A pochi giorni dalla sua scomparsa, l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano ricorda l'architetto Valentino Benati, con una nota del collega Luca Imberti.
La storia professionale di Valentino Benati si iscrive nelle vicende dell'architettura milanese dell'ultimo mezzo secolo, contrassegnate da una fase particolare, espansiva, della città, in cui si sono prodotte architetture che emergono nel panorama italiano per la loro diffusa qualità.
Le sue opere si inseriscono in questa tradizione, nel solco di architetti come Mangiarotti e i fratelli Monti, con cui Benati ha realizzato il pregevole edificio per uffici di via Olona, e poi Magistretti, Algarotti e nella vicina Parma Guido Canali, architetti che come Benati rappresentano un punto alto di equilibrio del mestiere, saldamente ancorato alle regole di una composizione ordinata, dalla tipologia alla costruzione e nella relazione con l'estetica dello spazio urbano. Una sapiente sobrietà si potrebbe dire al confronto con le rappresentazioni eclatanti dell'architettura degli ultimi tempi. Sono esempi di questa sintesi l'ampliamento della Rinascente con la copertura di vetro dell'ultimo piano e il grande magazzino e parcheggio di via Santa Redegonda, le residenze che degradano a terrazzi nel parco delle memorie industriali alla ex OM di via Pompeo Leoni o le tribune dell'autodromo di Monza, fino all'ultima sua opera realizzata per Vidas, che testimonia la sua fiducia nella capacità della architettura di interpretare e dar forma vitale a bisogni anche estremi come appunto l'hospice per bambini di Vidas. Non si può non sottolineare proprio per questo la sua grande umanità e un raro senso dell'humor, chiavi indispensabili di interpretazione del reale che gli hanno consentito di dare spazio a immaginazione e fantasia, complice la straordinaria capacità di esprimersi con la matita, quando gli architetti erano capaci di farlo.