezza in virtù dei lavori) e spesso diventa impossibile camminare e passare con un passeggino. Il tutto avviene nella piazza che dovrebbe fare da cornice alla Basilica più importante della città, simbolo della Milano antica. I due campanili ne hanno viste tante in questi secoli, ma ora hanno uno sguardo allibito. Come noi. Francesca Caccia Dominioni * * * Gentile signora, sul parcheggio di Sant' Ambrogio si sta applicando la seguente massima: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Non è tipicamente meneghina, ma sintetizza lo stato dell' arte di quello che un urbanista ha definito «uno scandalo civico», e cioè lo scavo in prossimità dei muri perimetrali dell' antica basilica simbolo della nostra città. L' impressione è che la Sovrintendenza se ne sia lavata le mani, lasciando via libera alla decisione dell' ex sindaco Albertini che autorizzava (con i poteri speciali del commissario al traffico) i lavori dell' impresa appaltatrice. Un ripensamento del sindaco Moratti aprirebbe un contenzioso con la ditta incaricata dell' appalto che, dal suo punto di vista, difende la validità del progetto e dell' investimento. Ma soprattutto sarebbe un segnale politico imbarazzante per il centro destra: la sconfessione di tutto quel che è stato fatto negli anni precedenti. Al momento della decisione purtroppo sono state poche le voci della cultura che si sono alzate per contrastare uno scavo che poteva essere fatto a trecento metri di distanza, in via Olona. Quando l' architetto Cini Boeri ha cercato di dire che un posteggio sotto una piazza storica era sconsigliabile («Troppi rischi per una basilica del 379 dopo Cristo») non ha avuto troppi sostenitori. E quando la stessa cosa ha detto in giunta l' assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi («un parcheggio sotto la basilica è un crimine») nessuna voce del centrodestra lo ha appoggiato. L' opposizione si muove adesso, ma è troppo tardi: doveva farlo in campagna elettorale. Ma durante la campagna elettorale il candidato sindaco del centrosinistra non ha mai messo in discussione il parcheggio di Sant' Ambrogio. Sui parcheggi sta passando la linea del bipolarismo: o di qua o di là. O con chi sostiene che servono 60 mila posti auto sotterranei per liberare strade e marciapiedi dalle auto, o con chi è tout court contrario agli scavi. Bisognerebbe distinguere: Sant' Ambrogio, come piazza Meda, è stata una localizzazione sbagliata. In altri casi i parcheggi possono anche essere di pubblica utilità. Ma ci vorrebbe più trasparenza. I casi di via Ampere, Bacone, Costa-Loreto, General Govone, Moise Loira, per citarne alcuni, sono diventati casi giudiziari. L' opposizione farebbe bene a chiedere al sindaco un rapporto sullo stato dei parcheggi a Milano. I milanesi scoprirebbero quello che abbiamo già verificato noi: le truffe, le violazioni, gli aumenti ingiustificati, le ditte fantasma, i lavori difettosi, gli interessi sommersi. Suoniamo il campanello al difensore civico di Palazzo Marino: non è questo un compito suo? gschiavi@rcs.+it

Schiavi Giangiacomo

 
Sezione: opere pubbliche - Pagina: 001
(10 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Tempi dilatati dalla burocrazia
GRANDI OPERE NATE VECCHIE


Cambia il clima, fa meno freddo, ovviamente ragionando su serie storiche e non sui singoli giorni, ma si continua ad avere un sistema di regolazione del riscaldamento da Unione Sovietica. Si parte il 15 ottobre e si chiude il 15 aprile, non c' è global warming che tenga; è più facile notare i cambiamenti climatici che cambiamenti burocratico-amministrativi. Come sempre, questa incapacità di reagire in tempi rapidi ai mutamenti, non solo ambientali, ma anche sociali ed economici, rende spesso le risposte, quando arrivano, inutili se non addirittura controproducenti. Se la storia è maestra, nel nostro Paese ogni cosiddetta «grande opera» dell' epoca repubblicana è stata progettata per periodi lunghissimi, realizzata con enormi ritardi e nata quindi già vecchia. Perché non si riesce ad essere efficienti nei lavori pubblici? Logiche di risparmio economico, spesso fittizio, con gare assegnate sulla base del massimo ribasso, tagli agli stipendi degli amministratori e in generale un clima orientato sostanzialmente alla paralisi come unica possibile «azione», in quanto sospetti e paure di azioni di responsabilità bloccano qualunque manager pubblico. E non servono i commissari, utilizzati per decenni in situazioni critiche, come per i rifiuti in Campania o per il traffico e l' inquinamento a Milano: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Perché non si riesce a realizzare un disegno di ampio respiro, in grado di dare non dico una risposta, ma almeno un segnale al futuro di questo Paese e di questa città che una volta ne era un riferimento. L' unico polmone verde di Milano è frutto dell' epoca napoleonica; il progetto «Metrobosco» della provincia, che intende circondare la città con una cintura costituita da tre milioni di alberi, è un progetto ambizioso e affascinante che non può che essere condiviso, ma che inevitabilmente si troverà a dover competere con la domanda di ulteriore urbanizzazione, in un territorio in cui il consumo di suolo ha ormai superato il livello di non ritorno per quanto concerne la capacità di rigenerazione ambientale, con le nuove infrastrutture, che inevitabilmente non potranno che portare nuovo traffico e conseguente nuova domanda per abitazioni, parcheggi e luoghi di consumo e ricreazione. Un modello infernale, dal quale sembra impossibile uscire; per questo ho paura dell' Expo.

Bertolini Francesco

La Repubblica
11-11-07, pagina 2, sezione MILANO
Fuksas: 'Infrastrutture in ritardo ma per Rho-Pero meglio il metrò'


L' architetto autore della Vela: il vero problema sono i cantieri eterni e dannosi l' expo 2015 Non ho visto il progetto, il sindaco Moratti non mi ha mostrato un bel niente: in qualunque altro paese mi avrebbero chiamato non per cortesia ma per ricevere consigli i disagi Ci abbiamo messo 26 mesi per costruire l' area espositiva, le strade invece hanno tempi biblici Intanto i lavori riempiono l' edificio di polvere e sporcizia, è demenziale

ANNA CIRILLO

Per il "Salone del ciclo e motociclo" la fiera di Rho-Pero è andata in tilt per il secondo giorno consecutivo. Parcheggi esauriti, ingorghi, code interminabili sulla strade di accesso, tangenziali bloccate, svincoli chiusi dalla polizia stradale per decongestionare il traffico. Un disastro. Sotto accusa il nuovo polo fieristico. Ma l' artefice del progetto, l' architetto Massimiliano Fuksas, non ci sta e dice la sua. SEGUE A PAGINA III Massimiliano Fuksas, com' è possibile che si crei un caos del genere? «è il segno del successo di certe manifestazioni. Però dico anche che in Fiera bisogna andarci col metrò. La chiave è questa. E bisogna pensare al potenziamento della metropolitana e a migliorare la rete di collegamento, anche in vista dell' Expo. Le infrastrutture, nodo principale, non sono solo le autostrade. Sarebbe una meraviglia un collegamento diretto da Malpensa, Linate, senza passare per il centro, o dalla stazione Centrale. C' è da lavorare molto sulla grande Milano, sulla città policentrica, con collegamenti via metro o ferro anche da periferia a periferia. La prima cosa da fare è questa, le auto avranno sempre un problema». Perché le auto avranno sempre un problema? «Il traffico privato è destinato a ridimensionarsi, il futuro è nelle infrastrutture comuni, non c' è altra soluzione che una rete pubblica. Poi, chi vuole usare la macchina lo faccia pure, sapendo, però, cosa lo aspetta. Prendiamo Manhattan: solo un pazzo arriverebbe lì in macchina, si prende la metropolitana. Circa 100 anni fa nasceva l' auto, oggi siamo in un secolo nuovo e le cose cambiano. Bisogna pensare ad altre forme, differenti, come sta succedendo, ad esempio, anche per l' energia. Essere conservatori oggi vuol dire morire e questa è un' occasione per ripensare le città senza farci prendere dall' angoscia». Ma i parcheggi a Rho-Pero sono sufficienti? «I parcheggi non sono mai sufficienti! A Strasburgo si sta costruendo il più grande luogo di spettacolo di Francia, capace di accogliere 12 mila persone, e si faranno 3 mila parcheggi. Gli altri spettatori dovranno venire col sistema pubblico. Sembra banale ripeterlo, ma non si può più pensare che ognuno arrivi in certi posti con la propria macchina». Va bene. Ma in Fiera non sono ancora stati completati i collegamenti stradali: non è un' assurdità? «Non me ne parli. Ci abbiamo messo 26 mesi per fare la Fiera e le infrastrutture, invece, hanno tempi eterni. Una follia, quando in tutti i paesi del mondo per opere così le strade si fanno in tempi rapidi. Qui, tempi biblici. E penalizzanti, non solo per il traffico. Intorno alla Fiera è tutto un cantiere, che riempie di polvere l' edificio, lo sporca, lo invade. Come se uno avesse i muratori in casa permanentemente, è demenziale». Lei parla di potenziare la rete pubblica, di collegamenti diretti con gli aeroporti senza passare da Milano, di collegamenti tra periferie, che oggi mancano. Ma per tutto questo ci vogliono anni. E intanto? «Da noi ci vogliono anni, negli altri paesi no. Ci sono tutti i mezzi tecnici per agire con velocità. E le nostre imprese, in giro per il mondo, queste cose le fanno». Il problema degli intasamenti per raggiungere la Fiera non rischia di mettere in discussione tutta la sua opera? «Guardi, quando ci sono i grandi saloni a Parigi, a Londra, a New York, uno lo sa che se ci vuole andare in macchina deve mettersi in fila e rischiare code di ore. è così dappertutto. Per questo dico che la cosa più importante per il futuro delle città sono le infrastrutture collettive, da potenziare per scaricare al massimo la pressione del traffico individuale». Ha visto il progetto Expo nell' area di Pero-Rho? Che ne pensa? «Non l' ho visto, ne sono all' oscuro. Il sindaco Moratti non mi ha mostrato un bel nulla, e anche questa è un' anomalia. In qualunque altro paese avrebbero chiamato anche il progettista di una costruzione come la Fiera, per valutare l' impatto e la compatibilità del progetto Expo. Lo avrebbero chiamato non per cortesia, ma perché potrebbe essere utile e dare dei buoni consigli».


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