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Milano 2015. Verso l’Expo e oltre - seconda serata

Dal 02.03.2009 al 16.03.2009

Lunedì 9 marzo 2009, ore 21.15, ha avuto luogo il secondo appuntamento del ciclo dedicato a Expo: Hannover 2000, Il riutilizzo – La rigida eredità dei padiglioni

L’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano ha organizzato una serie di incontri con urbanisti, architetti e politici coinvolti a vario titolo nelle scelte urbane e territoriali di alcune città che sono state sede di Expo negli anni passati, affrontando il tema espositivo in modo differente e nelle quali la manifestazione ha prodotto esiti diversi con diverse ricadute di qualità  sul territorio, specialmente a Expo conclusa.
In ogni serata verranno presentate le immagini realizzate per l’occasione da cinque fotografi italiani di architettura e paesaggio. Questa documentazione fotografica ha lo scopo di mostrare la condizione odierna dei quartieri e delle infrastrutture fieristiche, per rappresentare il livello di integrazione, funzionalità e vitalità lasciato dalle Expo. Dopo Lisbona la rassegna affronta, nell’ordine, Hannover, Siviglia e Suisse.

HANNOVER 2000, IL RIUTILIZZO – LA RIGIDA EREDITÀ DEI PADIGLIONI
La prima esposizione internazionale nella storia della Germania è anche storicamente la prima manifestazione alla quale il comitato del BIE concede il riutilizzo di strutture preesistenti. Ma né l’occasione del decennale della riunificazione delle due Germanie né il passaggio al nuovo millennio porteranno fortuna all’Expo che chiuderà i battenti con un risultato ben al di sotto dei 40 milioni di visitatori previsti e con un deficit pesante (1,2 miliardi di Euro).
Il piano dell’Expo si fondava sul principio ragionevole e razionale di utilizzare i terreni della Fiera esistente costruita nel 1947 (100 ettari) integrandoli nel nuovo recinto con una superficie supplementare di 70 ettari. Sarebbero quindi stati solo 70 ettari di paesaggio ad essere trasformati secondo una filosofia di intervento che  mirava alla conservazione della natura preesistente (il tema dell’Expo è Uomo. Natura. Tecnologia.), ad uno sviluppo sostenibile e allo sfruttamento di infrastrutture già esistenti (trasporti, parcheggi, ferrovia).
Dal concorso vinto nel 1992 da Arnaboldi/Cavadini (Locarno) si costituisce nel 1994 una nuova società che affida il Piano Regolatore Generale ad un team composto dagli stessi architetti svizzeri con il paesaggista Kienast (Zurigo) e con Albert Speer (Francoforte), quest’ultimo autore poi dell’assetto definitivo dell’Expo.
Divisa in due dal passaggio di un’autostrada, la nuova Expo si connette alla Fiera di Hannover attraverso un grande ponte. I terreni della Fiera esistente vengono ristrutturati secondo un sistema ortogonale in cui vengono inseriti due nuovi isolati per padiglioni così come sempre secondo un sistema ortogonale viene strutturata la nuova area dei padiglioni nazionali che terminano in una Expo Plaza adiacente al grande ponte. Il riuso degli spazi della Fiera per 31.000 mq. comportava la localizzazione e la costruzione dei nuovi padiglioni temporanei nell’area di un parcheggio che, a manifestazione conclusa, sarebbe tornato ad essere un parcheggio.
Il funzionamento logistico e viabilistico dell’Expo è ineccepibile: un nuovo treno interurbano lo collega alla città, una stazione per Intercity al territorio, l’autostrada viene ampliata a tre corsie di marcia, piccole vetturette-taxi gialle garantiscono i collegamenti interni, una teleferica a trenta metri di altezza attraversa panoramicamente in diagonale l’area con cabine da otto posti, ma  tutto l’impianto rimane troppo legato ad un’idea di fiera per smuovere l’immaginario del pubblico.
L’Expo si salva dall’oblio grazie a tre architetture-marchio: Il Padiglione Olandese dei MVRDV, 40 metri di altezza su 5 piani che riprendono i paesaggi olandesi; il Padiglione della Svizzera di Peter Zumthor, cassa armonica filtrante e osmotica di grande fascino, in cui le 45.000 assi di legno non stagionate della sua costruzione verranno ad Expo conclusa rivendute ai costruttori al prezzo maggiorato del legno stagionato secondo un alto saggio di dismantling; il grande guscio curvo di Shigeru Ban per il Padiglione giapponese che utilizza 440 tubi di cartone lunghi 20 metri e della sezione di 12 cm per coprire una hall di 2.500 mq.
Per il resto, Hannover 2000 rimarrà nella storia come la dimostrazione di come forse si possa fare di un’Expo una Fiera ma di come certamente non si possa fare di una Fiera un’Expo.


ALLA SERATA PARTECIPANO

Michele Arnaboldi, Autore del Piano per l’Expo
Hans Mönninghoff, Vice Sindaco di Hannover
Pierluigi Nicolin, Politecnico di Milano

MODERA
Natalia Aspesi, La Repubblica

FOTOGRAFIE
Claudio Gobbi

A CURA DI MANOLO DE GIORGI, ANDREA KERBAKER, FRANCO RAGGI E DANIELA VOLPI


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