Dal 27.03.2018 al 31.08.2018
È possibile immaginare una nuova Milano città d’acqua? Nel 2020 il via ai cantieri per la riapertura dei primi cinque tratti di Naviglio. È la tabella di marcia realisticamente possibile secondo il sindaco Beppe Sala
È possibile immaginare una nuova Milano città d’acqua, grazie alla riapertura del sistema complessivo dei Navigli?
La riapertura dei Navigli milanesi potrebbe diventare realtà nel 2020 con l'avvio dei cantieri preannunciato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala in occasione della presentazione del volume "I nuovi navigli milanesi. Storia per il futuro" (Maggioli Editore), tenutasi il 20 marzo presso lo Urban Center.
Il volume, curato da Antonello Boatti e Marco Prusicki, è frutto di uno studio multidisciplinare coordinato dal Politecnico di Milano che, attraverso rendering, mappe e analisi tecniche ed economiche, descrive i dettagli relativi alla proposta di progetto di fattibilità per la riapertura della fossa interna dei Navigli a Milano, oggi occupata in modo esclusivo dalla rete viaria. Il progetto, in termini di profittabilità delle attività commerciali e turistiche e di valorizzazione degli immobili, porterebbe un beneficio stimato di circa 800 milioni di euro, a fronte di un costo previsto di 406 milioni di euro.
Allo Urban Center hanno preso parte al dibattito urbanisti e architetti, tra cui Paolo Mazzoleni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano, che ha commentato il progetto come «un grande investimento sullo spazio pubblico della città».
L'intento è recuperare lo storico tracciato di fine Ottocento del Naviglio, interrato a partire dal 1929 per via di esigenze igieniche e di sicurezza pubblica, attraverso un canale di collegamento tra il Naviglio della Martesana e il Naviglio Grande e il Pavese, che vada a moderare il traffico nel centro storico a favore di un sistema a fruizione lenta ciclo-pedonale che colleghi le zone periferiche al centro città.
Il progetto prevede la riapertura di cinque tratte della fossa interna del Naviglio riadattate alle nuove necessità cittadine e non consecutive tra loro: la prima tratta, dal Naviglio della Martesana lungo via Melchiorre Gioia; la seconda tratta, dalla Conca dell'Incoronata lungo via San Marco; la terza tratta, lungo via Francesco Sforza; la quarta tratta, in piazza Vetra e la quinta tratta, dalla Conca di Viarenna fino alla Darsena circa.
La pianificazione dell'intervento è stata pensata, dove possibile, come integrazione ai lavori in corso della linea M4, con l'obiettivo di ridurre l'impatto delle cantierizzazioni sul territorio, aiutare il controllo dei fenomeni di risalita della falda acquifera e garantire la possibilità di una realizzazione del progetto scandagliata nel tempo.
Il professor Antonello Boatti, spiega: «Nel caso di una realizzazione per fasi del progetto, servirebbe innanzitutto separare le acque del Seveso da quelle della Martesana in via Melchiorre Gioia sino a via San Marco, e da lì convogliarle in un condotto in grado di alimentare le successive riaperture graduali e garantire l’afflusso in uscita dai tratti riaperti dei canali. Questo sistema, in attesa della complessiva riapertura dei Navigli, consentirebbe anche di condurre in Vettabbia nuovi e importanti flussi idrici aggiuntivi per l’agricoltura».
La giunta comunale ha già stanziato 150 milioni di euro per una prima fase d'avvio dei lavori, ma il sindaco Giuseppe Sala, per quanto riguarda le risorse finanziarie necessarie a portare a termine l'intervento (obiettivo dell’amministrazione cittadina è non penalizzare altre priorità), punta a un protocollo d’intesa tra il Comune di Milano e la Regione Lombardia e al coinvolgimento di altre istituzioni (Governo e Unione Europea – come opera pubblica di traffic calming).
Alla necessità di reperire i fondi si aggiunge quella, per il sindaco, di ottenere il consenso dei cittadini sull'argomento. Mentre è tramontata l'idea di sondare il terreno attraverso un referendum, il Comune annuncia a breve l’avvio di una serie di dibattiti pubblici sul tema.
Secondo i sostenitori, il progetto oltre a ridisegnare gli spazi cittadini promettendo un notevole afflusso turistico e nuove opportunità di lavoro, e a garantire una rinnovata qualità urbana e ambientale sia del centro che della periferia, vuole essere un punto di connessione tra la Milano odierna e la Milano del passato, in cui lo strettissimo legame con l'acqua ne determinava il funzionamento dei trasporti e dei commerci e il centro cittadino appariva innervato da 124 tra rogge, canali, fontanili, torrenti, fiumi.
A destra, alcune foto di Urban File cercano di restituire alcuni scorci che si potrebbero concretizzare con la riapertura dei Navigli.