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GALLERIA GIÒ MARCONI
Anno: 2003 - 2015
Località: Milano, Buenos Aires - Venezia
Indirizzo: via Tadino 15, 20
Destinazione d'uso: Galleria
Progettista: Kuehn Malvezzi (Johannes Kuehn, Wilfried Kuehn, Simona Malvezzi)
La storia della galleria Giò Marconi nasce da un rapporto stretto, quasi simbiotico, con gli spazi gestiti da Giorgio Marconi, gallerista milanese dal 1965. L’avventura di Giò nel campo dell’arte inizia nei primi anni Novanta accanto al padre, per delinearsi con crescente autonomia dopo la chiusura dello Studio Marconi avvenuta nel 1992. Nel 2004 lo studio di architettura berlinese Kuehn Malvezzi firma il progetto per un centro espositivo in via Tadino 15, in cui coesistono fianco a fianco la galleria Giò Marconi e la Fondazione Marconi. Kuehn Malvezzi vantava già importanti allestimenti e interventi in luoghi dedicati all’arte, tra cui Documenta 11, la Berlinische Galerie, l’estensione della Friedrich Christian Flick Collection all’Hamburger Bahnhof di Berlino. Il loro approccio progettuale si è incentrato sull’idea di un’architettura elegante e misurata, pensata per offrire la massima visibilità all’opera d’arte.
Nel 2015 Giò Marconi ha inaugurato uno spazio indipendente per la propria galleria, a pochi passi dalla sede storica dove è rimasta la Fondazione. È nato così un doppio polo per l’arte contemporanea, le cui sale sono state affidate ancora una volta al disegno del gruppo berlinese.
Per gli interni di Giò Marconi, gli architetti hanno lavorato alla trasformazione di quello che in passato era uno luogo destinato a laboratorio e deposito situato entro la corte di un immobile ottocentesco privato. Dalla strada non si percepisce la presenza della galleria, il cui nome è visibile sul citofono, al pari di quello degli abitanti del palazzo. Entrati nel portone, occorre attraversare un piccolo cortile per scorgere lateralmente un’insegna bianca e grigia che annuncia l’ingresso alla galleria. Da qui si accede a una prima sala che si presenta come una realtà di passaggio tra il mondo esterno e l’ambiente allestito: una doppia gradinata corre lungo tutta la parete e offre ai visitatori la possibilità di una sosta per lasciarsi alle spalle il caos della città e approdare in maniera più raccolta all’esperienza artistica. In questo spazio sono già presenti tutti gli elementi che caratterizzano l’architettura della galleria: la pavimentazione è in resina grigia e uniforme, le pareti sono rigorosamente intonacate di bianco e il soffitto è attrezzato per ospitare il sistema di illuminazione artificiale, organizzato con corpi illuminanti che corrono linearmente per tutta la lunghezza del soffitto e ampliano percettivamente la superficie della sala. La totale assenza di aperture nello spazio espositivo ne conferma il carattere asettico e indifferente al mondo esterno, tipico del white cube.
Oltre agli spazi espositivi, sono presenti piccoli ambienti riservati agli uffici, che i progettisti hanno rifinito con le medesime componenti materico-cromatiche ma che, a differenza delle sale riservate all’arte, presentato grandi vetrate.
L’inaugurazione della galleria è avvenuta con la mostra “Yes we are open. Group show”, una rassegna collettiva che ha celebrato i 25 anni di carriera di Giò Marconi, attraverso installazioni e opere di artisti come Ackermann, Benedict, Brannon, Djumberg, Fujiwara, e Toderi.
Dal 2015 a oggi, molti importanti artisti hanno varcato le soglie di via Tadino 20, trasformando questo piccolo centro consacrato alla vendita, alla promozione e alla divulgazione dell’arte contemporanea in un punto di riferimento per la città di Milano.
Marcella Camponogara