Posto il sigillo del Senato sulle modifiche al decreto “Salva casa” – arrivato mercoledì scorso – e la conversione in legge del decreto, i Consigli nazionali degli architetti e degli ingegneri dichiarano la necessità di una riforma organica del Testo unico dell’edilizia.
Intanto c’è in atto il tentativo di trovare finalmente un accordo sul “Salva Milano”, la norma che dovrà risolvere l'impasse del capoluogo lombardo, in seguito all'apertura delle inchieste su operazioni di rigenerazione urbana. Infatti, settimana scorsa alla Camera è stata depositata la proposta di legge che dovrà essere discussa nella prossime settimane.
La conversione in legge del D.L. 29 maggio 2024, n. 69, il cosiddetto "Salva Casa", ha apportato modifiche sostanziali al DPR 380 - Testo Unico dell’Edilizia, affrontando solo parzialmente la necessità di una riforma integrale dell’impianto normativo edilizio. A questo proposito, i Consigli Nazionali di Architetti PPC ed Ingegneri affermano la necessità non più differibile di riformare il testo nella sua interezza ed organicità. Non si parla di una semplice revisione ma di una nuova integrale elaborazione di un codice maggiormente rispondente alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione correlate ad una nuova normativa urbanistica che si renda necessaria per supportare e facilitare la crescita ed un futuro sostenibile per il nostro Paese, secondo le nuove esigenze di rigenerazione urbana, di riduzione del consumo di suolo, di “costruire sul costruito”.
Il nuovo testo del DPR “380”, come modificato dalla conversione in legge del Decreto salva-casa, di fatto interviene anche in ambiti di competenza specifica della normativa urbanistica operando in sostituzione, parziale e molto limitata, di un vuoto normativo che non può essere affrontato con una disciplina in ambito edilizio. La nuova legge “deroga senza abrogare” ad altre normative vigenti, come la legge n. 1150/42, il decreto n. 1444/68, il decreto del ministero della sanità del 1975, con le quali le nuove disposizioni potrebbero entrare in contrasto; pertanto non pone al riparo i professionisti e gli uffici tecnici della Pubblica Amministrazione dal rischio di una non corretta interpretazione. La scelta di effettuare modifiche parziali di un testo normativo, ormai inadeguato, aumenta le incertezze applicative introducendo il rischio di “derogabilità permanente” in ambiti di competenza di altre normative e può produrre criticità nel governo dei territori che necessitano, invece, di una nuova disciplina urbanistica e di un nuovo Codice delle Costruzioni organici ed attualizzati.
La nuova frontiera del processo di governo del territorio è il “green deal”, la rigenerazione urbana e la limitazione del consumo di suolo, che presuppongono nuovi strumenti e nuova disciplina urbanistica che favorisca l’inclusione sociale e la qualità ambientale e adeguata ad affrontare le sfide della transizione ecologica.
Per maggiori informazioni, in allegato il comunicato integrale dei Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri.