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Settimana del 9 marzo 2009

Dal 16.03.2009 al 18.03.2010

Ecco la settimanale rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali

Il progetto Firmato da Giampaolo Imbrighi. Shanghai potrebbe «adottarlo»
L' Italia presenta la «città dell' uomo» Un padiglione in cerca di consensi

SHANGHAI - Se la capitale economica della Cina si affanna per stare dietro alle vertiginose tabelle di marcia che si è imposta, l'Italia ha le sue di scadenze. E non è solo per il padiglione progettato da Giampaolo Imbrighi, al termine di una gara europea alla quale hanno partecipato 65 studi di architettura soprattutto - ovviamente - italiani. È il contenuto che ancora va messo a punto, ci sono le bizantine procedure della burocrazia cinese con cui armonizzarsi. I tempi sono stretti, ma la posa della prima pietra potrebbe avvenire a fine marzo. Una ventina di aziende italiane forniranno gratuitamente i materiali per la realizzazione,
«il meglio di quanto l' Italia produce», secondo il Commissariato generale del governo per l' Esposizione Universale, e arriveranno a 25. Cinese è invece l' impresa che si è aggiudicata la gara per la costruzione della struttura, un colosso da 18 mila dipendenti. Occorreranno una decina di mesi, forse 9, poi il padiglione italiano sarà pronto. All' interno, una mostra permanente - affiancata da una costellazione di eventi ed esposizioni a rotazione - darà la lettura italiana del tema dell' Expo, «un tema - spiega il commissario Beniamino Quintieri - che è congeniale al nostro Paese. L' Italia troverà nell' evento di Shanghai una grande occasione di comunicazione, faremo il punto sui livelli della tecnologia che abbiamo raggiunto». La Triennale di Milano è il partner del Commissariato per identificare i punti guida dell' allestimento («La città dell' uomo»), ai quali ha lavorato un panel di esperti, mentre «una squadra di scenografi sta già lavorando all' allestimento, il cui progetto sarà pronto per aprile-maggio. Quindi a giugno - aggiunge Quintieri - sarà bandita la gara per realizzarlo». A quel punto sarà decisiva l' azione di enti e istituzioni coinvolti sotto il coordinamento del Commissariato, che fa capo alla Farnesina. Vanno dall' Ice (l' Istituto per il Commercio estero, che ha un ufficio anche a Shanghai) a diversi ministeri (vedi Agricoltura, Ambiente, Beni Culturali, Innovazione, Sanità, più il dipartimento del Turismo), da Confindustria alle Regioni e ad altre istituzioni che daranno il contributo con eventi attinenti al tema, «senza frazionarsi ma facendo massa». Lo stanziamento complessivo per la partecipazione italiana all' Expo è di circa 35 milioni di euro. Il padiglione costerà, di suo, tra i 15 e i 18, di cui 6-7 coperti dai materiali offerti dalle ditte (la spesa netta, dunque, dovrebbe restare fra i 10 e gli 11 milioni). «È un investimento a produttività differita: i frutti si raccoglieranno dopo. Una visibilità così intensa, che si protrae per 6 mesi, è qualcosa che l' Italia non ha mai avuto in Cina», sostiene il commissario, secondo il quale «il senso di questa Expo è proprio dato dal fatto che si tenga in Cina, nella città che probabilmente diventerà la metropoli più importante del mondo». Nel 2015 l' Expo toccherà a Milano ma il caso di Shanghai, con la sua serrata programmazione militare, resta poco esportabile. «Quella di Shanghai sarà un' edizione eccezionale perché nessun' altra metropoli può permettersi un' area espositiva di queste dimensioni nel centro della città». Il dopo-Expo comincerà con l' attesa sulla sorte dei padiglioni nazionali. La vasta area espositiva conserverà diverse strutture che daranno a Shanghai auditorium, centri multifunzionali e così via. Invece quanto costruito da Paesi e organismi ospiti andrà smantellato, a rigor di regolamento. Ma l' ultima parola spetterà alla municipalità, che potrà decidere di mantenere in vita alcuni dei padiglioni, un destino come quello che arrise alla Tour Eiffel. L' Italia ci spera. La controparte cinese ha fatto sapere che valuterà sulla base del «successo del pubblico» e dei «giudizi di una commissione di architetti internazionali». C' è un po' di vaghezza, in merito, ma è presto. Ci si penserà dopo l' Expo. E il dopo del dopo è già Milano.
Del Corona Marco
Pagina 11
9 marzo 2009 - Corriere della Sera

 

La rabbia dei residenti per gli oltre dieci scavi aperti da anni
La rivolta di Città Studi, quartiere «groviera»

La protesta Nella zona 3 ogni cento metri ci sono scavi, cantieri, lavori in corso per realizzare un parcheggio sotterraneo. Il 18 marzo si terrà un' assemblea pubblica alla quale è stato invitato l' assessore Simini: «Non possiamo andare avanti così», ha detto il presidente della circoscrizione.
Cantieri infiniti e cantieri sospesi, trivelle che sfondano il muro della falda, scavi che minano le fondamenta delle vecchie case: da Città Studi che, per numero di parcheggi in costruzione, ha quasi un record, si alza un appello al Comune, perché si faccia chiarezza sul futuro del quartiere groviera. Il 18 marzo in Consiglio di Zona 3 si terrà un' assemblea pubblica, al quale è stato invitato l' assessore Simini. «Non possiamo andare avanti a vista - spiega Pietro Viola, presidente della Circoscrizione -. Ogni giorno ricevo lettere di cittadini esasperati. C' è chi non vuole lo scavo, ma anche chi ha sborsato soldi per un box e vuol sapere se e quando ne diventerà il legittimo proprietario». Da mesi, dopo che l' apertura da parte della Procura della terza indagine su un cantiere in zona, i consiglieri di opposizione hanno presentato una mozione, perché il tema parcheggi diventasse oggetto di un consiglio straordinario. «Non c' è un progetto che a Città Studi abbia camminato per il verso giusto - dice Luca Prini -. Sta esplodendo un bubbone incontrollabile. Non tutti sanno, per esempio, che anche per i box di Benedetto Marcello, finiti da 3 anni e in attesa del completamento dei lavori di superficie (per i quali erano già stati versati dai titolari dei box gli oneri di urbanizzazione), sono stati buttati via 150 mila euro, tanto è costato tenere aperto un cantiere fermo». Comincia con Ampère- Compagni l' elenco dei progetti infiniti, prosegue per piazza Novelli (il ritardo è arrivato a 1.817 giorni), con la falda che risale di un metro all' anno, e poi piazza Bernini e largo Rio de Janeiro, sospesi in attesa della chiusura dell' indagine della Procura. Finiti Lavater, Ozanam e Largo Murani. Ma resta il punto interrogativo su piazza Leonardo da Vinci, che era inclusa nel piano parcheggi con un progetto Polipark (la realizzazione degli scavi è vincolata al via libera di tre zone su 5 parcheggi, salta uno e saltano tutti). «Noi abbiamo bocciato uno dei 5 progetti, quello di piazza Gobetti - conclude Viola - ed è probabile che anche Leonardo da Vinci decada come ipotesi. Ma bisogna chiarire una volta per tutte. Perché la piazza antistante al Politecnico merita di essere ristrutturata ed è inutile attendere ancora».
D' Amico Paola
Pagina 4
(9 marzo 2009) - Corriere della Sera

 

Comune, via ai nuovi quartieri In città più grattacieli e verde
Il viaggio verso la Milano del 2030 è iniziato. Con il primo via libera politico della maggioranza a un tavolo di lavoro che, entro l' estate, dovrà portare in giunta il Piano di governo del territorio (Pgt) che sostituirà il vecchio Piano regolatore. Le linee guida sono già tracciate. Come le promesse dell' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli: «Sarà l' opposto della cementificazione: questo piano non consumerà nuovo suolo. Milano sarà una città che si ricostruisce su se stessa, recuperando, riqualificando e rigenerando a verde e servizi gli ambiti degradati». Una città che crescerà anche in altezza proprio per non occupare altro spazio. Quello che chiede la Lega con il capogruppo Matteo Salvini: «Restiamo fermi su un principio: non un metro cubo di cemento in più. Si deve lavorare sull' esistente. Se si deve costruire si faccia soltanto sulle aree degradate, aumentando in altezza gli edifici che già ci sono». Ma il centrosinistra attacca: «Non accettiamo - dice il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino - che la maggioranza sequestri il piano per evitare che Milano discuta alla luce del sole un progetto di cementificazione selvaggia della città». Il percorso è iniziato. «Abbiamo condiviso un metodo senza entrare nei dettagli», dicono tutti. I segretari e i capigruppo comunali dei partiti di maggioranza hanno concordato con il sindaco e la giunta l' avvio di un tavolo tecnico-politico per tradurre i principi del piano. Entro venerdì sarà consegnato l' elenco di chi parteciperà. Entro l' estate - è l' obiettivo - il voto in giunta, poi la prima approvazione in consiglio comunale e, tra un anno, l' ok definitivo. Un percorso ancora lungo, che si intreccia con un' altra discussione, quella sul piano-casa del governo. Masseroli lo promuove: «Non ho ancora visto il testo ma questa proposta rappresenta una grandissima opportunità per snellire i processi amministrativi che,a fronte di un piano urbanistico chiaro in cui gli interessi pubblici sono messi ben in evidenza, non può che generare effetti favorevoli». Ma dal Pirellone, l' assessore leghista, Davide Boni, frena: «Va bene la sburocratizzazione ma occorre stare attenti alla deregulation totale». E i consiglieri regionali Giuseppe Civati (Pd) e Carlo Monguzzi (Verdi) accusano: «In Lombardia il piano-casa di Berlusconi potrebbe favorire l' assessore regionale all' Ambiente Massimo Ponzoni, la cui famiglia ha realizzato una casa abusiva nel giardino della propria villa principale, nel Comune di Cesano Maderno». «Una forte regia pubblica», che metta in moto «uno sviluppo armonioso e garantisca i servizi e le infrastrutture necessarie», è la rassicurazione di Palazzo Marino. «Ci sarà un cambiamento strutturale: non più una città che cresce a macchia d' olio fino ai Comuni di prima cintura», spiega ancora Masseroli. Che non è contrario ai grattacieli: «C' è molto territorio già consumato da riqualificare e ci sono ambiti in cui ha senso andare in altezza. In altri no. Vedremo». Anche An con Carlo Fidanza assicura: «L' importante è aumentare il verde per i cittadini rendendolo fruibile. E costruire palazzi più alti può essere un utile strumento per raggiungere l' obiettivo». Ma le grandi manovre sono iniziate. Con la prima grande operazione che verrà presentata oggi: un milione e 300mila metri quadrati di scali ferroviari abbandonati dove sorgeranno casa, negozi, servizi e parchi. Hanno detto: MASSEROLI L' assessore all' Urbanistica «Non consumeremo altro territorio. La città si ricostruirà su se stessa per riqualificare aree oggi degradate» SALVINI Il capogruppo della Lega «Non un metro cubo di cemento in più. Si ricostruiscano solo gli edifici esistenti in aree degradate aumentandoli in altezza» MAJORINO Il capogruppo del Pd «Il centrodestra ha sequestrato il Pgt per evitare che Milano inizi un dibattito alla luce del sole su un progetto che apre al cemento selvaggio» SUL SITO Su milano. repubblica.it dite la vostra sullo sviluppo della città
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
10-03-09, pagina 4 sezione MILANO

 

I progetti «Pronti per l' Expo». E arriva la nuova Circle Line ferroviaria dalla Fiera a Porta Romana.
Il Comune: occasione storica per ridisegnare la città Case, verde, uffici al posto delle stazioni in rovina Via al recupero di sette scali abbandonati: un milione e 200 mila metri quadrati da Farini a Porta Romana Sono 12 mila gli alloggi che saranno costruiti sulle aree dismesse. Metà della superficie sarà destinata a verde Dodicimila nuovi alloggi (un terzo housing sociale), uffici e verde al posto di binari morti. Sette scali abbandonati nel cuore della città: Farini, Porta Romana, Greco, Lambrate, Rogoredo, Porta Genova, San Cristoforo. In totale un milione e duecentomila metri quadri, aree da anni, come dice l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, «sottratte alla città». L' obiettivo è manco a dirlo il 2015, la Milano dell' Expo, traguardo finale di ogni progetto che prende il via. Ieri il primo passo: la presentazione dell' accordo di programma tra Comune e Ferrovie e dello Stato che entro l' estate dovrà essere ratificato dalla giunta. Il via ai cantieri è fissato per il 2011. Il piatto più goloso è quello di Farini. Non a caso il progetto che esibisce l' indice di edificabilità più alto: 1. Il 30% rimarrà a verde, si farà, giura l' assessore, un grande asse ciclo-pedonale, in mezzo a una buona quantità di case e uffici. Qualche curiosità, nel mezzo dei sette progetti ancora abbozzati: Porta Genova sarà il distretto della creatività, a San Cristoforo scorrerà una via d' acqua, a Porta Romana - in ordine d' importanza il secondo pilastro del piano complessivo - il nuovo quartiere sarà collegato da un tapis-roulant alla nuova stazione ferroviaria che nel frattempo dovrà nascere. L' accordo infatti muove da una premessa: gli ottocento milioni di plusvalenza serviranno a Ferrovie per realizzare cinque nuove stazioni.
Senesi Andrea
Pagina 7
(11 marzo 2009) - Corriere della Sera

 

Case per 25mila abitanti con l' addio ai vecchi binari
L' area più vasta è quella dello scalo Farini: un lungo fascio di binari che si snodano dal nuovo quartiere di Porta Nuova oltre il ponte della Ghisolfa e che, da soli valgono 545mila metri quadrati, quasi la metà di un milione e 200mila metri quadrati di città destinati a cambiare volto. È solo uno dei sette scali dismessi, da Porta Genova a Rogoredo, da Lambrate a Porta Romana, che verranno trasformati per ospitare 25mila nuovi abitanti entro il 2015. Ma anche quello che Palazzo Marino considera prioritario in prospettiva Expo, da ridisegnare costruendo in altezza per poter realizzare un grande parco. L' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, promette: «Costruiremo diecimila nuovi alloggi di cui 3.600 in housing sociale, ovvero da vendere a duemila euro al metro quadrato o da affittare a 500 euro al mese. Ma soprattutto realizzeremo 750mila metri quadrati di spazi pubblici in gran parte destinati a verde». Non solo: in base all' accordo con Ferrovie dello Stato, i ricavi dell' operazione, circa 800 milioni di euro, saranno investiti in nuove stazioni e frequenze ferroviarie. Ma il Pd critica il piano: «Vogliamo più verde, spazi per la città e housing sociale e il 21 marzo organizzeremo una giornata di mobilitazione per una città ambientalmente sostenibile», dice il capogruppo in consiglio comunale Pierfrancesco Majorino. Come la Lega, che con Matteo Salvini, continua la propria battaglia urbanistica: «Troppo cemento, case e negozi. Il verde deve salire almeno all' 80 per cento della superficie». Comune e Ferrovie ci lavorano dal 2007. L' accordo di programma che darà il via alle varianti urbanistiche verrà firmato entro luglio, ma le linee guida sono chiare. «Entro il prossimo anno - spiega Masseroli - i piani dovranno essere approvati per iniziare i cantieri nel 2011». L' assessore è sicuro: «È una grande occasione per riprogettare Milano seguendo l' interesse pubblico, ricucire parti oggi separate tra loro». Nella visione di Palazzo Marino, la zona di Porta Genova - dove la stazione chiuderà - potrà diventare l' ideale continuazione del «polo della creatività» di via Tortona, a San Cristoforo si punterà su strutture sportive. Ma la prima grande operazione immobiliare della nuova Milano servirà anche per far spuntare case, negozi, uffici. Per ogni zona si costruirà in percentuali diverse, con un indice di edificabilità massimo sugli scali Farini e Romana, «dove sono concentrate le infrastrutture», dice Masseroli. Attorno a Garibaldi, ad esempio, il 60% della superficie sarà verde e gli oltre 530mila metri quadrati di edificato si tradurranno in grattacieli.A giocare la parte fondamentale saranno i privati, ma l'amministratore delegato di Fs Sviluppi Urbani, Carlo De Vito, è cauto in tempi di crisi economica: «Vedremo come reagirà il mercato, quando abbiamo iniziato a studiare il progetto la situazione era diversa. Con i soldi che arriveranno potenzieremo i servizi ferroviari». Per trasformare la ferrovia in una sorta di metropolitana leggera che circondi la città e realizzare nuove stazioni a Dergano, Forlanini, Zama, Porta Romana, Tibaldi e Canottieri. Progetti: case, negozi, uffici. Rimarrà aperta la stazione ferroviaria di Greco Greco-Breda 6 Progetti: case, negozi, uffici, un parco non inferiore al 50% della superficie, copertura parziale dei binari rimasti. Lo scalo merci sarà dismesso Farini 7 Hanno detto Il piano Costruiremo 10mila appartamenti e un terzo dovrà essere destinato all' housing sociale La città guadagnerà 750mila metri quadrati di verde e servizi La crisi Vedremo come reagirà il mercato immobiliare alla vendita delle aree. Di certo con tutti i soldi che ricaveremo potenzieremo i servizi ferroviari di Milano CARLO MASSEROLI Assessore al Territorio del Comune ha presentato il piano per la conversione delle stazioni CARLO DE VITO Amministratore delegato di Sistemi urbani, la società delle Ferrovie dello Stato
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
11-03-09, pagina 4 sezione MILANO

 

Palazzi al posto delle caserme progetto da un milione di metri
DOPO l' operazione scali ferroviari parte la dismissione delle caserme: più di un milione di metri quadrati di aree militari che ministero della Difesae Comune si preparano a ridisegnare per realizzare case, verde, servizi. Dagli enormi spazi che verranno lasciati liberi a Baggio, quando i soldati lasceranno i 165mila metri quadrati della Santa Barbara, fino alla zona dei magazzini che, da sola, si estende su oltre 350mila metri. In tutto, otto zone della città che potranno essere vendute a operatori privati e riqualificate. Con una possibilità in più: il 10-15 per cento di quanto si ricaverà dalla vendita arriverà direttamente nelle casse di Palazzo Marino. Il governo sta pensando a cedere le caserme di tutta Italia, ma è a Milano che il progetto è pronto a concretizzarsi. Un altro tassello del risiko immobiliare che dovrebbe trasformare la città. Dopo mesi di incontri e colloqui, il protocollo d' intesa che segnerà l' avvio ufficiale sarà approvato dalla giunta di Palazzo Marino già nelle prossime settimane. «Siamo nella fase definitiva» ha confermato Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, che nei giorni scorsi ha visitato le strutture e ha presentato il programma di valorizzazioni dei "gioielli" militari al Mipim di Cannes, il salone mondiale del settore immobiliare. Poi, come è già successo per i sette scali ferroviari - da Farini a Romana fino a Porta Genova - inizierà il lavoro per capire come riempire gli spazi e stabilire quali edifici conservare. Anche in questo caso il Comune cambierà la destinazione urbanistica di zone che, adesso, hanno un basso valore commerciale e non possono essere utilizzate. Dove oggi ci sono i militari, tra un anno - quando si concluderà l' iter e verrà firmato l' accordo di programma definitivo - si potrà costruire. Cosa? sicuramente una parte verrà destinata a nuove abitazioni anche in housing sociale, ovvero da mettere in vendita a duemila euro al metro quadrato o da affittare a 500 euro al mese. Cifre ufficiali ancora non ci sono, ma la Difesa conta di guadagnare diverse centinaia di milioni di euro: di questi, una percentuale attorno al 1015 per cento potrebbe essere trasferita direttamente sui bilanci di un' amministrazione sempre più in affanno. Per la caserma di via Mascheroni, che fa parte del centralissimo "comprensorio XXIV Maggio" (da via Pagano a via Monti, da via Mascheroni, appunto, a via Savoia Cavalleria) un progetto preciso c' è già: è destinata a ospitare i nuovi spazi dell' Accademia di Brera. Negli altri edifici, le ipotesi sono aperte. A cominciare dalla sede che dovrà rimanere operativa per continuare a ospitare i soldati. L' alternativa potrebbe essere costruire ex novo una struttura. «Con il ministero della Difesa stiamo pensando di concentrare tutte le caserme in una sola o di realizzare un nuovo edificio», si limita a dire, sempre da Cannes, l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli. L' elenco delle basi è lungo e tutto da studiare. Si va dalla Mameli di viale Suzzani: oltre 100mila metri quadrati che oggi ospitano il Terzo bersaglieri, ma che potrebbe diventare appetibili non soltanto per i privati ma anche per il vicino progetto della "Cittadella del cinema" nella manifattura Tabacchi. In vendita potranno essere messe sedi storiche come la Montello di via Caraccioloe la Teulié di corso Italia, ma anche i 100mila metri quadrati della Annibaldi di via Saint Bon e la Mercanti di via Tanzi. Il caso VIA MASCHERONI Fa parte del grande "comprensorio XXIV Maggio". Una parte della caserma ospiterà l' Accademia di Brera VIALE SUZZANI La caserma Mameli si estende su oltre 100mila metri quadrati. Potrebbe entrare a far parte della "Cittadella del cinema" VIA CARACCIOLO Un' altra sede storica che il ministero della Difesa vorrebbe mettere sul mercato è la caserma Montello VIA SAINT BON Anche la caserma Annibaldi sorge su una zona vasta: oltre 100mila metri quadrati da riqualificare CORSO ITALIA In pieno centro la caserma Teulié entra a far parte del piano di valorizzazione di Palazzo Marino e della Difesa VIA TANZI È qui che sorge la caserma Mercanti, oggi sede del Terzo centro rifornimento e mantenimento
ALESSIA GALLIONE, TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
13-03-09, pagina 3 sezione MILANO

 

Nella nuova Paolo Sarpi tornano i negozi italiani
ADESSO c' è una data ufficiale per l' inizio dei cantieri: febbraio 2010, per non rovinare ai commercianti lo shopping natalizio e il periodo dei saldi. Poi, la rivoluzione di via Paolo Sarpi potrà iniziare: un anno e mezzo per far sparire i marciapiedi e le auto parcheggiate e sostituirli con una nuova pavimentazione in pietra, panchine, verde, luci diverse. Palazzo Marino ha deciso: Chinatown diventerà un' isola pedonale. Indietro non si torna e la strada non sarà riaperta ai taxie ai bus come chiedeva una parte del quartiere. Ma le novità stanno già arrivando. «I grossisti cinesi se ne stanno andando», dice il vicesindaco Riccardo De Corato. E al loro posto sono pronti a sbarcare marchi italiani. A cominciare da Benetton, che tornerà ad aprire qui un negozio. Saranno le vetrine le prime a cambiare. Grandi aziende sono in trattativa per affittare spazi, assicurano in Comune. E dopo Benetton potrebbe spuntare Prénatal. Ma durante il vertice con gli assessori i commercianti dell' Ales (l' Associazione liberi esercenti di Sarpi) e i dettaglianti cinesi hanno protestato e abbandonato il tavolo. «Chiedevamo la circolazione di taxi, b use motorini, ma vengono ascoltate soltanto le richieste di alcuni - ha detto il presidente di Ales Remo Vaccaro -. Ora nascerà un nuovo comitato di residenti». Un no è arrivato anche ad Angelo Ou, che si è presentato a nome di 190 dettaglianti cinesi per chiedere una terza fascia oraria per il carico e scarico delle merci e dice: «Se l' obiettivo era allontanare i cinesi da via Sarpi, credo che sia un flop terribile». Dai residenti del comitato ViviSarpi un' altra esigenza: più controlli dei vigili. Ma De Corato dice: «In tutta l' area vengono fatte 200 multe al giorno, a cui vanno aggiunte quelle delle telecamere. Mi sembrano tante: non si può gravare troppo». I lavori per l' isola sarebbero dovuti partire entro il 2009: «Saremmo pronti a novembre - spiega l' assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini, che con il collega Maurizio Cadeo tra un mese presenterà il progetto definitivo - . Ma sono stati i commercianti a chiederci di non farli coincidere con il periodo natalizio». Cambiamenti anche per la mobilità: «I taxi avranno parcheggi alla fine e all' inizio della via e alle intersezioni con le altre strade», spiega l' assessore Edoardo Croci. A vigilare l' isola rimarranno le telecamere e presto i residenti potranno parcheggiare anche sulle strisce blu.
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
14-03-09, pagina 4 sezione MILANO

 

Gli architetti
«Milano ha bisogno di luce Tetti di cristallo e meno muri »
La struttura «Molte vie sono strette e con giardini chiusi all' interno degli edifici»

Le vie d' acqua e i nuovi parchi che nasceranno: i progetti dell' Expo per combattere lo stress. Gli architetti lo sostengono da sempre: le forme, le luci, gli spazi, l' estetica della città sono tutti elementi importanti per il benessere psicofisico dei loro abitanti. «Milano è una città molto compressa, le vie sono piccole, rispetto a Roma o Parigi», spiega l' architetto Angelo Cortesi: «Con bellissimi giardini e sontuosi cortili che non affacciano sulla strada ma sono racchiusi all' interno degli edifici». Un volto triste, insomma. Prendiamo la luce: «Dalla prima crisi petrolifera Milano ha abbassato il livello dell' illuminazione stradale e la poca luce favorisce tristezza e depressione. E poi Milano è fatta di tanto muro e poche finestre. La sera lo spazio visibile della città è unicamente quello dello scarsa illuminazione stradale con qualche rimando dai negozi. La percezione notturna per il passante è quella di una città fatta di edifici dell' altezza massima di un piano e mezzo». Ci sono anche esempi postivi, dice Cortesi: il quadrilatero della moda o la grande quantità di viali alberati, oppure ancora il Salone del Mobile con eventi in quasi tutti i negozi della zona. Piccole idee per combattere lo stress con l' architettura. «Un progetto che ho chiamato "i tetti di cristallo"», spiega Cortesi. «L' idea è che tutti i tetti di Milano siano resi abitabili, cosa che di fatto già prevede la legge regionale. A condizione però che siano realizzati in vetro, come delle grandi serre che racchiudano il profilo della città. Durante il giorno i tetti assumerebbero i colori del cielo. Di sera, con le luci delle abitazioni, andrebbero a creare una corona luminosa».E poi i pali della luce. «Con una forte illuminazione orientata verso il basso, con dei piani d' appoggio e con delle protezioni dalla pioggia alcuni potrebbero diventare anche dei veri punti d' incontro e di ritrovo».
Andrea Senesi
Pagina 5
(15 marzo 2009) - Corriere della Sera

 

L' assessore
Croci: togliamo pavé inutile e binari morti del tram

«Stiamo facendo un grande sforzo per battere le reticenze e disincentivare i mezzi più inquinanti. Vogliamo creare un ambiente più favorevole all' uso della bicicletta». Poi l' assessore Edoardo Croci declina lo sforzo nei provvedimenti pensati in una «logica integrata»: Ecopass, piste ciclabili, aree pedonali e verdi, bike e car sharing, tre nuove linee del metrò. Di certo, «la bici può e deve ricoprire un ruolo sempre più importante. Le grandi città europee lo dimostrano». Ma la rete dei percorsi protetti va allargata, assessore. «Questa amministrazione ha trovato una dote insufficiente, solo 67 chilometri di piste. Ma stanno aumentando e saranno 120 nel 2011. Non solo: abbiamo aggiunto un 30% di rastrelliere». Aumenteranno di conseguenza anche i ciclo-ambientalisti? «Me lo auguro. Intanto, le piste hanno un effetto immediato: eliminano parcheggi irregolari delle auto in posti anche pericolosi. Il percorso è: più decoro e sicurezza stradale». Le associazioni chiedono più investimenti: cosa risponde? «Che i fondi sono importanti, ma non il vero problema: si possono realizzare importanti interventi a basso costo, come corsie ciclabili, passerelle e sottopassi non in sede riservata ma promiscua». Il progetto dei raggi verdi è in ritardo, assessore: riuscirete a completarne otto in sei anni? «Sì. Abbiamo già licenziato i progetti, dopo aver studiato i tracciati su Google Maps: entro l' anno partiranno i cantieri. Ma bisogna lavorare su più fronti, servono le nuove isole pedonali, l' eliminazione del pavé dove non serve e dei binari dismessi del tram... Andiamo avanti». I residenti di Brera accetteranno l' isola pedonale? Sembrano piuttosto scettici, assessore... «La faremo, la maggioranza degli abitanti è favorevole. Certo, c' è chi difende gli unici otto posti auto presenti... Vedranno: i benefici saranno maggiori».
Stella Armando
Pagina 7
(15 marzo 2009) - Corriere della Sera

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