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Università Cattolica del Sacro Cuore

Anno: 1927 - 1949

Località: Milano, Duomo

Indirizzo: largo Gemelli 1, via Necchi 1-9

Destinazione d'uso: Edifici per l'istruzione

Progettista: G. Muzio con P. F. Barelli

Alla fine degli anni Venti l’Università Cattolica acquisisce dal Demanio il monastero cistercense di Sant’Ambrogio, nel frattempo divenuto sede dell’ospedale militare napoleonico ed austriaco e poi abbandonato. I due chiostri antichi, realizzati tra il 1556 e il 1565, sono restaurati da Barelli e Muzio con radicali opere di consolidamento e una completa ridistribuzione degli spazi interni.

Il nuovo edificio di ingresso, destinato all’amministrazione, ha una facciata in cotto ritmata da un rilievo di archi e lesene, secondo un tema caro a Muzio. Al severo partito di mattoni si sovrappone un portale in granito, culminante con una cella campanaria, collocato in posizione asimmetrica sul fronte, ma in asse con il chiostro dorico e la piazza. Il collegamento con il chiostro è risolto con due alti porticati sovrapposti che hanno la funzione di pronao per la cappella del Sacro Cuore. La cappella ha la facciata rivolta verso un piccolo cortile laterale in cotto, dedicato a Pio XI, e sotto di essa si trova una cripta, con statue in cemento e rame, rilievi in granito e tabernacoli di Giacomo Manzù. L’aula magna è ricavata dietro ai cortili, nel refettorio benedettino, sul quale Muzio interviene svuotandolo dalle superfetazioni e aprendo una serie di alte finestre lungo le pareti longitudinali. La biblioteca originariamente occupava la manica intermedia tra i due chiostri cinquecenteschi, ma è stata demolita nel 1960 per fare spazio ad altre aule.

La nuova sede, aperta nel 1932, viene ampliata nel 1938 con due grandi aule sovrapposte ad anfiteatro, su un adiacente lotto triangolare. Trattandosi di una costruzione di tipo utilitario, destinata ad ospitare anche alcuni laboratori, Muzio adotta il Razionalismo come linguaggio di riferimento: lo sforzo progettuale si concentra quindi nello studio dell’acustica e dell’illuminazione naturale, ottenuta con grandi finestre che seguono la parete curva. Nell’immediato dopoguerra, dopo i bombardamenti, gli edifici vengono ricostruiti come da progetto. In questa occasione Muzio realizza anche i laboratori di biologia e psicologia sperimentale, oggi fortemente alterati. Muzio, qui più che altrove, ricerca la continuità con il monumento, al punto da rendere indefinibile la distinzione tra i corpi di fabbrica restaurati e i nuovi.

La ricerca di una architettura civile e unitaria, non collocabile nell’ambito del Razionalismo né del monumentalismo di regime, ha costretto Muzio in una posizione marginale rispetto al dibattito che si conduceva in quegli anni. Oggi, al contrario, emerge con chiarezza la profonda conoscenza della trattatistica rinascimentale, il radicamento nella tradizione lombarda, ma anche l’ammirazione per architetture moderne olandesi e scandinave che Muzio aveva potuto studiare di persona nei suoi viaggi nel Nord Europa.

PAOLO BRAMBILLA