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Settimana del 15 Dicembre 2008

Dal 22.12.2008 al 24.12.2008

Questa settimana, in primo piano sulla nostra rassegna stampa, il caso del Parco Sud Milano

Il caso rivelato dal Corriere Aperto un fascicolo. L'assessore Simini: massima collaborazione con i magistrati
Scandalo parcheggi, aperta un'inchiesta
La procura ha acquisito documenti sui box in largo Rio De Janeiro e piazza Bernini I progetti sarebbero stati presentati in un modo, approvati in un altro e infine cambiati in corso d'opera

La Procura ha aperto un'indagine sui parcheggi sotterranei di largo Rio de Janeiro e piazza Bernini, in Città Studi. Gli atti dei progetti sono stati acquisiti ieri dagli uffici di Palazzo Marino. «Ben vengano gli accertamenti, l' amministrazione lavora in strettissima collaborazione con gl' inquirenti», commenta l' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini. Motivo: «Da tempo abbiamo attivato tutte le verifiche interne necessarie per dare assoluta coerenza agli atti. Se non s' è capito, trasparenza, rigore e rispetto delle regole sono le linee guida di questa giunta». Progetti presentati in un modo, approvati in un altro, cambiati in corso d' opera. Sarebbe questa, come già documentato dal Corriere, la ragione che ha portato all' avvio dell' indagine sui due autosilos. Li realizza lo stesso operatore, la cooperativa Città Studi nuova (galassia So.In.So, coop rosse). Primo caso, i box in piazza Bernini: la delibera comunale autorizza la concessione dell' area (luglio 2007) base a un progetto di «aerazione» dell' impianto («forzata» invece che «naturale») già bocciato dai vigili del fuoco (20 ottobre 2005). In proposito, Simini s' è espresso chiaramente: «Per noi esiste solo il progetto in regola, quello approvato dai vigili del fuoco». Quanto ai box in largo Rio de Janeiro, per ottenere la convenzione dal Comune l' azienda avrebbe fatto approvare il progetto allegando il permesso dei vigili del fuoco relativo a una pratica diversa. Ci sarebbe stato uno scambio, insomma. Una volta scoperto, nel luglio scorso, Palazzo Marino ha avviato la revoca del permesso di costruire e segnalato la questione alla Procura. È stata una giornata di fax, email e passaparola tra cittadini, quella di ieri in Città Studi. Nel primo documento consultato dai residenti contro i box (il fax), un ufficio pubblico dichiarava l' impossibilità di svolgere le verifiche richieste dai cittadini (il primo esposto risale a maggio). Una email del Comune, in seguito, dava già per «sospesi» i lavori in piazza Bernini (che invece, ancora in giornata, non erano stati fermati). Ultimo elemento. È stata convocata per oggi la commissione parcheggi in Consiglio di zona 3: il dirigente di Palazzo Marino ha comunicato di non poter partecipare all' incontro, vista l' indagine in corso, mentre il costruttore degli autosilo dovrebbe aggiornare i residenti (pro e contro) sullo stato dei fatti. Anche la Soprintendenza vuole vederci chiaro e sta esaminando le carte. «Noi stiamo operando per la massima coerenza e l' assoluta trasparenza - conclude l' assessore Simini -. Ben venga tutto quello che si riuscirà a chiarire». A. St. La scheda I parcheggi La galassia So.In.So (coop rosse), uno dei giganti nella spartizione del business dei box interrati, aveva chiesto l' autorizzazione per realizzare due box: in piazza Bernini e in largo Rio De Janeiro La denuncia I progetti sarebbero stati presentati in un modo, approvati in un altro e poi cambiati in corso d' opera. In entrambi i casi il problema era legato alle relazioni dei vigili del fuoco che davano parere negativo rispetto alle norme di sicurezza e agli impianti di areazione L' inchiesta Ieri la Procura ha aperto un' indagine. Gli atti dei due progetti sono stati acquisiti da Palazzo Marino
Stella Armando
Pagina 7
(17 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Cattolica, il car sharing passa per il portale dell' università
Fare insieme il tragitto da casa al posto di lavoro, riducendo il traffico con vantaggi per l' ambiente e per il portafoglio. Il car pooling, ossia la condivisione della macchina tra privati che fanno uno stesso percorso, sbarca all' università Cattolica con un portale messo da quest' anno a disposizione dei dipendenti dell' ateneo (www.unicattit/mobility). Il meccanismo è semplice: basta registrarsi, specificare il proprio percorso e creare un profilo (indicando oltre ai dati anagrafici, se si è fumatori o no e se si intende mettere a disposizione la propria auto) e un avatar, un' immagine virtuale che identifica l' utente. A quel punto sulla mappa si potranno visualizzare gli altri dipendenti iscritti al servizio e il loro percorso, mettendosi in contatto con quelli con cui sarebbe possibile formare un "equipaggio". Sarà il programma a calcolare le spese che ognuno dovrà sostenere. «Chi viene da fuori città potrebbe utilizzarlo non solo per raggiungere l' università - spiega Mario Gatti, direttore di sede - ma anche per arrivare insieme alla stazione del metrò più vicina, e da lì proseguire con i mezzi pubblici». Dopo questa prima fase sperimentale, riservata ai dipendenti (potenzialmente, 688 persone) l' intenzione è di estendere il servizio ad altri soggetti, a cominciare in primavera dai dottorandi. Il car pooling è parte di un sistema integrato di iniziative che la Cattolica dedica alla mobilità sostenibile: «L' obiettivo è offrire un' ampia gamma di possibilità - prosegue Gatti - con una postazione di car sharing e una di bike sharing, una macchina elettrica per i dipendenti e una centralina per la ricarica di mezzi elettrici davanti all' università». Tra i dipendenti che hanno aderito all' iniziativa c' è Laura Incardona, 31enne che lavora nella Direzione Comunicazione dell' ateneo: «Vivo a Cusano Milanino e finora ho sempre viaggiato in scooter - racconta - ma muoversi così non sempre è comodo, soprattutto d' inverno, e i mezzi pubblici, sempre affollati e in ritardo, per me non sono un' alternativa possibile». Secondo Incardona gli aspetti positivi del servizio sono più d' uno: «Può ridurre la mia spesa giornaliera per gli spostamenti da quasi tre euro a uno, e sarebbe anche l' occasione per conoscere meglio i colleghi». Il car pooling è molto diffuso in paesi come Francia, Inghilterra e Stati Uniti, dove chi decide di condividere l' auto gode di agevolazioni come parcheggi gratuiti, corsie riservate ed esenzione dai pedaggi. In Italia invece restano delle resistenze, anche se, spera Roberto Fortunato, amministratore delegato di Img Internet, che ha creato il portale utilizzato dalla Cattolica, «iniziative come quella dell' ateneo di largo Gemelli sono il segno di un' inversione di tendenza». D' altra parte anche a Milano il car pooling ha già dimostrato di poter funzionare in situazioni che coinvolgono migliaia di persone: «è stato utilizzato per i concerti di Luciano Ligabue - ricorda Fortunato - ed è stato un successo».
PAOLO SCANDALE
La Repubblica
17-12-08, pagina 12 sezione MILANO
    


Il progetto: I sindaci del Consorzio stanno per approvare la riduzione delle aree vincolate
Crespi: rischio cemento al Parco Sud Sottratti all' agricoltura 4 mila ettari
La presidente del Fai: la città dell' Expo sull' alimentazione si contraddice «Parlano di verde attrezzato, ma finisce che prima si fa la strada per il posteggio, poi il chiosco che diventa ristorantino» Ricordo come gli Asburgo difesero con le unghie e con i denti le campagne fertili e ricche d' acqua
Teme le colate di cemento anche sul Parco agricolo Sud? Giulia Maria Crespi, presidente del Fai (Fondo ambiente italiano), non risponde. Mostra, invece, una cartella dattiloscritta fitta di numeri. «Gliela leggo: secondo i dati della Provincia ha una superficie di oltre 47 mila ettari, 1.024 aziende agricole, 393 aziende zootecniche, 43 allevamenti, 28 agriturismi, 208 ettari di marcite, 254 fontanili attivi, 3.800 chilometri di rogge e canali irrigui, 592 cascine...». Cosa ci vuole dire? «Mi appello al buonsenso e alla consapevolezza dei milanesi. Questi numeri sono il termometro della vitalità del Parco agricolo Sud. Ci sono anche 4 abbazie, 18 castelli, 3 musei dell' agricoltura, 4 riserve naturali». Un patrimonio a rischio? «Non parlo per me o per il Fai. Ma per questo Paese. Il paesaggio è la cosa più importante e ora è in pericolo, certo. Il consiglio direttivo del Parco agricolo Sud con una delibera votata la scorsa settimana ha aperto la strada a un' espansione urbanistica nel verde e per domani è prevista la riunione dei 61 sindaci dei Comuni che insistono nell' area verde. Milano inclusa». Da otto anni 35 Comuni chiedono modifiche ai confini del Parco agricolo. «Anche Milano. Sostenendo che trasformerà 4 mila e passa ettari di verde agricolo in verde attrezzato. Ma sappiamo bene come finisce». Come? «Prima si fa la strada per il posteggio, poi il chiosco che diventa ristorantino... ma questo è rubare all' agricoltura». Miopia? «Veda lei. Prima dedicano l' Expo 2015 all' alimentazione e poi lasciamo che le cascine chiudano. Quelle stesse cascine che oggi vendono direttamente i prodotti (sono 29), in linea con la filiera corta tanto declamata per prodotti sani e meno costosi». Che altri argomenti portare per convertire il partito del cemento? «L' acqua. Ora ne abbiamo. Ma domani? Sarà la grande emergenza. Eppure questo Parco è una miniera d' oro. Si pensi ai fontanili, alle rogge». Ma soggetta a modifica urbanistica è solo una piccola porzione di Parco agricolo. «L' 8% del territorio agricolo. Mi permetto di ricordare come gli Asburgo tenevano cara la Padania, come difesero con le unghie e con i denti le sue campagne fertili, ricche di acque». Forse è poco conosciuto? «Ne manca la percezione. Ma costruire grattacieli storti e cementificare i parchi è una follia suicida. Si rischia di uccidere l' anima di questa grande città». Paola D' Amico Urbanistica La delibera La scorsa settimana il Consiglio direttivo del Parco Sud ha votato una delibera che apre la strada alla trasformazione di 4 mila ettari da verde agricolo a «verde attrezzato» L' assemblea Domani si riuniranno i sindaci dei 61 Comuni del Parco Sud: 35 sono favorevoli alle modifiche urbanistiche L' allarme Il Fondo per l' ambiente italiano (Fai) teme l' impoverimento del patrimonio agricolo
D' Amico Paola
Pagina 6
(18 dicembre 2008) - Corriere della Sera

 

Polemica Il cantiere bloccato da due anni in attesa del via libera al piano. Vertice d' emergenza a Palazzo Marino
Darsena, ultimatum della Soprintendenza «Subito i lavori per i box o salta il progetto»
Lettera di Artioli a Comune e costruttori. «I ritardi causano un degrado inaccettabile» Si continua a discutere sulle soluzioni tecniche. Il ministero: pronti a bloccare la proroga per la pubblicità nello scavo

L' ultimatum sulla Darsena è partito ieri per posta prioritaria. È una lettera dai toni duri, spedita dalla Soprintendenza ai costruttori del parcheggio interrato e (per conoscenza) al Comune. Il firmatario, l' architetto Alberto Artioli, la riassume così: «Si prendano subito tutte le opportune iniziative per proseguire i lavori oppure si rimetta la Darsena nelle condizioni in cui è stata trovata». Perché lo spiazzo che fu porto, continua il soprintendente Artioli, è da oltre due anni «in uno stato di estremo e inaccettabile degrado». La conca del Cinquecento e le Mura spagnole sono affogate da fango e sterpaglie. Ci sono rifiuti e siringhe lungo le sponde. E ancora, sul lungolago, la capanna di un senzatetto (ex galeotto dalla storia triste e strana) corredata da materasso, due sedie e una scrivania. La convenzione per costruire il megaparcheggio da 700 posti auto sotto la Darsena è stata firmata il 23 settembre 2004. Ma il cantiere, di fatto, non è mai partito. Sono stati conclusi - in parte - solo i rilievi della Soprintendenza ai Beni archeologici. Il fatto è che Comune e impresa non hanno ancora trovato l' accordo sul progetto. Un nuovo vertice sui box in Darsena è stato fissato per lunedì. Faccia a faccia tra imprenditori e dirigenti di Palazzo Marino. Sarà un incontro d' urgenza, visto che il Comune s' era ripromesso di sbloccare il caso entro la fine del 2008. «Mi auguro che si trovi un accordo» dice l' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini: «Siamo pronti a discutere la proposta dell' impresa e a definire l' intervento una volta per tutte. La città non può più aspettare e accettare questo sconcio». Il Piano urbano dei parcheggi assegna alla Darsena un «bisogno» di mille posti auto: settecento a rotazione e altri trecento per residenti. Il progetto approvato dal Comune nel 2004 prevede la costruzione sotto il porto di Milano di «soli» 700 box a rotazione e nessuno in vendita agli abitanti. Il primo problema è questo: per recuperare i costi dei ritardi, milioni di euro, l' impresa potrebbe aggiungere al progetto un piano per residenti. Simini si dice «pronto a valutare ogni ipotesi», ma un punto lo vuole chiarire subito: «Il programma va definito con assoluta certezza». Adesso. Altrimenti, conclude, si corre il rischio di iniziare i lavori (su un progetto) e trovarsi tra qualche tempo a dover esaminare nuove modifiche. Famiglie di topi. Immondizia. Baracche e senzatetto. Questa è oggi la Darsena: un cantiere rifugio. Una discarica in cui, però, la società che promuove i box continua a macinare denaro. Attorno al parcheggio sono stati installati, in accordo con il Comune, cinque cartelloni pubblicitari: le concessionarie pagano tra i 100 e i 120 mila euro al mese per affittare quegli spazi. Un impianto, per altro, è proprio in mezzo alla Darsena. «Avevamo dato l' autorizzazione al poster e al gazebo per il pattinaggio proprio in ragione del cantiere» scrive Artioli: «Ma visto che i lavori sono bloccati, non siamo intenzionati a dare un' ulteriore proroga alla pubblicità». Di lettera in lettera. La Soprintendenza ha scritto in questi giorni all' assessore Simini anche sul parcheggio delle polemiche davanti alla basilica di Sant' Ambrogio. Motivo: Artioli figurava tra i firmatari dell' ultima petizione del comitato antibox. E invece? «Comunico di non aver mai firmato tale documento e dunque, per quanto mi riguarda, a meno di improbabili omonimie, si tratta di un atto palesemente falso che come tale qualifica gli estensori».
Armando Stella
Pagina 7
(18 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Architettura «Per vivere meglio»
Quattrocento progetti Speciale di «Abitare»

MILANO - Siamo la patria dell' «opera dell' ingegno», dell' «invenzione» del «brevetto creativo». E non ci smentiamo mai. Anche se, come da celebre detto di Alberto Arbasino («brillante promessa, solito stronzo, venerato maestro») si fa di tutto per remare contro chi ha un' idea. Ma la riprova che le idee non mancano viene dal numero in edicola di «Abitare» (Segesta Rcs), il mensile di architettura, design, modi di vivere diretto da Stefano Boeri che, per i 45 di pubblicazione (giugno scorso), aveva lanciato il concorso «Ossigeno italiano», «per raccogliere idee e progetti originali ed efficaci sviluppati di recente in Italia». Il numero in edicola pubblica i risultati: «Abbiamo ricevuto quasi 400 proposte dai lettori e dai nostri collaboratori - scrive Boeri -, e ciò ci ha confermato che il nostro resta un Paese con una straordinaria energia molecolare». Da qui l' idea di stabilire anche un premio ogni anno «che evidenzierà le eccellenze del progetto e della ricerca tecnica in Italia e che, oltre a un finanziamento, offrirà di avvicinare gli ideatori a chi potrà realizzarle» (attraverso il sito www.Abitare.it). Tra i circa 400 progetti quello del noto designer Giulio Iacchetti che propone un nuovo simbolo stradale: due piedi e una freccia sull' asfalto ad indicare la presenza di una lapide o di un monumento storico.
Pierluigi Panza
Pagina 25
(19 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Architettura La sede progettata dalla Grafton
La nuova Bocconi un' icona per Milano

L' università Bocconi non è solo spazio di eccellenza del sapere ma è sinonimo di Milano, magnetico luogo di polarizzazione culturale e didattica sin da quando l' imprenditore Luigi Bocconi nel 1902, in memoria del figlio primogenito scomparso ad Adua, fonda l' università e costruisce la prima sede su progetto di Giorgio Dugnani. Esattamente 106 anni dopo, la Bocconi ha una nuova architettura, ma sarebbe meglio dire che l' università ha dato alla città una nuova «icona architettonica», come giustamente sottolinea Stefano Casciani nel suo Un cuore di Cristallo per Milano (editoriale Domus, pp. 176, 60) dove con cura storiografica e attenta analisi dello studio progettuale, racconta l' evoluzione delle architetture passando da quella del 1937 di Giuseppe Pagano e Giangiacomo Predaval, alla costruzione del nuovo edificio a firma di Ignazio Gardella, sino al nuovo stupefacente ed emozionante spazio ideato dalle due irlandesi Shelley McNamara e Yvonne Farrel, dello studio Grafton Architects e costruito in viale Bligny, a pochi passi dalla sede storica. Si tratta di un libro di architettura, ma non solo. È piuttosto un viaggio appassionante dentro il cuore della Milano delle idee, un libro pensato come un serrato reportage dentro la storia dell' università, con gli uomini e le loro speranze. Tante storie di chi ha vissuto le esperienze dei primi progetti e di chi oggi pensa e sperimenta le architetture del presente. Un viaggio, dunque, dentro la genesi della nuova struttura che diventa per la forza del segno e per il contrasto tra i materiali (cemento e cristallo) metafora dello spirito di creatività, innovazione e «democrazia spaziale» necessaria per la buona riuscita delle città e capace così di trasformare la nuova Bocconi in un vero «landmark», una nuova memoria di forme, un monumento da vivere nel paesaggio della Milano d' oggi.
Colin Gianluigi
Pagina 53
(20 dicembre 2008) - Corriere della Sera

Cemento nel Parco, il sì dei sindaci
I Comuni del Parco Sud danno il via libera alla possibilità di costruire su cinque chilometri quadrati di verde agricolo sui 470 totali. Scuole, parcheggi, strade, case e servizi pubblici che adesso potranno nascere dove finora le ruspe non potevano arrivare. «Questo però non vuol dire aprire le porte al cemento - assicura la presidente dell' ente e assessore provinciale all' Ambiente, Bruna Brembilla - . Non vogliamo una deregulation, ma siamo tutti contrari a una rigidità vincolante. Dopo vent' anni era necessario un adeguamento dei confini per venire incontro alle nuove esigenze». Per questo, continua l' assessore, «sono stati gli stessi sindaci ad accogliere la raccomandazione a una cautela ancora maggiore nell' utilizzo del terreno». E lo hanno fatto approvando un documento presentato dal sindaco di San Giuliano, Marco Toni, per «conservare e valorizzare» il verde. Ma dall' assemblea è arrivato anche un no deciso alla possibilità di realizzare all' interno del parco un nuovo termovalorizzatore. La richiesta arrivava proprio da loro: 35 sindaci che, da anni, pretendevano spazio per costruire servizi e strutture. E il direttivo del Parco ha approvato una variante al piano territoriale che, di fatto, ne ridisegna i confini. Dando la possibilità di cambiare destinazione urbanistica a una quota di verde: l' 1,5% del territorio comunale compreso nel parco per un massimo di 15 ettari. I sindaci però, dovranno dimostrare di presentare progetti che abbiano un interesse pubblico per rispondere alla domanda di «abitazioni, attività produttive, servizi o per eliminare situazioni di degrado». Una proposta che ora è stata approvata anche dall' assemblea dei Comuni: 42 gli amministratori presenti su 62 totali e 4 i voti contrari (Pieve Emanuele, Opera, Cisliano e Pioltello). E che ora continua il suo iter: per diventare effettiva la delibera dovrà passare al vaglio della giunta, del consiglio provinciale e del Pirellone. Marco Toni, sindaco del Pd di San Giuliano ha cercato di mettere un freno all' arrivo del cemento: «Noi non vogliamo costruire. Anzi, chiederemo che nuovi spazi vengano inclusi all' interno del parco, che è una risorsa e dovrebbe essere considerato come un bene non inesauribile. Per questo sarebbe necessario conservarlo e salvaguardarlo. Capiamo che esistano esigenze particolari, ma gli interventi dovrebbero essere limitati: quello che troviamo poco logico è garantire a tutti la possibilità di costruire sull' 1,5% di verde. Vorremmo ci fossero elementi molto stringenti per farlo». Gli emendamenti verranno presentati in consiglio provinciale. Insieme a un altro documento: «è stato approvato all' unanimità - spiega il presidente dell' assemblea dei sindaci Massimo D' Avolio - ed esprime in modo molto chiaro la nostra posizione politica: non vogliamo che il termovalorizzatore venga costruito all' interno del parco». A partire da gennaio il Parco lancerà un programma (il progetto è stato finanziato anche da Fondazione Cariplo, Lipu e dall' azienda Ricoh) per il recupero della biodiversità e la promozione di quattro oasi.
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
20-12-08, pagina 7 sezione MILANO     


Urbanistica
Parco agricolo Sud Via libera alle costruzioni su 500 ettari di verde

Via alla variante dei confini del Parco agricolo Sud. L' assemblea dei sindaci approva quasi unanime la delibera proposta dal direttivo del Parco la scorsa settimana (contrari solo i comuni di Pieve Emanuele, Opera, Cisliano e Pioltello). Ma boccia coralmente l' ipotesi di insediare il nuovo termovalorizzatore dentro al Parco. Due decisioni bipartisan, da amministrazioni di centrodestra e centrosinistra. Ora la delibera, che in sostanza dà via libera alla realizzazione di infrastrutture in circa 500 ettari di verde, dovrà passare in commissione ambiente, in giunta provinciale e in consiglio. L' assessore all' Ambiente della Provincia e presidente del Parco agricolo Sud ha precisato all' assemblea, che si è tenuto a Rozzano, «la necessità di dare una svolta dopo vent' anni di rigidità vincolistica per andare a correggere i confini in base alle nuove esigenze manifestate dai territori». Compatti anche nel sottoscrivere una raccomandazione «di tutela del territorio, in quanto il Parco è un bene non inesauribile e come tale da valorizzare» i sindaci che ieri rappresentavano i 61 comuni interessati dagli ambiti del parco. L' incontro si è tenuto alla Cascina Grande di Rozzano. Durissima anche la presa di posizione sul termovalorizzatore, solidale con l' emendamento presentato dal sindaco di Pieve Emanuele. Il parco Sud ha un' estensione di 470 chilometri quadrati e in otto anni, dal 2000 al 2008 ben 35 comuni avevano chiesto modifiche ai confini. In base alla delibera, i Comuni, indistintamente, potranno usare a fini edificabili l' 1,5% del territorio comunale ricompreso nel Parco.
D' Amico Paola
Pagina 9
(20 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Via Solferino 28 - Il caso della settimana
Mecenate, il quartiere delle incompiute Gli abitanti: strada e parcheggi fantasma
Cantieri eterni per i box e una via ridotta a pantano

Una stradina, via Decorati, e due parcheggi incompiuti. La stradina - ciclopedonale sulla carta - è la scorciatoia che collega gli abitanti del quartiere Mecenate al loro «centro»: chiesa, supermercato, piazza (Ovidio), fermate dei tram. I parcheggi, realizzati a cinquecento metri l' uno dall' altro, in via Facchinetti-Forlanini (154 box interrati) e in piazza Ovidio (Decorati-Dalmazia, 196 posti), sono quelli del vecchio piano Albertini: box per i residenti. Prenotati e in buona parte pagati dai cittadini. «Ma non si possono fare i rogiti né assegnarli tutti - racconta Luigi Corrada -, perché non sono stati completati i lavori di superficie». Da due, tre e forse più anni. Con quello di piazza Ovidio in cui già piove dentro, prima ancora che sia inaugurato. E l' altro, con la recinzione sfatta e montagne di fango e una ruspa in mezzo al fango, unico segno che quello non è un cantiere. Piccole cose, forse, se paragonate ad altre realtà di periferia. Ma tanto più assurde, «perché basterebbe veramente poco per sistemarle - dice Rosanna Vanzini, pensionata, che nella via tutta a buche è caduta di recente -. Guardi qui, l' assegno del Comune. Duecento euro. Me le hanno date, dopo l' incidente». Ha presentato denuncia? «Non ce n' è stato bisogno. I vigili hanno fatto rapporto ed è arrivato l' assegno». E quella strada, che è più lunga di nome che di fatto (via Decorati al Valor Civile, cento metri di sterrato), è il collegamento diretto tra il quartiere popolare e il centro del quartiere. «La percorrono i bambini per andare a scuola - aggiunge Vanzini -. Gli anziani per andare al mercato e al super e anche in chiesa». Quei cento metri erano un tempo proprietà dell' Aler, una frangia del giardino delle case popolari. L' avanti e indietro degli inquilini, che la usavano come scorciatoia naturale, ha scolpito nel prato una vera strada. Finché il Comune non l' ha acquisita dall' Aler. «Sono stati anche messi a bilancio i fondi per sistemarla - precisa il consigliere del Pd, Marco Cormio -. Ma il tempo passa e la pavimentazione di via Decorati slitta». La piccola via è usata come parcheggio, perché i box veri non sono finiti. Giuliana Conca aggiunge che «quando gela, rischiamo di romperci una gamba. Ma chi va a piedi, non ha molte alternative». Dal tramonto sulla viuzza cala l' oscurità. «Un buio pesto, alla sera meglio non attraversarla da soli». Protestano gli abitanti, la domenica mattina, sul piazzale della Chiesa di San Nicolao della Flue. Per i lavori in ritardo di due anni con evidenti disagi ai residenti per le attività di cantiere. Per i ritardi nella consegna dei box e la sistemazione di superficie che continua a ritardare. Il parcheggio in via Facchinetti doveva essere ultimato nel giugno 2006. Il parcheggio Dalmazia cinque mesi dopo. «Il Comune fatica a controllare situazioni come queste che scivolano di mano - dice Cormio -. Tutto questo dimostra come l' impianto delle convenzioni stabilito da Albertini fosse debole su alcuni aspetti di tutela degli stessi acquirenti, ma nel complesso anche dei quartieri che hanno sopportato i lavori».
D' Amico Paola
Pagina 9
(21 dicembre 2008) - Corriere della Sera


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