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Settimana dell'8 ottobre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sezione: varie - Pagina: 001
(8 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
La protesta
Città Studi, via ai box Rivolta dei residenti «Pronto il ricorso al Tar»


Comitati di cittadini e condomini insorgono contro i parcheggi interrati in Città Studi. Pronti ricorsi al Tar e diffide al Comune. Obiettivo: bloccare i lavori in largo Rio de Janeiro, piazza Bacone e piazza Bernini. Intanto le cooperative appaltatrici hanno transennato le aree degli scavi.
Parcheggi interrati in città studi: le cooperative alzano le transenne per iniziare i lavori, i residenti alzano gli scudi e promettono battaglia. Giovedì scorso la So.In.So. ha delimitato la zona dei lavori in largo Rio de Janeiro e piazza Bernini. In allerta anche i cittadini che abitano vicino a piazza Bacone: il 27 settembre la cooperativa Milano Centro ha avuto il via libera agli scavi. Gli abitanti della zona (i tre parcheggi si trovano tutti nei dintorni di Città Studi) non hanno intenzione di rassegnarsi ai lavori. I motivi della lotta ai nuovi box sono così riassunti da Giampiero Attanasio, anima del comitato antiparcheggio di piazza Bacone: «Primo: i tiranti usati per i lavori danneggeranno i nostri palazzi. Secondo: non vediamo a cosa servano i box quando tra pochi giorni in zona avremo i parcheggi per residenti delimitati dalle righe gialle. Terzo: i lavori distruggeranno il poco verde rimasto». I comitati antiparcheggio contestano anche l' imposizione dall' alto delle nuove opere. «Nonostante le migliaia di firme presentate e le innumerevoli lettere inviate al Comune, nessuno ci ha mai degnato di una risposta», continua Attanasio. Il comitato antiparcheggio di piazza Bacone sta lavorando sia a un ricorso al Tar, sia a una lettera di diffida che sarà inviata a Comune e cooperativa responsabile dei lavori. Gli abitanti della zona attendono anche l' esito di una conferenza intersettoriale, prevista per il 12 ottobre, a cui parteciperanno Atm, MM e i settori del comune coinvolti dai lavori. Più ancora che in piazza Bacone, dopo il montaggio delle transenne che delimitano l' area degli scavi, l' allerta antiparcheggio è alta in piazza Bernini e in largo Rio de Janeiro. Diversi amministratori di condominio hanno inviato diffide al Comune a alle coop. «Ora faremo un ricorso cautelare al giudice civile», annuncia Veronica Dini, legale dei condomini di largo de Janeiro 3 e viale Romagna 37 (ma altri si stanno aggiungendo). La strada dei ricorsi è gettonata da quando il condominio di via Bazzini 20 ha vinto una causa civile contro la costruzione del parcheggio di via Ampère. Ora il Comune rischia di pagare i danni. L' ammontare? Le perizie parlano di 9-10 milioni di euro. rquerze@corriere.it
Querze' Rita

Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 001.005
(9 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
Recuperare il passato pensando al futuro


Diventano sempre più vivaci le polemiche per gli scavi a Milano dei parcheggi che si trasformano in cantieri «eterni» per la presenza di resti antichi. * * * Un progetto condiviso per rinnovare la città rispettando il passato Mi sembra a questo punto utile ripartire da alcune considerazioni generali. L' Italia possiede una parte cospicua del patrimonio culturale dell' umanità ed è per questo un territorio a «rischio archeologico». In particolare le nostre città, Milano compresa, sono città «pluristratificate», il che vuol dire che sempre sullo stesso sito si sono sovrapposte nel tempo strutture urbanistiche diverse che hanno sostituito le precedenti. Quando si scava nel terreno delle città così caratterizzate, si attraversano necessariamente tutte le fasi della memoria storica locale. È una situazione ambientale che rappresenta certo una grave difficoltà per lo sviluppo dei centri urbani, ma anche una grande risorsa culturale e una straordinaria opportunità di crescita economica e di prestigio per una grande metropoli. Le indagini recenti della Soprintendenza sulla stratigrafia archeologica di Milano hanno ad esempio arricchito la nostra conoscenza sulle origini e sui processi di trasformazione della nostra città. Di essa oggi conosciamo per la prima volta aspetti dell' età celtica risalenti al IV-III secolo e comprendiamo molto meglio la sua evoluzione urbanistica successiva in età romana e fino all' Alto Medioevo e oltre. D' altra parte una città moderna che vive (nessuno si augura per Milano un avvenire di città museo!) deve poter crescere e adeguarsi a situazioni nuove. Ci sono lavori, come i parcheggi, magari opinabili, altri, ad esempio le linee della metropolitana, a cui è difficile rinunciare. Così del resto è sempre avvenuto in passato e questo continuo cambiamento di destinazioni d' uso, di strutture più volte rimaneggiate è proprio quanto gli scavi archeologici ci rivelano ad esempio per la Mediolanum romana. Si tratta dunque di uno di quei tipici problemi di non facile soluzione in cui si confrontano due posizioni entrambe legittime ma opposte. In casi come questi non è tanto necessario cercare un compromesso, che scontenterebbe tutti. Sarebbe meglio perseguire un impegno di attenzione e di efficienza che possa consentire di giungere a risultati veramente positivi per la città, la sua storia e insieme per la sua crescita in un disegno ordinato e condiviso. docente di Storia dell' Archeologia all' Università degli Studi di Milano
Sena Chiesa Gemma

La Repubblica
09-10-07, pagina 5, sezione MILANO
Controcanto
Non è tempo di giocare a nascondino
Luca Beltrami Gadola


Non è tempo di trabocchetti ma nemmeno di giochi a nascondino. Che circoli solo qualche copia clandestina dell' intera relazione (900 pagine) destinata ai commissari che valuteranno la nostra candidatura all' Expo e che il consiglio comunale invece abbia avuto soltanto un documento di una ventina di pagine per esprimere il suo parere, non solo stupisce ma fa anche sorridere, se è vero che la ragione di tanta riservatezza sarebbe il timore che gli "avversari" di Smirne avrebbero potuto copiare qualcosa. Cosa? Non il tema, non i progetti edilizi - oggi in ogni caso spesso appannaggio omologato dallo star system dell' architettura - non i simboli, forse qualcosa di più difficile ma che non si copia dall' oggi al domani: la capacità di fare. I progetti di manifestazioni di questo tipo sono un prisma a tre facce. Da un lato il tema della manifestazione, dall' altra il progetto - quel che si costruirà per accoglierla con i suoi visitatori - e per finire la capacità di realizzare il progetto nel tempo previsto. Si è sentito parlare del partito dei gufi, di chi "si piange addosso" e di favorevoli senza se e senza ma, eppure se andiamo a vedere tra la gente forse sono altri i partiti nei quali si è divisa la città: salvo pochi irriducibili contrari (non mancano mai e se anche mossi da ragioni diverse si compattano tra loro facilmente, un terzo partito) abbiamo quello degli "spensierati" fiduciosi nello stellone e quello dei "preoccupati". Preoccupati per l' impegno che andrà ad assumere Milano dove un' incerta maggioranza non sa decidere su cose ben più modeste. Io mi iscrivo al partito dei favorevoli ma preoccupati. Preoccupato perché la terza faccia del prisma - la capacità di realizzare le opere nei tempi previsti - è la grande incognita per noi e forse la perplessità altrui. Il nostro Paese è famoso in tutto il mondo, anzi forse è meglio dire "era famoso", per le grandi opere costruite qui e all' estero. Oggi invece è più noto per le opere mai cominciate, mai finite, lasciate a mezzo ma pluri-inaugurate. Il Sud ne è campione ma anche il Nord non scherza (vedi Tangenziale di Mestre). Dobbiamo dimostrare a tutti ma prima ancora a noi stessi che abbiamo voltato pagina e che non siamo il paese bizantino, barocco ed inefficiente che gli altri si divertono a descrivere con toni non del tutto disinteressati. Ma gli ostacoli non sono solo quelli di casa nostra e che conosciamo a menadito - ne conosciamo le cause ma facciamo fatica a correggerci - il peggio potrebbe venirci da fuori. La maggior parte delle attività sono di tipo edilizio e a queste presiedono norme nazionali e regionali in materia urbanistica, mentre norme nazionali ed europee concernono gli appalti di opere pubbliche e gli affidamenti degli incarichi di progettazione. Sono norme complesse, spesso d' incerta interpretazione e mentre quelle nazionali in parte possono essere superate da una legge speciale per l' Expo, quelle europee o non sono modificabili o se lo sono richiedono tempi molto lunghi: il piatto ricco degli appalti legati all' Expo milanese non renderà tenero nessuno. Nel frattempo, in fretta e furia, ci diamo una riassettata per l' arrivo degli ispettori. Un' improvvisata? Sapevamo da mesi che sarebbero arrivati: perché ridursi all' ultimo e con la carta pesta? è il buongiorno che si vede dal mattino?

La Repubblica
09-10-07, pagina 5, sezione MILANO
il documento/Auto vietate ai 29milioni di visitatori
Navette elettriche e padiglioni geotermici

Il piano nato dal rapporto stretto con Legambiente 'perché noi collaboriamo' Sarà il trionfo della edilizia passiva, tutti gli edifici avranno pannelli solari Tutte le misure contenute nel dossier e mai presentate al consiglio comunale
GIUSEPPINA PIANO

Vietato arrivarci in macchina. La promessa, nel dossier con cui Milano si candida a ospitare l' Expo nel 2015, è quella di un evento ecosostenibile ed ecocompatibile. Tra bus navetta elettrici e una flotta di mezzi a idrogeno per le migliaia di persone che all' Esposizione lavoreranno. Pannelli solari ed «edilizia passiva» per edifici totalmente «verdi», un parco di 500mila metri quadrati. Ma soprattutto, il bando alle auto. La nuova area fieristica a Rho-Pero (e il nuovo quartiere che nascerà dopo l' Expo) sarà una gigantesca isola pedonale. Dove 29 milioni di persone potranno arrivare solo con il mezzo pubblico. Una «low emission zone» di circa due milioni di metri quadrati, la chiama il dossier con cui Letizia Moratti si candida a ospitare l' Esposizione. E un «sistema di regole e politiche che producano un evento a impatto-zero». Per preparare il progetto il sindaco ha voluto la collaborazione di una voce credibile e bipartisan come Legambiente e l' associazione ambientalista diventerà partner del Comitato di preparazione dell' Expo. Perché per dirla con Andrea Poggio, il vicedirettore nazionale di Legambiente, «noi siamo per l' ambientalismo dei sì». E se per l' ambiente «l' Expo può essere un rischio, ma è anche e soprattutto una grande opportunità: la scommessa che abbiamo deciso di accettare è far sì che questo evento possa migliorare la qualità della vita di Milano e di noi tutto». Sfruttare l' Expo per migliorare l' ambiente, non per peggiorarlo. Se questo è il progetto, il dossier di candidatura spiega come arrivarci a quella «low emission zone» a Rho-Pero. Agendo soprattutto su due direttrici: la gestione di sei mesi di Esposizione e di 29 milioni di visitatori, la costruzione delle infrastrutture necessarie. Per il primo capitolo, si dice che in tutta l' area dove si costruiranno i padiglioni espositivi le auto dovranno sparire. Dentro, e soprattutto fuori. I 29 milioni di visitatori potranno arrivare direttamente alla Fiera solo con il mezzo pubblico, con la metropolitana e con una stazione del treno ad alta velocità. E chi non rinuncia alla macchina? Nuovi parcheggi pubblici sono previsti solo lontano dai cancelli della Fiera, vicino alle autostrade, e da qui bus navetta elettrici faranno la spola girando intorno e dentro alla Fiera. A Rho-Pero sono previsti solo due parcheggi ma non per tutti, uno per i duemila lavoratori dell' Esposizione, l' altro definito «Vip Park» da 4mila posti per gli invitati speciali. Per i normali visitatori, ecco i minibus elettrici. Ma ecco anche una flotta di soli mezzi elettrici o a idrogeno per tutti i servizi di logistica interna, e la promessa di costruire anche i distributori a idrogeno. Seconda leva per l' Expo ecostenibile, si diceva, la realizzazione delle infrastrutture per l' Esposizione ma anche per il futuro quartiere che nascerà dopo che l' evento sarà finito. Qui le promesse parlano di padiglioni «alimentati completamente con il ricorso a energie rinnovabili», dal solare al geotermico, dal biogas ai biocombustibili. Parlano di un Villaggio Expo realizzato tutto con «edilizia passiva», che volgarizzando molto significherebbe avere ovunque pannelli solari e sfruttare le nuove tecniche edilizie arrivando a fare a meno di caldaie (d' inverno) e climatizzatori (d' estate). Edifici che già oggi è possibile fare, riducendo di dieci volte l' utilizzo di energia dall' esterno, ma che in Italia sono solo un sogno. E ancora, un' Expo verde vuole dire alberi. A Rho-Pero dovrà nascere un parco di 472mila metri quadrati, la metà dell' area espositiva, che resterà in eredità. Ma nel dossier viene introdotto anche un principio di «compensazione» per cui verrà quantificato lo stress ambientale, dato dalle nuove costruzioni e dalle emissioni di anidride carbonica in anni di cantieri. E questo stress dovrà essere compensato «con aree a verde» tra Milano e Provincia.

Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 005
(9 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
SOPRALLUOGHI
Scavi contestati e nuovi ricorsi al Tar Oggi l' ispezione della soprintendente


Eterni cantieri, tra scavi contestati e pezzi di Milano antica che riemergono, ricorsi al tar ed esposti: Comune e Soprintendenza cambiano strategia. Oggi la soprintendente regionale Carla Di Francesco e l' assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini cominciano i sopralluoghi per decidere, una volta per tutte, cosa fare. Si comincia da piazza Meda e piazza XXV Aprile. Ma nell' assessorato che ha ereditato il capitolo parcheggi dal settore Traffico hanno già cominciato ad arrivare, ieri, altri esposti di cittadini singoli e comitati. L' elenco dei contenziosi si arricchisce ogni giorno. Vi entrano tutte quelle opere che non sono state oggetto del riesame disposto dal sindaco Moratti un anno fa e che avevano seguito il loro iter senza transitare per una presa visione e un parere dai consigli di zona, grazie al via libera dato dal sindaco Albertini-commissario. Ed ecco i tre megaparcheggi di Correggio-Monterosa, di cui i residenti hanno scoperto il progetto ormai esecutivo prima dell' estate, quando le ruspe erano già pronte a mordere l' asfalto. E poi c' è il caso di piazza Bernini, piazzetta minuscola, dove il campanello d' allarme è stata la deviazione dell' autobus 62. «Poi hanno transennato la piazza» racconta Edvige Cambiaghi, che ha deciso con altre centinaia di residenti di non essere testimone passiva della «devastazione del verde». Con lo spostamento di cedri secolari e in buonissima salute, da qui come da largo Rio de Janeiro. Altro spiazzo, altro parcheggio. Altro ricorso. La diffida all' impresa costruttrice, un consorzio di cooperative, a utilizzare i tiranti (fa testo la vittoria davanti al Tribunale civile del comitato nato contro i box di via Bazzini) è già partita. Così in piazza Bacone, dove a scendere in piazza sono oltre ai residenti anche le mamme dei bambini iscritti al comprensorio scolastico (c' è anche una piscina tra le più attive e frequentate). Senza contare largo Murani, dove i commercianti denunciano: «Il lavori sono cominciati 5 anni fa e non sono ancora finiti, il cantiere isola i negozi e i criminali si scatenano». Un furto riuscito e uno tentato ogni due giorni. Una diffida al parlamentino di zona 3 l' ha presentata il comitato «Box Murani», formato anche da chi ha acquistato i box. Non c' è da stupirsi. Perché spesso ad acuire i problemi di un fazzoletto di città, dove nasce un parcheggio interrato, sono i tempi dilatati dei lavori. Come in piazza Novelli, dove sono ripresi dopo una lunga pausa (e il traffico è interdetto alle auto da lungo tempo con importanti deviazioni), solo perché l' impresa costruttrice, la Quadrio Curzio, ha passato una parte dei lavori a un' altra impresa, una multinazionale dei box interrati con sede ad Amburgo. pdamico@corriere.it D' Amico Paola

La Repubblica
10-10-07, pagina 2, sezione MILANO
parcheggi
Solo a dicembre il primo via ai lavori


Ieri sopralluogo della sovrintendente regionale Carla Di Francesco e dell' assessore ai Lavori Pubblici Bruno Simini ai due cantieri aperti in piazza Meda e piazza XXV Aprile, dove sono in corso scavi archeologici indispensabili per dare il via alla costruzione dei parcheggi. Comune e Sovrintendenza stanno lavorando insieme per avere date certe sulla chiusura degli scavi, in modo da poter iniziare al più presto con il posti auto interrati. Probabilmente in piazza XXV Aprile lo scavo potrà essere concluso a fine anno, mentre in piazza Meda i tempi saranno più lunghi.


Sezione: fiere - Pagina: 005
(10 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
E dopo la rassegna case e verde


La giunta acquisisce le aree per Expo 2015 «Voto in consiglio»
Via libera della giunta all' accordo con la Fondazione Fiera Milano e la società Belgioioso per l' acquisizione temporanea delle aree per l' Expo 2015. L' intesa, che domani verrà esaminata dalla commissione Urbanistica e la prossima settimana arriverà in consiglio per il voto, funziona in concreto così: il gruppo Cabassi «presta» al Comune un' area a nord ovest di Milano, oggi a verde agricolo; il Comune si impegna a fare una variante urbanistica e a restituirla, in parte, edificabile, 18 mesi dopo la fine dell' Expo. Al Comune rimarrà una torre. L' area del post Expo sarà destinata per metà a residenza libera e per metà a verde. Tutta l' operazione, naturalmente, è vincolata alla decisione di affidare a Milano l' esposizione. Soddisfatto l' assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli: «Un grande esempio di come il rapporto tra pubblico e privato possa diventare un' opportunità per la città e non solo». Il sindaco auspica l' approvazione in consiglio prima dell' arrivo degli ispettori del Bie (il 20 ottobre). Il presidente della commissione Urbanistica Milko Pennisi, di Fi, assicura che farà il possibile per concludere l' iter, ma lo scoglio arriverà in aula: «La delibera della giunta è un passo avanti per candidatura - dice Marilena Adamo dell' Ulivo - ma in consiglio dovremo mettere dei paletti a garanzia della città».
Verga Rossella

La Repubblica
10-10-07, pagina 6, sezione MILANO
in zona fiera
Aree edificabili dopo l' Expo la giunta vara lo scambio

L' Expo nel 2015. E poi un futuro quartiere al posto di quei padiglioni che verranno smontati. Per arrivare a questo, ieri, la giunta comunale ha licenziato l' accordo con i proprietari privati di circa metà dell' area a Rho-Pero dove si vorrebbe ospitare l' Expo. L' accordo prevede che i proprietari delle aree (la Fiera e il Gruppo Cabassi) diano al Comune l' utilizzo di circa 800mila metri quadrati, ma dopo il 2015 ne tornino in possesso. Ottenendo la possibilità di costruire su una parte di quelle aree oggi non edificabili. La delibera, però, non dice cosa sopravviverà dell' Expo. L' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli: «Cercheremo di mantenere il più possibile di quanto realizzato». «Occorre decidere oggi cosa fare», replica dall' Ulivo Marilena Adamo.

Sezione: quartieri - Pagina: 007
(12 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
Dentro il Tuo Quartiere
«La Torre di via Lomazzo? Stravolge il quartiere»
Gli abitanti di Chinatown contro il parcheggio e il grattacielo. «Aumenterà ancora il traffico»

Al limitare di Chinatown, nel quadrilatero stretto tra le vie Lomazzo e Tartaglia, è in corso una guerra tra residenti e costruttori. Di nuovo, a dividere, è la visione diversa della città. Nell' area un tempo occupata dal Sole 24Ore, un fabbricato lungo e stretto alto due piani, esempio di archeologia industriale, già ex Stabilimento Centenari Zinelli (storica industria nel settore della produzione di tessuti elastici per la corsetteria, l' intimo, l' abbigliamento sportivo), sorgerà un parcheggio fuori terra di 4 piani. E, dietro, un grattacielo che svetterà sopra i condomini anni Venti. Di ristrutturazione, infatti, si tratta: demolire e ricostruire. «C' è un' avversione preconcetta sulla crescita in altezza della città - dice l' assessore allo Sviluppo del Territorio, Carlo Masseroli -. Ma è una paura senza fondamento. E l' intervento avrà un impatto positivo sul quartiere». Ma i cittadini, che stanno organizzando con metodo la protesta e chiedono l' intervento del Comune («L' iter per il permesso a costruire non è ancora concluso») obiettano che «non si tratta di paura del nuovo, bensì di analisi oggettiva di un intervento che stravolgerà questo fazzoletto di città». Hanno prodotto rendering e plastici, manifesti e volantini, per raccontare in una campagna porta a porta nel quartiere cosa sarà la via Lomazzo di domani. Forti di un parere negativo del Consiglio di Zona 8, che il 12 febbraio scorso bocciò il progetto presentato dalla società Greenway. «La torre residenziale insiste in un' area molto densa già oberata da un carico ambientale significativo», si legge nella delibera, che respinge la richiesta di permesso di costruire. E, poi: «Il nuovo insediamento provocherà un ulteriore carico di traffico rendendo invivibile il quartiere e difficile la mobilità di tutti i residenti con effetti sull' insieme del territorio». Alla perplessità dei cittadini che si domandano «perché in un' epoca in cui tutti i parcheggi vengono realizzati sottoterra, qui ne costruiscono uno che ha 4 piani fuori terra», il parlamentino di zona 8 aggiungeva: «La volumetria verticale crea una oggettiva barriera visiva fuori scala rispetto al resto del quartiere». Un "no" che porta in calce la firma del presidente di zona, Claudio Consolini, ma che il consigliere Giambattista Sozzi spiega così: «Quel giorno molti consiglieri di Forza Italia erano assenti, perché in Duomo per la messa in ricordo di don Giussani». La maggioranza già risicata, in sostanza, andò sotto. Ma aggiunge Sozzi: «Personalmente, quel progetto lo trovo buono per la zona. Si recupera un' area dismessa e il progresso non si può sempre ostacolare». In compenso la commissione consiliare Sviluppo del Territorio lo scorso settembre ha ribaltato il giudizio della zona. «Stupefacenti i commenti dei consiglieri - denuncia Ercole Perelli, tra i promotori del comitato contro la torre di via Lomazzo -. Hanno detto che la viabilità è migliorata, perché non sostano più in zona le auto dei 400 dipendenti del Sole 24Ore... la torre non creerà barriere visive rispetto a tante altre aree di Milano...». I condòmini del complesso Procaccini-Tartaglia si sono affidati all' architetto Giuseppe Boatti: «Una costruzione in altezza non era necessaria - commenta Boatti -. E' vero che le norme di densità e altezza consentono di realizzare opere di questo tipo a Milano. Anche se non corrispondono alla città preesistente. Ma è profondamente incivile costruire stravolgendo la città». Il comitato ha anche scritto al sindaco Moratti, perché «rispetto agli attuali edifici ex Sole 24Ore, la torre e il parcheggio costituirebbero un incremento nei volumi fuori terra di oltre il 306 per cento». L' ex stabilimento è sorto al limitare del quartiere Sarpi nel 1912. E solo negli anni Sessanta i proprietari edificarono il gruppo di palazzi Procaccini-Tartaglia. «Il progetto Greenway, secondo le norme dovrebbe utilizzare una quota di volumetria a suo tempo impegnata per realizzare i nostri condomini», spiega Perelli, lasciando presagire future mosse su piano legale. Peccato che «la nostra richiesta di vedere la licenza edilizia data allora ai costruttori sia stata inevasa». Questo nonostante di atti pubblici si tratti. pdamico@corriere.it D' Amico Paola

Sezione: edilizia abusivismo - Pagina: 013
(13 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
«Il ponte dei Mondiali deve essere abbattuto»
Pista di Santa Caterina, il Consiglio di Stato boccia il Pirellone

MILANO - In base all' autorizzazione il ponte avrebbe potuto essere largo 20 metri, invece con la scusa della sicurezza per le piste dei Mondiali di sci del 2005 è stato costruito con un' ampiezza addirittura di 50 metri. E ora che la sesta sezione del Consiglio di Stato ha annullato tutte le delibere e gli atti della Regione Lombardia alla base della costruzione, anche la Valtellina ha il suo «ecomostro» abusivo da mezzo demolire: il ponte sul torrente Frodolfo, una delle strutture più controverse e dal maggior impatto ambientale fra quelle realizzate per i campionati, volto a collegare all' arrivo la pista da sci battezzata «Deborah Compagnoni». Per questa pista, lo scorso mese la Corte europea di giustizia ha condannato l' Italia per aver violato le normative dell' Unione sulla protezione dell' ambiente quando fu abbattuto il bosco di Santa Caterina Valfurva, nel Parco nazionale dello Stelvio, destinato a ospitare le gare femminili. In quell' occasione, il Pirellone aveva replicato che «la Lombardia ha agito nel rispetto dell' ambiente e ha realizzato importantissimi investimenti per tutte le opere di mitigazione e di riqualificazione ambientale». Ma adesso sulla Regione, che insieme al ministero delle Infrastrutture e al Comune di Valfurva aveva cercato di opporsi al ricorso di Legambiente, dopo la tegola europea per la pista, si abbatte anche il macigno della decisione del Consiglio di Stato sul ponte. I magistrati amministrativi, presieduti da Giovani Ruoppolo, muovono dalla Valutazione di impatto ambientale (Via) che il 30 maggio 2000 aveva avuto contenuto positivo a patto che fosse rispettata una serie di prescrizioni, tra le quali soprattutto la larghezza del ponte non superiore a 20 metri. Questa «Via» è stata «disattesa in modo esplicito il 13 maggio 2002 dall' Ufficio sviluppo sostenibile del territorio», che consentiva «la realizzazione del ponte per 30 metri e un ampliamento provvisorio di ulteriori 10 metri». E non era ancora finita: «Alla fine dell' iter procedurale, l' Accordo di programma l' 11 aprile 2003 ha portato l' opera alla larghezza di 50 metri, in evidente contrasto con la "Via"». A Regione, ministero e Comune, secondo i quali l' ampliamento provvisorio del ponte scaturiva da una richiesta della Federazione Sci per adeguare le piste alle misure di sicurezza, la Corte dei Conti replica che non è certo «con una deroga extra ordinem alla disciplina sovranazionale» che si sarebbe dovuto perseguire «l' esigenza di contemperare i valori ambientali con la tutela della salute dei soggetti interessati». E a ben poco vale anche l' assunto difensivo per cui l' allargamento del ponte sarebbe «temporaneo e amovibile»: una premessa che invece, per il Consiglio di Stato, ha dimostrato tutta la sua «fragilità» nel momento in cui «nel corso di una procedura di variante in sanatoria sono state sottolineate le difficoltà tecniche e le ricadute ambientali delle opere di rimozione degli interventi ampliativi», che in ogni caso «non escludono un vulnus anche irrimediabile ai valori ambientali a tutela dei quali era prevista la procedura "Via"». «Questa decisione conclude una delle vicende più scandalose dei Mondiali di sci del 2005 in Valtellina», è la comprensibile esultanza di Legambiente, che si proietta già sul futuro pratico di questa decisione: «Sicuramente l' ecomostro sul fiume Frodolfo dovrà essere riportato alle dimensioni di 20 metri, misura per cui era stata rilasciata l' autorizzazione, e si dovrà dunque procedere a un sostanziale abbattimento della struttura». Ma gli ambientalisti auspicano anche che la Procura di Sondrio proceda «contro chi ha dissipato denaro pubblico per costruire un' opera inutile e illegittima». Sul piano giuridico, indica l' avvocato Francesco Borasi, che ha curato la causa e presiede il Centro di azione giuridica di Legambiente Lombardia, la decisione del Consiglio di Stato fissa «massime giuridiche di grande rilievo che enti locali e Stato dovranno seguire: la Valutazione d' impatto ambientale non può essere considerata una "Cenerentola" nei grandi eventi sportivi, anzi la corretta procedura deve essere utilizzata allo stesso modo per le opere provvisorie come per quelle definitive». Per questo, sceglie un gioco di parole il legale, «siamo di fronte a una sentenza devastante per i devastatori». E c' è già chi, come Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia, guarda all' Expo 2015, che si terrebbe «anch' esso a ridosso di un' area protetta, il Parco agricolo Sud Milano: la sfida è che, a riflettori spenti, quel territorio sia più bello e più grande di come è ora, senza inutili insulti cementizi». lferrarella@corriere.it *** VALTELLINA, I CANTIERI CONTESTATI * * * RICORSI La battaglia Legambiente e Wwf si sono battuti dall' inizio contro la pista «costata» 3 mila alberi e contro il ponte che la conclude. Già nel 2003 una sentenza del Tar diceva che il ponte doveva essere smantellato per i 3/5 della larghezza * * * PROMESSE Incompiute «La parte eccedente del ponte sarà smantellata dopo i Mondiali», disse nel maggio 2004 Maurizio Gandolfi, amministratore di «Bormio 2005». Non è stato così, mentre anche i parcheggi sono tuttora in attesa di essere completati

Ferrarella Luigi

Sezione: edilizia abusivismo - Pagina: 013
(14 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
«Troppi ecomostri con firme illustri»

L' assessore Boni: gli architetti ammettano gli errori commessi
MILANO - «Come i medici prestano il giuramento di Ippocrate, prima di iniziare la loro professione, così servirebbe un codice dell' ambiente sul quale far giurare ingegneri e architetti. Si dovrebbero impegnare solennemente a non disegnare mostri di cemento, che devastano il paesaggio e deformano il profilo di città e paesi». Davide Boni, assessore leghista al territorio della Lombardia, non è né architetto, né ingegnere. Ha il diploma di perito industriale. Ma, dopo aver visto sul sito www.nonsolopuntaperotti.it le immagini delle 80 brutture messe in rete dal consigliere dei verdi Marcello Saponaro, illustra la ricetta salva-ambiente del Pirellone: «L' etica precede l' estetica, prima rispettiamo il paesaggio, poi pensiamo alla bellezza delle forme». Una filosofia urbanistica che, secondo Boni, dovrebbero anzitutto applicare le grandi griffe dell' architettura: il riferimento è ovviamente a Mario Botta e a Vittorio Gregotti, «padri» di due degli ecomostri segnalati, il nuovo casino di Campione d' Italia e l' incompiuto palasport di Cantù. «Professionisti pagati fior di quattrini non possono discolparsi scaricando sempre le responsabilità di scelte sbagliate sugli amministratori locali. Piuttosto ammettano che, in alcuni casi, hanno partorito opere orrende», accusa l' assessore. Ma non è che il Pirellone sia immune da colpe: come la mettiamo con la condanna inflitta dal Consiglio di Stato alla Regione per il ponte dei Mondiali di sci in Valtellina? «Faremo ricorso. Il Pirellone aveva stabilito dei vincoli di impatto ambientale che andavano rispettati nella costruzione dell' opera e che invece sono stati disattesi. Chi ha sbagliato e mi riferisco alle amministrazioni locali, pagherà per questo scempio». La sola immagine di «ecomostro» lombardo che Boni ha personalmente fotografato è l' albergo dei Mondiali del ' 90, rimasto a metà e da 17 anni monumento allo squallore nella zona di Ponte Lambro, allo svincolo delle tangenziali milanesi. «È lo stesso caso dell' Hotel Brescia. Quale soluzione adottare? - dice -. Il pubblico non ha soldi né per abbatterli né per riqualificarli. Se non intervengono i privati rimarranno così come sono per anni. Analogo discorso per la funivia di Lanzo d' Intelvi, che sono andato a vedere nei giorni scorsi». Il Pirellone per difendere l' ambiente ha intensificato i controlli sui Piani di gestione del territorio (gli ex Prg) stilati da Comuni e Province. «Le verifiche sono più capillari - dice Boni -, ma se Roma continua a tagliare i fondi ai sindaci, gli enti locali sono costretti a trasformare in edificabili sempre più aree verdi per aumentare il gettito degli oneri di urbanizzazione». * * * la vicenda CONCORSO Sul sito www.nonsolopuntaperotti.it i lombardi hanno segnalato quelli che ritengono gli «ecomostri». Due sono firmati da architetti di grido CONDANNA La Corte dei Conti ha definito «abusivo» il ponte sul Frodolfo realizzato per i Mondiali di sci 2005 Marelli Paolo

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18.07.2024 Dibattito Aperto

Stop al "Salva Milano": l'Ordine esprime sconcerto e chiede conferma sui tempi di discussione

In seguito alla battuta d’arresto del cosiddetto “Salva Milano”, che la città di Milano attendeva da mesi, protestano gli architetti milanesi che chiedevano chiarezza sulle vicende legate all'urbanistica dopo le inchieste della Procura. Dopo lo stop in Commissione Ambiente alla Camera e il ritiro degli emendamenti, il sottosegretario Alessandro Morelli ha garantito che il “Salva Milano” rientrerà nel decreto legge infrastrutture. E’ seguita una nota da parte dell’Ordine di Milano sul tema.

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15.07.2024 Dibattito Aperto

Dal confronto sul Salva Casa, una nuova richiesta di chiarezza delle procedure e delle norme: l’Ordine di Milano scrive al CNAPPC

Semplificazione, responsabilità della pubblica amministrazione, ruolo dei professionisti nella rigenerazione urbana, queste le parole chiave dell’incontro organizzato l’11 luglio 2024 dall’Ordine degli Architetti di Milano riguardo il nuovo provvedimento del Governo sulle questioni della semplificazione edilizia e urbanistica, il cosiddetto “Salva casa”. Sul tavolo la questione legata ai cambiamenti mirati ad alleggerire i processi di riqualificazione e quella volta alla valorizzazione economica degli immobili e delle unità immobiliari. Tanti gli ospiti della politica e delle professioni che hanno approfondito il testo e gli emendamenti in discussione, con un accento specifico sulla situazione milanese.

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