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La città sostenibile: i casi milanesi

tecniche

A cura di Alessandro Trivelli, Chiara Piantini

L’architettura sostenibile è architettura: l’aggettivazione ci consente solo di evidenziare un atteggiamento progettuale di maggiore sensibilità ai temi ambientalisti e di qualità dell’abitare, riproposti nell’opera rispetto ad una pratica corrente. La sostenibilità di un’architettura non è solo il risparmio energetico ma la messa in forma di un complesso di elementi che si relazionano con gli utenti in modo tale da ottenere uno spazio “intelligente” ed “ecologicamente efficace”, oltre che un’architettura interessante, da vivere. L'itinerario dell’architettura sostenibile a Milano è organizzato in due sezioni: la prima è dedicata agli edifici costruiti, la seconda ai cantieri o ai futuri edifici rappresentativi di un approccio ambientalmente consapevole.

(Materiale protetto da copyright, vietata la riproduzione)

Gli itinerari dell’architettura sostenibile a Milano sono organizzati in due sezioni. La prima è dedicata agli edifici costruiti, la seconda ai cantieri o ai futuri edifici rappresentativi di un approccio ambientalmente consapevole. L’architettura sostenibile è l’architettura, l’aggettivazione ci consente solo di evidenziare un atteggiamento progettuale di maggiore sensibilità ai temi ambientalisti e di qualità dell’abitare riproposto nell’opera rispetto ad una pratica corrente. La scelta di inserire anche i cantieri è voluta per evidenziare un percorso, un itinerario, che l’architettura milanese sta compiendo con grande fatica. Nei prossimi anni, uno o due, i cantieri saranno completati e potremo visitare anche gli edifici che propongono un’attenzione particolare verso quei temi che ormai sono diventati argomento quotidiano, la lista di questi edifici ci potrà servire e nel frattempo potremo capire se questo approccio si diffonde maggiormente.

 

La prima riflessione che possiamo fare è che Milano è una città conservatrice, almeno nell’architettura, sicuramente nelle persone che governano il territorio e le rappresentanze che hanno agito nella politica di sviluppo del territorio e dell’edilizia. Una città che difficilmente raccoglie le sfide che vengono da più o meno lontano. In questa città dalle architetture di pregio segrete, per molti anni, gli ultimi venti, si è prodotta poca qualità e molta quantità, forse anche perché gli operatori sono diventati più tradizionalisti o forse perché in una società dove le idee non trovano asilo gli architetti non possono esprimersi. Il ritardo della produzione architettonica sostenibile non può che esserne una conseguenza. La particolarità del percorso milanese ha comunque una sua originalità: a differenza degli altri paesi europei dove la sperimentazione è stata avviata prima sulla nuova costruzione e successivamente sul recupero, qui è il percorso è stato inverso; i primi progetti realizzati sono stati degli edifici che partono dalla necessità di recuperare delle costruzioni non più efficienti o inadeguate, in alcuni casi di piccole o medie dimensioni in altre di dimensioni maggiori in cui l’impianto originario viene completamente alterato. Recuperare l’esistente migliorando le prestazioni ambientali degli edifici con azioni di retrofitting è una scelta sostenibile perché permette di risparmiare il territorio che è una risorsa non rinnovabile e nel Comune di Milano è anche molto limitata. Questa particolarità, che trova in qualche modo i suoi riferimenti sia nella tradizione architettonica italiana che nell’evoluzione della pratica e delle chance architettoniche milanesi, non si è però evoluta, diffusa; non ha contagiato il tessuto urbano e la pratica professionale, non ha prodotto un’emulazione o una produzione intellettuale stimolando il contesto. E’ necessario considerare che per ottenere efficacia nelle politiche di sostenibilità è assolutamente necessario intervenire sull’esistente, che come è noto rappresenta la quota più consistente dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti. Per questo motivo, pur essendo progetti noti, vengono proposti negli itinerari i progetti di recupero/rinnovamento totale più signi.cativi attuati a Milano.

 

La sostenibilità architettonica vive e si evolve, in un sistema dinamico e circolare, solo attraverso la messa in prova di un concetto, di un principio e di una regola; è importante anche non cogliere l’obiettivo pienamente per costituire un riferimento applicabile successivamente. Purtroppo questo percorso non ha trovato per lungo tempo qualcuno disposto a percorrerlo. La recente normativa in chiave di risparmio energetico ha invece spostato l’attenzione e fatto anche un po’ di confusione. La sostenibilità di un’architettura non è solo il risparmio energetico ma la messa in forma di un complesso di elementi che si relazionano con gli utenti in modo tale da ottenere uno spazio “intelligente” ed “ecologicamente efficace” oltre che un’architettura interessante, da vivere. Sostanzialmente non si trovano tracce di quelle proposte internazionali di alternatività ad un modello di sviluppo che non siano incentrate sulle pura efficacia economica, spendibilità nel marketing, a volte con un eccesso di distanza fra lo slogan e gli obiettivi reali. Una concretezza milanese che ha lasciato poco spazio all’attuazione di un reale e originale rinnovamento che non fosse, a volte, il semplice desiderio di mostrarsi sul palcoscenico internazionale con una collezione di architetture di forte visibilità più che con nuove altre forme di interpretazione dello spazio abitativo. La pratica architettonica più “normale”, quella esclusa dai grandi interventi di rinnovamento della città, quella più vicina agli utenti e allo spazio abitativo, al luogo dello stare, è stata solo parzialmente toccata dalla sostenibilità. In parte è stata persa una grande occasione, ma non tutto è perduto. A questo proposito la committenza poco sensibile all’innovazione ha fatto la sua parte, non a caso gli esempi nella lista hanno trovato una committenza internazionale o lungimirante grazie alla quale le proposte progettuali hanno potuto trovare un valido sostegno.

 

Un discorso a parte deve essere rivolto alla Municipalità e alla Provincia, la prima molto attenta ai temi della sostenibilità ma poco attiva (stiamo ancora aspettando l’attuazione dei nuovi e pubblicati articoli del Regolamento edilizio “Ecostenibilità” e”Biocompatibilità”) ma con grandi promesse nel PGT; la seconda con pochi strumenti per incidere realmente sul territorio in un ambito più di competenza regionale e comunale. L’assenza delle amministrazioni nello scenario attivo delle politiche di supporto alle esperienze di sostenibilità durante gli ultimi anni ha in.uenzato sostanzialmente la situazione attuale, per rendere ef. caci le politiche di sostenibilità è necessario che ognuno faccia la sua parte, professionisti, amministrazioni, committenti, imprese di costruzione e utenti, che purtroppo sono sempre incolpevolmente poco informati, per poter esprimere una forte domanda di ecosostenibilità. Merita un’ulteriore ri.essione anche un aspetto non secondario nello sviluppo delle soluzioni innovative nell’architettura e nelle costruzioni come nella sostenibilità: la dissoluzione della “produzione” di abitazioni in af.tto private e pubbliche o anche solo non-da-mercato della compravendita, che ha contribuito a portare il settore a scontare un ritardo di una decina d’anni rispetto alle pratiche europee di sostenibilità architettonica e urbana, dove questo mercato ha grande diffusione. La costruzione dell’abitazione in af.tto è il settore che consentirebbe l’applicazione di scelte meno “tradizionaliste” e maggiormente orientate alla qualità energetica e alla qualità ambientale nel tempo e anche alla sperimentazione di modelli abitativi semplicemente diversi da quelli consueti che spesso trovano in altri contesti grande soddisfazione da parte degli utenti, oltre a rispondere ad una forte necessità. Non vi è un’unica strada nella ricerca della qualità della vita e della democraticità dell’abitare, che è l’obiettivo più “bio” della sostenibilità.

 

Il territorio della provincia di Milano ha la caratteristica di rendere poco evidenti le architetture di qualità di dimensioni “minori” e dare grande visibilità agli interventi quantitativamente più evidenti anche se non qualitativamente interessanti dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Da una parte questo aspetto ha caratterizzato anche la scelta dei professionisti incaricati nelle opere di forte visibilità e che spesso sono anche propositori e attuatori di scelte ecosostenibili, facendosi portatori loro stessi con la propria sensibilità della qualità ambientale dell’intervento. Dall’altra parte vi è una pratica professionale diffusa-quotidiana, coinvolta più sulle tipologie residenziali che spesso non ha la forza, perché non sostenuta o perché schiacciata dalla committenza, di proporre alternative a quanto più modestamente è presente sul mercato corrente. Negli ultimi anni si sono realizzati molti interventi nella città in diverse e vaste aree semicentrali e periferiche ignorando completamente i temi della sostenibilità. Gli edi.ci o i progetti inseriti nella lista cercano di mettere in evidenza la qualità di un approccio generale anche se nel progetto è stato valorizzato un solo aspetto “ecologico”, ma senza rinunciare alla qualità architettonica. Nell’elenco non sono state inserite le opere che appartengono alla bio-edilizia o in cui si considera quasi solamente l’aspetto energetico trascurando la qualità o la proposizione di un’architettura contemporanea, che sia nelle forme o nei principi; nonostante la rincorsa alla classe energetica A stia producendo anche un effetto molto positivo sul rinnovamento della tecnologia e nel “risvegliare” i torpori professionali destati dalla necessità di dover dare maggiore complessità agli interventi progettati; gli effetti positivi li vedremo sicuramente in futuro.

 

Le opere scelte inserite negli itinerari raccontano il sentimento di questo percorso tipicamente milanese, che inizia con un’opera poco conosciuta dell’architetto Renzo Piano con Richard Rogers, le abitazioni a pianta libera a Cusago. Questa opera giovanile, datata 1970, dell’architetto Renzo Piano contiene un principio tecnologico ancora attuale: la copertura staccata dal volume abitativo e un approccio energetico ef.cace, l’orientamento favorevole al sole, la flessibilità abitativa; per ritrovare un’opera temporalmente successiva nell’elenco arriviamo all’anno 2001, per trovare una residenza che abbia gli stessi contenuti dobbiamo ancora attendere.
Un caso particolare inserito nella lista è il Padiglione Rossini a Briosco di James Wines dello studio Site, a cavallo della provincia di Milano e quella di Lecco o forse quella di Monza, che racconta come i punti di vista sulla sostenibilità possano essere molto vari, con questa opera che privilegia la poetica dell’architettura sostenibile e della costruzione dello spazio rispetto ai temi dell’efficienza energetica; e non solo, ci ricorda una regola importante, che anche le opere dimensionalmente più piccole possono proporre grandi idee e buone architetture. Gli itinerari cercano di rappresentare in modo molto sintetico punti di vista differenti ed esperienze progettuali interessanti di alcuni spazi pensati per contenere attività diverse: dalla residenza, agli uf.ci, alle scuole, con esempi di recupero e nuova costruzione; questo per rendere più articolato il discorso e per evidenziare che qualsiasi edificio può contenere anche una piccola parte di sostenibilità.

 

Alessandro Trivelli