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MUSEO DEL NOVECENTO
Anno: 2002 - 2010
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Piazza Duomo 8, via Guglielmo Marconi 1 – Milano
Destinazione d'uso: Museo
Progettista: Italo Rota, Fabio Fornasari
Il Palazzo dell’Arengario, progettato nel 1937-38 da Enrico A. Griffini, Pier Giulio Magistretti, Giovanni Muzio e Piero Portaluppi è l’ultimo atto dell’opera di riforma della Piazza del Duomo avviata da Giuseppe Mengoni nel 1865. Nel 1943, ancora in fase di cantiere, l’edificio viene bombardato e dopo la fine della Seconda guerra mondiale rimane abbandonato, subendo una sorta di damnatio memoriae per il suo ruolo di espressione di un tragico periodo storico. Solo dopo alcune opere di ristrutturazione, negli anni Cinquanta viene adibito a uffici dell’Ente del turismo del Comune di Milano.
Nel 1999, a seguito di un’ampia riorganizzazione delle Civiche Raccolte d’Arte milanesi, è indetto un concorso per trasformare l’Arengario in un nuovo Museo d’arte del Novecento in connessione con Palazzo Reale, concorso vinto da Italo Rota a cui segue un lungo processo realizzativo che si conclude nel 2010 con l’inaugurazione del museo.
Nonostante i condizionamenti del “guscio architettonico”, il progetto manifesta la volontà di instaurare un forte rapporto con la città; come ha scritto lo stesso Rota, «attraverso alcune aperture puntuali, come finestre, lucernari, balconi, pareti vetrate, scavi e sfondamenti, sono innescate relazioni con il contesto inaspettate che, con un approccio simile a quello utilizzato per attivare le opere d’arte all’interno del museo in una sequenza di installazioni, mettono in mostra anche le opere architettoniche e urbanistiche della città visibili al di là dei vetri».
In tal senso l’interno della “torre” che si affaccia su piazza Duomo è stato totalmente svuotato per inserire una rampa elicoidale che partendo dalla quota che si trova al livello del mezzanino della metropolitana permette di traguardare lo spazio esterno della piazza. In più, la rampa accoglie alcuni elementi della collezione. Alla base sono collocate due sculture dei Bagni Misteriosi che Giorgio de Chirico aveva realizzato per il giardino della Triennale del 1973. In cima, Il Quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1901), posto in una nicchia (forse troppo contenuta per permettere una visione adeguata al flusso dei visitatori), apre simbolicamente alla visita del museo.
Anche gli ambienti dell’ala su via Guglielmo Marconi sono stati modificati rispetto alla condizione originale, con l’eccezione della lunga Sala delle Colonne di cui è stato mantenuto l’assetto architettonico marcato da 17 colonne in marmo e dal soffitto voltato decorato a stucco bianco.
Il museo si sviluppa su quattro livelli del Palazzo dell’Arengario, e in alcune sale al secondo piano di Palazzo Reale, raggiungibili con un ponte di collegamento fra i due edifici, per un totale di circa 8.500 mq. A questi spazi si aggiungono una galleria per le mostre temporanee in connessione con il foyer d’ingresso, un bookshop e, al primo piano, il ristorante. Al livello più alto della “torre” si trova la grande sala della collezione Fontana, aperta con le sue grandi vetrate alla vista della Cattedrale, in cui sono installati il grande Soffitto spaziale di oltre 150 metri quadri, realizzato da Lucio Fontana nel 1956 per la sala da pranzo dell’Hotel del Golfo di Procchio all’Isola d’Elba, la bellissima struttura in tubo di cristallo con luce al neon bianca disegnata per la IX Triennale di Milano (1951) e alcuni Concetti spaziali degli anni Cinquanta.
La mostra permanente, circa 400 opere delle 4.000 dedicate all’arte italiana del Novecento che fanno parte della collezione, segue un ordine cronologico, per correnti artistiche, con alcuni spazi monografici dedicati a Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Arturo Martini e Fausto Melotti o la citata sala di Lucio Fontana.
L’allestimento rispecchia la varietà delle opere in mostra: per le opere appartenenti al primo decennio del secolo scorso (Futurismo, Novecento e Astrattismo) Rota ha rivestito le pareti rivestite con tessuti colorati che alludono alle abitazioni dei collezionisti che le ospitavano, mentre la sezione dedicata agli anni Cinquanta e Sessanta è ambientata in spazi che rimandano ai white cube che in quegli anni accoglievano le opere d’arte nei musei d’arte moderna. Nella parte di Palazzo Reale, tre sale ospitano le sculture di Marino Marini e, a chiudere la visita, opere, installazioni e ambienti legati all’Arte Cinetica e Programmata, alla Pop Art italiana e alla Pittura Analitica e all’Arte Povera.
Luca Basso Peressut