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Salva Milano a fine anno, Aldini: non una sanatoria, ma un chiarimento sulle norme

“Salva Futuro”, così piace chiamarlo agli architetti e agli attori della filiera, perché non solo di Milano tratterrà la nuova norma varata in Parlamento a seguito delle inchieste per presunto abuso edilizio avviate dalla procura meneghina a causa delle differenti interpretazioni di regole urbanistiche risalenti nel tempo, che hanno generato un impatto pesante sulle autorizzazioni già concesse ad alcuni importanti progetti immobiliari.

La votazione degli emendamenti è in commissione tra giovedì e venerdì per approdare alla votazione finale in Aula alla Camera lunedì 21 ottobre. Questo il cammino programmato per la legge che il 14 ottobre è stata oggetto di discussione dell’incontro “Oltre il Salva Milano: urbanistica e rigenerazione in una prospettiva nazionale”, organizzato dall’Ordine degli Architetti di Milano nella sede di via Solferino.


«Non deve essere vista come una sanatoria, ma come un chiarimento sulle norme esistenti, da non utilizzare per introdurre nuove “deviazioni” di carattere politico e urbanistico che invece dovrebbero trovare spazio altrove, in altri strumenti legislativi», precisa il presidente degli Architetti milanesi, Federico Aldini. «In tanti anni queste norme sono state interpretate da tutti gli attori in modo univoco. Per il futuro auspichiamo che, dopo l’emergenza, possa seguire una revisione di carattere normativo di più ampio raggio, sulla rigenerazione urbana e sulla legge 380, la nostra cassetta degli attrezzi», conclude Aldini.

Dunque, più che “salvare Milano”, salvare il lavoro dei professionisti, quello dei tecnici, dei funzionari delle amministrazioni pubbliche e dei tanti cittadini che hanno visto bloccate le opere di costruzione delle loro case e vedono oggi messi a rischio i risparmi di una vita.


Chiarissimo l’allarme lanciato dall’assessore milanese alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi: «nelle casse comunali si sono già persi 130 milioni di urbanizzazioni. Questo effetto si rifletterà sui cittadini, perché meno entrate nel bilancio del Comune vogliono dire meno servizi per chi vive in città. Abbiamo il dovere di lavorare sulla visione: con il Pgtdaremo il nostro contributo a un’idea di città che prosegue il suo cammino guardando avanti. Tra i vari temi: le norme morfologiche e il Piano dei servizi che sarà rinforzato con una valenza pianificatoria, integrato con l’Atlante dei quartieri, vera innovazione del Pgt».


In campo anche la Regione Lombardia, un asse solido, quello delle istituzioni, per affrontare il grande nodo dell’edilizia. «Dare coerenza al nostro territorio. La nostra regione è sempre stata eccellenza anche dal punto di vista normativo, basta pensare alla legge sul Consumo di suolo nel 2014 e quella sulla Rigenerazione urbana nel 2017», spiega Gianluca Comazzi, assessore al Territorio e Sistemi verdi della Regione Lombardia. Un tema importante per la cittadinanza ma anche per gli addetti ai lavori.


«Gli ordini professionali non sono associazioni di categoria e tutelano la collettività», dice Carlotta Penati, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano. «Le norme dovrebbero essere strumenti per lavorare meglio, che semplificano e non complicano, perché la stratificazione delle leggi rende difficile il lavoro dei tanti architetti e ingegneri».

Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, avverte come sia necessario evitare che gli investitori se ne vadano, visto che il 50% dello sviluppo immobiliare della regione è a Milano, ma fare anche in modo che il capoluogo lombardo non diventi una città solo per pochi, continuando a mantenere viva la sua identità di città inclusiva.

Per l’avvocato Leonardo Salvemini il quadro non è semplice, numerosi gli interventi e le posizioni interpretative. Fabio Todarello sottolinea come sia necessario che il disegno di legge venga modificato: «spero venga risolto con la serie di emendamenti che sono stati presentati. Questo dl deve affrontare solo questo nodo e deve porre l’accento su alcuni punti, per i temi più generali servono leggi organiche e non questa». «Serve una norma transitoria più chiara, perché dire che si risolve solo il problema degli interventi realizzati o permessi è solo la risoluzione della prima parte del problema, ma bisogna che sia garantita una soluzione anche per gli interventi che saranno in istruttoria. Inoltre, sui Piani attuativi: un passaggio normativo che non può esistere se quelle aree sono già urbanizzate e infrastrutturate», conclude Todarello.

All’evento in forza la politica con i deputati Erica Mazzetti, Alessandro Cattaneo, Lia Quartapelle e Giulia Pastorella. Il Salva Milano, confermano, sarà discusso alla Camera il 21 ottobre per poi passare al Senato in seconda lettura e il tutto sarà approvato entro la fine dell’anno.
«Tante pubbliche amministrazioni – spiega Erica Mazzetti parlamentare dell’VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) - si stanno fermando perché hanno il terrore che la magistratura possa bloccare i progetti, lasciando anche interi quartieri di città nel degrado. Oggi quello che dobbiamo fare è un Testo unico delle costruzioni, che metta insieme edilizia, urbanistica e sicurezza nei cantieri».
«Se si costruisce verso l'alto – commenta la deputata Giulia Pastorella - si evita il consumo di suolo. Va tenuta presente l'emergenza casa e la semplificazione dei procedimenti non è sempre un male. Non buttiamo via tutto».
L’interesse che Milano e l’Italia non freni il suo sviluppo è di tutti, come dice più volte Lia Quartapelle. «A patto che vengano superate le disuguaglianze. Questa città nasce come città libera e includente, oggi il rischio è che non sia più così. A noi preoccupa la finanziarizzazione dell’edilizia che abbiamo osservato in questi ultimi anni a Milano», chiarisce la parlamentare.


Di territori ed esperienze concrete raccontano gli interventi degli Ordini di Roma con Alessandro Panci e Genova con Riccardo Miselli, che rilancia una Conferenza dell’edilizia affinché i temi condivisi siano occasione di trasformazioni e di semplificazioni capaci di tutelare i professionisti e garantire la qualità del progetto, sempre al servizio della collettività.

«Una legislazione confusionaria. È necessario dunque un riordino organico su cui pongo una questione a livello di tempistiche, visto che la proposta di legge dà un tempo di sei mesi. Una norma transitoria, ma che rischia di diventare stabile, visto le lungaggini degli iter legislativi. Per questo si necessità di punti chiari e risolutori» spiega Gianluca Perinotto, presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Architetti.


Resoconto dell'evento a cura di PPAN

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