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Gli architetti di fronte al virus

Dal 26.03.2020 al 23.04.2020

Segnaliamo un articolo de Il Giornale dell'Architettura che, in relazione alla situazione attuale di emergenza fa il punto sulla condizione della professione, sottoponendo alcune questioni a diversi Ordini, tra cui il nostro milanese

Segnaliamo un articolo de Il Giornale dell'Architettura.com (qui l'articolo completo, firmato da Laura Milan) che, in relazione alla situazione attuale di emergenza fa il punto sulla condizione della professione, sottoponendo alcune questioni agli diversi Ordini professionali, tra cui il nostro milanese.

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L’'arrivo del Coronavirus in Italia rischia di colpire gli architetti come non era mai successo nei sette decenni più recenti della storia del paese. Il governo sembra volersi apertamente disinteressare della loro situazione, come di quella di tanti altri professionisti iscritti alle casse private. Inarcassa, unica tra le casse private, ha varato un primo pacchetto di aiuti per tamponare in parte una situazione che rischia di essere catastrofica per quasi tutta la categoria.

Abbiamo posto due domande, sull’'oggi e sull'’immediato futuro post emergenza, ai presidenti di alcuni degli Ordini delle regioni finora più colpite: la Lombardia, con Milano, e l'’Emilia-Romagna, con Bologna e Piacenza. E abbiamo chiesto a Gianluigi D’'Angelo, architetto e delegato nazionale Inarcassa per la provincia di Pescara, di fare il punto della situazione relativa alla cassa. (A cura di Laura Milan)

 

Tra i mancati riconoscimenti da parte del governo e gli interventi straordinari di Inarcassa, cruciale dovrà essere il ruolo degli Ordini e del Cnappc: nella gestione dell'’emergenza e, soprattutto, nella definizione delle strategie per il futuro. 

L'’arrivo del Covid-19 nel nostro paese è almeno doppiamente scioccante. Lasciando per un momento da parte i numeri sui contagi e i morti, ha colpito il nord produttivo, che ha saputo reagire con forza alla crisi del 2008 e farsi traino di un paese dalla crescita stagnante e dalle molte difficoltà. Ha colpito anche l’immagine della perfetta e quasi invincibile locomotiva d’'Italia, la Lombardia, e del suo capoluogo, Milano, rivelandone la fragilità e mettendo a dura prova uno dei sistemi sanitari che continua a essere tra i migliori del paese e combatte [..continua..]



Intervista a Paolo Mazzoleni, Presidente dell'Ordine degli Architetti di MIlano.
Per il presidente di Milano “gli Ordini e il Cnappc dovrebbero abbandonare le iniziative non più strategiche e concentrare le richieste a governo e amministrazioni locali sulle migliorie che possono diventare strutturali dopo la crisi“

1. In una situazione che cambia di giorno in giorno, cosa possono fare gli Ordini provinciali degli Architetti PPC, ma anche il Cnappc, per supportare il presente sospeso della professione?
Come ordine locale, stiamo concentrando tutti i nostri sforzi nell’'aiutare i nostri iscritti a districarsi nella complessa situazione normativa, logistica ed economica attuale: a questo fine abbiamo attivato una sezione speciale della piattaforma DIMMI dove raccoglieremo le domande che riceviamo più frequentemente con le risposte che abbiamo predisposto grazie al contributo di tutti i collaboratori e consulenti dell’Ordine. Stiamo poi lavorando sulla formazione, tornando ai corsi on-line gratuiti. Nel frattempo ci stiamo attivando presso le istituzioni e gli organi deputati (Cnappc, Inarcassa, Regione, Governo) per evidenziare la necessità di prendere tutte le misure necessarie a sostenere la nostra categoria, ora e in futuro.

2. Dopo il contenimento dell’ìemergenza si aprirà una fase delicatissima con il graduale ritorno a una vita lavorativa che potrebbe essere estremamente mutata, sia nella quantità delle commesse che nella loro tipologia. Quali azioni si potrebbero mettere in campo per aiutare gli architetti nella ripresa sia a livello locale che nazionale?
Stiamo tutti iniziando a comprendere che questa crisi sanitaria, oltre ai suoi drammatici costi umani e sociali attuali, porterà con sé un importante cambiamento del quadro generale. Ognuno di noi dovrà impegnarsi affinché questo cambiamento sia occasione di crescita e non l’'inizio di una lunga crisi che le nostre realtà professionali - –già duramente provate dalla lunga stagnazione seguita alla crisi del 2008 - non sarebbero in grado di sopportare. Per quanto riguarda gli Ordini, locali e soprattutto nazionali, credo che dovrebbero prima di tutto abbandonare le iniziative non più strategiche e concentrare tutte le energie economiche e organizzative sulle iniziative per la ripartenza. E poi concentrare le richieste a governo e amministrazioni locali sulle migliorie che possono diventare strutturali dopo la crisi (digitalizzazione, snellimento burocratico, ecc.) e tornare a costruire un’'alleanza solida e reale di filiera con le altre professioni tecniche, con i costruttori e con la pubblica amministrazione; un’'alleanza oggi fragile e dominata dagli egoismi delle categorie. Credo profondamente che le condizioni forzate di sperimentazione dello spazio di questi mesi (rispetto all’'adeguatezza dell’'alloggio, alla necessità di spazio pubblico, alle nuove forme di lavoro), possano diventare l’'humus per una nuova consapevolezza sulla necessità di progetto (e progettisti) di qualità, cui gli architetti, i pianificatori, i paesaggisti e i conservatori italiani potranno e dovranno rispondere.

Articolo di Laura Milan
Il Giornale dell'Architettura.com 

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