L'Ordine sulla ristrutturazione di San Siro: il progetto di architettura al centro della rigenerazione
Gli architetti milanesi chiedono chiarezza sul nuovo progetto dello stadio presentato pochi giorni fa da Webuild e rivendicano trasparenza sulle procedure e la centralità del concorso come strumento d’elezione per disegnare gli spazi e i luoghi più rilevanti per la comunità, nell’interesse di tutta la cittadinanza.
Più trasparenza sulle procedure per l’affidamento degli incarichi e sugli attori in campo nella partita per lo stadio di San Siro. A pochi giorni dai primi dettagli sul progetto presentato da Webuild su come sarà San Siro riqualificato, qualora Milan e Inter dovessero dare il loro assenso, l’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano esprime preoccupazione e rivendica la centralità del progetto di architettura come elemento trainante per una vera rigenerazione di luoghi e come strategia di valorizzazione delle comunità cittadine.
«Gli spazi urbani e il loro grande valore collettivo devono essere al centro della visione dell’amministrazione pubblica. Il progetto di architettura ha la capacità di migliorare l’ambiente edificato e intrinsecamente la possibilità di cambiare in meglio la qualità di vita delle persone, dunque dei cittadini. Quello che ci aspettiamo – precisa il presidente dell’Ordine milanese, Federico Aldini - è che il progetto del futuro San Siro tenga conto delle tante riflessioni che hanno accompagnato in questi anni il dibattito pubblico, al quale l’Ordine ha partecipato, di come gli impianti sportivi siano luoghi potenzialmente dinamici, capaci di trascendere dalla loro principale funzione, e di come sia indispensabile trasformarli in centralità attrattive, vissute dalle persone. E come tali vanno ripensati».
«Come affermato durante il dibattito pubblico, confermiamo che il concorso di progettazione resta lo strumento privilegiato per garantire al contempo trasparenza, meritocrazia e il perseguimento del massimo interesse pubblico nella qualità del risultato. Qualora non ci siano le condizioni per una procedura concorsuale, sottolineiamo l’importanza comunque di preservare la trasparenza delle procedure e garantire una chiara visibilità delle ricadute del progetto sul quartiere e sulla città, per difendere gli interessi di chi la abita», conclude Federico Aldini.