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Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis Architetti Associati – al Memoriale della Shoah di Milano

Dal 08.01.2013 al 08.02.2013

Il 27 gennaio 2013 alle ore 11, in occasione della giornata mondiale della memoria, sarà inaugurato e in parte aperto al pubblico il cantiere di questa importante opera

Il 27 gennaio, in occasione della giornata mondiale della memoria sarà aperto al pubblico il cantiere, secondo un programma di manifestazioni che si svolgeranno all’interno della struttura.
Per tale occasione dovrebbero essere completati il ‘luogo di riflessione’, l’auditorium e alcuni allestimenti temporanei.

Incontro  Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis in via Ferrante Aporti, all’ingresso del cantiere del Memoriale collocato di fronte all’omonimo Palazzo, storica sede delle Poste, recentemente  recuperato da Antonio Citterio e Patricia Viel per Hines Italia.
Sono in corso i lavori per la realizzazione del disegno delle sistemazioni esterne, sorta di ‘parterre’ di ingresso all'Auditorium del Memoriale, e per questo parte integrante del progetto.

Entriamo. Ci troviamo sotto il rilevato ferroviario della Stazione Centrale, appena all’esterno della galleria dei treni, in quello stesso spazio nato come magazzino di smistamento della Posta che durante la guerra si trasformò in purgatorio: qui infatti passarono tra il 1943 e 1945 un migliaio  deportati perchè ebrei verso i campi di sterminio nazisti di Auschwitz Birkenau e Bergen Belsen, oltre che ai campi di transito di Bolzano e di Fossoli. Da questi stessi binari partirono anche convogli di deportati politici per Mauthausen Gusen e altri campi. 
Un luogo che incarna il ricordo, evocato sia in senso fisico, attraverso testimonianze dirette – il convoglio originale, l’elevatore di collegamento dei carri ai binari, cui si aggiungeranno le targhe con incise date e destinazioni di coloro che qui sono passati-  che in senso  metaforico  – attraverso la costruzione di una  biblioteca, in vista e a tutta altezza, cardine di tutto l’intervento, luogo della memoria per antonomasia.

Superata la sorpresa  dell’ingresso, segnato da un muro in cemento in cui il getto ha fissato la scritta ‘Indifferenza’ alta oltre 2 metri, seguendo un percorso obbligato attraverso una rampa sospesa in parte nel vuoto, che obbliga lo sguardo verso la biblioteca a tutta altezza, si sbarca in un lungo spazio di circa 100 metri dove saranno allestite le sette ‘stanze delle Testimonianze’, all’interno delle quali saranno proiettati i racconti dei sopravvissuti, italiani e no.
Uno spazio di filtro tra la dimensione della memoria evocata –la biblioteca- e il luogo della testimonianza materiale, trattata in maniera quasi sceografica, in cui si trova il convoglio originale di deportazione e dietro cui sarà collocato il ‘Muro dei Nomi’, di cui si sta realizzando una versione provvisoria.
Un progetto che mescola il significato che questo specifico luogo ebbe in quegli anni, punto di partenza della storia narrata, e la memoria collettiva che in esso oggi ci si propone di conservare, corrispondendo perfettamente alla sua funzione di memoriale: testimonianza del passato ma viva nel presente, dedicata alle generazioni che non potranno conoscere nel futuro in modo diretto e memorabile la voce di  chi è transitato sopravvivendo dall’inferno dell’Olocausto.

 Il lavoro di Guido e Annalisa svela una identità recondita dello spazio esistente, dilatandolo attraverso la demolizione della soletta della quota stradale della campata di ingresso per circa un terzo, lasciandone volutamente visibili le tracce delle travi e pilastri in cemento armato della struttura originale.
Così facendo si libera l’invaso principale dedicato alla biblioteca, un contenitore di vetro a tutta altezza, con struttura in ferro e cemento, simbolo per eccellenza della memoria qui conservata attorno a cui come abbiamo visto si raccolgono tutte le altre attività permanenti.
Le fondazioni sono su platee sospese idraulicamente, in modo da assorbire le vibrazioni dovute al passaggio dei treni, pervicace e discontinuo segnale del carattere del luogo.
Scendiamo attraverso una scala circolare in cemento, sospesa da terra, che conduce all’auditorium e agli altri spazi previsti al piano interrato, tra cui la sala didattica e l'archivio della biblioteca.
L’auditorium per 200 posti è a sua volta collegato direttamente al ‘parterre’ verso strada, di cui si diceva prima, necessario per il suo  funzionamento serale, autonomo dalle altre funzioni.
Vi sono infine circa 200 mq di uffici amministrativi.

"Un percorso progettuale -mi racconta Guido mentre attraversiamo questi spazi- che prende spunto da un concorso per un Museo voluto dalla Comunità Ebraica vinto nel 2000".
Grazie a quel progetto Guido e Annalisa vennero chiamati nel 2003 per il progetto di un Memoriale la cui prima versione, su aree meno estese, venne preliminarmente sviluppata nel 2004 assieme al prof. Eugenio Gentili Tedeschi, e attorno a cui si raccolse un corale interessamento di diverse Istituzioni, ma che solo nel 2009 vede concretamente l’ avvio del cantiere con la consegna del Progetto Esecutivo.
Un lavoro che deve molto alla Fondazione per il Memoriale della Shoà di Milano onlus, presieduta da Ferruccio de Bortoli e creata appositamente nel 2007, quando sotto gli auspici della Presidenza della Repubblica si trovarono i primi finanziamenti da parte del  Comune di Milano e l’accordo per la concessione degli spazi con FS.
Ritornando verso l’ingresso Guido mi mostra le vetrate  su via Ferrante Aporti. Un contributo molto discusso con la Soprintendenza che ha voluto si mantenessero le cancellate originarie, e che i progettisti hanno però posto all’interno del serramento, a protezione della memoria.

Francesco de Agostini


Memoriale della shoah,  2002-13
Committente: Fondazione Memoriale della Shoah di Milano onlus
Progetto architettonico: Morpurgo de Curtis Architetti Associati
Collaboratori: Olga Chiaramonte, Matteo Quaglia, Valeria Radice
Progetto strutture: Lussignoli Associati Società di Ingegneria s.r.l.
Progetto impianti: Ing. Giovanni Ziletti
Coordinamento scientifico progetto di conservazione:  Prof. Gian Paolo Treccani
Progetto di restauro: Prof. Paolo Gasparoli, coll. Maria Cannatelli   
Progetto di illuminazione: Ferrara Palladino s.r.l.
Acustica: Ing. Cesare Trebeschi
Multimedia: Kooa s.r.l.


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