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Settimana del 3 settembre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008


La Repubblica
03-09-07, pagina 1, sezione MILANO
Web&thecity
Negli scatti una Milano mai vista
CARLOTTA MAGNANINI

Settembre: tempo di foto da stampare, appendere al muro, piazzare a mo' di salvaschermo e infliggere agli amici nel dopocena. è normale che, arricchiti dal sontuoso bottino iconografico delle vacanze, il Pirellone non vi sia mai sembrato così poco fotogenico. Ma combattere la nostalgia di languidi orizzonti marini si può. Anche su Internet. Basta fare il processo inverso: invece di sospirare davanti ai simulacri del passato, andare su Flickr, il social network più famoso tra gli amanti dell' obiettivo, e digitare l' indirizzo www.flickr.com/groups/milanomilano per riconciliarsi con il grigio skyline milanese. Qui il Gruppo Milanouel!, forte di 800 e passa collaboratori, sta da tempo alimentando un nutrito repertorio fotografico che ormai ha superato gli 8mila scatti dedicati alla città. Ognuno può contribuire a ingrossare questa galleria che svela una Milano come non l' abbiamo mai vista o avuto voglia di vedere: ritratti, scorci curiosi, episodi urbani e immagini simboliche, tra cui molte degne di essere esposte al pubblico più esigente e snob. Ma soprattutto capaci di riaccendere la scintilla dell' amore metropolitano dopo la breve stagione di fugaci passioncelle per la villeggiatura.



Sezione: varie - Pagina: 001
(3 settembre, 2007) Corriere della Sera
CULTURA
Triennale, sì al Museo del design. Rampello: è la storia di Milano

Sarà un museo vivo, dove gli allestimenti scenografici diventeranno loro stessi opere di design. Formula inedita in cui le opere esposte, invece di cristallizzarsi, torneranno ad essere materia prima, oggetti di nuove invenzioni. Il 6 marzo si inaugura il Museo del design, al primo piano della Triennale. E per la prima «messa in scena» scendono in campo il pittore e filmaker Peter Greenaway e l' architetto Italo Rota. Il presidente della Triennale Rampello aggiunge: nascerà anche un centro di ricerca che sarà cerniera tra diversi linguaggi. A pagina 2 D' amico


Sezione: energia fonti alternative - Pagina: 028
(4 settembre, 2007) Corriere della Sera
S' inizia dal 2008, lo prevede una legge
E l' Italia tenta la svolta verde Pannelli solari nelle case nuove

MILANO - «Diamo spazio al sole nel nostro Paese». Il ministro dell' Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, convinto sostenitore delle energie rinnovabili, ha portato con orgoglio la posizione del governo italiano all' apertura dei lavori di «European photovoltaic solar energy conference», il congresso internazionale in corso alla Fiera Milano di Rho (fino al 7 settembre). «Ci stiamo impegnando, assieme all' Unione europea, a favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili e in particolare dal sole, per rendere l' Italia uno dei Paesi leader anche nell' innovazione tecnologica». Per prima cosa, il governo, a febbraio, ha cambiato la legge: «Con il nuovo decreto l' obiettivo è raggiungere entro il 2016 i 3000 megawatt di capacità fotovoltaica installata». Ce n' è tanta ancora di strada da fare per raggiungere modelli «verdi» come Germania e Giappone. A oggi sono 50 i mw installati nel «Paese del sole» ma secondo Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club e consulente del ministero dello Sviluppo nel 2007 «saranno installati impianti fotovoltaici per una capacità tra i 60 e i 100 mw e in futuro le installazioni aumenteranno tra i 150 e i 200 mw all' anno». Non solo fotovoltaico. La nuova normativa prevede che tutte le nuove costruzioni siano equipaggiate con tecnologie solari. E per gli edifici già esistenti incentivi fino al 55% per i nuovi impianti (fotovoltaico e termico). Una strada ancora tutta in salita quella delle energie pulite costellata di difficoltà: burocratiche, per l' ottenimento dei finanziamenti, per i problemi di connessione con la rete elettrica. Senza pensare alla complessa collaborazione con gli enti locali che dovrebbero funzionare non solo da tramite ma anche da angeli custodi delle nuove tecnologie. Per questo il ministero dell' Ambiente ha istituito una commissione ad hoc (Cnes) che individui gli ostacoli che rallentano la diffusione di queste tecnologie. E sta lavorando alle linee guida per regolamentare tutto il settore delle energie rinnovabili. «Dovremo anche pensare a modifiche a livello fiscale - ha aggiunto Pecoraro Scanio - : non vogliamo da un lato dare incentivi mentre il ministero dell' Economia cerca di avere più soldi con le tasse». Se la domanda tira, l' offerta ancora è debole: per sostenere le imprese «eco» è previsto un fondo di 350 milioni di euro.
Jacchia Antonia


La Repubblica
04-09-07, pagina 13, sezione MILANO
Parco Sempione
Tutta Milano by night dalla Torre di Gio Ponti

Milano, 1933: in soli due mesi e mezzo di lavoro Milano conquista le altezze più vertiginose grazie alla sperimentale Torre del Parco Sempione, progettata dall' architetto Giò Ponti, futuro autore del grattacielo Pirelli. Un capolavoro tecnologico in tubi Dalmine di acciaio speciale, alto 108,6 metri, esile e trasparente punto di contatto tra architettura moderna e nuove tecnologie per la V edizione della Mostra Triennale. Nell' ambito delle "Notti d' arte", l' associazione Opera d' Arte illustra questa sera (con replica il 20 settembre) la Torre, inagibile dal ' 72 e restaurata in anni recenti dalla ditta Fratelli Branca, e accompagna i visitatori sulla sommità per osservare la città in una spettacolare visione panoramica. Un ascensore porta in alto 5 visitatori alla volta in meno di un minuto. Alle 21 alla Torre Branca, parco Sempione, costo 8 euro (guida) più 3 (ascensore). Prenotazione obbligatoria 024548400.


Sezione: traffico urbano limitazioni - Pagina: 003
(4 settembre, 2007) Corriere della Sera
POLLUTION CHARGE I TEMPI
Smog, ticket nel 2008. «Abbonamenti per i non residenti»
Le decisioni sull' Ecopass nel vertice Moratti-Cdl. «A ottobre il primo collaudo della pollution charge, senza pagare»

Dopo le feste di Natale. La pollution charge o Ecopass non arriverà che all' inizio del prossimo anno. Prima ci sarà una fase di collaudo tecnico delle apparecchiature e dell' organizzazione. Una pre-sperimentazione senza oneri e senza multe che durerà fino a dopo Natale. La data del collaudo è significativa: si partirà il 15 ottobre, giorno indicato per l' avvio di Ecopass. Novità anche per gli abbonamenti: non riguarderanno solo i milanesi residenti fuori dalla Cerchia dei Bastioni ma tutti i non residenti. Manca ancora un accordo sulle tariffe degli abbonamenti. Il range dovrebbe variare tra i 100 e i 500 euro. Ma deve essere legato all' abbonamento Atm. Dura tre ore e mezzo il vertice tra il sindaco Letizia Moratti e la Cdl. Con dei momenti caldi. È il sindaco a prendere in contropiede FI, che il giorno prima aveva chiesto lo slittamento del ticket ai primi di gennaio (come aveva vaticinato il vicesindaco De Corato un paio di mesi fa). Con la proposta di un lento avvicinamento al ticket. Dalla prossima settimana la partenza di una campagna informativa capillare. A metà ottobre la fase di collaudo che andrà avanti fino a dopo le feste di Natale. «A quel punto - ha detto il sindaco - si partirà con la sperimentazione vera e propria». E aggiunge: «Io non ho mai indicato delle date precise. Ho sempre detto che saremmo partiti nel momento in cui ci fossero state le condizioni giuste. E proprio per questo ho proposto un periodo di prove tecniche, di collaudo rispetto al provvedimento che poi avvieremo». Mai contropiede fu più gradito. FI ha allargato le maglie della difesa per facilitare il goal. La proposta di avanzare step by step ottiene lo stesso risultato richiesto dagli azzurri: lo slittamento della data dell' avvio dell' Ecopass vero e proprio. Eccole spiegate le facce sorridenti di MariaStella Gelmini e Maurizio Lupi (e con loro Tiziana Maiolo): «La Moratti ha condiviso tutte le nostre richieste» attacca la coordinatrice azzurra. «Non è una tassa - chiude Lupi -. Sarà semmai una forma di disincentivo all' utilizzo delle auto più inquinanti». Ma quando si parte veramente? Il 27 dicembre, il 1° gennaio? «Ne parleremo con Berlusconi» avrebbe detto la Gelmini alla fine del vertice con la Moratti. Soddifatta anche l' Udc con Salvatore Papa e Pasquale Salvatore: «Bene il collaudo senza oneri». Canta vittoria anche An con Ignazio La Russa e Massimo Corsaro che virano il discorso sugli abbonamenti per i non residenti della Cerchia. «Abbiamo chiesto a tutte le forze politiche - dicono i due - che a quei cittadini che hanno pagato l' abbonamento per entrare a Milano in macchina venga data la possibilità di un rimborso del costo dello stesso nel caso in cui decidessero poi di sottoscrivere anche una tessera di circolazione per i mezzi di trasporto pubblico gestiti da Atm». Sugli abbonamenti c' è ancora da fare chiarezza. Sicuramente saranno uguali per i milanesi fuori dalla Cerchia e i non milanesi. FI ha proposto di far pagare per le tre classi di auto inquinanti 100 euro per i mezzi a benzina, 200 per i diesel e 500 per quelle più inquinanti. Essenzialmente i camioncini commerciali. Ma c' è una precondizione per poter praticare sconti sul ticket: l' abbonamento all' Atm. Così è previsto da una circolare della Ue. «Il nostro scopo - ha concluso la Moratti - non è quello di fare cassa. Valuteremo degli abbonamenti che consentano di incentivare il mezzo pubblico e disincentivare quello privato». * * * LETIZIA MORATTI Io non ho mai indicato delle date precise, ho sempre detto che saremmo partiti nel momento in cui ci fossero state le condizioni giuste: per questo ho proposto un periodo di prove tecniche * * * 89 LE MIGLIAIA DI AUTO che ogni giorno entrano nella Cerchia dei Bastioni

Giannattasio Maurizio


Sezione: varie - Pagina: 015
(5 settembre, 2007) Corriere della Sera
INIZIATIVA / Cultura, cinema, musica: quaranta incontri fino al 14 ottobre in Galleria Vittorio Emanuele
«Milano Ottagono» vetrina delle novità, da Bollani alla Marazzi

Attualità, cultura, informazione. E una vetrina accessibile a tutti per conoscere i progetti che cambieranno Milano. Inaugurata ieri la settima edizione della manifestazione «Milano Ottagono» che apre ai milanesi il «salotto buono» della città, Galleria Vittorio Emanuele, trasformandolo in pubblica agorà di dibattito e confronto. Quaranta giorni di attività e incontri, ideati da Sa.Sa. Eventi Speciali. Il primo appuntamento clou è in calendario domani, con l' attrice e regista Sabina Guzzanti che discute di cinema e satira. Domenica 9, sempre in campo cinematografico, il critico del Corriere della Sera Maurizio Porro presenterà invece «Panoramica», l' iniziativa che porta in città le news dai festival di Venezia e Lugano. Non manca la musica: questa settimana pianoforte ogni giorno alle 18.30, poi le anticipazioni di alcuni eventi del nuovo festival internazionale MITO, sabato 15 e sabato 22, con Alina Marazzi (foto a destra) e Stefano Bollani. Per la musica leggera, la band dei Negramaro (foto a sinistra) è in cartellone domenica 16 per presentare la sua storia in un «rockumentario». L' Ottagono diventa anche un punto d' osservazione sulle ultime o future novità metropolitane: attraverso l' infopoint e i filmati che scorrono sul maxischermo, si parla di progetto Expo 2015, o delle migliorie messe in atto dalle Ferrovie Nord Milano. Nuovo anche «Metrobosco», un programma ambientale promosso dalla Provincia per realizzare un grande anello verde intorno a Milano: lo presenta Bruna Brembilla il 2 ottobre, per saperne di più visite guidate sopra la grande riproduzione fotografica del territorio milanese che ricopre l' Ottagono come un tappeto. La kermesse si chiude domenica 14 ottobre con un' intera giornata dedicata all' arte orafa milanese. Per informazioni tel. 02.69.31.16.03, calendario completo su www.clponline.it. (Chiara Vanzetto)

La Repubblica
05-09-07, pagina 7, sezione MILANO
La Soprintendenza non pone il vincolo e il Comune va avanti a demolire
Alfa al Portello, lunedì via alle ruspe

Sarà conservato solo un frammento di facciata, in nome della memoria A suo posto, una rotonda all' uscita del tunnel di viale De Gasperi Le Belle Arti danno torto alle proteste che in agosto avevano bloccato i lavori le tappe

GIUSEPPINA PIANO

Sopravviverà virtualmente solo in pochi fotogrammi del film «Rocco e i suoi fratelli». Non nella realtà. La palazzina che ospitava gli uffici dell' ex Alfa Romeo al Portello, infatti, ha le ore contate: bloccate all' inizio d' agosto, e sbloccate oggi, le ruspe potranno abbatterla da lunedì. Un capolinea effetto della sentenza della Soprintendenza che, dopo un mese di verifiche, ha escluso l' arrivo di un vincolo monumentale per l' edificio. Che dunque si può radere al suolo. Della palazzina a due piani verrà salvato solo un pezzo di muro come simbolo della storia industriale della fabbrica del Biscione. La fine di quella storia la spiega così l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli: «La Soprintendenza, dopo attente valutazioni, ha deciso di non porre nessun vincolo all' edificio. Spetta al Comune dunque adesso procedere. E il Comune procede confermando che non ha senso mantenere la palazzina, visto che non ha alcun valore storico. Tanto più che a testimonianza della storia dell' Alfa era già stato deciso che si mantenesse l' ex edificio della mensa». Un caso, quello della palazzina Alfa al Portello, che tra cronaca e storia ha fatto litigare parecchio a inizio agosto. Con il consigliere provinciale di An Giovanni De Nicola che, a nome del quartiere, la occupa per tre giorni per tenere alla larga le ruspe, e l' assessore comunale alla Cultura Sgarbi che arriva come salvatore e blocca tutto. Facendo intervenire la Soprintendenza per i beni architettonici, a cui tocca decidere se vincolare o no come monumento la palazzina. La Soprintendenza si prende un mese di tempo per verificare, le ruspe vengono bloccate fino all' 8 settembre. Sabato prossimo. Oggi in Comune arriverà una lettera con il responso: nessun vincolo, si può procedere. La palazzina si può abbattere perché «non ci sono elementi di carattere storico e artistico per porre un vincolo - spiega il soprintendente ai Beni architettonici Alberto Artioli - . Eravamo preoccupati di dover preservare il valore documentale dell' edificio, sapendo che compare nel film "Rocco e i suoi fratelli". Ma abbiamo verificato che vi compare solo come uno dei tanti fondali urbani ripresi nell' opera». Nessun vincolo, dunque. Le ruspe possono mettersi al lavoro. E l' idea di salvare un pezzo di muro? è stata suggerita dalla stessa Soprintendenza al Comune. E l' assessore all' Urbanistica Masseroli ha deciso di accettarla: «Mi sembra ragionevole mantenere solo una piccola parte di parete, diventerà un' icona della memoria di quel luogo». Anche l' Udc Pasquale Salvatore, della commissione Urbanistica del consiglio comunale, apprezza il consiglio della Soprintendenza che «così ha salvaguardato la memoria ma anche i progetti urbanistici, che devono andare avanti». Il pezzo di muro come simbolica testimonianza urbana. E nel frattempo, ufficializza l' assessore Masseroli, tutto il resto «si può abbattere e si deve abbattere. Sui progetti urbanistici deve esservi certezza, non si può andare avanti con continui stop and go rimettendo in discussione quello che è già stato deciso». Per l' assessore all' Urbanistica questo era il punto centrale della storia. L' abbattimento della palazzina era già stato deciso dal Comune nel 2000. In vista del futuro quartiere che sta nascendo al Portello, ma soprattutto perché proprio lì, sopra la palazzina con gli uffici dell' Alfa, deve essere costruita l' uscita del nuovo tunnel in costruzione in via Gattamelata. I cantieri, a questo punto, possono andare avanti.

Vanzetto Chiara
Sezione: traffico urbano limitazioni - Pagina: 002
(5 settembre, 2007) Corriere della Sera
Gli altri sindaci

Monza: tassa per il centro? Sì, ma solo se si potenzia la rete dei mezzi pubblici

Mentre l' Ecopass avanza l' hinterland insiste sulla necessità di rafforzare il sistema del trasporto pubblico. «Il vero problema non è il ticket d' ingresso, ma il potenziamento dei collegamenti fra Monza e la Brianza», attacca il sindaco di Monza, Marco Mariani. Che la cosiddetta pollution charge di cui l' amministrazione milanese sta discutendo da tempo venga introdotta subito o fra qualche mese per lui ha poca importanza. Il nocciolo della questione, per quanto lo riguarda, è l' inadeguatezza dei collegamenti fra il capoluogo, la sua città e il territorio brianzolo. I numeri sono significativi: ogni giorno, fra mezzi pubblici e privati, sono oltre 15 mila i monzesi che vanno a Milano. «È questo il problema - spiega Mariani -. Ciò che conta non è che Milano introduca o meno il ticket d' ingresso, bensì che di comune accordo con noi vari un piano di potenziamento dei trasporti pubblici. Se si riesce a compiere qualche passo in avanti su questo fronte allora potremo dire di avere iniziato a risolvere parte dei problemi di traffico».


La Repubblica
05-09-07, pagina 9, sezione MILANO
Sgarbi: la cultura non è priorità della Moratti
la polemica


Vittorio Sgarbi dà un nuovo dispiacere a Letizia Moratti: «Credo che le polemiche di questi giorni più che a me siano rivolte al sindaco, che forse nella gerarchia delle priorità non ha messo la cultura, come invece ha fatto Veltroni». Domenica Sgarbi aveva disertato la Festa dell' Unità, e i Ds avevano parlato di una Milano in cui la cultura non ha una regia. Ieri Sgarbi ha replicato dirottando le critiche sulla giunta di cui fa parte. Perché «io sono un falso obiettivo». Quello vero sarebbero «la Moratti e un' amministrazione che non ha messo la cultura al primo posto». «Non ho bersagli, l' unica cosa che mi sta a cuore è che Milano scommetta molto di più sulla cultura a partire dalle scelte» ha replicato Pierfrancesco Majorino.


Sezione: arte - Pagina: 001
(5 settembre, 2007) Corriere della Sera
Il museo sul Genio e l' immagine di Milano
LA RISORSA LEONARDO

Quasi un anno e mezzo fa (esattamente il 9 maggio 2006) suggerivo da queste pagine alla giunta che sarebbe uscita dalle elezioni comunali di puntare su Leonardo per «rinfrescare» l' immagine di Milano. Anche Carlo Pedretti - il maggior esperto leonardesco e il più aperto alle nuove proposte, che avevo interpellato - era d' accordo. I nuovi amministratori non compresero l' enorme ricchezza che si trovavano fra le mani: non se ne fece nulla. Così come non se ne farà nulla oggi. Perché - in questa città dove anche le cose semplici diventano complicate - non si riesce a capire che Milano è già un grande «museo leonardesco»: basterebbe coordinare e promuovere quanto già c' è. Senza il timore della divulgazione. Sarà anche vero che altre città fanno della cultura uno «show»; ma, in questo modo, ci sottraggono idee, turisti e prestigio. Quale potrebbe essere la soluzione? Un tavolo di confronto reale, in cui ognuno, rinunciando a smanie di protagonismo, lavori a un progetto comune. Perché dovrebbe scandalizzarci una esposizione permanente che illustri didatticamente la vita e le opere di Leonardo a Milano e in Lombardia (che, poi, potrebbero essere viste direttamente, con un itinerario di collegamento)? Il Castello Sforzesco, dove Leonardo lavorò, alla corte di Ludovico il Moro, sarebbe il luogo ideale e potrebbe costituire un polo collegato al Museo della Scienza e della Tecnologia. Non trovo da respingere a priori neppure l' idea di una serie di installazioni leonardesche nel vicino Parco Sempione. Credo sia necessario mettere da parte snobismi e preconcetti se si vuole produrre una cultura che sia dei nostri tempi. E che utilizza, democraticamente, linguaggi diversi rispetto al passato. Valgano come esempi i musei interattivi europei e americani, in cui nessuno si oppone a una impostazione didattica e spettacolare. L' atteggiamento «aristocratico» di chi guarda alla cultura come materia per pochi esperti o addetti ai lavori è perdente. Perché non più in linea con il nostro tempo, sovraccarico di difetti, ma con un merito incontestabile: aver dato modo a larghissime parti della popolazione di accostarsi all' arte e alla cultura. Un progetto su «Leonardo a Milano» potrebbe servire anche a questo: svecchiare un modo di «fare cultura» che non ha più senso. La nostra città - certamente la più moderna del Paese, pur con i suoi difetti - sarebbe titolata a farlo.

Ravelli Gianni



Sezione: energia fonti alternative - Pagina: 013
(6 settembre, 2007) Corriere della Sera
Energia solare, la regina è la Lombardia
Più pannelli che in Sicilia e Calabria. «Entro il 2012 in regola con Kyoto»

MILANO - Può sembrare un paradosso, ma la Lombardia è la regina italiana del sole. Ha infatti il più alto numero di impianti fotovoltaici, quasi seicento, e una potenza installata di oltre quattromila kilowattora. Secondo i dati del Gse (la società controllata dal ministero dell' Economia e che gestisce i servizi elettrici in Italia), batte anche zone del Sud dove la materia prima non manca, anzi: la Sicilia si ferma a 897 kilowattora, la Sardegna a 354, la Calabria a 370. È al Nord che le cose vanno meglio, con il Trentino-Alto Adige e l' Emilia Romagna che sono nel gruppo di testa delle regioni «solari». Secondo quanto emerso alla Conferenza europea sul fotovoltaico che si tiene in questi giorni a Milano, entro la fine dell' anno l' Italia dovrebbe raggiungere una produzione di circa 50 megawatt solari a cui vanno sommati i circa 35 megawatt stimati per gli impianti realizzati fra 1985 e 2005 (prima della nuova normativa che ha portato a una vera e propria mappa dei poli fotovoltaici). «Nel 2009 - spiega Gianni Silvestrini, funzionario del ministero dell' Economia e direttore del Kyoto Club - avremo già 250 mila edifici con la certificazione energetica ed entro il 2016 vogliamo arrivare in Italia a tremila megawatts di capacità fotovoltaica». Anche le istituzioni lombarde intendono fare la loro parte. «La Regione - dice Giacomo Parodi, direttore di Punto Energia Lombardia - conta di adempiere alle richieste di Kyoto entro il 2012, raggiungendo i 160 mw di potenza installati con impianti fotovoltaici». Per raggiungere tali obiettivi, la Regione sta mettendo a punto degli incentivi per la realizzazione di impianti sugli edifici pubblici, e negoziando con alcune banche una convenzione per finanziare lavori analoghi. Intanto la Lombardia, oltre a quello nazionale, si aggiudica anche il record provinciale, grazie a Brescia che conta, fino a oggi, 184 impianti e 1.260 chilowattora di potenza installati. «Al Nord in genere c' è una sensibilità diversa su questi argomenti -- ammette Silvestrini - basti pensare che in Europa il Paese leader nel fotovoltaico e nel solare termico è la Germania». Ma se i tedeschi, come al solito, sono i primi della classe, da noi il boom c' è stato negli ultimi due anni ed è legato agli incentivi economici messi a disposizione dal governo: fra i 44 e i 49 centesimi per ogni kilowatt prodotto usando il fotovoltaico. Facendo i conti della serva, considerando il premio statale e il risparmio sulla bolletta (perché si usa ciò che si produce senza acquistare energia dall' Enel), in Lombardia una famiglia di 4 persone che consuma circa 3.500 kilowatt all' anno, intascherebbe oltre 1.800 euro. Al sud invece la cifra aumenta a 2.500 euro perché la produttività dei pannelli, per ovvie ragioni climatiche, è maggiore. Ma non è tutto così semplice. Infatti c' è da mettere in conto il costo dell' impianto e il suo ammortamento. La spesa totale per un sistema da 3 kilowatt è di circa 23 mila euro: 60 per cento per i pannelli (servono 3 moduli da 8 metri quadrati l' uno), il 15 per cento per la manodopera e il resto per l' inverter (che trasforma la corrente continua in alternata a 220 volt, ha una vita media stimata di 13 anni e vale il 10 per cento del costo dell' impianto), la progettazione e la messa in sicurezza. «Si ripaga tutto in 12 anni e il resto è guadagno pulito, considerando i 20 anni di contratto con il Gse e la vita media di un impianto fra i 25 e i 30 anni - spiega Caio Pezzola, responsabile marketing della multinazionale tedesca Sun Technics, che in Italia ha sede nel Bresciano, a Cazzago di San Martino - Per assorbire il calo produttivo dei pannelli, che dopo 25 anni può arrivare al massimo al 20 per cento, noi calcoliamo già all' inizio del piano economico una potenza inferiore ed esiste la possibilità di assicurazioni contro una produzione minore del previsto. Insomma, le soluzioni sono diverse». Compresa la possibilità di farsi finanziare dalle banche, che poi si intascano gli incentivi statali per oltre dieci anni fino a quando non hanno pareggiato i conti. Comunque sia, centinaia di lombardi si sono buttati nell' impresa: chi con il minimo di pannelli necessari alla propria abitazione (dai 3 ai 5 kilowattora), chi con qualcosa in più da mettere sui tetti dei capannoni della propria impresa. «Il problema resta sempre la burocrazia - afferma Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - mentre chi acquista un' auto ha lo sconto per la rottamazione e tutto il resto, con il fotovoltaico le procedure sono più complesse. E il costo dei pannelli è molto alto. Comunque i lombardi hanno afferrato bene quello che può essere il beneficio sia dal punto di vista ambientale che economico. Forse più che progettare nuove centrali termoelettriche in Lombardia, che tra l' altro servirebbero solo a dare energia ad altri e non alla nostra regione, sarebbe il caso di pensare a un sistema che sfrutti con il fotovoltaico, o con il solare termico, i tetti dei capannoni, degli ipermercati o delle aziende agricole». Intanto, nel meridione d' Italia più che su mini sistemi da autoconsumo, spiegano alla Sun Techincs, si punta su centrali da oltre mille chilowatt che entreranno in funzione nei prossimi mesi: «Dal punto di vista climatico e di burocrazia semplificata, la Puglia è la nuova frontiera del fotovoltaico». Ma per adesso il sole brilla più forte al Nord. 1800 Gli euro risparmiati all' anno da una famiglia di 4 persone

Bonaccorso Fabio

Sezione: cultura - Pagina: 001.007
(6 settembre, 2007) Corriere della Sera
IL DIBATTITO
Se a Milano manca il tempo per la cultura
Le occasioni non mancano, ma molti le usano solo come

A Milano c' è cultura? Prima dovremmo domandarci cos' è Milano? Certamente una città «culturale». Perché ogni «città» racchiude nella costante inclinazione alla trasformazione la sfida della cultura: abitare la contraddizione. A pagina 7 integrazione delle proprie competenze Milano, la città senza tempo per la cultura Rispetto a Roma, prevale il modello della fruizione individuale Milano è già un nome della cultura di questo Paese perché evoca una storia, un linguaggio, uno specifico ambiente. Tuttavia si lamenta da più parti la scarsa visibilità e rappresentatività della città su questo terreno. Quest' ultimo coltivato nell' immaginario collettivo dall' immagine economica e finanziaria. L' identità economica è stata il volto e la voce di Milano non di rado in contrapposizione con il resto del Paese. In particolare con la politica. In questo senso si potrebbe affermare che l' economia di mercato è frutto di una filosofia morale (di natura liberale) interiorizzata profondamente in larghi strati della società civile. Sorta sotto un' atmosfera illuminista, dentro la modernità come categoria filosofica e al principale valore di quest' ultima: l' individuo. Ma questo è il nodo cruciale che rimanda alla domanda iniziale: a Milano c' è cultura? Sì, ma molti dei suoi processi partecipativi favoriscono una fruizione individualista. Molti milanesi seguono le attività culturali, ma da soli. A Roma c' è ancora una frequentazione che si muove a partire dal piccolo gruppo. Qui invece il singolo si siede vicino a un altro singolo. Con una duplice conseguenza: in primo luogo sono diversi gli eventi che avvengono in «pezzi di città» non sempre codificati da media e istituzioni. In secondo luogo la mancanza di una massa critica in grado di assumere una soggettività anche politica. L' offerta e la domanda in questo ambito possono migliorare ma in una direzione che richiede un passaggio difficile e tuttavia necessario. Si tratta del problema del tempo. Ce n' è sempre di meno. Sono sempre in numero maggiore coloro che si avvicinano alla cultura per utilizzarla come integrazione alla propria competenza. È un avvicinamento paradossale. Si deve tornare invece a «seguire un fuoco». Parafrasando Calvino: bisogna saper riconoscere ciò che dell' inferno non è inferno e farlo durare, dargli spazio. Perché la cultura è inquietudine, interrogazione. Massimiliano Finazzer Flory

La Repubblica
06-09-07, pagina 1, sezione MILANO
Il degrado della zona e del palazzo chiama in causa anche i ragazzi
Cari studenti di Brera abbiate più fantasia


JACOPO GARDELLA

Molti anni fa la compagnia drammatica del Living Theater, di passaggio a Milano, era stata invitata ad improvvisare una rappresentazione nella Facoltà di Architettura. Nella grande aula di progettazione era stato richiesto agli studenti di spostare sgabelli e tavoli da disegno, e di disporli in modo non convenzionale, così da creare una zona per gli spettatori e uno slargo per gli attori. La disposizione, una volta terminata, era apparsa di una banalità sconcertante, di nessuna funzionalità scenica, e totalmente priva di inventiva. Per fortuna l' estro dei bravissimi attori ha subito fatto dimenticare l' insuccesso dell' allestimento; anche se un noto docente di progettazione ha dovuto ammettere, sconsolato, che quei giovani, avviati a diventare futuri architetti, non avrebbero potuto dimostrare minore entusiasmo né più scarsa fantasia di fronte alla fortunata possibilità di mettere in pratica un concreto esercizio di architettura. Analoghe riflessioni sul comportamento degli studenti ci sono suggerite dal più volte lamentato degrado del Palazzo di Brera, dove si trovano la Pinacoteca e l' Accademia. E' vero che di quel degrado sono anzitutto responsabili coloro a cui spetta la gestione e la manutenzione dell' edificio, ma è altrettanto vero che ne sono corresponsabili anche coloro che dell' edificio fanno uso quotidiano per tutta la durata dell' anno; e vi lavorano, vi studiano, vi imparano. Avendo liberamente scelto di essere professionisti e cultori dell' Arte gli studenti dovrebbero essere i primi a difendere e curare le opere e le testimonianze dell' Arte. Dovrebbero sentirsi stimolati ed arricchiti dalla presenza dell' edificio monumentale che hanno la fortuna di poter frequentare; così come dalla vista dei capolavori originali che hanno la facilità di poter ammirare: fortuna sicuramente invidiata da tanti studenti stranieri. Sembrano invece insensibili ad ogni stimolo culturale, refrattari ad ogni arricchimento estetico. Occorrono per Brera due interventi disciplinari: da un lato selezionare gli studenti prima dell' ammissione ai corsi accademici, e valutare il loro grado di vocazione allo studio dell' Arte; dall' altro vigilare sul palazzo durante le ore di apertura, e proteggerne sia gli ambienti che le opere. Sono interventi impopolari, sgraditi, deprecati. Ma il fatto stesso che l' opinione pubblica li consideri tali è un segno di aberrante distorsione di valori: non soltanto perché ciò che appartiene a tutti viene sfigurato, mutilato, devastato dal vandalismo di pochi; ma anche e soprattutto perché le sanzioni che meritano quei pochi vengono considerate attentati alla libera espressione individuale. Occorre opporsi alla complice tolleranza di comportamenti incivili; alla irresponsabile assenza di controlli e di sicurezze. La lotta contro il degrado di Brera e la prospettiva di una sua rinascita possono servire da esempio per il rifiuto della decadenza di Milano e l' impegno per una sua ripresa. jacopo gardella

Sezione: mercati - Pagina: 006
(6 settembre, 2007) Corriere della Sera
«Luci nelle piazze, bancarelle in via Palestro»
Il Comune: città più accogliente per le Feste di fine anno. Ma Sgarbi: i mercatini restino in via dei Mercanti

Le mille luci di Milano. Proprio come a New York - ma anche a Parigi, Berlino, Mosca a dire il vero - il Comune ha intenzione quest' anno di illuminare durante le feste di dicembre gli alberi delle principali piazze e dei viali in entrata in città. Ma nel pacchetto natalizio sotto lo slogan «Milano fa bene», discusso ieri in una riunione tra il sindaco Letizia Moratti e un gruppetto di assessori, non mancano altre novità: come il villaggio di Natale da realizzare a Palestro, con patinoire ai giardini e magari le bancarelle lungo la via, o come il bis della pista sul ghiaccio, stavolta ai Navigli tra i due ponti, di fronte al cantiere della Darsena. E ancora: luminarie più belle e a tema, con un contributo del Comune ad alcune associazioni di via. Albero di 35 metri in piazza Duomo. Presepe in ogni mercatino. Palazzo Marino insomma è già proiettato sulle festività di fine anno e i vari assessori, coordinati dal responsabile di Sport e Tempo Libero Giovanni Terzi, sono al lavoro per programmare le iniziative. A porre il problema dei mercatini è stato direttamente il sindaco, sostenendo la necessità di mettere un po' d' ordine in tutte le zone contigue a piazza Duomo. Non più tendoni, ad esempio: la Moratti chiede che tutti gli allestimenti siano in vetro e acciaio. Le bancarelle però sono un' altra questione. Per il sindaco sarebbe meglio evitare il centro, come corso Vittorio Emanuele o piazza Mercanti. Da qui l' idea lanciata dal vicesindaco Riccardo De Corato di spostarle sull' area di Palestro. «Secondo me il luogo adatto per i mercatini è piazza Mercanti, riservando magari la loggia ai libri - puntualizza l' assessore al Commercio Tiziana Maiolo - però anche via Palestro potrebbe essere un' ipotesi carina». Per l' assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi «è giusto che ci siano le bancarelle alla loggia dei Mercanti, lo dice anche il nome». «Ovviamente - precisa - non si può vendere merce cinese, bisogna rispettare la tradizione e assicurare la qualità. E magari si potrebbe prendere spunto per l' allestimento dai quadri di mercatini che ci sono al Museo d' arte contemporanea». Di tutta la parte dell' illuminazione si occuperà l' assessore al Decoro Maurizio Cadeo. «Gli alberi non sono mai stati illuminati perché un vecchio regolamento del verde lo impediva - sottolinea - ma adesso esistono lampadine a bassissimo calore, che non provocano alcun danno». E Cadeo lancia una nuova idea: «Visto che siamo la capitale del design faremo un' illuminazione natalizia con elementi disegnati dal design. La sperimentazione sarà in piazza Mercanti e in Sant' Alessandro». Dell' area Navigli è responsabile l' assessore all' Identità Massimiliano Orsatti: sua la proposta della patinoire sull' acqua. «Così ci spostiamo per le iniziative dal solito asse Castello-San Babila - spiega -. Ma non ho intenzione di ghiacciare i Navigli, state tranquilli. Sarà una pista con fondo di legno». Anche qui previste illuminazioni scenografiche e musica sui barconi.
Verga Rossella


Sezione: inquinamento atmosfera - Pagina: 007
(7 settembre, 2007) Corriere della Sera
Via Solferino 28 *** dalla parte del cittadino *** IL CASO *** di Giangiacomo Schiavi
La delusione del miniticket lascia lo smog in centro e periferia

Caro Schiavi, vorrei ricordare al nostro sindaco che non erano questi i patti con i milanesi che hanno votato per lei. Si era detto che si limitava l' entrata in Milano delle decine di migliaia di auto inquinanti o meno provenienti dall' esterno, si era detto che tutti i mezzi inquinanti che circolano (auto, camion vari, camioncini stravecchi utilizzati da extracomunitari per i vari spedizionieri, bus, ecc.) sarebbero stati bloccati e mandati alla revisione. Di tutto questo... niente. Si torna a tassare il cittadino, anche se il sindaco dice che non è una tassa ma un contributo per vivere meglio... Sic! Per vivere meglio a Milano si deve fare altro, non si deve dare retta solo ai consiglieri comunali che hanno agevolazioni varie... Gianni Schicchi Penati ha ragione a sostenere che il ticket d' ingresso sarà inefficace contro lo smog, mentre riconosce che lo è per combattere la congestione del traffico. È la dimostrazione che il ticket andava chiamato col suo nome sin dall' inizio, come a Londra: congestion ticket. Ma fa molto bello dire di combattere lo smog, anche se poi il calo dell' inquinamento che deriverebbe dalla diminuzione di auto in centro sarebbe trascurabile. Paolo Preci *** Cari lettori, due mesi fa mi sono avventurato in una scommessa: il ticket annacquato, camuffato o mascherato si farà, nonostante i mal di pancia nella maggioranza di Palazzo Marino. Considerazione terra terra: il sindaco Moratti non può perdere la faccia. L' aveva promesso in campagna elettorale ai milanesi e l' idea (poi ridimensionata) di dare un segnale di svolta nelle politiche antismog, in questo caso anche solo simbolico, poteva essere considerata come un atto di coraggio. Nero su bianco avevo messo alcune considerazioni preventive, facilmente immaginabili. La data di ottobre potrebbe slittare. E infatti la data è slittata. Si ridurrà il balzello a miniticket. E infatti si chiamerà eco-pass. Sarà una sperimentazione. E infatti si parla di periodo di prova. Ma se adesso non si fissa nemmeno la data del primo gennaio, non si trova un meccanismo limpido e trasparente per evitare la caccia ai pass, si lascia aperta ogni ipotesi sull' avvio e si sposa la tesi del parlamentare ed ex assessore Maurizio Lupi («Sarà una forma di disincentivo all' utilizzo delle auto più inquinanti»), che razza di misura in difesa dell' ambiente e dell' aria è mai questa? Meglio allora la linea annunciata da Formigoni di vietare la circolazione tout-court delle auto inquinanti (ma stoppata dal governo perché verrebbero violate le competenze dell' autorità prefettizia): almeno certi furgoni (sono quelli che inquinano di più) si fermano davvero. Vale la pena di pagare la scommessa in anticipo in questa pasticciatissima vicenda, perché comincio a credere che non ci sarà mai un assessore o un sindaco capace di rischiare un po' per farci uscire dal ping-pong che dura da anni. Nella guerra dei veti incrociati non si salva più nulla, ad ogni provvedimento antismog corrisponde una controindicazione con le sue fondate ragioni, persino un' isola pedonale nel centro storico sembra una bestemmia (eppure c' è stato il centro chiuso e non si stava nemmeno male). Piccola considerazione: ai cittadini raccontiamo la verità e non bugie sugli effetti del miniticket contro lo smog. L' effetto è quasi zero. Proviamo a riconsiderare i danni ai polmoni di chi vive in certe trafficatissime periferia e diamo qualche risposta anche a loro. Se non si chiamano i cittadini a collaborare, alla fine saranno sempre i veti politici a vincere. gschiavi@rcs.it
Schiavi Giangiacomo

Sezione: varie - Pagina: 016
(7 settembre, 2007) Corriere della Sera
VISITA GUIDATA
Lungo il Naviglio al tramonto

Dall' Alzaia del Naviglio Grande per un giro sul barcone, dal quale si possono vedere le antiche corti affacciate sul canale, alla Darsena, lungo il primo tratto del Naviglio Pavese. Le «Notti d' arte» milanesi proseguono con la visita guidata «Milano dall' acqua: navigazione sul Naviglio». Il ritrovo è alle 18. Costo 8 + battello 12, info 02.45.48.74.00

Sezione: varie - Pagina: 048
(7 settembre, 2007) Corriere della Sera
POLIDESIGN
Un master dedicato al design della luce

Eventi, mostre, ambienti di lavoro, spazi commerciali. L' elemento luce è ritenuto sempre più importante. Un master di primo livello in Light Production Design lo organizza la Scuola Politecnica di Design di Milano. Inizierà il 3 marzo 2008 per concludersi un anno dopo. Si studia la progettazione di apparecchi e sistemi per l' illuminazione: gli aspetti ottici, cromatici e percettivi, la gestione delle tecnologie. Per informazioni: Polidesign, www.polidesign.net

Sezione: fiere - Pagina: 003
(8 settembre, 2007) Corriere della Sera
COMMISSARI IN ARRIVO
Centrale, il cantiere da «nascondere»

Cosa facciamo per la Stazione Centrale? Il sindaco Letizia Moratti è preoccupata. Il 21 ottobre arriveranno a Milano i commissari del Bureau International des Expositions, che dovranno fare un sopralluogo a Milano in vista dell' assegnazione dell' Expo del 2015, prevista per l' aprile del prossimo anno. La delegazione viaggerà per metà in aereo e per metà in treno, anche per testare le capacità di collegamento del capoluogo lombardo. Arrivando in Centrale, però, i commissari si scontreranno subito con una cantiere: quello, appunto, che sta riqualificando la Stazione e che occupa parti della piazza e parti delle Gallerie interne. Non granché come primo impatto con Milano, insomma. Il sindaco ha così chiesto un vertice operativo e già lunedì in Centrale i tecnici del Comune, della società che sta svolgendo i lavori e del Comitato per l' Expo valuteranno quali interventi sia possibile fare in questi pochi giorni per migliorare la situazione. E, anche se i lavori stanno procedendo secondo la tabella prefissata, impalcature, cesate e tutto quello che fa un cantiere non potranno scomparire. La bravura dei tecnici? Mascherarli bene.

Soglio Elisabetta

Sezione: varie - Pagina: 031
(8 settembre, 2007) Corriere della Sera
La prima mossa dopo la separazione in famiglia. «La finanza? Non ci interessa». Rispolverati i progetti del capostipite Giuseppe
Il ritorno dei Cabassi: «Mattoni ma anche musei»
Riordino in casa: a Brioschi gli immobili, a Bastogi l' arte

MILANO - «La finanza? Non ci interessa. Di nessun tipo. Non vogliamo acquisire delle partecipazioni in banche o industrie. E non vogliamo semplicemente guadagnare con la compravendita di immobili. Ciò che ci interessa sono i progetti di sviluppo sulle orme di nostro padre Giuseppe». Su questo sono pienamente d' accordo i due fratelli Cabassi, Marco e Matteo. Poi, nel mondo più pragmatico dell' azienda, i loro interessi sembrano separarsi. E lo si vede anche dall' abbigliamento: il primo preferisce giacche comode e camicie in tessuto oxford. Parla di arazzi e musei. E si occupa dei servizi per l' arte della Bastogi. Il secondo, giacca e cravatta più da manager ma senza concessioni al lusso, segue l' immobiliare della Brioschi. Anche per questo, dopo qualche anno di silenzio stampa, hanno separato definitivamente le attività tra le due società quotate in Borsa. «Ora ci sentivamo pronti». È la prima vera mossa dopo la separazione degli affari in famiglia. Anche perché questo è solo l' ultimo tassello di un lungo cammino per rimettere in ordine l' eredità del padre, ' ' Pino' ' el sabiunat come era conosciuto nei cantieri milanesi, fatta di tante aziende storiche, un grande patrimonio ma anche mille miliardi di debiti, in vecchie lire. In cantiere hanno molto. Soprattutto per Milano. Tra l' altro l' idea di costruire un museo. «Ci piacciono quelli come il Guggenheim dove la gente va senza informarsi nemmeno sulla mostra, perché l' attrazione è il museo stesso». Ma su questo non vogliono dire di più. L' idea di fondo è che Milano ha perso molti treni negli ultimi decenni. «Non si è fatto nulla - spiega Matteo - e anche il boom del settore immobiliare è stato legato solo a una domanda alta incrociata con un' offerta scarsa. Ma ora, proprio mentre tutti parlano di crisi del mercato del mattone, le cose stanno cambiando. Noi stiamo raddoppiando l' area di MilanoFiori, sulla base di un vecchio progetto di sviluppo pensato da nostro padre. L' investimento è di mezzo miliardo di euro e completeremo il primo edificio entro ottobre. Poi ci sono i progetti in corso di altri gruppi come City Light, Milano Santa Giulia, il recupero dell' area della stazione Garibaldi». Ma la definizione di Rinascimento milanese non piace. «È il tempo dei piccoli progetti - dice Matteo - noi sappiamo di non essere molto grandi pur avendo delle aziende storiche: la Bastogi è la più vecchia azienda ancora quotata del listino milanese e negli anni Settanta era il salotto della finanza italiana (oggi capitalizza in Borsa 192 milioni, ndr), la Brioschi (357 milioni, ndr), in origine quella dell' effervescente che tempo fa è stato ceduto, compirà il centenario quest' anno e la ex Frigoriferi milanesi è stata trasformata in Open Care» società di servizi per l' arte tra cui c' è anche un dipartimento per il recupero degli arazzi diretto da Annamaria Morassutti. La borsa ha mostrato di apprezzare il lungo riordino: Brioschi in un mese ha guadagnato il 5,4%, in un anno il 36,3%. Per Bastogi gli stessi numeri sono il 20,4% e il 35,6. Nonostante la filosofia rimanga sempre la stessa del passato: «I dividendi? Non è vero che devono essere distribuiti per accontentare gli azionisti. Ma per finanziare lo sviluppo. Anche se poi convincere i fondi ad entrare non è sempre facile». Massimo Sideri 500 milioni, l' investimento nel raddoppio dell' area di Milano Fiori
Sideri Massimo

La Repubblica
09-09-07, pagina 9, sezione MILANO
italian graffiti
'Io, Dumbo, adesso vi spiego che gusto c' è a scrivere sui muri'

BARBARA CASAVECCHIA

A Milano le cinque lettere della parola Dumbo hanno fatto girare le scatole a moltissimi, diventando impossibili da ignorare. E da dieci anni a questa parte, scritte ossessivamente su ogni centimetro libero di muri, tram, marciapiedi, semafori, metrò, sono entrate a far parte del panorama cittadino, insieme al nome del loro autore. Chi sia davvero Dumbo, vero nome Ivano, lo svela un libro in uscita, che sarà presentato sabato 22 alle 18 alla Little Italy Art Gallery di via Voghera 25. Titolo: "Dumbo: Atti di vandalismo e storie d' amore" (Damiani Editore). Azzeccatissimo, vista la tendenza, al limite della schizofrenia e dello scontro generazionale, a celebrare oggi da un lato l' ingresso della "street art" in gallerie e musei, e dall' altro a reprimerla e cancellarla perché deturpante. Il volume racconta le "audaci imprese" di Dumbo e della sua crew quasi solo per immagini. Fanno eccezione la prefazione dell' amico writer Barry McGee, un testo di Federico Sarica e un' intervista condotta dalla moglie Kyre, con la quale (e col figlio di un anno, Leroy) ora il writer milanese vive a Brooklyn. E finalmente prova a fare l' artista. Perché ha deciso di firmarsi Dumbo? «Ero ragazzino, ma già ambizioso e mi sono detto: "Devo trovare qualcosa che tutti possano capire e ricordare con estrema facilità". E poi il film Dumbo, chi non lo ama?». A quanti anni ha iniziato? «Avevo 12 anni. Mi ricordo esattamente dove: sul muro più in vista della scuola media. Ho scritto IVO, col simbolo della pace dentro l' O. Adesso ne ho 31 e la voglia di mettermi in mostra non mi è passata». Qual è stata la molla? Nel libro si dà dell' egocentrico da solo... «Sono cresciuto con Mtv, il punk e il rap. La cultura americana ha sedotto la nostra generazione. E poi credo che l' essere umano abbia da sempre la necessità di dire "io esisto". Sulle mura del Tempio di Dendur, nel padiglione egiziano del Metropolitan Museum, sono scalfiti nomi italiani con date che risalgono a metà '800». Dice anche che "l' adrenalina è il motivo scatenante". «Non credo che chi scrive a 12 o 13 anni possa avere delle ambizioni chiare. Lo fa, perché lo vede fare agli altri. E questo vale per tutto, non solo per le scritte sui tram. A me continua a entusiasmare il fatto che migliaia di giovani di diverse classi sociali, razza e sesso scrivano ovunque. Dà alla città la sensazione di essere viva, in fermento». Non teme che presentarsi adesso con la sua faccia e il suo vero nome, Ivano, le causerà problemi? «Non mi sono mai nascosto. Le scritte a Milano sono solo parte di ciò che ho fatto, e l' ordine pubblico è solo un piccolo e marginale aspetto del tutto». Multe ai lavavetri, richieste di arresto per i graffitisti. Che cosa pensa dell' offensiva italiana contro il degrado urbano? «Io ho sempre pensato che la realtà spaventa e il più delle volte è anche scomoda da digerire. Il lavavetri al semaforo infastidisce,specie se sei imbottigliato nel traffico tutte le mattine. Quindi, alè, sbarazziamocene. Sinceramente, sono confuso. Qui a New York le zone più degradate come il Lower East Side o l' East Village sono anche le più trendy. A questo punto non sono più in grado di distinguere degrado da decoro». Crede che si possano trovare regole di convivenza condivise, tra i writer e il resto della città? «A me nessuno ha mai detto di non scrivere sui monumenti, ma è sempre stata una miaposizione personale. Non esiste nessun codice, solo una sensibilità nei confronti di ciò che è importante. Come possiamo stupirci se un ragazzino scrive su una statua massacrata dai piccioni, a cui magari la settimana prima un impiegato di 45 anni ubriaco ha staccato una mano?». Ha visto la mostra sull' arte dei graffiti al Pac? Che effetto le ha fatto? «Non l' ho vista, ma mi sono fatto un' opinione. Al Pac si è celebrata la fiera di un movimento che non è mai esistito tranne per i media, a cui serviva confezionare questo pasticcio in un termine che suonasse ribelle, accademico e vendibile: Street art. I graffiti sono il nuovo fenomeno dei giovani? Bene, prendiamo i graffiti per vendere di più ai giovani». Pensa che offrendo ai writer spazi istituzionali si riesca a canalizzare lì le loro energie? «Chiariamo subito un punto: non ho mai pensato che i graffiti possano definirsi arte. Rimangono graffiti e basta. Se poi alcuni individui conun passato da writer, punk, skater, decidono di entrare a far parte del circuito dell' arte, a quel punto possono seguire un certo percorso. Ma solamente arrivando ad usare mezzi più maturi, e con metodi di comunicazione diversi dal semplice segno della tag».

La Repubblica
09-09-07, pagina 6, sezione MILANO:problemi del traffico/Ciclobby e Verdi: 'Abbassiamo il limite di velocità a 30 all' ora'
Un decalogo per le strade più sicure

Le auto, a Milano, uccidono molto più della criminalità. E il trend è in continua crescita. Nei primi otto mesi del 2007 i morti da incidenti stradali sono stati già 62. «Si rischia di superare il triste primato del 2006, quando le vittime sono state 92 - denuncia Maurizio Baruffi, capogruppo dei Verdi in Comune - un dato in aumento rispetto ai 77 decessi del 2004 e agli 88 del 2005». Se si considera che in quell' anno, per esempio, gli omicidi volontari sono stati 28, i numeri sono molto preoccupanti. Senza contare che i feriti, ogni anno, sono più di ventimila. Alcuni gravissimi, come i due ciclisti travolti domenica da un automobilista piombato a più di cento chilometri all' ora in via Francesco Sforza, di fronte al Policlinico. Proprio lì davanti ieri si sono radunati gli attivisti di Ciclobby, l' associazione che riunisce gli appassionati delle due ruote. A sostenerli è arrivato anche l' ex ministro della Salute Girolamo Sirchia. «La velocità uccide - accusa il presidente Eugenio Galli - il tema della sicurezza stradale dev' essere assunto ufficialmente tra le priorità dell' azione di governo del territorio». è uno dei punti del decalogo proposto da Ciclobby. Che raccomanda responsabilità agli stessi ciclisti - «fatevi vedere, con le luci, e sentire, con i campanelli» - ma chiede al Comune impegni precisi. Una «consulta comunale della sicurezza stradale». L' ampliamento, in tutte le aree urbane, del limite di trenta chilometri all' ora. E ancora: utilizzo diffuso degli autovelox, limiti alla circolazione dei mezzi pesanti, misure per la circolazione sicura delle biciclette, utilizzo regolamentato dei marciapiedi. Tolleranza zero per i pirati della strada, che, suggerisce Baruffi in polemica con la svolta del centrosinistra sulla sicurezza, sono «il vero pericolo, non i lavavetri». Anche lui ha una proposta: una «alternativa ciclabile alla cerchia dei Navigli: con pochi lavori di adattamento, oltre sei chilometri fra Campo Lodigiano e largo Richini possono diventare un percorso ciclopedonale sicuro». Gli ambientalisti chiedono più piste ciclabili e aree pedonali. Secondo i dati di Legambiente, Milano è fanalino di coda tra le città europee per diffusione di percorsi ciclopedonali: meno di 100 metri quadrati ogni mille abitanti, contro i 400 di Barcellona. Inoltre, ricorda Baruffi, solo 30 chilometri di piste ciclabili sui 70 dichiarati dal Comune sono realmente praticabili. Marco Osnato, presidente della commissione trasporti del Comune ed esponente di Alleanza nazionale, ricorda però che un progetto già approvato dall' amministrazione prevede l' estensione per altri 70 chilometri delle piste dedicate alle due ruote. Osnato condivide le ansie e le proposte di Ciclobby. «I dati forniti dalla polizia locale li conosciamo, ne abbiamo già discusso nelle riunioni della commissione sulla sicurezza». Al primo settembre 2007 i ciclisti morti sono stati cinque, quanti nell' intero 2004. «Non sono le vittime più numerose ma è il dato più drammatico, insieme a quello dei pedoni. Perché è una strage degli innocenti: quasi mai hanno responsabilità negli incidenti». Osnato, però, sembra freddo sulla proposta di estendere a tutte le aree il limite dei 30 all' ora. «Sarei d' accordo ma non è la soluzione. Nel punto dove domenica sono stati falciati i due ciclisti, d' altronde, non si possono superare i 50 all' ora e ci sono le telecamere che controllano. Eppure è successo». Ma la polemica rimane. I Verdi insistono: «La giunta di centrodestra preferisce far multare i ciclisti sui marciapiedi piuttosto che potenziare i posti di blocco per chi corre in città». «Abbiamo installato telecamere negli incroci più pericolosi - replica Osnato - e in quei punti gli incidenti sono diminuiti del 40 per cento».

La Repubblica
09-09-07, pagina 8, sezione MILANO
Il grido disperato di noi ciclisti
Arturo Buzzolan

Eccoci di nuovo qua. Come all' inizio dell' anno in viale Abruzzi, quando un suv impazzito uccise un ragazzo in bicicletta, i ciclisti si riuniscono sul luogo dell' ennesimo incidente grave. Cercano di far sentire la loro voce, chiedono al Comune più sicurezza sulle strade. SEGUE A PAGINA VIII In via Ascanio Sforza come in tutta la città. Finora la risposta delle istituzioni è stato il silenzio assoluto rotto soltanto dalle notizie di altri incidenti e da qualche promessa del Comune andata regolarmente a vuoto. In gioco, a questo punto, non ci sono più solo i diritti di chi pedala. La verità è che i ciclisti, quelli che ieri si sono dati appuntamento vicino a Porta Romana, sono rimasti gli unici a combattere una battaglia sempre più difficile e che non sembra interessare più nessuno: quella per avere strade più sicure in città. Il pacchetto di proposte presentato ieri non riguarda esclusivamente chi va in bici. Il limite di 30 all' ora in alcune strade, i divieti ai camion in certe ore e in certe zone, la sacrosanta esigenza di maggiori controlli dovrebbero stare a cuore a chiunque più dell' allarme lavavetri o della «emergenza accattonaggio». Lanciare un' auto ai 130 in via Ascanio Sforza equivale a mettersi a sparare a casaccio in una piazza affollata. Questo il Comune deve capirlo una volta per tutte e se ne dovrebbe rendere conto anche l' opposizione che sulla questione bici, «utenze deboli» e incidenti stradali sembra essere molto distratta. Investire risorse sulla mobilità ciclabile, oltre che sul trasporto pubblico, è una priorità non solo perché drammi come quello di via Sforza non si ripetano ma per migliorare la qualità dell' aria e per alleggerire i milanesi dallo stress. è un concetto semplice che si fa largo in tutta Italia. L' ultima città a capirlo, tre giorni fa, è stata Bari dove il servizio di stazioni di noleggio bici sull' esempio di Parigi ha esordito, sì, con sei sellini rubati durante la prima notte, ma anche con lunghe code per accaparrarsi un abbonamento. A Milano l' Atm ha appena presentato un piano industriale da novecento milioni di euro. è una bella notizia. Ne basterebbero molti di meno per realizzare una vera e sicura rete ciclabile e per invogliare molti a salire finalmente in sella. Il futuro è questo, e non facciamone per favore una questione di quattrini che mancano. O ancora una volta avremo la prova, dopo il misero destino del ticket antismog, che quello delle automobili e dei furgoni commerciali è il vero partito di maggioranza in città. ARTURO BUZZOLAN

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