Dal 14.05.2017 al 04.06.2017
Report dell'ultimo incontro di venerdì 12 maggio dei 3 svolti a Palazzo Reale, dedicati agli scali ferroviari e organizzati dal nostro Ordine, insieme al Comune di Milano e al Dipartimento DASTU del Politecnico di Milano
Nel percorso lungo e articolato ancora in corso - che ha attivato istituzioni, cittadini, proprietà, progettisti - si preparano gli ultimi atti per la stesura del nuovo Accordo di Programma, documento che consentirà l’avviamento del processo per il riuso degli Scali Ferroviari dismessi.
Il Comune di Milano, assieme al Dipartimento DASTU del Politecnico di Milano e l'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, hanno organizzato tre mattine di convegno dedicate alle trasformazioni urbane con l’intento di sollecitare il contributo di studiosi ed esperti su alcuni temi cruciali:
Martedì 2 maggio - Le infrastrutture ferroviarie al centro della rigenerazione urbana
Venerdì 5 maggio - Il verde e lo spazio pubblico per un’infrastruttura ecologica e sociale
Venerdì 12 maggio - La qualità urbana per abitare i quartieri di domani
di seguito un breve report dell'ultimo incontro
L'introduzione di Laura Montedoro per il Politecnico ben inquadra i temi che si stanno affrontando, oltre i 3 scelti per questo ciclo, i numerosi emersi nel corso della discussione. Come aggiunge Paolo Mazzoleni, consigliere dell'Ordine e per l'occasione fervido moderatore dell'incontro, temi riguardo cui si cercherà di organizzare puntate successive.
seguendo il criterio che ha caratterizzato i 3 incontri, l'architetto Michela Brambati, tra i responsabili del Servizio di Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica del Comune di Milano, introduce al tema della giornata attraverso le azioni compiute dagli uffici tecnici comunali, anche in relazione agli strumenti vigenti e precedentemente elaborati riguardo gli Scali. Dopo aver riassunto i passaggi succedutisi a partire dalle Intese Programmatiche del 2005, entra nel merito qualitativo che caratterizzerà l'intera giornata (senza però dare alcun dato quantitativo che illustrasse in modo concreto gli obbiettivi perseguiti) tra cui:
- Scala umana
- Complessità e innovazione
- Sostenibilità ambientale
- Mobilità
- Usi temporanei
- Processi e strumenti di fattibilità
- Condividere le decisioni a garanzia della qualità
Per ognuno di questi obbiettivi propone anche principi di progetto e strumenti operativi, quali Mix dei servizi, funzioni pubbliche trainanti, attenzione al rapporto tra le strade / gli spazi pubblici e i piani terra, considrati bordi attivi e qualificanti il rapporto tra pieni e vuoti, ma anche riguardo il flusso viabilistico privato e dolce.
Chiede dialogo tra nuovo e quartieri esistenti, a ridefinire il senso attuale di margine periferia/centro, rigenerazione di rispetto sia sociale che morfologica. E poi garanzie di qualità urbana attraverso la progettazione integrata tra Urbanistica, ambiente e mobilità oltre che la definizione di protocolli di certificazione del progetto.
Silvia Sbattella, Professore a contratto di Urbanistica del Politecnico di Milano, racconta l'esperienza Confluence a Lione.
Un'area parte dei luoghi di fondazione antica della città ma divenuta parte del sistema urbano con l'intensa attività industriale di fine '800, che determina l'unione dell'isola al terreno limitrofo proprio alla confluenza tra Rodano e Saona, i due fiumi che attraversano la città, a definizione della vasta area di scalo ferroviario lambita dal sistema di attraversamento poi autostradale.
Col venir meno delle attività industriali, già nel 1998 venivano incaricati (attraverso un concorso internazionale, ndr) Bohigas, Masbasch e Melot di un Masterplan di reinquadramento dagli esiti estremamente densi. Già nel 2000 veniva ricusato attraverso un nuovo Piano redatto da Grether e Desvignes che spostava la strategia su uno schema a parco lineare, un sitema di tessuto verde e giardini acquatici, il tutto attraversato da una linea tranviaria e il declassamento dell'autostrada a boulevard. una griglia cui si sovrapporranno nell'arco di 15 anni numerosi progetti puntuali di architetture griffate, tra cui Coop Himmelbau, Odille Decq, Jakob+MacFarlane, Kengo Kuma, Fuksas, Herzog & de Meuron e Christian de Portzamparc per la sede della Regione Rhone-Alpes, accanto alla darsena artificiale, vera e propria piazza sull'acqua francese.
Le risorse investite sono imponenti: oltre 1 miliardo di euro per la prima fase di 4 previste, riguardante 40 ettari su 150 complessivi. Una gestione su tutto l'arco temporale da parte di una società prima mista poi pubblica locale, che esercita pure la selezione degli operatori più adeguati.
Francesco Vescovi, Professore a contratto di Urbanistica del Politecnico di Milano presenta invece l'esperienza di Birmingham Eastside.
Non tanto come modello da seguire, afferma, quanto come metodo e strategia di gestione del disegno urbano. Birmingham è la seconda città Inglese, con 1.100.000 abitanti, per molti versi più affiancabile a Torino, anche per la massiccia presenza dell'industria automobilistica (Rover e Jaguar). il centro cittadino si svuota, essendo per altro i quartieri residenziali prevalentemente esterni, secondo il tipo ampiamente diffuso della terraced house a schiera su due piani un po' ovunque.
Già nel 1988 si pensa di innestare un processo di rigenerazione e per questo attraverso un workshop di 3 giorni si immagina come lavorare sulla circovallazione soprelevata, la viabilità pedonale e la commistione funzionale, tre temi cruciali che nel 1990 verranno tradotti in design strategy su residenza, spazi pubblici e paesaggio. Anche qui alcune funzioni pubbliche sono concepite e localizzate a traino delle successive iniziative private. nel 2002 il nuovo Museo della scienza, e l'avvio della nuova Biblioteca di Richard Rogers. E poi l'insediamento di numerosi campus studenteschi, già in parte presenti, anche attraverso una azione di continui aggiornamenti e feedback sul Piano Generale da parte della Pubblica Amministrazione. nel 2006 il parco spina dell'area, nel 2011 l'Alta Velocità, nel 2012 la suddivisione in 6 zone di rilancio urbano, il tutto accompagnato da una alacre pianificazione degli Uffici Tecnici del Comune, che vede affiancato governo locale e centrale in una azione di Marketing territoriale a livello internazionale. Un processo trentennale che ancora non si è esaurito.
Tornando alle cose milanesi, Leopoldo Freyrie, Architetto e membro del comitato scientifico di Scali Milano prima di fare una breve rassegna per temi dei progetti dei 5 gruppi invitati da FS sui 7 scali, sottolinea come il workshop di dicembre sia stato un tentativo in qualche modo inedito di mettere a fuoco nuovi strumenti di lavoro. Considera l'esondazione del Seveso di questi giorni sintomo pesante di come l'Urbanistica, disciplina sofisticata, di fatto non si sia occupata della città fisica. oggi il tema è la resilienza ai cambiamenti climatici. Le suggestioni date dai 5 gruppi invitati riesce a restituire alla cittadinanza ciò che l'urbanistica tradizionale non sa comunicargli. Ogni scenario poi solleva problemi e scelte che la politica dovrà fare.
Mecanoo centra il progetto su le relazioni tra connessioni innovative a scala ampia. il verde scavalca la circle line, e la strada attiva la relazione attraverso il verde con gli edifici esistenti, andando a costruire al centro delle aree e non ai bordi.
Boeri propone lo scenario più forte in relazione alla grande Milano, in cui il verde è protagonista, limita il consumo di suolo, definisce fasi precise di sviluppo.
Zucchi mostra la maggior sensibilità riguardo i diversi tessuti e vocazioni locali, con qualche difficoltà forse rispetto al rapporto con gli impianti ferroviari che rimarranno.
MAD punta sulla differenziazione di identità dei diversi scali.
Tagliabue cerca di cogliere le vocazioni di ogni area, aggiudicando funzioni forse non sempre efficaci.
Ma non saranno singole decisioni a risolvere il progetto, e per questo dobbiamo continuare ad aiutare la Pubblica Amministrazione perchè prenda le giuste decisioni su un programma così appassionante.
Francesco Infussi, Professore ordinario di Urbanistica al DAStU del Politecnico di Milano, pur presentando i risultati del lavoro di ascolto nei Municipi, propone alcune considerazioni sul tema della Qualità: categoria dal significato vago, sia rispetto il momento storico, che al luogo. Qualità non è conformità. Intersezione tra Valori (generali) e sua distribuzione (locale), in termini di appropriatezza al contesto. Propone una sorta di decalogo della Qualità: fisica, prestazionale, delle attività insediate, relazionale, di accessibilità. Così nello spazio fisico come nel processo di realizzazione. Il lavoro da fare non è solo architettonico, ma anche sul lessico, affinchè non si riduca ad un elenco di buone maniere buone per non essere disapprovati ma non per risolvere realmente i problemi proposti.
segue dibattito.
Paolo Mazzolani lo introduce una serie di temi su cui sollecita il tavolo:
- Risarcimento della città non solo a livello locale
- Capacità di essere sperimentali, creando squadre nell'amministrazione, trattandosi di occasioni con carattere di avanguardia da non sprecare
- Attitudine dei diversi operatori
- Qualità, come si è detto, non opportunistica o univoca, comunque sia imprescindibile
Emilio Battisti, Architetto e 'animatore culturale' del dibattito in corso, sottolinea da subito la mancanza di regia pubblica, sottoforma di delega a FS Sistemi Urbani; l'assenza di partecipazione reale, non essendoci alcun dispositivo amministrativo che faccia tesoro di quanto detto; la sproporzione di vantaggi economica tra le parti.
E poi 4 dei 5 progetti si sono dovuti confrontare con il progetto di Boeri, già noto e eccezionalmente strutturato: Boeri è un brand milanese, come il panettone. Il suo progetto è costruito per una audience internazionale, e da ogni dove gli sono state tributate le dovute reverenze.
Vede poi molte attinenze a quanto successo per Expo. Boeri, la Consulta e il progetto dell'orto planetario, che sbloccò il rapporto tra Moratti e Formigoni, diede la stura ad un esito che non è affatto corrisposto a quanto da loro proposto: succederà lo stesso anche questa volta? L'impressione è che ogni attore in gioco abbia finalità diverse: Maran la medaglietta di buona riuscita come viatico per Roma; Boeri consenso per Sala; FS riscosse le volumetrie riesce ad entrare in borsa e chiudere il processo di privatizzazione dell'Azienda.
Sui progetti infine, Mecanoo a suo parere non ha saputo contestualizzare per mancanza di tempo, Zucchi invece travisa la buona idea di brolo, condizionalto appunto dalla verdolatria imperante, come direbbe Nicolin.
Cino Zucchi costruisce il mosaico del suo ragionamento a partire da quanto detto da Infussi sulle buone maniere, in inglese Urbanity, affiancato al patto sociale di Hobbes (1588-1679 ndr) tra natura e rapporti civili. Cita poi il noto aforisma di Kraus: «Adolf Loos ed io, lui alla lettera, io verbalmente, non abbiamo fatto altro che mostrare che c'è una differenza tra l’urna e il pitale e che con questa differenza gioca la cultura. Gli altri invece, i difensori dei valori positivi, si dividono in due gruppi: quelli che prendono l'urna per un pitale e quelli che prendono un pitale per un'urna» (1918, ndr) e Gombrich quando afferma che la civiltà non si insegna nei corsi universitari, ma che è qualcosa di implicito.
Oggi, senza civiltà dobbiamo ogni volta esplicitare i valori di riferimento, per poi infine conunque fare una sintesi: prima o poi qualcuno deve dagli forma. Santa Maria della Pace era una invenzione del Barocco, ed è finita, poi, per essere condivisa. Noi, conclude, siamo gli elmetti in trincea.
Alessandro Maggioni, Presidente nazionale di Federabitazione – Confcooperative, con il cappello dell'operatore, propone alcuni punti dettati dalla storia recente:
- Far tesoro dell'esperienza dei PII, dove la mancata urbanizzazione preventiva ha lasciato gravi danni sul territorio: piazze prima di case
- Progettare i processi;
- Ruolo pubblico centrale, Milano chiama il governo centrale che va coinvolto, con deroghe al patto di stabilità o il coinvolgimento di CDP
Da operatore ricorda infine quanto sia preferibile agire per interventi interstiziali piuttosto che grandi quanto rischiosi.
Pierluigi Nicolin propone un passo indietro: perchè gli scali sono fatti in questo modo? Perchè non si parla dello scalo di stazione Centrale? Questi spazi ci sono in tutte le città europee, sono una riserva, dunque non c'è alcuna fretta a trasferle tutte in edificato. 25 anni nel concorso di Garibaldi Repubblica, tra le posizioni culturali di Giancarlo De Carlo, che già proponeva cluster e partecipazione, e Aldo Rossi, con i monumenti, il suo progetto vinse mediando queste due vie, alla Colin Rowe. Una impostazione che ritrovi nella fondazione Prada, dove la torre simula essere un oggetto tecnico.
Dal pubblico Jacopo Muzio rilancia il concorso come auspicabile momento di sintesi oltre che espressione di civiltà.
Conclude l'Assessore ai Lavori pubblici e Casa del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti, che si sente messo in trappola, stante il suo ruolo istituzionale ma anche di studioso e docente di urbanistica. La qualità non è un determinato progetto ma è esito di un percorso di civiltà, di cui il progetto è solo un tassello. Il progetto non è il PGT, e il Piano si costruisce per Varianti. La regia politica nell'azione pubblica si misura nel tempo. Bisogna fare molta attenzione alle diverse forme dell'abitare, e i relativi modelli tipologici. Abbiamo molti vuoti di lusso in città. Va dunque perseguita eterogeneità abitativa, multiculturalità, con un atteggiamento meno chiuso, difensivo e provinciale proprio delle ultime grandi operazioni immobiliari.
Francesco de Agostini