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Chiesa di Sant'Ireneo

Anno: 1997 - 2000

Località: Cesano Boscone, Sud

Indirizzo: via Turati 2

Destinazione d'uso: Edifici per il culto

Progettista: Mauro Galantino

Realizzato a seguito del concorso Tre chiese per Milano 2000, istituito nel 1989, il progetto vincitore, di Mauro Galantino, propone una soluzione architettonica capace, attraverso l’assemblaggio dei diversi corpi di fabbrica costituenti il complesso parrocchiale, di definire un sistema architettonico di ampio respiro, che cerca di farsi carico dell’assenza di qualità urbana dell’area, dotandola contemporaneamente anche di uno spazio pubblico, allora assente nel tessuto circostante. La chiesa di Sant’Ireneo ed i suoi corpi annessi – cappella feriale e campanile – si attestano, infatti, attorno al fulcro simbolico dell’ampio sagrato sopraelevato, secondo una soluzione articolata, che accorpa forme geometriche nette, la cui lettura complessiva definisce le coordinate ordinatrici di uno spazio urbano proprio, concluso e razionale.

 

Altrettanto chiaro appare l’impianto compositivo che viene disegnato dal continuo innestarsi e sorreggersi reciproco di volumi stereometrici, caratterizzati dall’uso di mattoni e di cemento lasciati entrambi a vista, che nello spazio interno diviene sequenza di superfici e masse, dove la natura materica scabra del cemento, segnato dai fori delle casserature, prende vita in continui giochi di luce ed ombra, filtrate da ampie aperture nelle coperture, poste a differenti altezze attorno alla soffittatura principale dell’aula mistica, moderna rivisitazione del tema del “cassettonato”. Le viste interne risultano profonde ed allungate e fluiscono armonicamente in scorci prospettici che coinvolgono anche, nello spazio absidale e sul lato Nord dell’aula, dove l’assemblea si dispone ad abbracciare l’altare, scorci vetrati su stanze a cielo aperto, come l’hortus conclusus, piantumato ad ulivi. Scrive Marco Mulazzani: "Galantino mostra due edifici percepibili fisicamente: all’esterno la scatola contestuale” in mattoni, caratterizzata da molteplici relazioni con l’ambiente della città; all’interno la “scatola funzionale in cemento a vista, che delimita gli spazi e ne consente l’uso". Nella sovrapposizione dei due “contenitori” architettonici si determina uno spazio intermedio dove la  luce ha modo di procedere dall’esterno verso l’interno, coniugandosi a volte con ampie campiture cromatiche sature, dando corpo sensoriale e percettivo ad uno spazio “altro”, «un terzo edificio fatto di sostanza impalpabile".

 

Marco Borsotti