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Palazzo Ina in Corso Sempione

Anno: 1953 - 1958

Località: Milano, Pagano

Indirizzo: Corso Sempione 33

Destinazione d'uso: Edifici per residenze e commercio

Progettista: Piero Bottoni

Un’opera di rara forza. Potente ed equilibrata, complessa e unitaria: così limpida da sembrare concepita di getto. Eppure i molti disegni che precedono la soluzione definitiva dicono di una gestazione sofferta. Il nuovo assetto viario previsto dal piano regolatore appena approvato e la forma del lotto di proprietà del committente (l’Ina Assicurazioni) costringono il progettista a esercizi di scomposizione. Il progetto esce dallo stallo quando, con la stipula di una convenzione, il Comune accoglie una soluzione urbanistica e architettonica più coesa e convincente.



Più di uno studioso ha rilevato che, nella disposizione planimetrica, la grande lama realizzata coincide con uno degli edifici previsti da «Milano verde». Ma, se si guarda all’iter progettuale, è da escludere che Bottoni abbia assunto a riferimento «Milano verde». Palazzo Ina, del resto, segna un deciso scarto rispetto alla stessa matrice razionalista. In primo luogo nel modo con cui l’organismo si rapporta a corso Sempione: al piano terreno una magnifica strada porticata percorre l’intero corpo di fabbrica, festosa di colori ben accostati. Bottoni chiama questo interno «grande galleria di smistamento», anche perché avrebbe dovuto collegare corso Sempione con il prolungamento di via Pucci, poi non realizzato. Una seconda differenza dall’impostazione razionalista è nel modo di rapportarsi alla città. La facciata nord-ovest, quella che si mostra a chi entra in città, si presenta come composta da quattro torri accostate. Le quattro pile di lunghi balconi sovrapposti si allargano verso il corso, a rimarcare la tensione attrattiva. Sull’altro fronte, le logge (su cui insiste la zona giorno degli appartamenti) muovono l’organismo in senso opposto, come a ritrarsi dal corso. Ne viene un complessa orchestrazione ritmico-musicale: fortemente scandita la facciata rivolta all’esterno della città (con un vago richiamo alle torri di difesa); contrassegnata dal ritmo serrato di una sinfonia di Bach quella rivolta alla città storica. Un modo per celebrarla.



Bottoni guarda a Le Corbusier quando rende praticabile il tetto per usi ricreativi e quando sceglie di destinare il decimo piano a «un giardino pensile destinato a campi gioco per bambini, a sedi di speciali locali vetrati di comune soggiorno ecc.». Quest’ultimo elemento fu soppresso «d’autorità, contro il parere del progettista, già quasi al termine dei lavori», togliendo all’opera uno straordinario elemento distintivo. Bottoni ha comunque ottenuto di rimarcare quel piano con logge che vanno a formare un taglio trasversale nel fronte a nord-ovest: un taglio che si ripropone più delicatamente anche sull’altro fronte. Ulteriori tocchi da maestro in quello che è il suo capolavoro del dopoguerra.

 

Giancarlo Consonni