Dal 15.10.2018 al 15.11.2018
Il progetto Stanze Sospese, nato con lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei detenuti e rispondere a problematiche di sovraffollamento, ha trovato collocazione al carcere San Vittore, dove è stato presentato un prototipo di cella intelligente
Stanze sospese: design sociale al servizio dei luoghi di detenzione.
Dopo il Fuorisalone 2018, il progetto Stanze Sospese, nato per ripensare gli arredi del carcere di Opera con lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei detenuti e rispondere a problematiche di sovraffollamento, trova la sua naturale collocazione all'interno del IV raggio del carcere milanese di San Vittore, dove è stata installata una cella pilota.
Il 12 ottobre 2018, alla presenza di alcuni detenuti, è stato presentato il prototipo di una cella standard di 9 metri quadri, per due persone - pensata in realtà per una sola persona nel progetto originario del 1872 -, completamente ripensata negli arredi dal gruppo di lavoro Stanze sospese con lo scopo di rendere pratici, dignitosi e funzionali gli spazi di reclusione, partendo dall’idea che la reintegrazione dell'individuo con il mondo esterno possa passare anche attraverso ambienti democratici, semplici e corretti.
Stanze sospese è un progetto di design sociale nato all'inizio del 2018 dall’idea degli architetti Giovanna Giannattasio e Daniele Fiori. Il team di lavoro composto dai designer Erika Baffico, Roberta Di Cosmo, Niccolò Ferrari, Cansu Goksu e Giulia Menestrina, coordinati dagli architetti Franco Raggi e Giovanna Giannattasio e da Susanna Conte e Cristina Gaddoni per la comunicazione, si è interrogato su come il design potesse mettersi al servizio dei luoghi di detenzione.
Ottenuto il brief del carcere di Opera, Stanze sospese è partito dall'analisi attenta e partecipata sulle condizioni all'interno delle celle per ristudiarne gli arredi e trasformare i luoghi di isolamento e disperazione in luoghi di dignità e cambiamento.
Il progetto ha trovato una sua prima applicazione durante il Fuorisalone 2018 nelle cantine del SIAM -Società incoraggiamento arti e mestieri-, dove la cella standard del carcere di Opera è stata messa a confronto con una nuova cella progettata con arredi intelligenti realizzati in materiali riciclati, con lo scopo di sensibilizzare il pubblico su un tema spesso trascurato.
L'esperienza ha fatto riflettere e ha incontrato l'interesse dell’amministrazione penitenziaria. “Attualmente lo spazio di detenzione non stimola positività, la reclusione stimola rabbia, aggressività contro gli operatori e contro i compagni di cella. Questo progetto ha la potenzialità di innescare un processo critico nei detenuti, che reagiscono alla qualità offerta, all'attenzione che gli viene dedicata, attivando un meccanismo autocritico invece che l’atteggiamento di rifiuto che ha sempre caratterizzato la presenza in carcere” queste le parole di Giacinto Siciliano, Direttore del carcere San Vittore, che ha permesso la ristrutturazione di una cella vera e propria di uno dei raggi dismessi del carcere.
Stanze sospese raggiunge così un primo traguardo il 12 ottobre, quando la cella pilota è stata inaugurata e presentata a un gruppo di detenuti del carcere di San Vittore che hanno reagito con entusiasmo davanti alla qualità e potenzialità dei nuovi arredi "uno spazio come questo disincentiva a rompere o sporcare, ti porta ad avere cura delle cose" commentano.
Il progetto presentato si basa sulla ricerca e sull'ascolto, sull'attenzione ai bisogni dei carcerati e parte proprio dalla rilevazione del loro disagio. La mancanza di spazio fisico porta i detenuti ad aguzzare il proprio ingegno e costruire mensole, appendini e contenitori di fortuna, con pacchetti di sigarette, vassoi per pasticcini o manici di scopa: "al momento siamo noi stessi che dobbiamo costruirci dei supporti come piccole mensole e ripiani con materiali di scarto; abbiamo bisogno di punti di appoggio". Sulla base di queste necessità Stanze sospese propone arredi semplici, flessibili, personalizzabili, che stimolino la creatività e che si prestano a diverse funzioni: appendere, sorreggere, incastrare, appoggiare, allungare, dividere ecc.
La nuova cella è ripensata con arredi studiati secondo normativa: spazio libero a pavimento di 3 metri quadri per detenuto e divieto di elementi che possano risultare pericolosi. Gli elementi d’arredo sono modulari, assemblabili, personalizzabili, facili da mantenere, realizzati con materiali di recupero lavorati e assemblati in due falegnamerie sociali Laboratorio Arteticamente di Sacra Famiglia e Polo formativo Legno Arredo.
La barra che sorregge
Il progetto è basato sulla reiterazione di una barra multifunzionale in plastica riciclata fornita da Revet recycling (ricavata da rifiuti urbani, atossica, resistente e a bassa manutenzione) a cui appendere vari accessori, tavoli, contenitori: un sistema aperto che fornisce un aiuto, suggerisce un supporto, ma lascia la possibilità di essere integrato aggiungendo un manico di scopa o un gancio. Il tavolo stesso può scomparire, lasciando liberi i pochi metri a disposizione. Il tutto in uno spazio limitato, uniforme, ordinato, ma personalizzabile.
Il letto su letto
I letti sono l’elemento principale di una cella e non possono essere ridimensionati. In questo progetto è stato costruito un letto a castello speciale in cui i piani sono sfasati per permettere di sedersi senza avere oppressioni sopra la testa. Ai lati il sistema barra diventa parte integrante del letto, facendo guadagnare mensole e cassetti. Il materiale dell’impalcatura è la stessa plastica della barra.
La sedia "Faccia a faccia"
Nella cella ci si può sedere solo sul letto, sullo stesso spazio dove si dorme. Gli sgabelli sono usati per appoggiare le proprie cose, non hanno schienali, non ci sono sedie. La sedia "Faccia a faccia" di Stanze sospese nasce invece per sedersi, studiare, socializzare, svagarsi; lo schienale si ripiega e diventa un tavolino in cui è incisa mezza scacchiera. Una seduta classica, se inforcata a cavalcioni, apre un nuovo sistema di utilizzo, se poi due sedie s'incontrano la scacchiera si completa e il tavolo favorisce momenti sociali.
Lo scaffale sospeso
L’unico elemento presente nelle celle per riporre è un armadietto senza ante. Massiccio e ingombrante, sopra il letto o sopra il tavolo toglie aria e respiro. Questo è stato ripensato come un elemento aperto e adatto a diversi usi: in verticale, oltre alle sue mensole, ha feritoie in cui inserire ganci e pioli; se posto in orizzontale diventa un angolo cottura e le feritoie sono utili a riporre le stoviglie.
Il colore
Il design degli arredi è arricchito dal progetto di color design studiato da Francesca Valan: pareti e pavimenti sono neutri chiari e opachi perchè sono colori silenziosi, più adatti a spazi minimi di uso quotidiano. Un riquadro verde delimita la zona del letto e un passaggio azzurro separa la camera dal bagno, rievocando l'acqua. Un filtro rosso applicato allo spioncino del bagno riduce la visibilità e tutela la privacy.
“Da questa iniziativa sarebbe bello che nascesse una nuova attività per i detenuti. La progettazione intelligente dà la possibilità di assemblare direttamente in carcere i nuovi arredi, creando posti di lavoro. – conclude Giacinto Siciliano durante l'inaugurazione della cella a San Vittore – Alle cose è data una seconda possibilità con il riciclo, così va fatto con le persone: il carcere per garantire sicurezza deve promuovere il recupero dei detenuti dandogli la possibilità di ripensarsi in ambienti adatti e corretti”.
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La realizzazione del progetto Stanze sospese è stata possibile grazie a Fondazione Allianz UMANA MENTE che ha sostenuto l’iniziativa ideando il progetto Furnitureforall!, a Ideaplast per l’ingegnerizzazione, al Polo formativo legno arredo e Sacra Famiglia onlus per la realizzazione degli arredi, a 5vie art+design per l’esposizione al Fuorisalone e Revet recycling per la fornitura della materia prima. L’allestimento e la ristrutturazione della cella è stato realizzato con Italiana Costruzioni.
Stanze Sospese
Idea | Giovanna Giannattasio e Daniele Fiori; Tutor | Franco Raggi e Giovanna Giannattasio; Design |Erika Baffico, Roberta Di Cosmo, Niccolò Ferrari, Cansu Gocsu, Giulia Menestrina; Coordinamento e comunicazione | Susanna Conte e Cristina Gaddoni; Allestimento
| Clara Angioletti; Fotografie | Pietro Fiori, Alessandra Gatto e Marco Pelos Spagno; Contributi progettuali | Andrea Lapasini Pandozy; Progetto cromatico | Francesca Valan Studio.
Silvia Ricchiazzi e Manuele Salvetti